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Giacomo Leopardi, Canti, 1837

concordanze di «de»

nautoretestoannoconcordanza
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non ti difende ¶ Nessun de' tuoi? L'armi, qua
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Coprìr le invitte schiere ¶ De' corpi ch'alla Grecia
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a morte andasse ¶ Ciascun de' vostri, o a splendido
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pianto. ¶ Ma non senza de' Persi orrida pena ¶ Ed
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torme infuriava ¶ L'ira de' greci petti e la
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degli avi nostri e de' nepoti. ¶ D'aria e
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esempio ¶ Degli avi e de' parenti ¶ Ponga ne' figli
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l'alpe, e non de' folti ¶ Carri impedita la
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suon delle catene e de' flagelli. ¶ Chi non si
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ed uno ¶ Con quel de' tardi e vili. Anime
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in core ¶ A tal de' suoi ch'affaticata e
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sì frequente, ¶ Voce antica de' nostri, ¶ Muta sì lunga
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fato invano? ¶ Certo senza de' numi alto consiglio ¶ Non
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ogni momento ¶ Novo grido de' padri. Ancora è pio
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tale ¶ È il clamor de' sepolti, e che gli
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quando altrui non cale ¶ De' nostri alti parenti, ¶ A
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E il conforto perì de' nostri affanni. ¶ Nascevi ai
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immondo ¶ Livor privato e de' tiranni. Amore, ¶ Amor, di
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o quale, ¶ Se più de' carmi, il computar s
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arma le spente ¶ Lingue de' prischi eroi; tanto che
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verginette, a voi ¶ Chi de' perigli è schivo, e
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la terra impari. ¶ Qual de' vetusti eroi ¶ Tra le
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il greco acciaro ¶ Guidò de' Medi fuggitivi e stanchi
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gioco ¶ Son l'opre de' mortali? ed è men
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tiberino lido, ¶ Il calpestio de' barbari cavalli ¶ Prepara il
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vale ¶ Gli oltraggi lor, de' necessarii danni ¶ Si consola
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Di colpa ignare e de' lor proprii danni ¶ Le
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menti e la suprema ¶ De' miseri vendetta. A me
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selve (oggi romito ¶ Nido de' venti): e il pastorel
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al fiorito ¶ Margo adducea de' fiumi ¶ Le sitibonde agnelle
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compagna alla via, te de' mortali ¶ Pensosa immaginò. Che
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solinga, ¶ Non vano error de' venti, ¶ Ma di ninfa
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lamentar nell'alto ¶ Ozio de' campi, all'aer muto
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i fati indegni ¶ Tu de' mortali ascolta, ¶ Vaga natura
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pur vivi, ¶ E se de' nostri affanni ¶ Cosa veruna
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INNO AI PATRIARCHI ¶ O DE' PRINCIPII DEL GENERE UMANO
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GENERE UMANO ¶ E voi de' figli dolorosi il canto
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seme alla tiranna ¶ Possa de' morbi e di sciagura
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altre più dire ¶ Colpe de' figli, e irrequieto ingegno
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e la novella ¶ Prole de' campi, o duce antico
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Nelle profonde selve ira de' venti, ¶ Primo i civili
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insegna. ¶ Or te, padre de' pii, te giusto e
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nutrici e sedi, ¶ Te de' celesti peregrini occulte ¶ Beàr
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trepidanti il flutto ¶ Polveroso de' Noti, e quando il
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noi la vasta ¶ Fuga de' greggi sbigottiti, o d
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me non il canto ¶ De' colorati augelli, e non
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colorati augelli, e non de' faggi ¶ Il murmure saluta
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la ragione in grembo ¶ De' celesti si posa. Oh
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Oh cure, oh speme ¶ De' più verd'anni! Alle
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emenderà del cieco ¶ Dispensator de' casi. E tu cui
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voce al core, e de' cavai ¶ E delle rote
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giovinezza, amore, ¶ Sospiro acerbo de' provetti giorni, ¶ Non curo
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dov'è il grido ¶ De' nostri avi famosi, e
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e dilettossi il cielo ¶ De' nostri affanni. Or se
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s'affaccia ¶ L'abitator de' campi, e il Sol
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fragor delle rote e de' cavalli ¶ Da lungi osserva
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osserva o il calpestio de' piedi ¶ Su la tacita
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e la perduta ¶ Speme de' giorni miei; di te
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ozio le vegghie ¶ Son de' guerrieri e il perigliar
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travagliarne il cor. Così de' bruti ¶ La progenie infinita
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punge e move ¶ Studio de' carmi e di ritrar
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Sguardi furtivi, erranti, ¶ Voi de' gentili amanti ¶ Primo, immortale
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voi quell'unica ¶ Luce de' giorni miei? ¶ Gli affetti
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aperti e noti; ¶ E, de' suoi proprii moti ¶ Si
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e le tranquille ¶ Opre de' servi. E che pensieri
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forza ¶ Tra lo stuol de' malevoli divengo: ¶ Qui di
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giovanezza, e il fiore ¶ De' miei poveri dì, che
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cosa nova imprende? ¶ Quando de' mali suoi men si
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tornerei, ¶ Così qual son de' nostri mali esperto, ¶ Verso
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appartamenti accolta, ¶ Tutti odorati de' novelli fiori ¶ Di primavera
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scoccavi nelle curve labbra ¶ De' tuoi bambini, il niveo
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Non tornerai. L'aspetto ¶ De' tuoi dolci parenti ¶ Lasci
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che la morte ¶ Sente de' cari suoi. Che se
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pur si dovrebbe, ¶ Desiar de' suoi cari il giorno
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per entro il fumo ¶ De' sigari onorato, al romorio
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sigari onorato, al romorio ¶ De' crepitanti pasticcini, al grido
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la possa ¶ Infin qui de' lambicchi e delle storte
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già dal caro ¶ Sangue de' suoi non asterrà la
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odio e livor: cibo de' forti ¶ Il debole, cultor
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forti ¶ Il debole, cultor de' ricchi e servo ¶ Il
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è scorso! ¶ Un già de' tuoi, lodato Gino; un
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principio, ostenta il labbro ¶ De' giovani, e la guancia
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conviti e feste ¶ Qual de' barbati eroi fama già
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Moderna prole. All'ombra de' tuoi velli ¶ Italia crescerà
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spauri ¶ L'innocuo nereggiar de' cari aspetti. ¶ Ridi, o
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deserti. Anco ti vidi ¶ De' tuoi steli abbellir l
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La qual fu donna de' mortali un tempo, ¶ E
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e palagi, ¶ Agli ozi de' potenti ¶ Gradito ospizio; e
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veramente è rea, che de' mortali ¶ Madre è di
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lavoro ¶ Delle prose e de' versi. ¶ Io mirava, e
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delle ville, e queta ¶ De' cani era la voce