parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Egisto Roggero, I racconti della quiete, 1896

concordanze di «di»

nautoretestoannoconcordanza
1
1896
o quattro giubbe grigie di cacciatori eleganti si affannavano
2
1896
non ebbe il tempo di pensarlo: il calessino fu
3
1896
trarlo dalla terribile situazione di quell’istante, venne il
4
1896
che gli si offrì di accompagnarlo su, in castello
5
1896
fu seguita più amorosamente di Giaco in quel punto
6
1896
ebbe la buona idea di andare a trarlo d
7
1896
e delle ottime vigne di que’ beati paesi, poi
8
1896
del castello: una delizia di prospettiva. Si poteva credere
9
1896
si trovò fatto cavaliere di una rispettabile dama, buona
10
1896
rispettabile dama, buona mamma di una delle signorine amiche
11
1896
Conte, chi sa?... Neppure di questo egli mai seppe
12
1896
lungo con bonomia, piena di benevola indulgenza: di che
13
1896
piena di benevola indulgenza: di che cosa però ella
14
1896
mai. Non ritenne altro, di quel momento, che la
15
1896
tutto dalla infinita dolcezza di quell’ora autunnale ed
16
1896
ed il parco pieno di ombre violette.... ¶ * ¶ * * ¶ Sul tardi
17
1896
scendevano mutati in fiammelle di mille colori, in pioggia
18
1896
mille colori, in pioggia di pagliuzze di fuoco, in
19
1896
in pioggia di pagliuzze di fuoco, in fasci vividi
20
1896
fuoco, in fasci vividi di stelle verdi, rosse, violette
21
1896
cielo nero piovevano ventagli di luce, di minutissima nebbia
22
1896
piovevano ventagli di luce, di minutissima nebbia d’oro
23
1896
sorridendo, gli faceva cenno di stare zitto. ¶ — Son io
24
1896
io, sior Tonino.... prima di partire ho voluto stare
25
1896
seria, prese il fogliolino di carta che le porse
26
1896
nel suo piccolo portafogli di bulgaro. ¶ — Grazie. Ed ora
27
1896
all’alba, tre cavalli di buona volontà facevano volare
28
1896
non ebbe il coraggio di continuare. ¶ — Povero sior Tonino
29
1896
e la nera macchia di velluto che facevano la
30
1896
del monte. ¶ Il Paradiso di maestro Piero. ¶ Fu già
31
1896
tempo ch’io, desideroso di un po’ di solitudine
32
1896
desideroso di un po’ di solitudine e di quiete
33
1896
po’ di solitudine e di quiete, ebbi la fortuna
34
1896
quiete, ebbi la fortuna di possedere un eremo, un
35
1896
proprio eremo, alle porte di una piccola città di
36
1896
di una piccola città di provincia e, pur tuttavia
37
1896
da mane a sera di carri e di cavalli
38
1896
sera di carri e di cavalli, e così, cheta
39
1896
mia, la completa signoria di quel perfetto angolo della
40
1896
celata affatto alla vista di fuori. Sembrava la figlietta
41
1896
frutta e le pergole di vite. Il solo orticello
42
1896
la sua spinetta. Oh! di tutto dirò, in particolare
43
1896
quando sentiva il bisogno di ricorrere al suo tonico
44
1896
or tristi, or gai, di sua vita – e riduceva
45
1896
rughe del suo volto di vecchietto magro si spianavano
46
1896
la quale mi offriva di dividere il suo aromatico
47
1896
testa pazza d’innamorato di crome e biscrome.... A
48
1896
suo commercio: pago egli di viversene tranquillo, quieto, obliato
49
1896
conforto; un lieve soffio di pace.... Si voltò. In
50
1896
turbato i miei sogni di giovinezza.... Da troppo tempo
51
1896
e quando il ricordo di ciò che fu ti
52
1896
vita, ricorda il volto di tuo nonno, che vegliò
53
1896
uscì. ¶ — Andiamo, Max, ritorniamo di sotto. ¶ Il vecchio Max
54
1896
pesante, dopo venticinque anni di sonno e di silenzio
55
1896
anni di sonno e di silenzio. Il giovane si
56
1896
il visitatore si trovò di nuovo nella luce e
57
1896
indifferente, non aveva obliato di vivere: e gli alberi
58
1896
giganti, s’eran coperti di fronde rigogliose; gli arbusti
59
1896
angolo. Ma quale abbandono di piante, lasciate padrone a
60
1896
stesse, quale libero arruffio di rame e di fronde
61
1896
arruffio di rame e di fronde!... ¶ Tuttavia qualche angolo
62
1896
padrone d’ogni angolo di terra. Il giovane guardò
63
1896
delle rose.... la passione di mia madre. Ecco la
64
1896
bianca, e il puttino di marmo.... – Lo zampillo s
65
1896
pure i piccoli pesci di argento eran morti, là
66
1896
veduto bambino, parevano cercassero di liberarsi dalle strette tenaci
67
1896
valle luminosa, tutta vivida di verde e di luci
68
1896
vivida di verde e di luci: era l’Avvenire
69
1896
allegro schioccare della frusta di Rico, il giovane mozzo
70
1896
luminosa: veniva un alito di freschezza dalle vigne baciate
71
1896
finestra, perchè si vergognava di far scorgere al Rico
72
1896
dopo, la povera personcina di sior Tonino apparve di
73
1896
di sior Tonino apparve di sotto, sulla porta della
74
1896
tremava tutto, ma non di freddo: la sua misera
75
1896
e ch’ei cercava di nascondere il più che
76
1896
Rico non si accorse di nulla; oh! egli era
77
1896
a sedersi sui cuscini di crine del calessino, e
78
1896
valle la brezza piena di odori freschi batteva in
79
1896
spaurito da quel diavolìo di corsa. Passata però la
80
1896
sior Tonino era passato di trepidazione in trepidazione. Oh
81
1896
troppo! Ma una scolarina di quella sorta, una contessina
82
1896
straordinariamente quando in cambio di trovare una monelluccia di
83
1896
di trovare una monelluccia di una dozzina d’anni
84
1896
una bella signorina bionda di diciassette anni, alta, snella
85
1896
grandi occhi celesti pieni di biricchinerie, che costringevano inesorabilmente
86
1896
guidato da quel diavolo di Rico, passava a volo
87
1896
alle alte siepi piene di more mature. Ma il
88
1896
con un vago senso di malessere, tutta quella dolcezza
89
1896
malessere, tutta quella dolcezza di paesaggio che tante volte
90
1896
stretto per un mondo di cose che non ardiva
91
1896
tra due siepi smisurate di robinie: ancora due, ed
92
1896
metteva intorno un diavoleto di voci che empì di
93
1896
di voci che empì di spavento il povero sior
94
1896
una mezza dozzina buona di visetti biricchini, di gonnelle
95
1896
buona di visetti biricchini, di gonnelle rosee e di
96
1896
di gonnelle rosee e di parasoli fiammanti in mezzo
97
1896
che non un alito di brezza più scoteva, e
98
1896
il cancello. Costui cercò di scorgere tra le vecchie
99
1896
alla ferrata per cercar di scorgere meglio in volto
100
1896
si accostò e cercò di scorgerne il volto. ¶ — Sono
101
1896
per il giardino, guardando di fuori il castello.... Poi
102
1896
divenuto più selvatico ancora di me. ¶ — Povero devoto Max
103
1896
come un alenare sommesso di esseri invisibili, aveva nuovamente
104
1896
vivere intensamente il momento di sua vita che tra
105
1896
nella robusta porta sprangata di ferro. Ma la vecchia
106
1896
buio un forte tanfo di chiuso fece arretrare alquanto
107
1896
salire la breve rampa di scala. Ed ecco la
108
1896
ecco la vasta sala di entrata. Alle pareti le
109
1896
ebbero come un barlume di luce e parvero salutare
110
1896
era lo stesso tanfo di chiuso e la stessa
111
1896
e la stessa rigidezza di cose morte o addormentate
112
1896
avevano uno stanco guizzo di vita, non spenta ancora
113
1896
verdognoli avean un lampo di altre cose, lontane, di
114
1896
di altre cose, lontane, di altre luci, di altri
115
1896
lontane, di altre luci, di altri giorni. Al suo
116
1896
e riconosceva. ¶ In una di queste sale una vecchia
117
1896
oro, sopra il mobile di lacca bianco pieno ancora
118
1896
lacca bianco pieno ancora di vasetti e di scatoline
119
1896
ancora di vasetti e di scatoline. Ma sopra tutto
120
1896
steso il suo velo di oblìo e tutto dormiva
121
1896
alzò il volto su di lui, comprese e gli
122
1896
gli dette il mazzo di chiavi. ¶ Il visitatore, gettato
123
1896
che già eran state di sua madre, egli era
124
1896
anelato con secreto terrore di sapere, tutto. Ed ora
125
1896
suggello severo e triste di tutte quelle cose. ¶ Nessuno
126
1896
primo. Finalmente! Si segnò di nuovo religiosamente, mormorò una
127
1896
alla luce della vita di profanar quel luogo di
128
1896
di profanar quel luogo di cui la morte s
129
1896
Ecco il piccolo tavolino di ebano: avea tante volte
130
1896
piedi! Ecco la borsetta di seta trapunta: il fulgore
131
1896
la rivide nelle mani di sua madre. E il
132
1896
madre. E il panierino di avorio.... ah! un ricordo
133
1896
scorrevole! Ecco la poltroncina di lavoro di sua madre
134
1896
la poltroncina di lavoro di sua madre.... ¶ Povera madre
135
1896
rivelò il grande letto di noce, severo, intatto. La
136
1896
messe, in que’ giorni di dolore e di confusione
137
1896
giorni di dolore e di confusione, da due mani
138
1896
era il grande inginocchiatoio di noce. Ed egli si
139
1896
testa, e gli diceva di pregare in Lui, di
140
1896
di pregare in Lui, di fidare in Lui, solo
141
1896
suo cervello. A’ piedi di quell’inginocchiatoio era corso
142
1896
sopra la mano; tremava di rivedere, con quella della
143
1896
come una sottile sensazione di sollievo, e di conforto
144
1896
sensazione di sollievo, e di conforto; un lieve soffio
145
1896
braccia, malata di nostalgia, di freddo, di tristezza e
146
1896
di nostalgia, di freddo, di tristezza e non poteva
147
1896
cominciarono per me giorni di dubbi, di ansie, di
148
1896
me giorni di dubbi, di ansie, di sospetti.... Voleva
149
1896
di dubbi, di ansie, di sospetti.... Voleva sapere, conoscere
150
1896
dica altro.... ¶ Avevo pietà di lui. ¶ — No, devi sapere
151
1896
Costui era un poco di buono, un volgare avventuriere
152
1896
potei far a meno di recarmi alla sua tomba
153
1896
che una grande sensazione di freddo al cuore. ¶ — Tu
154
1896
al tuo povero professore di matematica ricorderai quanto ha
155
1896
sofferto.... e sarai contento di avergli risparmiato forse altri
156
1896
dirigemmo verso la stazione di Würzburg. Gli esami eran
157
1896
studente, una insolita gaiezza di luce e di colori
158
1896
gaiezza di luce e di colori. Però l’allegrezza
159
1896
eravamo detti un mondo di cose belle e care
160
1896
a fare l’opposto di quello che il mio
161
1896
anelerebbe, io mi ricordo di voi, piccola bionda e
162
1896
rividi il visino pallido di Delfina e il buon
163
1896
commosse, un fragore violento di ferramenta scosse, uno o
164
1896
Smontato alla piccola stazione di C.... il solitario viaggiatore
165
1896
sino a quel cantuccio di terra sì poco nota
166
1896
anni argomento per lui di pensiero ostinato. Quando il
167
1896
solcavano la fronte parlavano di lotte e fors’anche
168
1896
lotte e fors’anche di dolori. Così il vestito
169
1896
nascondere la squisita eleganza di tutto l’insieme di
170
1896
di tutto l’insieme di colui che lo indossava
171
1896
mentre un primo raggio di sole accendeva in alto
172
1896
lassù. Sarà una oretta di cammino. ¶ E salutò e
173
1896
salutò e fece mostra di ritirarsi. Ma rimasto dietro
174
1896
deserta. La sola croce di ferro lucente della Chiesa
175
1896
del sole. Una volata di rondini empì per un
176
1896
sereno, sopra la piazza, di fruscii d’ali e
177
1896
fruscii d’ali e di garriti squillanti. ¶ Veniva dai
178
1896
la visione della vita di altro momento, forse.... Poi
179
1896
quieta che dormiva, cercando di rievocare. ¶ Venticinque anni prima
180
1896
notte paurosa. ¶ Ma vano! di quella notte terribile, ormai
181
1896
anche lui tremante tutto di terrore e di raccapriccio
182
1896
tutto di terrore e di raccapriccio. Quella valle, quelle
183
1896
piccol parco che, al di sopra della erta corona
184
1896
sopra della erta corona di sassi con cui finiva
185
1896
a quel breve cespo di verde intenso, come un
186
1896
mezzo ad un vaso di erba novella. Ed anch
187
1896
poco a poco coperto di un sottil velo di
188
1896
di un sottil velo di nubi, qua e là
189
1896
si guardò intorno. ¶ Sotto di lui la piccola città
190
1896
nella valle ormai piena di luce. La via, la
191
1896
mite, una tranquilla dolcezza di pace che contrastava col
192
1896
quiete del fitto viluppo di verde che nascondeva la
193
1896
di una formula zeppa di esponenti, persino tra un
194
1896
E la ragione poi di tutta la passata tempesta
195
1896
più costernata ed impensierita di tutti, perchè le sue
196
1896
perchè le sue specialità di cucina, un giorno tanto
197
1896
indifferente, ne sapeva meno di me e di Delfina
198
1896
meno di me e di Delfina. ¶ E Franz? oh
199
1896
capire qualcosa del resto di mondo che lo circondava
200
1896
sempre quel delizioso pomeriggio di aprile, il giorno venticinque
201
1896
mezzo, e il cielo di Franconia, anzi di tutta
202
1896
cielo di Franconia, anzi di tutta la Baviera, ricca
203
1896
in quel luminoso pomeriggio di aprile tutte le sue
204
1896
e con grandi mazzi di erbe aromatiche in mano
205
1896
con un vago sorrisetto di compiacenza; le belle fraülein
206
1896
le belle fraülein vestite di chiaro guardavano di sfuggita
207
1896
vestite di chiaro guardavano di sfuggita la mia bella
208
1896
ancora a non accorgersi di nulla!... ¶ * ¶ * * ¶ E l’indomani
209
1896
certi terribili quesiti erti di cifre da svolgere, io
210
1896
a bruciapelo lo pregai di ascoltarmi un momento: e
211
1896
fraülein Delfina, non mancai di fargli sapere che «aveva
212
1896
credermi corrisposto; gli parlai di me e del mio
213
1896
se mi avrebbe concesso di partire presto pel bel
214
1896
si era lasciato cader di mano le tavole trigonometriche
215
1896
moto. ¶ Quando ebbi terminato di parlare egli mi disse
216
1896
quello che penso io di quanto mi hai detto
217
1896
ritornò l’inesorabile professore di matematica. ¶ * ¶ * * ¶ Alle dieci precise
218
1896
matematica. ¶ * ¶ * * ¶ Alle dieci precise di quella sera la buona
219
1896
studio del professore. Prima di entrare, una cara improvvisa
220
1896
una cara improvvisa stretta di mano, misteriosa, nel buio
221
1896
il cielo nero, vivido di stelle. ¶ Il professore si
222
1896
nebulosa la figuretta snella di Delfina, mia sposa, al
223
1896
felici ambedue sui marciapiedi di Milano e di Roma
224
1896
marciapiedi di Milano e di Roma, in quella mia
225
1896
andava parlando de’ calcoli di cui era stato oggetto
226
1896
davanti a me. ¶ Sotto di noi la cittadina dormiva
227
1896
il cielo nero pieno di stelle, e nel suo
228
1896
vedeva riflettersi il luccichio di que’ milioni di fiammelle
229
1896
luccichio di que’ milioni di fiammelle brillanti. ¶ E il
230
1896
dire a te credo di non averlo mai detto
231
1896
io frequentava l’Università di Pisa quando mi colpì
232
1896
era giovane, straniero, pieno di entusiasmo pel vostro paese
233
1896
queste eterne, interminabili giornate di nebbia; essa anelava il
234
1896
Toscana e il cielo di cenere della nostra povera
235
1896
addosso come una cappa di piombo. E poi qua
236
1896
la rapiva.... Essa capiva di essere una straniera in
237
1896
dalle sue; altro modo di pensare, altri gusti, altri
238
1896
la vedeva infelice, scontenta di sè stessa e di
239
1896
di sè stessa e di me, irrigidirsi tra le
240
1896
le mie braccia, malata di nostalgia, di freddo, di
241
1896
quell’anno l’onore di frequentare le aule della
242
1896
le aule della Università di Würzburg, l’affetto più
243
1896
caro del buon re di Baviera e l’orgoglio
244
1896
al suo onesto volto di bambinone ventenne quella triste
245
1896
ventenne quella triste aria di contrarietà? ¶ Egli mi strinse
246
1896
Il buon Franz sospirò di nuovo e il suo
247
1896
vederlo. E cercherò anche di sapere. ¶ E sebbene inquieto
248
1896
non potei a meno di sorridere per la buffa
249
1896
per la buffa aria di costernazione che addolorava in
250
1896
matematico dei matematici laureandi di quell’anno alla università
251
1896
foglie verdi, cura delicata di fraülein Delfina, la signorina
252
1896
dopo lasciato Franz, feci di volo la piccola rampa
253
1896
nella sua bella targhetta di ottone, che la buona
254
1896
la più devota serva di tutta la Baviera – lessi
255
1896
paura, io ho paura! ¶ — Di che temete, voi, mia
256
1896
per capovolgersi come quello di un qualunque poeta del
257
1896
cosa che m’interessava di più, in tutto quell
258
1896
in tutto quell’arruffío di novità. Oh, se lo
259
1896
Anzi, non posso negare di riconoscere che dovea un
260
1896
e la maravigliosa intuizione di tutte le più ascose
261
1896
matematiche più sublimi!... Qualcosa di grave, indubbiamente, doveva agitare
262
1896
con la sua boccuccia di fragola. ¶ Ella mi condusse
263
1896
in disordine. Gl’istrumenti di precisione, gelosa cura del
264
1896
a nessuno la pena di occuparsene, lasciati fuori de
265
1896
piccina lei! – le presi di nuovo la manina fra
266
1896
volto con lo sguardo di que’ suoi dolci occhi
267
1896
i vostri occhi verdi di quel mattino, fraülein Delfina
268
1896
turbato sotto la luce di quegli occhi verdi – oggi
269
1896
questo altro proposito?... ¶ — Parlargli di voi. Delfina.... ¶ Ella attese
270
1896
quegli occhi verdi irresistibili di luce. ¶ Io proseguii: ¶ — Voleva
271
1896
padre se mi concedeva di portarvi via con me
272
1896
sotto il gran ponte di Würzburg. ¶ Ella notò dopo
273
1896
notò dopo un momento di riflessione: ¶ — Però, Heinrich, non
274
1896
credo ora il momento di parlare di ciò a
275
1896
il momento di parlare di ciò a mio padre
276
1896
dal suo piccolo trono di in folio ed io
277
1896
ritornato subito, e andò di là. ¶ Delfina ne approffittò
278
1896
Come un temporale, nero di nubi livide e minacciose
279
1896
livide e minacciose, fremente di lampi e di scrosci
280
1896
fremente di lampi e di scrosci d’acqua, passa
281
1896
pian piano svanisce al di là dei monti, così
282
1896
più limpido e sereno di prima: invece pel mio
283
1896
nubiloso e nessun raggio di sole osò fare capolino
284
1896
color della cenere. E di questo me ne convinsi
285
1896
dava qualche sincero momento di buon umore alle sue
286
1896
sue parole, qualche lampo di sorriso ai suoi occhi
287
1896
gli suggeriva qualche tratto di confidenza per noi intimi
288
1896
tangente, tra i termini di una formula zeppa di
289
1896
profumo squisito della vita di mia madre. Io la
290
1896
zia, ma pur qualcosa di lei era rimasto vivo
291
1896
rughe contratte del volto di mio zio; la sentivo
292
1896
passare sulla pallida fronte di mia cugina quando, china
293
1896
e pallida, a lato di mia madre, pareva in
294
1896
adesso, bene!... mi par di vederla!... ¶ Come un’ombra
295
1896
Agata ascoltava immota: pareva di cera. ¶ Allora sentii la
296
1896
Mario! Non parlare più di ciò!.... ¶ Volsi sopra di
297
1896
di ciò!.... ¶ Volsi sopra di lui lo sguardo, spaventato
298
1896
suoi occhi un lampo di odio. Guardai Agata: su
299
1896
stesso rancore!... ¶ La sera di quel giorno io era
300
1896
mai più devi parlar di quanto.... di quanto oggi
301
1896
devi parlar di quanto.... di quanto oggi hai parlato
302
1896
zio. Si chinò sopra di me, mi baciò e
303
1896
azzurro... La bionda figura di mia zia – la madre
304
1896
mia zia – la madre di Agata – ci guardò sorridente
305
1896
tela. Era viva; sfolgorante di giovinezza; gli occhi neri
306
1896
voce sorella a quella di mia madre, per salutare
307
1896
diffuso come un senso di luce, di profumo e
308
1896
un senso di luce, di profumo e di eleganza
309
1896
luce, di profumo e di eleganza. Noi, pallidi e
310
1896
da quella luminosa visione di dama, giovane, fresca e
311
1896
fremito vago e misterioso di ebbrezza, di passione e
312
1896
e misterioso di ebbrezza, di passione e di squisitezza
313
1896
ebbrezza, di passione e di squisitezza.... ¶ Agata mormorò ancora
314
1896
poi con un grido di pianto, gli si gettò
315
1896
mai. ¶ Ancor più raramente di prima vedeva lo zio
316
1896
ove attendevamo l’ora di coricarci, leggendo o dormicchiando
317
1896
mio piccolo cuore inquieto di sapere.... ¶ Passaron così quietissimi
318
1896
parve molto preoccupato. Domandai di vedere la cugina ma
319
1896
e non mi permisero di andarla a vedere. Il
320
1896
andarla a vedere. Il seguente la giornata passò
321
1896
vicino al vuoto posto di mia cugina. Quel posto
322
1896
quasi lugubre. ¶ Il soffio di tristezza dolorosa che avvolgeva
323
1896
mi scorse. ¶ Chiedeva sempre di Agata: mi si rispondeva
324
1896
angosciosa attesa, nell’agonia di tristezza, nella muta disperazione
325
1896
era aperta, ma dal di dentro una tenda oscura
326
1896
ebbi la visione rapida di una chiesa, piena di
327
1896
di una chiesa, piena di fiori e di ceri
328
1896
piena di fiori e di ceri accesi, ed entrai
329
1896
candido, come una costellazione di fiamme gialle. ¶ E in
330
1896
Sante vergini e bionde, di cui era piena la
331
1896
povera morta, una visione di neve. ¶ Ma da un
332
1896
tra i suoi fiori di neve. ¶ Mi gettai in
333
1896
muto singhiozzo dei giorni di disperazione – mi serrava la
334
1896
un’insolita aria grigia di preoccupazione. Ciò non potè
335
1896
non potè a meno di meravigliarmi, chè io conosceva
336
1896
e il più inalterabile di tutti gli studenti che
337
1896
dal mare, con secchie di nebbia, attingon l’acqua
338
1896
Sergio, nella nostra villa di Santa Galatea, la vecchia
339
1896
la vecchia villa piena di memorie che vide nascere
340
1896
sognato le bianche mani di mia madre ed ho
341
1896
anelato, con un brivido di passione e di sconforto
342
1896
brivido di passione e di sconforto, d’averle sul
343
1896
dodicenne, alla morte appunto di mia madre, morte tragica
344
1896
il mio cuore giovanetto di terrore e di tenebre
345
1896
giovanetto di terrore e di tenebre. Era una giornata
346
1896
tenebre. Era una giornata di marzo, una irosa giornata
347
1896
marzo, una irosa giornata di vento e di tempesta
348
1896
giornata di vento e di tempesta: la pioggia diaccia
349
1896
sopra il colossale arco di pietra, la vecchia statua
350
1896
la vecchia statua corrosa di Santa Galatea, la protettrice
351
1896
cuore fanciullo la soggezione di un convento o di
352
1896
di un convento o di una chiesa. Il cielo
353
1896
scoteva i morti avanzi di quelli alberi, che davan
354
1896
ninnoli dell’elegante appartamento di mia madre: magro, alto
355
1896
quale la grande lampada di argento, mal bastava a
356
1896
silenzio. E dovetti accorgermi di un rapido, fuggevole sguardo
357
1896
lineamenti la traccia famigliare di altro volto?... ¶ Ma il
358
1896
volle apparire al mattino di poi, dopo quella prima
359
1896
come un gibboso tappeto di velluto, e si accavallavano
360
1896
là degli antri misteriosi di ombra, delle strane cupezze
361
1896
ombra, delle strane cupezze di verde, degl’intrichi contorti
362
1896
verde, degl’intrichi contorti di rame. In fondo era
363
1896
era una lunga fila di cipressi neri che si
364
1896
E un grande alito di freschezza veniva su da
365
1896
intensa e susurrante, piena di profumi agresti e di
366
1896
di profumi agresti e di misteriosità di luci.... ¶ Così
367
1896
agresti e di misteriosità di luci.... ¶ Così cominciai molto
368
1896
la sua strana magrezza di bionda gracile si profilava
369
1896
scaffali con la purezza di un cameo antico. Là
370
1896
invece n’eran pieni di luce quando li posava
371
1896
le loro vetuste civetterie di porpora e d’oro
372
1896
artefice, quella bizzarra bambina di mia cugina. Ella passava
373
1896
il suo largo stormire di vecchio amico vegliante. Io
374
1896
vegliante. Io, seduto su di una larga scranna del
375
1896
io dalla pace grandiosa di tutte quelle cose e
376
1896
trasparente della sua pelle di bionda diafana. I suoi
377
1896
le vesti; e ben di rado ella si volgeva
378
1896
le bizzarre lettere luminose di oro, di azzurro e
379
1896
lettere luminose di oro, di azzurro e di verde
380
1896
oro, di azzurro e di verde smeraldino che empievan
381
1896
verde smeraldino che empievan di luce le misteriose ombre
382
1896
della Biblioteca.... ¶ * ¶ * * ¶ Della madre di Agata – la sorella di
383
1896
di Agata – la sorella di mia madre – nessuna traccia
384
1896
dovean essere ancora piene di lei: essa avea dovuto
385
1896
tutti, nel suo cantuccio di verde. Ed egli se
386
1896
I suoi occhietti brillanti di luce lo dicevano ridendo
387
1896
luce dei saloni pieni di belle dame, il chiasso
388
1896
la sua spinetta!... Era di fabbrica francese: l’aveva
389
1896
dal tempo e pieni di polvere, eran adesso gli
390
1896
al buon maestro Piero di quei bei giorni a
391
1896
invecchiata e amante ormai di quiete e di solitudine
392
1896
ormai di quiete e di solitudine. ¶ Poi c’era
393
1896
un ben devoto amante di quei quattro palmi di
394
1896
di quei quattro palmi di terreno, diviso in piccole
395
1896
triangolari, piantate alla rinfusa di fiori vistosi, dai vividi
396
1896
dal profumo soave e di fagiuolini, fave, insalate, cavoli
397
1896
intrecciate, grandi piante prosperose di poponi e di zucche
398
1896
prosperose di poponi e di zucche, dalle grandi foglie
399
1896
agitavano il loro pennacchio di fiori rosei con l
400
1896
rosei con l’aria di persone felici nella loro
401
1896
verde ventaglio profumato, picchiettato di puntini vividi sopra le
402
1896
pergola, ricca, verdissima, piena di foglie e, a suo
403
1896
e, a suo tempo, di grappoli color del rubino
404
1896
le sue care piante! Di tutte maestro Piero sapeva
405
1896
era sicuro nel genere di cura o di rimedio
406
1896
genere di cura o di rimedio da applicare ad
407
1896
suo alloggio, mi parve di entrare nella bottega di
408
1896
di entrare nella bottega di un rigattiere. Le pareti
409
1896
sparivano sotto un diluvio di quadretti, ritratti, stampe con
410
1896
stampe con l’effigie di vecchi maestri, artisti, cantanti
411
1896
v’erano vecchi manoscritti di musica rinchiusi in cornici
412
1896
ancora, una intera famiglia di violini, di tutte le
413
1896
intera famiglia di violini, di tutte le grandezze e
414
1896
tutte le grandezze e di tutti i colori, senza
415
1896
paterno amplesso, un trofeo di flauti, archetti di violino
416
1896
trofeo di flauti, archetti di violino, un clarinetto, un
417
1896
insieme da una corona di metallo – di latta, forse
418
1896
una corona di metallo – di latta, forse – ma dipinta
419
1896
ma dipinta a foglie di lauro ad oro: un
420
1896
ad oro: un ricordo di qualche serata di trionfo
421
1896
ricordo di qualche serata di trionfo e di applausi
422
1896
serata di trionfo e di applausi.... In mezzo a
423
1896
bel ritratto ad olio di Rossini – del buon Rossini
424
1896
rigoglioso degli ultimi anni di gloria – che se la
425
1896
con la sua aria di allegro burlone, nel suo
426
1896
d’un bel color di arancio. Attorno al grande
427
1896
erano altri ritratti sbiaditi di altri minori amici e
428
1896
e compagni d’arte di maestro Piero, tutti dimenticati
429
1896
La famosa spinetta, quella di Maria Antonietta, troneggiava nell
430
1896
saletta, sotto un diluvio di carte giallastre manoscritte. E
431
1896
carte giallastre manoscritte. E di carte di musica, stampate
432
1896
manoscritte. E di carte di musica, stampate e manoscritte
433
1896
intere cataste. Un mucchio di vecchiumi, su cui la
434
1896
fosse una lontana sfumatura di melanconia. ¶ Io era l
435
1896
tanti anni, l’onore di visitare la sua casa
436
1896
Era quello il paradiso di maestro Piero. Povero maestro
437
1896
inaspettata trasformazione. ¶ La casetta di un solo piano e
438
1896
piano e l’orticello di maestro Piero erano scomparsi
439
1896
verdi e dal tetto di tegole rosse e lucide
440
1896
dalle aiuole corrette, piene di fiori pomposi: gerani, garofani
441
1896
scaturiva da una vaschetta di marmo, piena di pesci
442
1896
vaschetta di marmo, piena di pesci rossi.... Cercando bene
443
1896
aveva sposato la figlia di un ricco mercante! Quando
444
1896
innamorata del cantuccio solitario di verde di maestro Piero
445
1896
cantuccio solitario di verde di maestro Piero che era
446
1896
presa dalla bella idea di stabilire lì la sua
447
1896
maestro Piero. ¶ Era vestito di nero – un abito elegante
448
1896
ed anni aveva perduto di vista ed obliato tutti
449
1896
giornali e il mondo di cui erano l’eco
450
1896
malinconia delle lunghe giornate di noia, là, su quei
451
1896
là, su quei sedili di ferro inverniciato di fresco
452
1896
sedili di ferro inverniciato di fresco.... ¶ Mi ricordai di
453
1896
di fresco.... ¶ Mi ricordai di tutte le sue care
454
1896
pendeva un grosso globo di vetro a specchio, che
455
1896
volti mostruosi e grotteschi di gnomi; dal balconcino di
456
1896
di gnomi; dal balconcino di mezzo veniva il suono
457
1896
mezzo veniva il suono di un pianoforte che martellava
458
1896
che martellava un valzer di moda.... Tutti quei colori
459
1896
suono, quell’odore penetrante di cose verniciate da poco
460
1896
sul suo bel pianoforte di fabbrica francese.... ¶ Quando ero
461
1896
Rividi la buona tazzina di caffè, del «suo caffè
462
1896
freddo e quasi piangeva di malinconia, io accesi il
463
1896
farla ridere, questa storiella di altri tempi. ¶ * ¶ * * ¶ «Il castello
464
1896
vecchia massa bruna, piena di severità pe’ vassalii indocili
465
1896
conte Oldrado aveva fama di vero solitario: pochi bravi
466
1896
bracchi e non era di ritorno al castello che
467
1896
a tarda sera, pieno di preda e di sonno
468
1896
pieno di preda e di sonno. Ora precisamente in
469
1896
Ora precisamente in una di coteste sue gite egli
470
1896
gite egli ebbe occasione di veder giù nella valle
471
1896
suo maniero, una fanciulla di straordinaria bellezza, ne’ pressi
472
1896
nè pure fatto conoscer di persona) era ormai talmente
473
1896
ei deliberò senz’altro di venire ad un passo
474
1896
un passo estremo. ¶ Stabilì di farla rapire da’ suoi
475
1896
angolo dell’elegante stanza di una delle torrette del
476
1896
veste succinta, il corsetto di seta attillato, gli speroni
477
1896
seta attillato, gli speroni di argento, entrò pianamente nella
478
1896
a meno, rassicurata alquanto, di sollevare gli occhi e
479
1896
prigioniera del conte Oldrado! Di quel misterioso e rustico
480
1896
aveva sentito parlare come di cavaliere sì strano e
481
1896
Da ciò rassicurata decise di trar partito per cercar
482
1896
trar partito per cercar di conquistare al più presto
483
1896
ch’era ferrato al di fuori. Spinse l’occhio
484
1896
immensa era tutta ridente di verde e soffusa di
485
1896
di verde e soffusa di luce, il paesello bianco
486
1896
appariva come un pugno di neve a’ piedi della
487
1896
macchia bruna la villa di suo padre, quella villa
488
1896
pensiero le s’empirono di lagrime e si buttò
489
1896
in cui era caduta. ¶ Di lì a poco entrava
490
1896
l’ancella che cercò di rassicurarla meglio che potè
491
1896
sua unica intenzione fosse di farla sua sposa e
492
1896
visto inutile ogni mezzo di fuga – la venuta del
493
1896
e le sue storie di armi e d’amore
494
1896
suoi cavalieri audaci vestiti di ferro e le sue
495
1896
scudiero un tenero legame di simpatia e di amicizia
496
1896
legame di simpatia e di amicizia. Egli indugiava presso
497
1896
aspirare a l’amore di sì nobile damigella! Perdonatemi
498
1896
egli le disse, prima di lasciarla: ¶ — Fatevi coraggio, damigella
499
1896
suo padrone, la pregava di lasciarsi accompagnare da lui
500
1896
nell’ultima sala, prima di presentarsi al suo crudele