Vittorio Alfieri, Maria Stuarda, 1788

posso ¶ giovarti; e laude fia, più che il piacerti

che giace. Ultimo danno ¶ fia la regal dissension; deh

il volesti; ed or, fia ver che in breve

girne mendicando asilo; ¶ chi fia che il veggia, e

mio sposo, a me fia caro. ¶ Ma udiamlo; io

di civil guerra, ei fia tutt'uno. ¶ Io non

io proseguire?... ah! no... Fia lieve amore ¶ quel che

unico figlio, il rivedrai; fia reso ¶ agli amplessi paterni

ad ogni rischio allor fia di svelarti, ¶ non ciò

l'impone ¶ Elisabetta, ove fia d'uopo) offrirti ¶ qual

erede, il tuo figliuol fia 'l mezzo ¶ di tua

sangue obbedir mai. ¶ Forza fia pur, che il tuo

nostro ¶ ei salirà: non fia 'l miglior per tutti

Elisabetta ei crescerà: gli fia ¶ ella più assai che

offeso, a me ne fia ¶ se non creduta più

rampognarti è vano. Assai fia meglio ¶ disdegnoso silenzio; altro

dirti: e il guiderdon fia questo ¶ dell'immenso amor

vano... Oh cielo!... E fia, ¶ fia dunque ver, che

Oh cielo!... E fia, ¶ fia dunque ver, che ad

biasmarti, ella a gridar fia prima ¶ que' tuoi stessi

perigli, ed errori! ¶ Mal fia il risolver; dubitar fia

fia il risolver; dubitar fia il peggio... ¶ SCENA III

il minor mal qual fia? ¶ Botuello ¶ Tu ben lo

tristi ¶ foriero forse! e fia pur vero, al fine

mai?... ¶ Botuello ¶ Se libertà fia sola ¶ scema ad Arrigo

core io mai... Che fia? Dal costui labro, ¶ quai

a tal non verrai: fia lealtade ¶ ora il non

potrai? ¶ Maria ¶ Lamor!... che fia?... ¶ Tu... già ritorni?... ¶ Lamorre