Teofilo Folengo, Orlandino, 1526

gallo; ¶ Ragion però non era che 'l cavallo, ¶ L

v'antipono; ¶ e benché era misterio d'alta lima

genti. ¶ 25. ¶ Milon d'Angrante era di lor primiero, ¶ poscia

bellicosi affanni, ¶ e, come era costume, li ebbe cinti

sua virtú, di Roma ¶ era confaloniero e senatore, ¶ e

ordir un ballo Astolfo era perito, ¶ e l'esservi

volte andasse in bando, ¶ era logotenente ne le squadre

bella e piú felice, ¶ era costei d'ogni virtú

nulla vi sparagna, ¶ perch'era il mastro et orditor

d'uomini e cavalli; ¶ era ne l'aere un

d'oro ¶ fermato s'era in logo piú eminente

a suo parente ¶ quant'era il manto ch'egli

l Danese nel stecato ¶ era s'un mulo magro

e zoppo ancora ¶ entrat'era 'l Danese ne la

staffa, che non v'era, ¶ salta quel paladino in

vien coperto a maglie. ¶ Era costui Ginamo di Maganza

mo, lettori, quanto stento ¶ era di lui condur quella

non conviene. ¶ 31. ¶ Otton s'era affrontato col Danese, ¶ quello

gridando forte. ¶ Amon, ch'era de li altri 'l

è piú bello; ¶ tutt'era adorno in strafoggiati panni

Esso cogli altri uscito era di briga, ¶ ch'eran

d'altro schermo gli era già mistieri; ¶ ecco 'l

anzi a Parigi stato era studente, ¶ ficca la testa

in balanza. ¶ Ivvon, ch'era sul carro, qui comprese

fusse d'alcun com'era largo, ¶ né Giuvenal né

celandosi d'altrui quand'era uopo; ¶ e ruppe ogni

incanto, ché vermiglia ¶ v'era una petra dal sin

amor e sí perch'era ¶ donna, come son l

ribaldone; ¶ fra loro congiurati era dissegno ¶ ch'egli ferisca

è caporale, ¶ et anco era concorde con Maganza ¶ di

de' piedi testa, ¶ s'era la lanza di Rainer

spanne d'asta ch'era in terra. ¶ Sta saldo

terra il getta; ¶ molt'era il falso Falsiron allegro

d'Angrante. ¶ Bovo ch'era vicino disse: - Io serbo

a le parole ¶ entrato era 'l palazzo di Milone

Il qual anco non era in piazza giunto, ¶ quando

de suo' secreti consapevol era ¶ tenendo un buco aperto

castigar un ostinato, quanto ¶ era quel di Milon, ch

e premio dàlli. ¶ 5. ¶ Balzato era di sella il cavalliero

giorno; ¶ lo siniscalco entrato era ne l'onte ¶ e

del suo magior flagello. ¶ 20. ¶ Era la fame già smarita

la stanza ¶ di Berta era Milon restato solo; ¶ pensate

fia grato. ¶ Narrazione ¶ 3. ¶ Tornata era a la stanza già

un dio Demogorgone, ¶ ch'era sopra le fate e

fate altri l'appella) ¶ era Morgana e Alcina sua

tanti brandi e spate ¶ era con tre famigli, vi

drento accetto, ¶ disse qual era, e Berta immantenente, ¶ senza

le stelle; ¶ anco non era caldo né anco gelo

in quel confine ¶ vi era; ché, mentre l'aure

Or un signore v'era di Calabra ¶ con trenta

uccisi ai piani. ¶ 24. ¶ Quant'era meglio che 'l conte

lagrimando il negromante, ¶ et era per narrar il gran

Raimondo (ché Raimondo detto ¶ era quel duca o conte

Berta facea, mercé ch'era tedesca, ¶ perché in quel

quel tempo la teologia ¶ era fatta romana e fiandresca

e di pastore fatto era già coco, ¶ infin che

Usanza universale tra' citelli ¶ era di Sutri, come far

la penna ¶ rimasta mi era, or la mia Musa

non esser altra teologia. ¶ 11. ¶ Era bon mastro in arte

gente gran strettura ¶ vi era per tòrne ognun qualche

rubor sí perché astretto ¶ era di comprar legna a

sia caval di legno, ¶ era de la vecchiezza lor

un bottazzo fassi cavezzale, ¶ era d'i santi soi

spiccalo dal muro, ¶ ch'era d'un tribiano antiquo

questo sin un pelo. ¶ 60. ¶ Era già il coco giunto

la quarta ¶ ricchiesta, eh'era a dir lo pensier

né per monte ¶ non era piú di cristian memoria