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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Carlo Goldoni, Gl'innamorati, 1759

concordanze di «di»

nautoretestoannoconcordanza
1
1759
faccia tutto ciò che di Lei mi ha detto
2
1759
Non vorrei eccitare la di lei modestia a rimproverare
3
1759
e meritarmi io il di Lei sdegno, in tempo
4
1759
occhi, perch’io intendo di pubblicarlo nel secondo Volume
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1759
certo, ch’io desidero di piacerle, e che cercherò
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1759
piacerle, e che cercherò di evitare tutto ciò che
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1759
e principalmente le lodi, di cui so Ella essere
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1759
sdegnare, che dicasi della di lei casa principalmente quel
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1759
dicono, sendo l’illustre di Lei Famiglia una delle
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1759
quali l’insigne luminosa di Malta, che maggiormente risplende
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1759
risplende nel Signor Comendatore di Lei Fratello. Nell’armi
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volesse dare ad intendere di non avere in sè
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1759
fregi, non gli riuscirebbe di farlo, giacchè pubblico si
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1759
pubblico si rende il di lei talento e il
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1759
lei talento e il di lei sapere col libro
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1759
e passivo della Città di Spoleto. Cosa bens) potrà
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1759
lei. ¶ Fabrizio. Mi disdico di quel che ho detto
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1759
mai per avventura accadesser di que’ casi da me
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1759
signor Conte si degnerebbe di sposar mia nipote? ¶ Roberto
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1759
se avessi la sorte di conseguirla. ¶ Fabrizio. Ah nipote
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1759
celebre, dovizioso, rampollo illustre di eccelsi progenitori, il fiore
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1759
e ve lo dico di cuore. ¶ Fabrizio. Senta, signore
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1759
è un incanto. Sa di tutto, sa far di
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1759
di tutto, sa far di tutto, ha una mente
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1759
io non fo conto di quella sorta di gente
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1759
conto di quella sorta di gente. In casa mia
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1759
E se voi ardirete di amarlo... ¶ Eugenia. Acchetatevi, che
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1759
Eugenia) ¶ Eugenia. Signore, disponete di me. (a Fabrizio) ¶ Fabrizio
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1759
a voi a terminare di consolarmi. (a Fabrizio) ¶ Fabrizio
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1759
veda sposa, e crepi di gelosia. So che viverò
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1759
a rodere il verme di una patetica disperazione; ma
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1759
patetica disperazione; ma prima di morire, avrò la consolazione
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1759
morire, avrò la consolazione di vederlo fremere e delirare
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1759
ch’io mi credeva, di che ha da fremere
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1759
piaccia; imiterò l’indifferenza di quel perfido, di quel
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1759
indifferenza di quel perfido, di quel disumano... Oh cieli
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1759
mi allontani. (in atto di partire) ¶ SCENA XII. ¶ Fulgenzio
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1759
Finito ho l’obbligo di servirla, terminato ho l
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1759
giunto in Milano il di lei consorte. ¶ Eugenia. È
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1759
colla signora Flamminia. Chiese di voi, le fu risposto
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1759
gli spiegai la brama di avervi in moglie. Il
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1759
vi prometto, vi giuro di non trattarla, di non
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1759
giuro di non trattarla, di non vederla mai più
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1759
che avete giusta ragion di farlo. ¶ Fulgenzio. No, cara
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1759
Per vendetta. ¶ Fulgenzio. Contro di chi vendetta? ¶ Eugenia. Contro
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1759
chi vendetta? ¶ Eugenia. Contro di me medesima; contro il
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1759
e per ultimo dono di chi tu sprezzi, assicurati
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1759
chi tu sprezzi, assicurati di non vedermi mai più
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1759
vedrà più. Avrà finito di essere tormentato. Servirà la
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1759
Nostro zio è fuori di sè. ¶ Eugenia. Che gli
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1759
portar rispetto al padrone di casa, che l’ha
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1759
si è doluta molto di lui, e dice che
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1759
alterata) ¶ Flamminia. Può esser di no. Se il signor
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1759
illecita, che lo preghiate di metter casa da sè
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1759
placata) ¶ Flamminia. Son persuasa di sì. Sapete che non
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1759
bella premura che ha di me. Si move per
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1759
Flamminia. Io non so di queste pazzie. ¶ Eugenia. Vien
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1759
Signora Eugenia, mi permetterete di’io vi dica una
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1759
lo non so nessuna di queste cose. ¶ Fulgenzio. Come
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1759
che vuole; può burlarsi di me, può deridermi, può
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1759
nemico degli uomini, e di me stesso. Ma tutto
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1759
della famiglia. Che dirà di me mio fratello? che
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1759
perduto il rispetto alla di lui moglie? ¶ Eugenia. Oh
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1759
chi vi ama; cercate di affliggere le persone innocenti
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1759
cielo; e non arrossite di voi medesima? ¶ Fulgenzio. Via
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Io non ho cuore di vederla mortificata. Eugenia è
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1759
debole e più mentecatto di lei, doveva conoscere il
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1759
Io non sono gelosa di vostra cognata. ¶ Fulgenzio. Lo
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1759
voi concepito per timore di non essere preferita; ma
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1759
sopra tutte le cose di questo mondo. ¶ Flamminia. (Parla
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1759
non cercate la via di rendermi consolata? (a Fulgenzio
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1759
voi; cercherò in avvenire di meglio meritarmi l’affetto
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1759
spero vicino il tempo di potervi dare la più
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1759
Non siete voi padrone di comandarmi? ¶ Fulgenzio. Me l
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1759
Fulgenzio. Me lo dite di cuore? ¶ Eugenia. Anzi. ¶ Fulgenzio
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1759
dissimulare, e che dentro di voi non siate contenta
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1759
accorda. Fate quest’atto di onestà, di dovere, e
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1759
quest’atto di onestà, di dovere, e poi subito
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1759
non ne voglio sentire di più. (Le caccierei la
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1759
fuor che l’onore di me e della mia
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1759
e non mi tormentate di più. ¶ Fulgenzio. E ho
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1759
Ma che dico io di passione? Andate, andate, che
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1759
nemica della ragione, nemica di me, e di voi
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1759
nemica di me, e di voi medesima. ¶ Eugenia. Avvertite
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1759
sfortunato. Levatelo dalla presenza di una irragionevole, di una
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1759
presenza di una irragionevole, di una ingrata. (a Ridolfo
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1759
signora Clorinda ha risolto di partir sola. Ricusa la
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1759
come sopra) ¶ Ridolfo. Protettore di chi? ¶ Eugenia. Della parentela
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1759
non avrei un’ora di bene; e s’ei
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1759
volessi amarlo. Quest’angustia di cuore, che ora mi
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1759
E sarò così sciocca di andarmi a chiudere in
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1759
ritiro per la perdita di un ingrato? Darò a
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1759
e detta. ¶ Fabrizio. Cospetto di bacco! chi sono io
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1759
e molto meno parlare di maritarsi. Insolente. ¶ Eugenia. (Or
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1759
la più stolida ragazza di questo mondo. Non sa
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1759
da nulla; e parla di maritarsi. ¶ Eugenia. (Non vorrei
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1759
bugie? perchè darmi occasione di sospettare? ¶ Eugenia. Ah Fulgenzio
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1759
che vi do occasione di sospettare, ma la poca
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1759
poca fede che avete di me fa inquietar voi
100
1759
oltre l’onesta convenienza di sedere in conversazione, unicamente
101
1759
per avventura si lusingasse di me. La povera mia
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1759
l’indusse al desio di acchetarvi, e la debolezza
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1759
E qual motivo avete di sospettare di me? V
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1759
motivo avete di sospettare di me? V’ho date
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1759
Vi pare che sia di voi poco accesa? Non
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1759
leggier travaglio, in grazia di quell’oggetto che piace
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1759
eterno. Troverete un’amante di me più amabile, più
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1759
s’inginocchia a’ piedi di Eugenia, e restano tutti
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1759
Fulgenzio? ¶ Eugenia. Mi par di sì, domandatelo a lui
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1759
è venuto un giramento di capo: non avete osservato
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1759
signor Fabrizio, a forza di buone grazie, mi ha
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1759
marito, non sono uscita di casa. ¶ Eugenia. Nè anche
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1759
Eppure mi parla sempre di voi con un amore
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1759
rendere or ora). (mostra di cercar il coltello) ¶ Clorinda
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1759
Clorinda. (Perchè le fate di queste scene?) (piano a
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1759
segreti, non avete tempo di comunicarveli in casa? Anche
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1759
Che Eugenia sia gelosa di me? Sarebbe un insulto
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1759
è lontano l’arrivo di mio consorte. Che fo
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1759
Saprò farlo col padrone di questa casa, ma non
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1759
non con quell’incivile di mio cognato. (parte) ¶ Fine
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1759
arrabbiato è stato quello di questa mattina! ¶ Tognino. Io
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1759
La mia padrona è di temperamento quieto e pacifico
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1759
mai che fosse gelosa di una cognata. ¶ Lisetta. Non
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1759
qual si sia persona di questo mondo. Lo vorrebbe
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1759
signor Fulgenzio dall’assiduità di servirla; s’immagina che
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1759
a lei favorevoli. Sa di aver poca dote. Ha
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1759
concepisca dell’avversione alla di lei povertà. Noi donne
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1759
quelle che possono più di noi. Ogni una vorrebbe
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1759
sospetto. ¶ Tognino. E quale di queste passioni nel cuore
130
1759
questo segno. La vanità di esser la distinta, provien
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1759
e se non credesse di essere amata? ¶ Tognino. Ma
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1759
se non torna il di lui fratello. ¶ Tognino. Io
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1759
il cielo che finiscano di penare. Vi assicuro, che
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1759
Farmi sentir del rumore di là dove mangiano. ¶ Lisetta
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1759
moto. ¶ Tognino. Ho curiosità di sentire. Sempre mi trema
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1759
Aspettate. Senza che andiamo di là, da questa porta
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1759
Ho sentito delle parole di sdegno. (a Tognino, scostandosi
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1759
e si è partito di tavola. (stando presso la
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1759
Aspettate. (guarda) ¶ Tognino. (Dubito di qualche gran precipizio). ¶ Lisetta
140
1759
ad Eugenia) ¶ Eugenia. Levatevi di qui, vi dico. ¶ Lisetta
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1759
vedere se ha bisogno di nulla). (parte) ¶ SCENA III
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1759
da me medesima, che di giorno in giorno mi
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1759
signor Fulgenzio è annoiato di me, ed ha ragione
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1759
me, ed ha ragione di esserlo, perchè sono assai
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1759
che non abbia piacere di restar a pranzo con
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1759
sè) ¶ Flamminia. Mi maraviglio di voi, signor Fulgenzio, che
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1759
meno, se non temessi di recar disturbo alla compagnia
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1759
restare, perchè vi preme di andare a casa, per
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1759
io non abbia occasione di rimproverar lei). (da sè
150
1759
mia nipote vi supplica di una grazia. ¶ Eugenia. (Che
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1759
signora Eugenia mi prega di questo? ¶ Eugenia. Io non
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1759
con lei, a servirla di compagnia; lasciatelo andare. ¶ Fulgenzio
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1759
cosa per due persone di più). ¶ Succianespole. (E le
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1759
Succianespole. (Vi sono quelle di legno). ¶ Fabrizio. (Sciocco! la
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1759
Clorinda. È una donna di garbo, non dirà niente
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1759
parte) ¶ Fabrizio. Con licenza di lor signori. ¶ Flamminia. Dove
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1759
Succianespole si è scordato di comprare una cosa. Vado
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1759
amore non si pasce di sdegno, ma di dolcezze
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1759
pasce di sdegno, ma di dolcezze. (a Fulgenzio e
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1759
Conte non è capace di interrompere il corso dei
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1759
momento, e parte prestissimo di Milano. ¶ Flamminia. Io ho
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1759
è fatto? Ha voglia di taroccare. ¶ Fulgenzio. E voi
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1759
E voi avete voglia di vedermi fare delle pazzie
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1759
darò più. Ho fissato di non volermi più scaldare
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1759
signore. ¶ Fulgenzio. Che dice di quella gran città? ¶ Roberto
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1759
Roberto. Bella, magnifica, piena di meraviglie. ¶ Flamminia. A noi
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1759
A noi non importa di Roma. ¶ Eugenia. Lasciatelo dire
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1759
che sarete la consolazione di Pasquino. ¶ Fulgenzio. Fa caldo
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1759
Signor Conte, vorrei pregarvi di una finezza). ¶ Roberto. (Comandatemi
170
1759
Comandatemi). ¶ Flamminia. (Fate mostra di aver da fare qualche
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1759
fare qualche cosa. Andate di là per un poco
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1759
possono nascere. Con licenza di lor signori. (parte) ¶ SCENA
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1759
e Fulgenzio. ¶ Fulgenzio. E di quai casi intende di
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1759
di quai casi intende di dire? ¶ Flamminia. Chi lo
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poverina, credetelo, vi ama di vero cuore. Io l
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1759
le voglio assolutamente. Vado di là, perchè il signor
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1759
chiaro, che è annoiata di me). (come sopra) ¶ Eugenia
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1759
il cuore con tanto di pelo). (da sè) ¶ Fulgenzio
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1759
ne vada). (in atto di partire) ¶ Fulgenzio. Buon viaggio
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1759
resta a pranzo fuori di casa? ¶ Fulgenzio. (Maladetta!) (si
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1759
va a chieder licenza di restar qui? ¶ Fulgenzio. (Le
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1759
star mia cognata. (acceso di collera) ¶ Eugenia. Oh oh
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1759
dubiti, che avrà finito di arrabbiarsi per me. ¶ Fulgenzio
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1759
ragazzate. ¶ Fulgenzio. All’onore di riverirla. (in atto di
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1759
di riverirla. (in atto di partire) ¶ Eugenia. Fermatevi. ¶ Fulgenzio
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1759
cosa vi sognate voi di coltello? ¶ Eugenia. Che serve
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ch’io voglia fare di questo coltello? ¶ Eugenia. Che
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1759
lascia cadere il coltello di mano) ¶ Eugenia. (Maladetto coltello
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1759
mente pensieri così indegni di voi e di me
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1759
indegni di voi e di me? Io amar altri
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1759
sarà mai. Morirei prima di farlo. ¶ Fulgenzio. Lo posso
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Se non lo dico di core, il cielo mi
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1759
Adagio, signora mia, che di tante cose non me
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1759
non si può dire di no. ¶ Succianespole. Una parola
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1759
a me una posata di stagno; mettila bene sotto
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1759
Fabrizio. Eh, non dubitate di niente. Se vado io
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1759
sparata! ¶ Fabrizio. Per modo di dire, per modo di
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1759
di dire, per modo di dire. ¶ Flamminia. E non
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1759
signor Conte, che favorisca di venir qui. ¶ Flamminia. E
200
1759
un pezzo grosso; uno di quelli, che fanno tremare
201
1759
Fabrizio. È un’arca di scienze, è un mostro
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1759
scienze, è un mostro di virtù. Resterete maravigliato. (a
203
1759
signore si sono annoiate di me; le compatisco, hanno
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1759
Lisetta. Che comanda? ¶ Fabrizio. Di’ subito ad Eugenia, che
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1759
mi avete dato parola di restar con noi? ¶ Ridolfo
206
1759
dà in tavola senza di voi. Signor Conte, questi
207
1759
è il primo causidico di Milano, il primo curiale
208
1759
il più bravo legale di tutto il regno della
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1759
n’è altri fuori di lui. Faccia a mio
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1759
modo, si metta nelle di lui mani. Signor Ridolfo
211
1759
uomo! Si chiamerà contento di lui. (a Roberto) ¶ Roberto
212
1759
poi è un omo di garbo. Non fo per
213
1759
così caricato. ¶ Eugenia. È di buon core, ma anche
214
1759
liberamente, se ha piacere di saperlo. Io non mi
215
1759
Io non mi vergogno di manifestare una verità, che
216
1759
disonore. Sono innamorata, signore, di uno che dovrebbe essere
217
1759
essere mio consorte; so di avergli dato un disgusto
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1759
bel carattere è quello di mia sorella? La sincerità
219
1759
la verità in bocca di una fanciulla, e sono
220
1759
Non per questo cesserò di sperare. ¶ Eugenia. E in
221
1759
accadere; in qualche esempio di mutazioni accadute. Chi sa
222
1759
essere altri casi. O di Fulgenzio, o di nessun
223
1759
O di Fulgenzio, o di nessun altro. ¶ Roberto. Così
224
1759
Flamminia. È un cavalier di garbo, il signor Conte
225
1759
questo punto. Divertiamoci; parliamo di cose liete. (ad Eugenia
226
1759
fatto bene mia sorella di servirsi di lui). (da
227
1759
mia sorella di servirsi di lui). (da sè) ¶ Roberto
228
1759
Roberto) È un amico di nostro zio, e parte
229
1759
zio, e parte presto di Milano. È vero? (a
230
1759
signora. Io non merito di essere desiderato. (affettando indifferenza
231
1759
sedia, Lisetta. Favorisca presso di me. (a Fulgenzio) ¶ Fulgenzio
232
1759
Venite qui, con licenza di questo signore, vi ho
233
1759
che avete la sorte di possedere il più bel
234
1759
questo momento, è stato di già informato dalla signora
235
1759
vi sentite in istato di confermarlo... ¶ SCENA IX. ¶ Fabrizio
236
1759
egli è il padrone di casa mia. ¶ Fulgenzio. Ci
237
1759
tempo dei Longobardi. Intendente di tutto, specialmente di quadri
238
1759
Intendente di tutto, specialmente di quadri. Ha veduto la
239
1759
Fulgenzio, avrete l’onor di pranzare col primo lume
240
1759
il padrone lo pregherà di restare. ¶ Roberto. Signore, s
241
1759
servidore è stato causa di tutto. La povera Eugenia
242
1759
signora Eugenia? ¶ Lisetta. E di là che si veste
243
1759
Fulgenzio. Se volesse favorir di venire. ¶ Lisetta. Glielo dirò
244
1759
dirò, signore. (in atto di partire) ¶ Fulgenzio. Ehi; è
245
1759
specialmente la donna merita di essere un poco più
246
1759
sembra aver giusto motivo di dolervi di lei, pensateci
247
1759
giusto motivo di dolervi di lei, pensateci prima di
248
1759
di lei, pensateci prima di risolvere, ma quando avete
249
1759
cielo ch’ella sia di buon umore. Mi pare
250
1759
Eugenia. Che dice ella di queste belle giornate? ¶ Fulgenzio
251
1759
anderò volentieri. ¶ Fulgenzio. Senza di me? ¶ Eugenia. Sicuro. ¶ Fulgenzio
252
1759
non mi avete comandato di farlo. ¶ Eugenia. Eh, dite
253
1759
in casa qualche mazzo di carte che vi avanzi
254
1759
presto. Voi avete fretta di partire la sera, e
255
1759
che importa a me di vostra cognata? ¶ Fulgenzio. So
256
1759
avrete più il divertimento di tirar giù quel balordo
257
1759
servitore. ¶ Eugenia. Mi maraviglio di voi, che parliate così
258
1759
non m’importa nè di lui, nè di voi
259
1759
nè di lui, nè di voi. ¶ Fulgenzio. Nè di
260
1759
di voi. ¶ Fulgenzio. Nè di me? non v’importa
261
1759
me? non v’importa di me? nè di lui
262
1759
importa di me? nè di lui, nè di me
263
1759
nè di lui, nè di me? non ve n
264
1759
il capo. ¶ Fulgenzio. Nè di lui, nè di me
265
1759
Nè di lui, nè di me? (si dà un
266
1759
Facciamo scene? ¶ Fulgenzio. Nè di lui, nè di me
267
1759
Nè di lui, nè di me? (si batte il
268
1759
finire? (con un poco di tenerezza) ¶ Fulgenzio. Cagna! crudele
269
1759
Eugenia. Non mi fate di queste ragazzate, che non
270
1759
volete fare il torto di dubitarne? So che vi
271
1759
aspettate? ¶ Fulgenzio. Il ritorno di mio fratello. ¶ Eugenia. Non
272
1759
Non potete maritarvi senza di lui? ¶ Fulgenzio. La convenienza
273
1759
Eugenia. Perchè avete paura di disgustare vostra cognata. ¶ Fulgenzio
274
1759
Eugenia. Ehi, chi è di là? ¶ Fulgenzio. Non chiamate
275
1759
tratto sono andati giù di bel nuovo, e il
276
1759
si potrebbe fare sopra di loro la più bella
277
1759
la più bella commedia di questo mondo. ¶ Ridolfo. E
278
1759
signore. Io sono naturalmente di buon core, portata a
279
1759
sangue, e che fuori di certe picciole debolezze prodotte
280
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la più buona ragazza di questo mondo. Mi dispiace
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vi è stato caso di poterla quietare. Supplico pertanto
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volersi prender l’incomodo di ricercar Fulgenzio, e con
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con bel modo persuaderlo di tornar qui, per consolare
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amor del cielo, insinuargli di ommettere ogni riguardo, di
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di ommettere ogni riguardo, di superare ogni difficoltà, e
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superare ogni difficoltà, e di concludere queste nozze; e
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che non parlerà più di quella tal persona che
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anzi fatemi il piacer di dirgli... ¶ Ridolfo. Adagio, signora
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singolar fortuna l’onor di conoscere un cavaliere di
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di conoscere un cavaliere di tanta stima. (a Roberto
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marito il primo mercante di Milano. ¶ Flamminia. (È morto
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rimasti storditi. Canta poi di un gusto, che chi
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mio zio nel piacer di mortificarmi. ¶ Roberto. È ancor
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richiesta dalla prima nobiltà di Milano; ma io non
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delle idee grandiose sopra di lei. ¶ Roberto. In fatti
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sono assai limitate. Quello di che mi pregio, si
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che ho l’onor di vederio. ¶ Flamminia. (E pare
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da un amico mio di Bologna, ch’è il
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Conte, ella si diletterà di pitture. ¶ Roberto. Certamente, me
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uomini grandi, gli uomini di talento sublime, come quello
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possono fare a meno di non intendersi d’ogni
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dei tesori, in materia di quadri, delle cose stupende
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le ha il Re di Francia. Originali dei primi
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quadro spaventosissimo del Tiziani, di cui mi hanno offerto
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vede, che siete assai di buon gusto; avrò occasion
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Quercino, quell’aurora inimitabile di Michel’Angelo Buonarotti, quella
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poveruomo. Si serva, favorisca di andare colle mie nipoti
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non ce n’intendiamo di quadri, e non li
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e gli farò vedere di quelle cose che non
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vostre grazie. (in atto di partire) ¶ Fabrizio. Eh favorisca
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Oggi avrà la bontà di restare a mangiar una
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ma sentirà un paio di piatti, che i simili
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un pazzo più grande di lui). (parte) ¶ SCENA VII
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Fabrizio. Sono in impegno di farmi onore. Voglio che
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tutti possano dir bene di me; se vado anch
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sai fare il pasticcio di maccheroni? ¶ Succianespole. Gnor si
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Ridolfo? ¶ Ridolfo. Ho necessità di parlare con una delle
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Dica pure a quale di esse ho da far
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Fulgenzio m’ha detto di dirlo pubblicamente. L’amico
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costei glielo dicesse prima di me, mi farebbe piacere
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gli abbia io suggerito di pensarvi, di star a
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io suggerito di pensarvi, di star a vedere, di
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di star a vedere, di non precipitare una risoluzione
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non precipitare una risoluzione di questa natura, ha battuto
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Ne ho vedute tante di queste scene, che non
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commissione: parlare con una di esse; spiegar l’intenzione
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Lisetta. Se voi parlate di ciò alla signora Eugenia
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Ho pregato l’amico di dispensarmi: gli ho anche
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mi lagnerei, se dopo di aver fatto io questo
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signora Flamminia. ¶ Lisetta. È di là ora con un
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forastiere, che per ordine di suo zio gli fa
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Oibò; mi ha detto di certa lettera; ma non
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Ridolfo. Verrà a cercare di me. ¶ Lisetta. Eh sì
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sì, verrà a cercare di voi! ¶ SCENA IX. ¶ Fulgenzio
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niente la signora Eugenia di quello che vi avevo
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Fulgenzio. (Lisetta è informata di nulla?) ¶ Ridolfo. (Sì, qualche
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sue, se il desiderio di riveder la Toscana non
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giubbilo gli amici miei di Firenze, ma mi è
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è costato il discapito di non conoscere in Lei
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Lei un Cavaliere degnissimo di essere conosciuto ed amato
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mi fanno maggiormente pentire di non avere tre anni
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avere tre anni prima di sì gran bene partecipato
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rappresentare, e parla poi di esse e di me
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poi di esse e di me in una maniera
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che vale a colmarmi di onore e di consolazione
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colmarmi di onore e di consolazione. Avvi una spia
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mi riporta i sentimenti di Lei cortesi ed umani
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Signor Marco Milesi, giovane di bel talento, di cuore
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giovane di bel talento, di cuore aperto e d
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procurommi da lungi il di lei patrocinio, e cose
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lei patrocinio, e cose di Lei m’ha detto
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e puntiglioso assai più di me. ¶ Flamminia. Non è
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tormentate sempre sul proposito di sua cognata. ¶ Eugenia. Sua
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ogni cattivo pensiere, e di questa donna vi prego
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Oh sì, vi prometto di non parlarne mai più
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Anzi l’aveva detto di venire questa mattina. ¶ Flamminia
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Flamminia. Povero galantuomo! è di buonissimo core. ¶ SCENA II
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e dette. ¶ Tognino. Servo di lor signore. ¶ Eugenia. Addio
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avete? ¶ Tognino. Un po’ di frutta. ¶ Flamminia. Poverino! ¶ Eugenia
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Mi prendo la libertà di mandarvi due frutta, perchè
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avete per solito amareggiata di fele. ¶ Flamminia. È amore
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se non avessi temuto di accrescere i vostri sdegni
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voi lontano, intendo unicamente di compiacervi. ¶ Flamminia. Sentite? (con
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verrà. Bramerei due righe di vostra mano, per assicurarmi
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e usategli un poco di carità. ¶ Eugenia. Siete molto
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e non per irritarlo di più. ¶ Eugenia. Credete ch
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ch’io abbia piacere di disgustarlo? Signora no. Fate
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le manda. In vece di star sulle sue, vi
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mai nessuno. Ella è di natural melanconico. Suo marito
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è in casa, procura di divertirla. ¶ Eugenia. La diverte
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bene? (con un poco di sdegno) ¶ Tognino. (Se parlo
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essere? dite che è di sicuro. ¶ Tognino. Lo sa
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sicuro. ¶ Tognino. Lo sa di certo? ¶ Eugenia. Fate conto
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impazzita davvero? Mi fate di queste scene? ¶ Eugenia. E
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vi do un testone di mancia. ¶ Tognino. Sarà per
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sua grazia. Non mancherò di servirla. ¶ Flamminia. Dico, che
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a Milano quarantacinque soldi di buona moneta. (parte) ¶ SCENA
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Eugenia. Quando si tratta di quelle maladette bugie, non
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ha il torto presso di voi. Ecco qui nostro
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qualche gran personaggio. Sarà di costa di re. Egli
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personaggio. Sarà di costa di re. Egli magnifica tutte
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prime famiglie d’Italia, di una ricchezza immensa. ¶ Roberto
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Io non merito nessuno di questi elogi. ¶ Fabrizio. E
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del mondo. In materia di cavalleria, non c’è
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maravigliosa, che un Cavaliere di sangue illustre, ricco di
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di sangue illustre, ricco di beni di fortuna, e
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illustre, ricco di beni di fortuna, e non bisognevole
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fortuna, e non bisognevole di comerciare, impieghi il suo
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non può ella rimproverarmi di aver detto cosa che
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nascondersi, sendo il Pubblico di tutto ciò prevenuto. Molto
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più dir potrei delle di lei particolari Virtù, ma
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modestia, che sta nel di lei cuore come regina
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e le chiederò permissione di seco lei consolarmi del
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fra l’unico gentilissimo di Lei Nipote, e la
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egregia Dama de’ Ranieri di Perugia, Famiglia anch’essa
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so essere stato il di lei contento per una
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accresciuto si è il di lei giubbilo per la
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ch’io lor desidero di vero cuore, e che
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Famiglia non può mancar di concedere. Porgono voti all
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all’altissimo per ogni di lei serena felicità fra
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dell’antichissima e valorosa di lei Città, i poveri
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lei Città, i poveri di quell’Ospitale, al di
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di quell’Ospitale, al di cui bene Ella presiede
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separata dal rigoroso abbandono di tutti gli onesti piaceri
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tutti gli onesti piaceri di nostra vita, non ricusa
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nostra vita, non ricusa di trattenersi talvolta piacevolmente, e
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principio, che non isdegna di leggere le mie Commedie
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dedicargliene una umilmente, supplicandola di volerla ricevere come un
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ed ossequiosamente mi dico ¶ Di V. S. Illustrissima ¶ Umiliss
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un amore più violento di tutti gli altri. Due
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propria vita sono galanterie di questo gentile amore. Non
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io vi presento; ridete di loro, e non fate
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si abbia a rider di voi. ¶ PERSONAGGI. ¶ FABRIZIO vecchio
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vecchio, cittadino. ¶ EUGENIA, nipote di Fabrizio. ¶ FLAMMINIA, nipote di
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di Fabrizio. ¶ FLAMMINIA, nipote di Fabrizio, vedova. ¶ FULGENZIO, cittadino
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vedova. ¶ FULGENZIO, cittadino, amante di Eugenia. ¶ CLORINDA, cognata di
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di Eugenia. ¶ CLORINDA, cognata di Fulgenzio. ¶ ROBERTO, gentiluomo. ¶ RIDOLFO
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ROBERTO, gentiluomo. ¶ RIDOLFO, amico di Fabrizio. ¶ LISETTA, cameriera in
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LISETTA, cameriera in casa di Fabrizio. ¶ SUCCIANESPOLE, vecchio servitore
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Fabrizio. ¶ SUCCIANESPOLE, vecchio servitore di Fabrizio. ¶ TOGNINO, servitore di
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di Fabrizio. ¶ TOGNINO, servitore di Fulgenzio. ¶ La Scena si
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stanza comune, in ¶ casa di Fabrizio, in Milano. ¶ ATTO
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che mi guardate così di mal occhio? ¶ Flamminia. Eugenia
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Fulgenzio. Egli è innamorato di voi perdutamente; si vede
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un uomo ricco, è di buonissimo core. Considerate che
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nostro zio a forza di spendere in corbellerie ha
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ho avuto scarsa occasione di piangere. Così, e peggio
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e peggio, potrebbe accadere di voi, che non siete
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e che ha detto di volervi sposare, è l
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mai più. (in atto di partire) ¶ Eugenia. (Svenuta cade
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ho detto. Siete nemica di voi medesima. ¶ Eugenia. Deh
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per me avete; so di non meritarlo. Usatemi carità
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da essere lo sposo di mia sorella. ¶ Fabrizio. Non
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il più bravo giovane di questo mondo, il più
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il più nobile cittadino di Milano. ¶ Roberto. Scuso in