parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Carlo Bernari, Speranzella, 1949

concordanze di «di»

nautoretestoannoconcordanza
1
1949
la storia più dolente di Carmilina la rese ardita
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1949
ardita e le permise di dire in un fiato
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1949
sente ora quella janara di tua sorella!» ¶ «Ma voi
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1949
un’arpa la voce di Elvira e si riprese
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1949
soldato?» chiese Elvira, felice di vedere coincidere così inaspettatamente
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1949
è che si tratti di un soldato.» ¶ «Credo. È
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1949
soldato.» ¶ «Credo. È uno di quelli che portano quel
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1949
sulla fronte.» ¶ «Un pezzo di giovane… Benedico!… Ma che
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1949
l’altezza, la salute di questa gente. È proprio
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1949
americani con qualche mese di anticipo presumeva di saperne
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1949
mese di anticipo presumeva di saperne più della ragazza
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1949
rimasta, come un pezzo di legno, con quel chiodo
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1949
Rosario sono così disgustata di tutto, ma così disgustata
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1949
me ne andrei, pur di non sentire più storie
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la strada, lo ricaricò di nero odio e di
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1949
di nero odio e di speranza e soggiunse: «Guarda
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1949
me. Ero femmina io di finire come son finita
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1949
che non mi pare di avercelo neppure per marito
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1949
da Mastrovincenzo.» ¶ Si fermò di scatto, e anche Nannina
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1949
il capo in segno di saluto verso la maestosa
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1949
che portava a guisa di mantello, lo sgrondò agitandolo
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1949
può avere una tazza di caffè come dico io
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sua manona alla camicia di seta all’altezza dello
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1949
verità, però, la verità di Dio.» ¶ «Be’ la verità
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Dio.» ¶ «Be’ la verità di Dio, no, sempre un
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1949
no, sempre un caffè di prima mano.» ¶ «Ah» sospirò
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Elvira scostando la macchinetta di caffè dal fuoco. ¶ «Pacchetti
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Giosuè raggiante del credito di cui godeva: «O forse
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più offensivo per Elvira: «Di’, preferisci i soldi forse
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1949
Me’, come vi permettete di fare una mossa simile
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1949
be’… Ne vorrei cento di clienti come voi! Gli
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1949
Giosuè accarezzando la testa di Nannina. Nannina nascose lo
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sui capelli le parve di doverne rimanere fulminata. ¶ «E
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1949
Elvira porgendo il pacchetto di sigarette al signor Mele
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seno, con il pretesto di prendere la tazza vuota
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tazza vuota, sulle spalle di don Giosuè: «Non è
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parole per lei dense di allusioni. «E poi, non
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1949
pericolo» aggiunse. «Voi dite di no?» ¶ «Che ti devo
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subito per la mente di Elvira, come l’estremo
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sacerdote e il maestro di musica son pronti, l
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1949
vetta delle sognanti scalate di Elvira, che lascia il
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della Speranzella alla ricerca di un merlettino di sole
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ricerca di un merlettino di sole o di un
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1949
merlettino di sole o di un terrazzino di tulle
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1949
o di un terrazzino di tulle. ¶ Invece che fiordarancio
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1949
lungo davanti al pensiero di asservire il corpo della
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1949
al suo volere, e di guidarlo (per il suo
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1949
le trasmetterà, si fiderà di dire, pensava la Cafettèra
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commilitoni che si volsero di scatto a guardare la
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1949
il loro metodico lavoro di controllo e perquisivano tutti
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1949
in trappola. Tentavano dapprima di darsi un contegno indifferente
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1949
un contegno indifferente e di tirar dritto, poi cercavano
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1949
tirar dritto, poi cercavano di assumere un volto angelico
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1949
un sacco i pacchetti di Lucky Strike e di
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1949
di Lucky Strike e di Camel che pescavano nelle
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1949
napoletani. ¶ Un altro gruppo di M.P. metteva in
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1949
passanti che indossavano cappotti origine sospetta. Ritrovandosi in
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1949
un ultimo disperato tentativo di prenderla allegramente: ¶ «Uè, bellezza
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1949
si avvicinava inesorabile. Munito di una boccetta di idrosolfito
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1949
Munito di una boccetta di idrosolfito ne versava qualche
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1949
volta. Giunto al cospetto di Nannina le sollevò il
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era cavati dal taschino di petto disse: ¶ «Write your
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1949
Vos-tra home» fece di nuovo l’M.P
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sul petto. ¶ «Ya» sembrò di udire a Nannina. E
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1949
le venne l’idea di dare all’americano l
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1949
all’americano l’indirizzo di Ciccillo. Ciccillo non stava
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1949
con la sua mescita di caffè clandestina poteva fare
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1949
da me. Elvira mostrava di volerle bene; e da
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1949
sua incerta scrittura, quasi di traverso sul taccuino dell
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1949
riusciva a coglierla mai di sorpresa, giacché il suo
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1949
conosceva con un anticipo di mesi, grazie alle previsioni
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1949
rimaneva che la fatica di congiungere via via i
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1949
in quella piovosa giornata di novembre s’inquietò, perché
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1949
con malgarbo al buongiorno di Nannina e tornò subito
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1949
una visitina alle parole di don Tremendina, implacabile avversario
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1949
don Tremendina, implacabile avversario di tutte le speranze dei
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1949
quello che non è di Dio è di Satana
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1949
è di Dio è di Satana…” A questo punto
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1949
quanto convinta della santità di don Tremendina la infastidiva
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1949
abbandonare.» ¶ «E che vuoi? ’» fece Elvira ritraendo lo
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1949
mente: “O si tratta di danaro” “O si tratta
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1949
danaro” “O si tratta di Michele” “O si tratta
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1949
Michele” “O si tratta di qualche cosa che non
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1949
si riudì la voce di Nannina. ¶ «E chi ti
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1949
invece e contami tutto. Di che si tratta? Lo
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1949
Dunque» ¶ Al dunque, invece di concentrare la sua attenzione
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1949
quasi fosse sul punto di lasciarsi cadere su di
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1949
di lasciarsi cadere su di una sedia. Ma nel
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1949
sedia. Ma nel momento di accasciarsi le sue gambe
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1949
lo sguardo le fuggi di nuovo dagli occhi, oltre
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1949
l’inverno aveva tinto di grigio. ¶ Nannina tacque e
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1949
il filo dello sguardo di Elvira rivide la fila
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1949
Elvira rivide la fila di passanti rasente i muri
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1949
fai prendere una paura di questa fatta? Nanninè, figlia
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1949
che lei fosse fuggita di casa. Elvira continuava a
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1949
Elvira continuava a guardar di fuori come abbacinata dal
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1949
sapone; le saponette puzzano di creolina; gli spazzolini lasciano
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1949
peli; i dentifrici impastano di gesso la bocca; e
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1949
barattoli con la zuppa di piselli e il brucior
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1949
piselli e il brucior di stomaco? e quelle scatolette
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1949
stomaco? e quelle scatolette di carne, fagioli, patate e
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1949
fagioli, patate e mal di pancia? Meglio disfarsene, di
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1949
di pancia? Meglio disfarsene, di quella roba, pensava la
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1949
sceglieva. ¶ Quanti avevano sognato di ritrovare in quelle cose
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1949
da recitare: ¶ «La verità di Dio, signora mia, l
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1949
in giro alla ricerca di un lavoro con gli
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1949
dite…» faceva Nannina stringendosi di nuovo nelle spalle per
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1949
sempre che la roba di questi americani non ha
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1949
fosse il primo anello di una lunga catena e
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1949
procurare un lucro passando di mano in mano. Si
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1949
chiasso, che rimbombava dentro di lei, e che le
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1949
e che le impediva di udire il mondo di
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1949
di udire il mondo di fuori. Carmelina allattava, cucinava
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1949
che mi sono scocciata di fare la scema a
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1949
è il marito, cognato di Nannina. Era stato epurato
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1949
semplice postino aveva sognato di diventar qualcuno indossando la
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1949
porto. Il postino faceva di tutto perché si dimenticasse
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1949
superava il terzo sbarramento di controllo. Un gruppo di
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1949
di controllo. Un gruppo di M.P. sottoponeva i
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1949
in caserma e coperto di manate e di pugni
121
1949
coperto di manate e di pugni. Il povero postino
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1949
pensar bene o male di quei complimenti: non tardò
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1949
conquistato l’intero corpo di guardia. Tuttavia non riusciva
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1949
Così fece. Nell’ora di riposo egli si rifugiò
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1949
quasi nudo ma carico di doni. Cominciò di li
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1949
carico di doni. Cominciò di li la sua fortuna
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1949
Joe, con un baito di sigarette fra le gambe
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1949
stata io sareste morti di fame tutti e due
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1949
che portava a guisa di ciabatte e fuggi via
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1949
autunno aveva già dipinto di nero le soglie dei
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1949
soglie dei bassi e di grigio i panni che
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1949
lontananza d’acqua e di fumo. ¶ La liberazione dalla
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1949
acquistava ora agli occhi di Nannina il sembiante di
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1949
di Nannina il sembiante di quel novembre della liberazione
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1949
un brivido che cercò di frenare stringendosi le mani
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1949
già indosso sotto forma di cappotto. E Nannina dopo
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1949
anni, una sottoveste nera di dubbia provenienza, il reggipetto
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1949
dubbia provenienza, il reggipetto di Carmilina utile soltanto come
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1949
utile soltanto come deposito di sigarette, ma fastidioso al
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1949
che aspettava un po’ di calore per sollevarsi alla
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1949
freni della lunga teoria di Dodge, Chevrolet e General
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1949
rabbiosamente le mattonelle viscide di cemento. ¶ Fu fermata da
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1949
fermata da uno sbarramento di M.P. Istintivamente Nannina
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1949
quel gesto l’attenzione di un M.P. Svelto
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1949
Casa. Appena il Principe di Piemonte prese dimora nella
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1949
prese dimora nella Reggia di Napoli, Lonegro cercò ogni
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1949
Lonegro cercò ogni modo di farsi consultare: ottenne un
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1949
le botteghe dei Quartieri di sopra Toledo; ma il
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1949
Toledo; ma il popolino di quei vichi continuò a
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1949
ai suoi occhi. Cercate di capirlo: la sua fedeltà
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1949
Re con la corona di Imperatore o quando vide
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1949
smentirsi ora. Ai monarchici di sopra ai Quartieri che
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1949
fazioni in quegli anni di Speranza e di Baldoria
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1949
anni di Speranza e di Baldoria. ¶ V ¶ Quando Nannina
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1949
avevano invaso le vie di Napoli. Gli alleati sciamavano
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1949
solenne non è colpa di chi scrive; domandate che
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della Speranza nella vita di un uomo comune intimidito
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sciamava per le vie di Napoli in quel novembre
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1949
appena da un velo di disperazione. ¶ Dovevamo confortarli noi
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1949
amore mancato i Quartieri di sopra Toledo offrirono lo
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1949
desolato. Ad ogni imbocco di vicolo, su di una
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1949
imbocco di vicolo, su di una tabella attaccata ad
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1949
l’americano nelle viscere di Partenope scendendo da una
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1949
ne avvedesse. ¶ Quando scopriva di trovarsi nella zona infetta
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1949
facili paradisi a portata di mano: il “18” il “28” il
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Joe con ventiquattr’ore di permesso non concedeva scelte
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1949
morire” era sulla bocca di tutti. A sentirli venivano
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1949
sapevano raccontare. ¶ I Gennarini di sopra i Quartieri ne
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1949
Riuniti in una cantina di Vico Lungo Gelso intorno
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1949
e tiravano avide boccate di fumo troppo forte per
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1949
un esercito così pieno di roba? L’americano beveva
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1949
più assetato vuotava bicchieri di gin di vischi e
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1949
vuotava bicchieri di gin di vischi e di vermutte
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1949
gin di vischi e di vermutte fabbricati nei vicoli
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1949
nei vicoli, come deluso di non trovare mai in
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1949
mattina d’ogni ben di Dio. ¶ La roba che
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1949
sottoporsi ad un esame di “civiltà” di “pulizia” e
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1949
un esame di “civiltà” di “pulizia” e di “sazietà
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civiltà” di “pulizia” e di “sazietà”. Dovevano mostrarsi cortesi
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1949
scatolette, i signori prima di decidersi all’acquisto mettevano
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1949
ne sarai mangiata tu, di questa roba!» esclamavano guardando
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Nannina rappresentava un miscuglio di uomo e di donna
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1949
miscuglio di uomo e di donna, di ragazza e
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1949
uomo e di donna, di ragazza e di adulta
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1949
donna, di ragazza e di adulta, desiderabile e ripugnante
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1949
affari dipendevano dalla tranquillità di coscienza dei suoi clienti
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1949
sarai fatta una pancia di questa roba.» ¶ «Uh, avete
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1949
l’avrai pure schifata, di’ la verità.» ¶ La verità
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1949
Il caffè non sa di caffè; il cioccolato sa
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1949
caffè; il cioccolato sa di carruba; le caramelle sanno
191
1949
carruba; le caramelle sanno di medicinali; il formaggio sa
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1949
medicinali; il formaggio sa di sapone; le saponette puzzano
193
1949
gettare una nuova manata di fuoco nel fuoco che
194
1949
già avvampare nel petto di Ciccillo aggiunge: «Un signore
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1949
dalla tasca una manciata di soldi soggiunge: «Vai a
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1949
fatti dare un quarto di chilo di stracci, ma
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1949
un quarto di chilo di stracci, ma devono essere
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1949
strada, poi si rivolge di nuovo a Nannina e
199
1949
Sai che c’è di nuovo? Mi son seccato
200
1949
fa la voce scattante di Nannina tornata alla sua
201
1949
tornata alla sua funzione di cassiera. ¶ «Ristretto e poco
202
1949
fa eco la voce di Ciccillo. E battendo con
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1949
ultimo rintocco della Campana di S. Francesca si è
204
1949
strada, al continuo passaggio di ragazzi di bottega con
205
1949
continuo passaggio di ragazzi di bottega con cartocciate di
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1949
di bottega con cartocciate di pesce fritto, di frittelle
207
1949
cartocciate di pesce fritto, di frittelle, di pizze. Sono
208
1949
pesce fritto, di frittelle, di pizze. Sono le undici
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1949
da Ciccillo il permesso di uscire. E deve uscire
210
1949
ma come il presagio di un pericolo che ogni
211
1949
tu cammini sull’orlo di un abisso». ¶ L’indovino
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1949
tua è la paura di aver paura». ¶ «Addio Nannina
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1949
durante i primi traffici di sigarette. ¶ Anche loro due
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1949
nella “realtà della vita” di Nannina, portandovi un torbido
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1949
un torbido rimorso come di cosa non goduta, un
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1949
non goduta, un profumo di cosa che si poteva
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1949
è fatta, un miscuglio di maschio e femmina. Coi
218
1949
donna; la rendono ansiosa di essere corteggiata e timorosa
219
1949
ogni giorno un po’ di baldoria nel loro paradiso
220
1949
fatta. Ma Nannina cerca di trattenere i due giovani
221
1949
segreto già troppo affollato di nomi e di date
222
1949
affollato di nomi e di date, come dice il
223
1949
a Cicalio ogni voglia di replicare. Si ravvia i
224
1949
labbra, preleva un po’ di denaro dalla cassa e
225
1949
fra i due filari di panni sciorinati al sole
226
1949
come ogni sabato, prima di andare a leggere la
227
1949
la mano agli afflitti di Foria e del Reclusorio
228
1949
me se volete sapere di che cosa si tratta
229
1949
PER CAUSE D’AMORE – DI LONTANANZA O D’INTERESSE
230
1949
aveva gli occhi profondi di un onesto giovane di
231
1949
di un onesto giovane di borgata, che abbia indossato
232
1949
più l’onesto giovane di borgata, ma un operaio
233
1949
con un grave senso di responsabilità alla vecchiaia. Nulla
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1949
responsabilità alla vecchiaia. Nulla di “diabolico” in lui se
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1949
accorciata per lo scoppio di una bomba nella guerra
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1949
martirio, non avesse cercato di fermarlo: ¶ «Maestà» osò dire
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1949
si voltarono con cipiglio di rimprovero verso quel soldatino
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1949
rimprovero verso quel soldatino di pelo rosso che ardiva
239
1949
si udì un tinnio di sciabole contente fra i
240
1949
i generaloni più alti di lui. ¶ Divenne imperatore e
241
1949
ma spande un odor di olio fritto, di caffè
242
1949
odor di olio fritto, di caffè tostato, di limone
243
1949
fritto, di caffè tostato, di limone spremuto. Ad ogni
244
1949
nel sole un pannolino di fumo felice, c’è
245
1949
c’è un mucchio di spine o di bucce
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1949
mucchio di spine o di bucce di limoni esauste
247
1949
spine o di bucce di limoni esauste. ¶ Il sabato
248
1949
sfoghi. E il giorno di don Giosuè, che se
249
1949
visitare il celebre chiromante di vico Fato. Ma non
250
1949
in mezzo il letto di ottone a due piazze
251
1949
piazze, e la tavola di noce dagli spigoli arrotondati
252
1949
or ora, un pacchetto di Nazionali introvabili. Elvira non
253
1949
l’udito alla voce di Elvira che ogni volta
254
1949
gli ricordava i buffi di caffè e di sigarette
255
1949
buffi di caffè e di sigarette lasciati a far
256
1949
era contenta e orgogliosa di servirlo, perché lui era
257
1949
e qui un pacchetto di sigarette subito dissipate. Si
258
1949
storpia, nessuno s’accorgeva di lei. Ma lei dal
259
1949
suo spiraglio era gelosa di Elvira che ogni tre
260
1949
ore riceveva la visita di quel signore biondo come
261
1949
attraversa il corpo robusto di don Giosuè per fermarsi
262
1949
porta, ultima immagine felice di un’esistenza agiata, e
263
1949
come tutti i mortali di quel vico. Ciccillo è
264
1949
stare nella sua parte di principale e di servitore
265
1949
parte di principale e di servitore che non deve
266
1949
Me’! C’è bisogno di raccomandazioni? Il caffè che
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1949
sua cassa «le ordinazioni di caffè persino dagli uffici
268
1949
conosce nessuno. È questione di miscela, e di manico
269
1949
questione di miscela, e di manico…» È una vanteria
270
1949
lo sanno. «È questione di manico!» ¶ Così dicendo poggia
271
1949
poggia la chicchera colma di una schiuma ocra sul
272
1949
fosse stata sul punto di contaminarsi: «Scusate signor Me
273
1949
per sorbire quella tazza di caffè che negli occhi
274
1949
caffè che negli occhi di Nannina non ha più
275
1949
altro sapore, un sapore di carminio e di cipria
276
1949
sapore di carminio e di cipria che appena nello
277
1949
grazia bionda e paffuta di don Giosuè, il suo
278
1949
immagine a quella riflessa di Nannina. Non sfigurano affatto
279
1949
è un signore” pensa di sé don Giosuè Mele
280
1949
nelle quattro specchiere prima di uscire. Si riprende la
281
1949
a intenerire lo sguardo di Ciccillo adirato: ¶ «Potresti fare
282
1949
son cecato… Per grazia di Dio ci vedo, eccome
283
1949
Cappellano che ha detto di averlo conosciuto, ed era
284
1949
che tornerà. È questione di giorni, forse, ma tornerà
285
1949
ma tornerà. Si tratta di sapere solamente qual è
286
1949
lui, che c’è di male?» ¶ «No, niente.» ¶ «E
287
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una combinazione. Si parlava di quella povera signora che
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poi che c’è di male… Magari ci andava
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due specchi a tingere di un verde pallore il
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della Nettezza Urbana cerca di raggiungere la tazza che
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offerta. Le due lettere di ottone N.U. luccicano
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il suo camion. Prima di salire si accende una
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sigaretta, lascia un gomitolo di fumo ben gustato nel
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e scompare nella cabina di guida. ¶ «Ci hanno una
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palato è il sorriso di Nannina, la sua bellezza
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Anna sotto una campana di vetro. Somiglia proprio alla
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proprio alla S. Anna di Palazzo, che nella chiesa
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ha dato quel posto di responsabilità dopo averle salvato
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bene. E non contento di averla così docile al
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richiami, e poi timoroso di aver ecceduto implora perdono
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si disfanno nel velo di vapore che si solleva
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sbuffante. Ciccillo ha superato di poco i quarantacinque; ed
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già calvo. Una coroncina di capelli intorno al cranio
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ciascuno con la bustina di zucchero accanto. Il più
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Neh, vi siete ricordati di Mastrovincenzo?» chiede Cicalio in
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Cicalio in un momento di sosta del lavoro, come
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se avesse un esercito di commessi disobbedienti ai suoi
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scola dentro i fondi di caffè caduti nelle coppe
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caffè caduti nelle coppe di sostegno della sua espressi
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sua espressi. Una spolverata di zucchero, una frustata di
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di zucchero, una frustata di vapore e via: «Pascalo
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tiepida bevanda, uno squadrone di umori gentili galoppa già
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che i pochi sorsi di vino che gli offre
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raggiungere il vicino gabinetto. ¶ Di notte guardiano, perché non
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perché non può dormire, di giorno operaio ma solo
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dinamo e ai motorini di avviamento; sempre geloso dei
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necessita l’aiuto. Solo di Michele si fida. ¶ Michele
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Michele, l’altro figlio di Ciccillo, è al lavoro
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capo chino nel cofano di un camioncino che non
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da rimontare, il quadro di una Aprilia fracassato in
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ammodernandole con finti musi di 1100 e di Artena. I
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finti musi di 1100 e di Artena. I nuovi ricchi
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anche loro il proverbio di Mastrovincenzo che alla vista
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Mastrovincenzo che alla vista di quei mostri verniciati con
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fu acquistato nei giorni di Baraonda e di Speranza
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giorni di Baraonda e di Speranza è in vendita
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più per i vichi di sopra Toledo i loro
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Toledo i loro doppipetti di gabardine, i loro mocassini
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gabardine, i loro mocassini di camoscio, le loro camicie
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camoscio, le loro camicie di seta pura. La Speranzella
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corrono intorno a spina di pesce è un pesce
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l’abbiamo fatta. Sembra di essere emersi dopo un
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dopo un bel tratto di nuoto sott’acqua, si
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i barbieri per menar di forbici più allegre nelle
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e caricare i foconi di legna dolce… Tutti ne
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la miseria non sente di amara sarcinella, ma spande
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batte contro il ferro di un vecchio fanale a
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non abbia ancora capito di che si tratti e
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durante la Baraonda: mercanti di stoffe e di cuoiami
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mercanti di stoffe e di cuoiami; macellai, orefici, cambiavalute
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abitazione del Sergente Maggiore di un Tercio. ¶ Non si
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urico, tra la zampa di Fido e la punta
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è solo per ricordarsi di girare l’angolo, per
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tutto il suo mal di schiena Mastrovincenzo l’elettricista
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sedia dalla lunga spalliera di vimini. Dorme a sciacquabarile
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riode il passo uricemico di don Luigi che torna
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prima volta sulle labbra di Mastrovincenzo; che, per lui
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lui, cafone, è maestro di vita. ¶ «Accoglie? E come
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si accarezza il troncone di gamba che fa su
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allo zoppo che prima di portarsela alla bocca sbadiglia
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alba che già incorona di luce i terrazzi. ¶ «Cuccia
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fate fare un sacco di risate con la mortadella
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allorché a sentirsi parlare di gamba mosse il troncone
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capannella alle coltri. Cominciò di lì quel dolore. ¶ «Fatemela
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tanto penare questa figlia di zoccola! Dall’altra guerra
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sino alle unghie. Niente di umano conservava quell’arto
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vuoto che egli sentiva di sotto le coltri. Chiese
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sana gli parve inverosimile di averne possedute due per
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altra così bene, come di una cosa veramente sua
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sopraffece con un fiotto di parole: ¶ «Ma sicuro… Sicuro
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appena risuolato. Lo sistemò di nuovo nella cassetta tra
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cassetta tra i trucioli di paglia, anch’essa americana
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ad aggiuntare i fili di frodo spezzati dalle bombe
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luce per certi vichi di sopra Toledo. Ora se
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quel racconto. «Fate conto di non avercela mai avuta
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rimanente è tutta roba di guerra. È tutta roba
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bounds che dall’angolo di Sergente Maggiore si sporge
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a prendere un po’ di luce. ¶ «Dite voi?» ¶ «Gesti
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e furia.» ¶ Un raggio di sole colpisce il balcone
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e il vetro diventa di brace; al palazzo di
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di brace; al palazzo di fronte qualcuno apre una
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qualcuno apre una serie di finestre al secondo piano
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a vivere. ¶ II ¶ Passa di nuovo il polmonaio ogni
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muso nei cartoccetti imbrattati di sangue giallo, in fila
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in fila, nella pennellata di sole che tinge in
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che tinge in lungo di calce mezza Speranzella; divorano
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discende verso Toledo colmo di rifiuti fra lo stridore
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rivolto verso la vetrina di un orefice. È colmo
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sole del sabato accende di una luce più viva
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incominciato con una mescita di caffè clandestina guidato dalla
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quattro specchiere, un bancone di zinco, la gelatiera per
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una radio a forma di littorina, una vetrinola aerodinamica
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il ricovero d’urgenza di Mastrovincenzo e più tardi
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e finita poi zeppa di babà e sfogliatelle, e
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grembo; fece due volte di sì col capo sul
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accorsero in un baleno di non essere più veduti
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lei e si toccarono di gomito come fossero piombati
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dei presenti nel tentativo di richiamare in vita la
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fecero tutti l’atto di sporgersi dalla porta, e
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Ciccillo!» ¶ Ma Elvira faceva di sì con la testa
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un accidente… Neh, qualcuno di voi ci avesse un
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Santissimo Rosario, poi tentò di aprire uno dopo l
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gemito del legno richiamò di nuovo in vita la
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dentro il volto madido di donn’Elvira, se lo
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poi, indicando il muro di fronte. ¶ «Ferma» disse a
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prese la mano guantata di antilope gialla che il
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lui sembrava scontento, ma di che; si domandava Nannina
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seconda persona credette ingenuamente di aver rimesso le cose
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ripreso il suo aspetto di città occupata, la disfatta
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con le sue matasse di filo spinato a segnare
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le macchine alleate, officine di riparazione o di montaggio
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officine di riparazione o di montaggio, depositi militari, o
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con quel suo senso di perduto, di troppo consumato
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suo senso di perduto, di troppo consumato. E Nannina
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occupata da qualche cosa di estraneo al suo corpo
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suo corpo. Le sembrava di avere, o forse ce
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disgustoso odore indosso, come di cloro. I fari della
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tremava ancora ritrovando dentro di sé quel grido non
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giallo uovo, quando incontrò di nuovo l’occhio della
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era fermato sulla porta di don Vincenzo alla Torretta
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recuperare la sua prerogativa di maschio che non permette
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si dicono, queste? Sangue di qua, sangue di là
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Sangue di qua, sangue di là, e dove siamo
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bestemmie? Mi faccio meraviglia di voi…» ¶ I presenti notarono
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presenti notarono il turbamento di Ciccillo e lo rincuorarono
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sta sempre un ceppo di guai! E diventata uno
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sveglia, e prosegui. «Peggio di un decotto…» ¶ «E va
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lasciar passare quella carovana di curiosi che andavano commentando
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commentando le strane parole di donn’Elvira. Verso Vico
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capo contro la gamba di lui, e, premendo la
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a lenire un mal di capo: «Mi credevo di
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di capo: «Mi credevo di morire». ¶ Ciccillo le fece
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ch’era il debole di Elvira; ma la sua
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sapeva d’acido fenico, di corsia d’ospedale. Scavalcata
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verso le spalle e di li al dorso tondo
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dicevo, e nessuno, nessuno di voi mi ha voluto
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la luce degli occhi di quelle anime benedette, mi
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ne andava quella figlia di una zoccola? Con un
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È una… Una guagliona di qua attorno. La conoscerai
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Ed io, fa conto, di qua, come a cinematografo
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sapere al marito che di lì proveniva tutto quel
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nella cantina del venditore di ghiaccio, si trovò di
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già apparecchiata: una serie di scatolette e di barattoli
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serie di scatolette e di barattoli, uno dei quali
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già si scaldava su di un fornello: una serie
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un fornello: una serie di barattoli di birra; un
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una serie di barattoli di birra; un lungo pane
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per tartine, alcune bottiglie di whisky (a lei parve
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fame. Conosceva troppo bene, di ciascuno di quei barattoli
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troppo bene, di ciascuno di quei barattoli, sapore e
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Come si dice, tentava di ricordarsi Nannina, dove c
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perdenza. E fingeva anche di bere perché s’era
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il gamellino, nella finzione di bere, aveva la sensazione
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bere, aveva la sensazione di aver distrutto il velo
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aver distrutto il velo di rossetto che donn’Elvira
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tra il fogliame prima di arrivare sulla terra. Perciò
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americano beveva e, incurante di lei, fumava. Nannina s
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vista la sua camicetta di seta che donn’Elvira
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macchia corvina sul letto di foglie secche. Le labbra
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filo lungo e tondo di respiro. La sigaretta cadutagli
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il suo alito sentiva di alcool; e non tanto
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dell’uomo una immagine di forza e di abbandono
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immagine di forza e di abbandono. Nannina gli toccò
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pietà. Che mi dite di fare? chiese Nannina all
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Fu risvegliata dal richiamo di uno strano uccello, o
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che non portava niente di sotto, per forza doveva
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ventata dev’essere passata di qui mentre dormiva. Rannicchiò
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paura non le consentisse di connettere le idee, Nannina
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suoi bottoni, innervosito forse di non avere abbastanza tasche
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non era mai contento di ciò che trovava, voleva
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il corpo, non tentò di salire per quelle vie
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donn’Elvira voleva seminate di pepe. Ma balbettava; Nannina
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e scendeva, mai contento di sé, quelle gradinate che
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ricordava gialle nei guanti di antilope – salivano, salivano dal
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lei capiva la ragione di quel gesto. ¶ «Che è
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Elvira ansimava, accasciata su di una sedia e faceva
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là, non si stancava di indicare il dito. E
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tutti guardavano il muro di fronte, s’affacciavano sulla
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vicini accorsi alle grida di donn’Elvira, le fasi
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la Pizzicatela, una conoscente di sopra Cariati, che però
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proprio per una donna di virtù eccezionali. Appena si
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infatti, essa diceva parole di questo conio: ¶ «Figlia di
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di questo conio: ¶ «Figlia di buona femmina!… Svergognata!… Scendi
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femmina!… Svergognata!… Scendi, figlia di zoccola!» Poi, dopo una
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dominava il commercio clandestino di tabacco americano. Sempre spettinata
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cenciosa, sebbene ricca moglie di un magliaro che passa
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al minuto la protezione di cui largamente godeva presso
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vivono tra i vichi di Cariati e Montecalvario. E
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avvertì oscuramente il pericolo di svelare il suo animo
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è stata una cosa di passaggio» e si portò
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cesti di patate e di mele che inondarono rosse
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e gialle i vicoli di sotto fino a Toledo
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dell’americano, ora spuntavano di nuovo come dal selciato
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ostili, che andavano fiorendo di vicolo in vicolo sulle
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un rutto che sapeva di pianto; riuscì ad inghiottirlo
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la persona nei momenti di maggior stanchezza, offrendo candele
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per il ricovero, scatolette di porco, fiammiferi, sigarette fabbricate
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d’orina, dovunque pustole di una corrosione, dovunque manifesti
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corrosione, dovunque manifesti vecchi di anni arrotolati sulla colla
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quelle cose, s’accorgesse di quella vecchiaia, di quel
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accorgesse di quella vecchiaia, di quel disordine, di quel
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vecchiaia, di quel disordine, di quel puzzo di miseria
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disordine, di quel puzzo di miseria che veniva incontro
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per rompere la fila di quei poveri Joe che
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che aspettano il turno di una mensa o di
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di una mensa o di una cantina, vicino alla
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non piova, lunghe file di sciuscià, bidoni d’immondizie
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sua, si sentiva responsabile di tutto ciò che mancava
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tutto ciò che mancava, di tutto ciò che appariva
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verso un angolo luminoso di mare, fra due palmizi