Alberto Moravia, Vita nella stalla, 1944

fascisti mi avrebbero arrestato (e infatti poi vennero parecchie

cercarmi a casa mia) e non sapevo dove nascondermi

a mancare i giornali e gli altri ordinari mezzi

arrivavano che i tedeschi e un bel giorno tornarono

proclamarono la repubblica sociale e appesero alla finestra del

la casa in pianura e caricato sopra un asino

viottoli, tra le macchie e i massi erratici, in

in un paesaggio bello e selvatico; alla fine della

montagna dissodando le macchie e le sassaie. Incontrai uno

addossata alla sua casa e l’accettai. Credevo di

si sperava più nulla e si faceva conto di

ogni mattina alle cinque e correre in cima alla

i piccoli prati verdi e freschi che tappezzavano la

vedevano tutt’intorno gole e forre profonde e più

gole e forre profonde e più lontano i monti

così libero come allora. E quante volte guardando al

alleati fantasticai di imbarcarmi e raggiungerla a qualsiasi costo

luoghi proprio da briganti e da fuggiaschi. Io restavo

poiché non avevo libri, e verso l’imbrunire scendevo

alla fine di ottobre e durò fino a capodanno

i muri erano sporchi e pieni di ragnatele, in

di paglia, un tavolo e, purtroppo, un telaio di

che una, da bambini, e questo perché i contadini

tenevano appese al soffitto e a nessun patto ce

su quella bassa seggiolina e io stavo disteso sul

che scrosciava di fuori e formava una nebbia liquida

né fornelli né cucina e bisognava cuocere la roba

terra, in una buia e puzzolente capanna. Ci voleva

accendere la legna verde e bagnata e, una volta

legna verde e bagnata e, una volta accesa, ne

il buio, il fango e la sporcizia, nei giorni

ciocie, i bambini urlavano e piangevano e io, inginocchiato

bambini urlavano e piangevano e io, inginocchiato in terra

vivevo in una capanna e ricordandomi di aver letto

capanna si trovavano benissimo e si stupivano quando io

spazzando via le nubi e in un gran freddo

sotto un cielo gelato e azzurro si seppe dello

stupidamente sciupato le provviste e la poca roba che

montagne, avventarsi sopra Fondi e poi gettarsi a picco

tra lingue di fuoco e volute di fumo. I

con requisizioni d’uomini e depredazioni. In montagna ci

austriaci erano i meglio e non nascondevano il loro

l’Italia aveva tradito e che gli italiani erano

cercare roba da mangiare e a discutere la situazione

sapevano poco di più e non pensavano che a

sola volta dell’Italia e della catastrofe dell’Italia

persone ammassate in capanne e in tugurii; ma, purtroppo

i tedeschi erano odiati e gli alleati aspettati con

Ma i motivi politici e patriottici non c’entravano

preferenze ispirate dal tornaconto e da altre considerazioni strettamente

altre considerazioni strettamente locali e personali. ¶ In aprile cominciò

in quell’aria mite e poetica, con grandi fioriture

di mandorli, di peri e di peschi, e campi

peri e di peschi, e campi di grano di

a raccogliere erbe commestibili e io con loro. Queste

i provvisti, avvenivano furti e sparizioni, alcune famiglie avevano

rispondevano con i mortai e non di rado le

tedeschi se ne andarono e giunsero le prime pattuglie

Sei tedeschi fuggiaschi, laceri e affamati, si lasciarono di

grado disarmare da me e dai contadini. Uno di

contenti. Discesi a valle e trovai lo spettacolo diventato

camion, le loro scatole e le loro sigarette e

e le loro sigarette e, intorno, torme di italiani

applaudivano. Andai a Fondi e trovai fame, macerie e

e trovai fame, macerie e stracci. Cominciava una nuova