parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Antonio Moresco, Gli esordi, 1998

concordanze di «dal»

nautoretestoannoconcordanza
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1998
Qualche topo fuggiva via dal cornicione di una porta
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1998
vedevo passare ogni tanto dal cubo del balconcino, prima
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1998
luce, quella che entrava dal varco della finestra senza
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1998
varco del portone. ¶ “Comincerò dal primo! Li scoverò piano
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1998
mentre erano già staccati dal volto e stavano cominciando
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1998
annerito fosse quasi scomparsa dal cuscino. Spegnevo la luce
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1998
cadeva a intervalli regolari dal rubinetto del secchiaio. “Avrà
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fermavo a considerare, “ancora dal giorno in cui hanno
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1998
Ti vorrei reclutare!» ¶ Saliva dal fondo del piccolo cortile
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la bustina in testa dal retro di un negozio
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1998
fare indicare la strada dal primo dei passanti. Gliela
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1998
scuoteva la testa, arrivava dal retro anche la sua
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1998
sempre qualche goccia fuori dal pentolino, mentre la faccio
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1998
secondo. La vedevo sollevarsi dal pavimento, e ricadere a
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1998
con la testa fuori dal finestrino, per non venire
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per non venire coperto dal fragore. ¶ «Questa volta sono
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Saliva un cattivo odore dal piatto degli avanzi, dove
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cicca della sigaretta. Veniva dal secchiaio solo il tamburellare
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1998
cadeva a intervalli regolari dal rubinetto. “Sarà stata senz
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sedia, staccavo gli avanzi dal fondo del piatto con
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1998
sopra la moto. “Viene dal primo piano!” mi dicevo
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Potevo sfiorare la motocicletta dal letto senza gambe, quando
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Saltavo di colpo giù dal letto, accendevo a piedi
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1998
cavalletto a poca distanza dal fornello, e correre giù
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gomma davanti ancora fuori dal cerchione. ¶ Venivo giù dalla
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fuori dalle linee e dal campo di fuga del
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1998
ormai quasi tutta staccata dal resto della moto, e
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1998
pezzi di ragnatele impastate dal volto, dai capelli. ¶ «Ma
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1998
a forza di braccia dal lucernario ribaltabile della stanza
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sporgendo a mia volta dal lucernario con la sola
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vedendolo scaturire tutto inzuppato dal grande lucernario. ¶ Le gocce
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1998
sbarrati. ¶ «Vado a vedere dal balcone...» disse con un
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a forza di braccia dal portone. ¶ Spalancai. ¶ «Ah!» disse
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la mente, “a giudicare dal riflesso che passa contro
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pochissima luce che veniva dal frigorifero con la portella
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1998
a poco a poco dal bordo della via. ¶ «Perché
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e di medicazione spuntare dal largo cerotto, sotto la
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1998
specchietto retrovisore, guardava fuori dal finestrino come assente. ¶ «Ecco
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ferma a poca distanza dal caseggiato buio, silenzioso. ¶ «Ci
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si era ancora staccato dal cubo del balcone. ¶ «No
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già fuori la testa dal portone. ¶ Si girò per
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fa entrare?» ¶ Mi spostai dal portone. Sentivo che la
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tutta bagnata della donna dal mio collo. ¶ «Ma come
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veniva il minimo rumore dal resto della sede. ¶ «Rimetteremo
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uscita una sola scheggia dal fiocco tutto seccato che
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vice sfilava la busta dal pacco dei giornali appena
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di colpo, sembrava evocato dal raggio di una torcia
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testa per un istante dal portone. ¶ «Dovrebbe darci un
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che le sosteneva. Arrivavano dal paese vicino piccole folle
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l’alto. Gli gridavamo dal basso di fermarsi. Si
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le braccia già fuori dal palo, nello spazio, le
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uscendo uno per uno dal tettuccio. La piazza era
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anche le strade, ma dal piccolo vetro smerigliato di
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domandava scaturendo di colpo dal tettuccio. ¶ Il cieco si
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1998
ancora occupate dalla bestia. ¶ Dal tettuccio dell’auto stava
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piazza stava sorgendo come dal nulla un grande palco
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e mi isolava quasi dal resto della folla. ¶ Feci
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del gruppo un uomo dal cranio rasato che mi
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dalle auto. L’uomo dal cranio rasato si era
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della casa. ¶ L’uomo dal cranio rasato mi aveva
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c’era l’uomo dal cranio rasato, di fronte
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delle teste. L’uomo dal cranio rasato batté due
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in sogno. ¶ L’uomo dal cranio rasato stava ordinando
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già seguendo l’uomo dal cranio rasato, lungo una
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già arrivare. ¶ L’uomo dal cranio rasato sorrise ancora
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bambino cominciò a spuntare dal basso, nella stanza. Portava
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sull’attenti. L’uomo dal cranio rasato mosse appena
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d’unto. ¶ L’uomo dal cranio rasato lo guardava
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la testa. ¶ L’uomo dal cranio rasato provò ad
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corti, per poterci mostrare dal finestrino. Suonavano fragorosamente nei
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volta nella macchinina gialla dal tetto scoperchiato. ¶ Provammo e
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la possiamo benissimo gettare dal finestrino!» ¶ L’operaio dalla
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stava in silenzio, veniva dal suo volto quell’odorino
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colpo dalla sua poltroncina. ¶ Dal portone continuavano a entrare
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come questo possa avvenire, dal momento che ci pare
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lontano, a spenzolarsi fuori dal finestrino per guardare. ¶ Mi
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avvertivo dei rumori salire dal basso. Mi slanciai per
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perfettamente opache. Non veniva dal cortiletto alcun rumore. ¶ Oltrepassai
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correre a poca distanza dal balcone, e i lampioni
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1998
qualche goccia stava filtrando dal tetto e dal soffitto
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filtrando dal tetto e dal soffitto, oppure se avvertivo
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si lasciano scivolare giù dal soffitto lungo un filo
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1998
due i piedi giù dal letto, mi provai ad
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1998
dall’alto, curvandomi fuori dal piccolo cubo privo di
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di luce tutta gonfiata dal pulviscolo. Qualche topo si
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La ruggine si staccava dal suo telaio, sfarinava. Nel
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seduto a mangiare direttamente dal pentolino, e laceravo una
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quella cassa...” mi dicevo. Dal retro dei caseggiati non
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con gli occhi spalancati, dal secchiaio. Salivo e scendevo
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1998
scendeva un istante dopo dal soffitto, andava a fermarsi
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guardare prima chi era dal cubo del balcone...” mi
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1998
qualche istante come respinti dal piatto pavimento e le
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sala. Le mattonelle schizzavano dal pavimento, le sentivo volare
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1998
pavimento, a poca distanza dal portone. ¶ L’uomo mi
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l’uomo balzando giù dal posto di guida. «Andiamo
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il libretto di circolazione dal cruscotto, se lo infilò
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C’era un tavolo dal piano di vetro, rifletteva
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nella luce sfalsata riflessa dal piano di vetro della
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di tanto in tanto dal basso, mentre andavo di
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sopra il ghiaccio. Vedevo dal basso le nostre scarpe
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1998
lo staccavano a pugni dal resto dell’auto, senza
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a poco a poco dal Centro. ¶ «Dovrai gettarti ancora
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anche un baldacchino smontabile, dal fabbro.» ¶ «Per farne cosa
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ultima volta a guardarmi, dal varco del portone. ¶ Ero
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fumo che si leva dal tubo di scappamento della
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con un solo colpo dal basso i tre lati
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di fumo che usciva dal tubo di scappamento della
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cresta di capelli irrigiditi dal gelo, un po’ sparati
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1998
piazza, è venuto fuori dal porticato, è andato a
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Stavamo già uscendo piano dal paese. Le sue stradine
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piccoli paesi della zona, dal lago fino all’autostrada
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del microfono si staccava dal trasformatore per qualche mio
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se era pronta. Staccava dal plico il primo manifesto
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della casa si alzava dal letto e girava tastando
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e si sentivano salire dal basso le vibrazioni diverse
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quasi fosforescenti, a guardarle dal basso, dal selciato, di
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a guardarle dal basso, dal selciato, di fronte agli
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la sua mano scattò, dal basso verso l’alto
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in dovere di annunciare dal sedile di dietro Sonnolenza
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1998
sua testa spuntava appena dal plico di giornali che
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di cambiare marcia. Veniva dal sedile di dietro quel
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1998
Chiudevo gli occhi. Manovrata dal cieco, la fiammella cominciava
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sulla testa per difendersi dal freddo nella sede appena
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macchinina. ¶ Sonnolenza si staccava dal muro, capivo che stava
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usciva quasi di corsa dal locale, e camminava a
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al mio fianco, seminascosto dal tavolino e dagli addobbi
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molto, perché lo gettassi dal finestrino. Qualcuno si assopiva
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stava osservando in silenzio dal porticato della piazza, mentre
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colorata degli addobbi scaturivano dal piccolo abitacolo dell’auto
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girare a poca distanza dal palchetto, poi la macchia
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Sonnolenza si alzava svogliatamente dal suo sgabellino per recuperarlo
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pareva di capire anche dal palco che avessero cominciato
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abitacolo dell’auto, vedevo dal basso le zampe del
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dalla portiera spalancata o dal tettuccio che cercavo di
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più profonde. Le fissavano dal finestrino, senza respirare, per
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ombra sotto il porticato, dal luccicare di una scarpa
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isolata di un piumante, dal luccicare improvviso che scaturiva
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adesso?» chiesi balzando giù dal baldacchino, qualche istante dopo
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abbiamo convinto ad allontanarsi dal centro della piazza. Ma
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saltato subito dopo giù dal palco!» ¶ «Oh, no! E
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strada. Sporsi la testa dal finestrino abbassato per chiedere
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La lampadina pendeva nuda dal soffitto, si indovinavano sulle
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non resistevamo. Ci alzavamo dal letto in silenzio, ciascuno
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piano piano a staccarsi dal bordo della via. «Adesso
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a staccare i piedi dal terreno, si accostò a
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nel punto più lontano dal mio corpo, mi attirava
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inginocchiatoio. Ne arrivavano anche dal refettorio e dalla scaletta
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non li vedevo emergere dal primo gradino della scaletta
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dei seminaristi di ritorno dal cancello. Giravano un po
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volava giù più raramente dal finestrone del solaio, restava
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spezzassero contro la parete. Dal fondo del cortile stavano
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nel suo vano perché dal basso si era levata
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aliante durante le planate. Dal cortile stavano gridando sempre
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quella che stava entrando dal varco del finestrone senza
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fuori a mia volta dal finestrone assieme all’aliante
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chiesa era deserto. Neppure dal piccolo confessionale veniva alcun
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sera stessa, mentre tornavo dal refettorio costeggiando la ringhiera
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osservavo per un po’ dal mio letto, stando tutto
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della giostra. ¶ All’uscita dal refettorio si faticava a
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Cercò due pietre, cavandole dal bordo dell’aiuola, le
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ne alzò un altro dal banco. ¶ Ora uscivano un
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d’un tratto, scendendo dal davanzale con un salto
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già per metà fuori dal cancello, tutto inclinato lungo
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del vapore che saliva dal suo piatto ancora pieno
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fosse mossa all’improvviso dal suo posto, stesse già
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spalancate, fingeva di bere dal calice vuoto, a testa
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dimostrativa non ancora consacrata. Dal cortile venivano le voci
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mentre ne prendeva manciate dal vassoio e li faceva
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la veste e prendeva dal comodino il portasaponetta. Sentivo
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molti a poca distanza dal cancello. ¶ Girai l’angolo
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rimboccate, un gomito fuori dal finestrino abbassato. Seduto al
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misi le gambe giù dal letto. Mi lucidai a
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da nient’altro che dal terribile sforzo di trattenere
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lucidati... Doveva essere scesa dal tabernacolo con un saltello
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si spalancava di colpo dal basso verso l’alto
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del seminario, da lontano, dal fiocco dei tigli che
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che bisognava risalire sempre dal di dentro, rovesciati. Non
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Cominciai a scendere piano dal traliccio, senza guardare in
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acciaio, saliva a tratti dal basso il luccicare disseminato
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guardarmi in perfetto silenzio dal lettuccio. ¶ «Vieni con me
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un tratto. ¶ Si alzò dal lettuccio, si diresse verso
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la biancheria pesante. Prendendola dal sacchetto prima di indossarla
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1998
di capelli, si levavano dal pavimento dello stanzone spalancato
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po’. ¶ «Siamo ancora lontani dal confine?» ¶ «Basta sbagliare una
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me. ¶ Mi tirai su dal sedile di dietro. ¶ «Sì
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La macchina si staccò dal ciglio della strada. L
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passo, imboccò una scaletta dal soffitto a volta. Ma
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La estraevo tutta contorta dal pacchetto, facendo ruotare il
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di plastica bruciacchiata venire dal pavimento dell’auto, dove
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balzando fuori di colpo dal tornante. Fumavo una sigaretta
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deserto da tempo. Arrivavano dal centro del lago delle
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della colla che staccavo dal fondo del secchio dopo
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di uscire in fila dal cortile, per vedere se
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piccolo spostamento sulla sedia. ¶ Dal parco venivano adesso grida
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lanciò un grido perentorio dal centro del cortile. Non
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poltroncina, provai a sollevarla dal pavimento. Ma non sapevo
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se stessi, tutti staccati dal terreno, e poi sbagliare
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il suo volto rischiarato dal bagliore sembrava senza lineamenti
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cuspide. Parevano volersi svellere dal letto della massa per
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1998
riuscisse a riconoscerli. Raggiunte dal calore del fuoco, le
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1998
schizzavano fuori di colpo dal suo fronte, andavano a
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sempre nuovi schizzavano fuori dal fondo della massa, che
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sugli occhi resi asciutti dal calore. Il grande semicerchio
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1998
era illuminata a giorno dal bagliore della massa, non
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dove lo Ziò, svegliato dal trambusto, si era fatto
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si era fatto portare dal Nervo uno dei fucili
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1998
incendiato per il parco. Dal primo piano della villa
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1998
della partoriente. Salutavano, forse, dal vano della porta, o
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viali, illuminati a giorno dal bagliore. Si poteva guardare
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1998
trattenevo all’ultimo istante dal lanciarmi dentro la massa
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nell’aria tutta seccata dal calore. Solo il Nervo
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un piede per volta dal pedale. E solo quando
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1998
ancora per molto, finché dal resto della villa non
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era buio, silenzioso. Raccolsi dal pavimento la matassa tutta
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si levò all’improvviso dal cortile. ¶ Sollevai la valigia
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ancora un po’, uscendo dal cortile, e girarmi almeno
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Non veniva alcuna voce dal cortile, neppure dalla chiesa
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muovendo a poca distanza dal mio letto. ¶ Era solo
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1998
scusa di prendere qualcosa dal comodino. Il cuore mi
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1998
era salito di colpo dal cortile. ¶ Ecco... dovevano essere
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1998
di nuovo. Sentivo venire dal tiro al piattello l
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1998
per la meditazione, perché dal cortile non stava salendo
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1998
testa un po’ sollevata dal cuscino. Ma non riuscivo
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1998
poca luce che entrava dal finestrone alle sue spalle
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1998
mettere i piedi giù dal letto. ¶ Nel dormitorio non
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1998
dalla propria parte, o dal proprio lato di tavolo
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1998
il Gatto. ¶ Mi alzai dal banco, riposi i libri
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1998
che erano usciti ormai dal gioco continuavano a guardare
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1998
po’ di vapore sprigionato dal latte che scottava ancora
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1998
misteriosamente se ne andava dal seminario, dopo avere confabulato
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1998
mentre venivano spari attutiti dal tiro al piattello, il
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1998
le teste si allontanavano dal tavolo, si sparpagliavano in
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1998
da tutte le parti dal canto sempre più emozionato
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1998
della piccola chiesa invasa dal profumo. Le suore avevano
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1998
stando seduto sulla soglia. Dal piccolo gruppo che da
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1998
avvertiva che stava salendo dal basso, la sua testa
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1998
velato impediva di vederne dal basso l’espressione del
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1998
le braccia quasi immobilizzate dal piviale, durante la messa
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1998
stava togliendo i punti dal pene appena circonciso con
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1998
non sanno mai trattenersi dal sedere sul suo seggiolino
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1998
per tutta la notte dal campanile di Ducale. Oltre
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1998
Ziò sollevava la testa dal fucile. L’albero borchiato
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1998
finestra della mia stanza, dal tetto della ghiacciaia o
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1998
si fermavano a guardare dal centro del cortile, il
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1998
togliere gli ultimi spilli dal vestito, se li metteva
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1998
volando a parabola giù dal ponticello, si spegneva nell
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1998
mano che mi allontanavo dal cortile. Passavo all’interno
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1998
angolino di luce che dal corridoio penetrava nello spiraglio
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1998
scaglie dei calli profuse dal Nervo a piene mani
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1998
fogliame. ¶ Levando gli occhi dal libro di preghiere, potevo
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1998
e cartacce volavano via dal carrettino, si sparpagliavano di
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1998
si levò all’improvviso dal basso. Guardai giù con
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1998
sul punto di staccarsi dal resto del corpo e
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1998
avevo osservato a lungo dal tetto della ghiacciaia, prima
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1998
zampa era abbastanza lontana dal mio corpo da non
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1998
fisarmonica, non bloccata bene dal fermaglio, ondeggiava sui suoi
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1998
che era abbastanza staccata dal mio corpo. Ne valutava
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1998
non scottasse più. ¶ Veniva dal resto della villa un
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1998
fine sul pavimento, presi dal comodino un rotolo pulito
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1998
parco, tornai a guardarla dal cortile. La lampadina sulla
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1998
puntato in quella direzione. Dal campanile di Ducale non
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1998
leggermente illuminata che entrava dal varco del soffitto. Mi
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1998
metà del corpo fuori dal letto, e che anche
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1998
poter essere provocato che dal frusciare della sua vestaglia
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1998
reso ancora più accecante dal fascio di luce della
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1998
Lenìn si era alzato dal letto. Lo vedevo nel
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1998
i capelli appena accorciati dal barbiere. Li ungeva un
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1998
dalla luce che entrava dal soffitto. Mi guardai attorno
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1998
invitati addormentato nella serra! Dal resto della villa venivano
270
1998
Pesca. A poca distanza dal portone a volta, ammucchiate
271
1998
i capelli, appena accorciati dal barbiere, se li era
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1998
Non riuscì a trattenersi dal colpirlo, perché aveva sporcato
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1998
combinazione era stato sorpreso dal suono delle campane proprio
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1998
della villa. ¶ Mi staccai dal davanzale. Mentre correvo attraverso
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1998
orto. La potevo vedere dal cortile, mentre le strangolava
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1998
malapena le radici affioranti dal terreno, un istante prima
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1998
fossero finiti. Mi alzai dal torciglione d’erba, passandomi
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1998
sola nello spazio, attratta dal grande pettine di plastica
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1998
lo specchio, lo staccò dal muro. Lo collocò ancora
280
1998
doveva vedere di nuovo dal basso qualcosa della cima
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1998
Pesca si allontanò infine dal muro delle scuderie con
282
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con uno dei vagoni dal portellone spalancato alla piccola
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fradicie e rami affioranti dal fondo prosciugato, mentre cominciava
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sulla ghiaia per essiccare. Dal parco arrivavano i suoni
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l’Albino volò fuori dal portone in bicicletta. Correva
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colombicoltori di Ducale entrò dal portone seguito da un
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come potessero avere fatto, dal momento che qualcuno di
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con i loro bastoni dal portone a volta, battendosi
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un punto molto lontano dal lampione, lo vidi scendere
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non staccava gli occhi dal mio volto. ¶ «Tu sei
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Anche quando si alzava dal suo posto per raggiungere
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senza per questo staccarsi dal resto del suo corpo
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del suo corpo. ¶ Uscimmo dal refettorio. Mentre tutti parlavano
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sempre diversi e inaspettati, dal fondo della piscina, da
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quietam, non potevo trattenermi dal guardare ogni tanto verso
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a colare piano giù dal muro, come tuorlo d
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una briciola si staccava dal resto della palla e
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le sue luci filtrassero dal fondo della terra. ¶ Una
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silenzio durante la notte, dal soffitto. ¶ Nessuno alzava gli
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Nessuno alzava gli occhi dal libro di meditazione o
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libro di meditazione o dal piccolo breviario, mentre l
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affondava e riemergeva gocciolante dal pentolone pieno di minestra
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sua mano che attraversava dal basso verso l’alto
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Non riuscivo a staccarmi dal finestrone senza infissi. Nel
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padre priore, attirato infine dal fragore, correva già verso
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vecchia costruzione. ¶ Mi staccai dal varco del finestrone, discesi
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piano in dormitorio. Presi dal ripostiglio la mia valigia
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ruota un po’ sollevata dal terreno. Qualcuno le lanciava
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bere a lunghe sorsate dal bicchiere, raccoglieva dalla tovaglia
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tutta un po’ screpolata dal vento della corsa. Ora
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scalzava poco per volta dal mio posto. La motocicletta
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curve, scorgevo scintille levarsi dal basso, quando le mie
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spina del Nervo sbalzare dal cuoio lucente della tuta
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d’orina che saliva dal basso, prima di uscire
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che continuavo a guardarla dal centro del cortile. ¶ Arrivò
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dalla luce che entrava dal lucernario a forma di
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del suo volto perché dal catino che aveva di
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dei pioli si sfilava dal muro senza opporre resistenza
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di ogni cosa. Saliva dal basso un odore d
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mentre molti conigli, svegliati dal rumore, saltavano all’interno
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altro ancora. Provenivano tutti dal portone a volta. Mi
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largo, un po’ fuori dal colletto della veste. Guardavo
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spalle o la vita dal proprio cavaliere. ¶ Poi cominciarono
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preghiere, cominciai a scendere dal tetto della grotta. Fuori
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molto vicino a loro. Dal tono emozionato della sua
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della sua voce e dal grande silenzio che si
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e nel cortile, neppure dal tetto della ghiacciaia merlata
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odore d’orina salire dal terreno. La mia veste
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già staccato le mani dal suo corpo. Non mi
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della pesca!» ¶ Venivano già dal cortile rumori lontani di
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ne mozzò qualcuno, ma dal suo sguardo preoccupato, da
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crescere all’improvviso, traboccando dal cartoccio. ¶ Uscì dalla serra
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che si era staccato dal muro, nella concitazione di
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rantolo con la gola. Dal cortile venivano le incitazioni
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s’informava sui tempi dal cortile, spazientito perché non
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gonfio e come sollevato dal pavimento, al posto delle
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parte ¶ SCENA DEL SILENZIO ¶ 1 ¶ Dal sonno al silenzio, dal
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Dal sonno al silenzio, dal silenzio al sonno ¶ Io
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testa un po’ sollevata dal cuscino, nella leggera vertigine
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come per ritornare indietro, dal silenzio al sonno, prima
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mettevo i piedi giù dal letto, infilavo le calze
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gli altri si alzavano dal proprio posto e venivano
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impossessare già dall’uscita dal refettorio, accelerando il passo
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dalle pagine e mossi dal vento. ¶ Andavo a sedermi
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di nuovo gli abbeveratoi. Dal finestrone senza serramenti guardavo
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passare un’ultima volta dal sonno al silenzio, dal
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dal sonno al silenzio, dal silenzio al sonno. ¶ 2 ¶ L
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che si aggirava fuori dal cancello. ¶ Si allontanava un
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mentre passavo poco distante dal tavolo, sentii che il
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stare neppure troppo staccato dal crocchio più vicino, perché
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padre priore, di ritorno dal cancello ormai pullulante di
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fermo a poca distanza dal cancello, si guardò attorno
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di sudore. Mi sollevavo dal cuscino per controllare se
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Poi lo vidi allontanarsi dal crocchio, raggiunse a sua
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fondo. ¶ Anche all’uscita dal refettorio vidi che l
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la testa molto staccata dal cuscino, per vedere come
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non accennò ad alzarsi dal suo posto. Lo scorgevo
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desse inizio al caos... ¶ Dal tiro al piattello veniva
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sulle vesti, per difendersi dal freddo. ¶ L’uomo con
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macchioline di sugo schizzate dal piatto mentre muoveva la
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seminarista riuscisse a schiodarsi dal suo posto. Singhiozzò, uscì
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come chi si alzi dal letto dopo una lunga
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con fatica. Spuntavano appena dal piviale, che era tenuto
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d’incenso fatti cadere dal cucchiaio friggessero per un
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fragore del fumo scaturito dal turibolo che riprendevo a
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roventi era schizzata fuori dal vaso del turibolo. ¶ Abbassai
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attorno come inebetito. ¶ Uscimmo dal refettorio, nella notte fredda
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mi permise di schiodarmi dal mio posto. L’uomo
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degli abbeveratoi. Si alzavano dal letto, ritornavano un po
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segnale del padre priore dal pendio, se ne stava
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acqua gelida che colava dal rubinetto semichiuso. Minuscoli aerei
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si lasciavano scivolare giù dal letto con la metà
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gelata cominciava a scrosciare dal rubinetto. ¶ Nella sala studio
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seminarista si era alzato dal proprio banco per abbassare
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istante. Strappai il foglio dal resto del quaderno, sollevai
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estratto un piccolo libro dal cassetto. Ne girava le
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evitava ma, fuggendo lontano dal punto nel quale mi
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Gatto si alzò infine dal proprio posto, la raggiunse
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che avevo appena bevuto dal bicchiere di cartone che
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svolazzavano nell’aria. Vedevo dal basso le loro mani
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sul pavimento, fatto cadere dal vento sollevato dal passaggio
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cadere dal vento sollevato dal passaggio di una veste
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afferrarlo, staccando una mano dal lampione. Riprendeva a salire
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giorno, mentre lo guardavo dal basso, da un punto
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tagliati, a spazzola! Vai dal barbiere?» gli chiedevo improvvisamente
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guardare giù in strada dal cubo del balcone, ed
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anche la figlia. Riconoscevo dal cubo del balconcino le
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a pregare la Signora, dal secchiaio «se fosse così
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assonnato «mi sono alzata dal letto in silenzio, mi
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d’acqua che usciva dal rubinetto aperto appena appena
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niente!» lo sentii gridare dal tetto con animazione. ¶ Sporsi
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di sera all’uscita dal locale. ¶ Trattenevo il respiro
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a punte lunghe, cravatte dal nodo largo, scarpette morbide
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via, si sentiva venire dal basso un rumorino, sembrava
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fino a un balcone dal quale si vedeva il
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borotalco che era scaturita dal barattolo, prima di ricominciare
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dormire, mentre mi alzavo dal divano senza fare rumore
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lo guardavo dall’alto, dal balcone.» ¶ Le ruote slittavano
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telefonato in questo momento dal locale!» gridò quasi la
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glassata, bianca. La vedevo dal parabrezza ancora un po
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passanti togliersene pezzi impigliati dal volto, dalle ciglia. ¶ Balzai
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la stanza, per sgranchirmi. Dal cuscino veniva un piccolo
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finestra. ¶ «Sono passata anche dal parrucchiere!» ¶ Guardavo il casco
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ad allontanare la cassa dal portone. ¶ «Stai trascurando un
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trovavo intento a fissarmi dal cuscino, e il taglio
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cadevano un po’, capivo dal suo sorriso che stava
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che guardava allarmata giù dal balconcino. ¶ «Ce ne hai
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il viaggio. Guardava fuori dal finestrino, si coricava sopra
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Mi sporgevo a guardare dal finestrino. Mi giravo con
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contro il muro annerito dal camino, dalla sala... Dovevamo
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a guardare con insistenza dal fondo della sala, se
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colpo si accendeva. Veniva dal parco il rumore di
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crollava di colpo giù dal telaio rovente delle braci
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schizzava fuori, di colpo, dal filo delle labbra di
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alle labbra la sigaretta dal lungo bocchino di cartone
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diverso, incandescente. ¶ «Sarà stata dal parrucchiere» mi dissi, «sotto
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cioccolata era stata staccata dal volto, dai capelli. ¶ “Avanti
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un istante, non rispose. Dal resto della villa veniva
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spruzzatina dentro un uovo dal guscio appena spaccato, in
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sua sagoma tutta stecchita dal vano della porta, ancora
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usciva ancora quel versolino dal buco della bocca. ¶ «Gli
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venire attorno al letto, dal vento che mi scompigliava
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quel piccolo verso venire dal cuscino. ¶ Eppure un istante
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la crosta di neve dal tetto, liberai i tergicristalli
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i marciapiedi tutti graffiati dal taglio dei badili. Il
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sorrideva. ¶ “Potrei sempre passare dal Sempio...” pensavo continuando a
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saliva per quella scaletta dal soffitto a volta, si
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porta, se si vedeva dal cortiletto la lucina accesa
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Sentivo dei rumorini venire dal sedile di dietro. “Lo
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quei rumorini, a fischiettare. ¶ «Dal cappello mi sembra un
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un bicchiere d’acqua dal rubinetto del secchiaio. Restavo
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mi sembrava che venisse dal pianerottolo un leggero scalpiccio
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il braccio tutto fuori dal letto, che stava tastando
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si stava togliendo qualcosa dal volto, dai capelli, quando
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passi anche stando fuori dal muro di cinta, quando
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li graffiano calandosi giù dal muro di cinta prima
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stradina vibrava, vedevo staccarsi dal muro qualcuno di quei
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delle mattonelle, infastidito. Scorgevo dal basso la forma ingigantita
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dormiva a poca distanza dal mio posto, mentre mi
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Che sia quell’uomo dal piede sbocciato?” mi chiedevo
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ingigantire? Bisogna sempre staccarle dal volto, con due dita
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di estrarre il coltello dal cofano tutto fradicio d
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era un po’ deformata dal chewing gum che continuava
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rumore dalla stanza. ¶ Veniva dal letto quell’odorino di
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chiedevo svegliandomi quasi fuori dal letto. Tentavo di girarmi
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guardarmi, staccava le labbra dal filo del barattolo leggermente
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camion entrare e uscire dal magazzino, indovinavo dall’alto
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leggero e tutto staccato dal corpo per il caldo
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fianco, gli vedevo levarsi dal volto il leggero vapore
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in punta di piedi dal cancello, raggiungevo la macchina
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a levarsi di colpo, dal piccolo cortile. «Sta suonando
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porta, si scusava. ¶ Uscivo dal cancelletto, mi guardavo attorno
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sepolta dalla neve. Vedevo dal sedile di dietro il
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mio fianco, quando veniva dal cruscotto la voce leggermente
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Me le porgeva spenzolandosi dal finestrino, con due dita
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un istante la mano dal volante per pulire il
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venire ripresa nell’aria, dal vicino. ¶ «Finisce sempre così
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un altro lavoretto...» ¶ Veniva dal fondo del furgone un
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andava tutto inclinato. Vedevo dal parabrezza quelle montagne frollate
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della corsa. ¶ «Meglio entrare dal retro!» disse senza girarsi
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all’interno, nel cucinino dal secchiaio ingombro di piatti
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Misi i piedi fuori dal letto. L’ustionato andava
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fronte sonnecchiare. ¶ Mi alzai dal sedile. Il corridoio era
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L’uomo guardava fuori dal finestrino, non fiatava. ¶ «La
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che mi ha lanciato dal solaio di quel seminario
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orecchie pelose, trasparenti, capisco dal luccicare dei miei dentini
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poco per volta, deformate dal chewing gum che continuano
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a masticare. ‘Stanno cascando dal sonno’ mi dico continuando
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di colpo la testa, dal cuscino. ¶ “Ma che ore
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dissi sporgendomi a guardare dal balconcino. ¶ L’asfalto del
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po’ traforate a guardarle dal basso, da lontano. Vedevo
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fanghina colorata che veniva dal televisore acceso a poca
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facendone sgorgare un po’ dal rubinetto. «Possiamo chiamarla, al
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lì vicino. ¶ Lo vedevo dal corridoio, mentre veniva da
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nel vento che arrivava dal vicino stradone quando qualcosa
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femminile nudo che spuntava dal deflettore della solita macchina
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di staccarmi la cornetta dal volto. ¶ «Non riattacchi, la
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la cornetta già staccata dal volto. La segretaria smetteva
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che mi salutava spuntando dal deflettore, mentre ero già
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si tolga quella cosa dal volto, dalle ciglia...” Andavo
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per scoraggiare qualcun altro dal buttarsi dentro di colpo
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per forza di cose dal suo autore, per i
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la farà smaniare...” ¶ Uscivo dal monolocale, scendevo con l
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dalla sagoma scura fuori dal cerchio di luce dei
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tempo, le sentivo sfiatare dal basso mentre oltrepassavo. Indovinavo
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emozionato. ‘Posso far scattare dal fondo tutta questa poltiglia
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Scorgevo quel piedino fuori dal deflettore. Mi salutava con
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è andato poco fa dal barbiere, si sente perfettamente
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a scomparire.” ¶ Vedevo sbalzare dal basso quei rosoni vomitati
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specchi?” ¶ Si potevano staccare dal marciapiede tutti interi e
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scarponcino che si staccava dal pavimento, che avanzava. ¶ «C
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piedino che mi salutava dal deflettore. “È rimasto anche
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mi dicevo saltando fuori dal letto, o infilandomi in
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ho finito!» disse alzandosi dal grande tavolo basso. «Andiamo
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appena tolta un cerotto dal braccio, e l’ha
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l’ombrello, saliva addirittura dal basso, ci bagnava il
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di strapparlo un po’ dal muro, mentre torna a
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domandavo alzando la testa dal piatto che fumava. Si
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anche in questa torre, dal portone, dal tetto, starà
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questa torre, dal portone, dal tetto, starà saltando nel