Gian Giorgio Trissino, Sofonisba, 1524

dopo l'indegna morte del marito, ¶ in Africa passò

Italia, e con favor del cielo ¶ sul Ticin, Trebbia

Africa ne venne; ¶ contra del quale Asdrubale e Siface

son giunti nei confin del nostro regno, ¶ con Massinissa

vi condanna ¶ la sentenzia del ciel, come pensate. ¶ SOFONISBA

sciolta d'ogni male ¶ del bel ventre materno usciste

morire. ¶ Non far, signor del ciel, non far servire

terrena. ¶ Ecco un famiglio del signor, ch'a pena

se mai ¶ s'intendesse del re qualche novella. ¶ FAMIGLIO

mattina, ne l'uscir del sole, ¶ certi nostri cavalli

e proterva, ¶ nimica natural del mio paese. ¶ Non fien

Sì che scacciate fuor del vostro petto ¶ ogni tristo

si vede veramente degna ¶ del nome e dell'altezza

ancor nota ¶ quanta dolcezza del ben far si prende

in casa, u' penseren del modo ¶ da mantenervi la

sommo Giove, e tu del ciel regina, ¶ siate contenti

che vien Catone ¶ camerlingo del campo, e halli seco

e poscia è serva ¶ del popolo di Roma, il

CORO ¶ Abbi pietà, signor, del giusto amore ¶ di questo

Quand'un s'accorge del commesso errore, ¶ e seco

errore, ¶ e seco stesso del fallir si pente, ¶ questi

porta; ¶ che la farìa del suo sangue vermiglia. ¶ LELIO

che sarà il voler del capitano. ¶ Voi poscia, Massinissa

che sa remunerare altrui ¶ del ben, che ha avuto

saldo amico. ¶ SCIPIONE ¶ Sempre del vostro error mi dolse

dolor, quanta pietate ¶ ho del misero stato di costui

grave che la causa del fallire. ¶ MASSINISSA ¶ Io dirò

possedeva, ¶ è preda sol del popolo romano; ¶ e esso

stare a la sentenzia ¶ del popolo romano e del

del popolo romano e del Senato; ¶ imperò che si

este parole: ¶ "O Regina del cielo, anzi ch'io

in fin al fondo del lucente vaso. ¶ Ma quel

CORO ¶ SOFONISBA ¶ Cara luce del sole, or sta' con

spiaccia ricordarvi alcuna ¶ volta del nostro amore, ¶ e di

ei non mi dispoglie ¶ del viver, che da voi

ohimé crudel Fortuna! ¶ Ohimé del dolor mio ministro fui