Dante Alighieri, Vita nova, 1294?

I. ¶ In quella parte del libro de la mia

che quasi dal principio del suo anno nono apparve

quasi da la fine del mio nono. Apparve vestita

spezialmente a li spiriti del viso, sì disse queste

beatitudine. E uscendo alquanto del proposito presente, voglio dare

fuori li deboletti spiriti del viso, e dicea loro

ne la nona ora del die; e anzi ch

qui con lei, ¶ e del tuo servo ciò che

la terza la licenzio del gire quando vuole, raccomandando

che trae lo intendimento del suo fedele da tutte

che leggeramente si muova del suo cuore. E ciascuno

facea ne la magione del suo novello sposo. Sì

compagnia. E nel fine del mio proponimento mi parve

per tutte le parti del mio corpo. Allora dico

altri si fosse accorto del mio tremare, levai li

più che li spiriti del viso; e ancora questi

ci infolgorasse così fuori del nostro luogo, noi potremmo

lei, significasse la cagione del mio trasfiguramento, e dicesse

viso mostra lo color del core, ¶ che, tramortendo, ovunque

e per la ebrietà del gran tremore ¶ le pietre

seconda manifesto lo stato del cuore per essemplo del

del cuore per essemplo del viso; ne la terza

avessero compreso lo secreto del mio cuore, certe donne

loro: «Madonne, lo fine del mio amore fue già

temenza vile; ¶ ma tratterò del suo stato gentile ¶ a

parte de la nobilitade del suo corpo, narrando alquanto

gloriosamente, e le parole del loro canto mi parea

sì rotta dal singulto del piangere, che queste donne

sì da l'angoscia del pianto, ¶ ch'io solo

io mossi lo imponitore del nome a chiamarla così

mosterrà dopo la imaginazione del suo fedele. E se

quasi recitando lo modo del buono Omero, quivi ne

de li bellissimi angeli del cielo». E altri diceano

che ciò non è del presente proposito, se volemo

che, posto che fosse del presente proposito, ancora non

molte volte lo numero del nove ha preso luogo

ne la prima ora del nono giorno del mese

ora del nono giorno del mese; e secondo l

fue de li cristiani del terzodecimo centinaio. Perché questo

intendo così. Lo numero del tre è la radice

tre è la radice del nove, però che, sanza

fattore per se medesimo del nove, e lo fattore

accompagnata da questo numero del nove a dare ad

la cui radice, cioè del miracolo, è solamente la

tutte latine, sarebbe fuori del mio intendimento se le

occhi dolenti per pietà del core". E acciò che

occhi dolenti per pietà del core ¶ hanno di lagrimar

la mia opera, cioè del disegnare figure d'angeli

potea dire quella parola del poeta Omero: «Ella non

me medesimo l'arte del dire parole per rima

che atterzate l'ore ¶ del tempo che onne s

mandato. Lo verace giudicio del detto sogno non fue

quello che io volea del tutto celare ad altrui

altrui. Ed io, accorgendomi del malvagio domandare che mi

mirava spesse volte, maravigliandosi del mio sguardare, che parea

di donne, e spezialmente del nome di questa gentile

che l'estreme parti del sonetto non mostrano, e

gentile donna fue piacere del segnore de li angeli

la quale mi ricordava del passato tempo, molto stava

sbigottimento. Onde io, accorgendomi del mio travagliare, levai li

ch'io temo forte ¶ del viso d'una donna

io fo la parte del cuore contra quella de

lei secondo l'ordine del tempo passato, lo mio

per lo lungo continuare del pianto, dintorno loro si

secondo la larga significazione del vocabulo; ché peregrini si

sonetto, lo quale narra del mio stato, e manda

l sospiro ch'esce del mio core: ¶ intelligenza nova