Giovan Battista Marino, La sampogna, 1620

dal Valesio, cime et fiori degl'ingegni elevati, sia

al suol de' catenati fiori ¶ la testura interrotta ¶ e

si ringemmò d'arabi fiori. ¶ Il gelso, che del

cane ¶ languiano erbette e fiori; ¶ ne le più cupe

aure tepidette ¶ genitrici di fiori, ¶ gravide di virtù maschia

e rugiade, erbette e fiori. ¶ Quando al fresco discesa

aprova ¶ l'odor de' fiori e 'l mormorio del

tutto il popol de' fiori, ¶ e sì come a

prati, ¶ la fenice de' fiori, ove la rosa, ¶ bella

aura divina, ¶ degl'intrecciati fiori ¶ l'odor vince e

semplice man gli offerti fiori ¶ che de' suoi tanti

rami, ¶ a germinare i fiori, ¶ a maturare i frutti

a coglier poma e fiori –. ¶ Ciò detto, ella primiera

giallo amariglio ¶ sparso di fiori azurri ¶ l'abito che

ad innaspar filze di fiori, ¶ e con fatal prodigio

i prati, ¶ uccisi i fiori, e consumate l'erbe

le fronde. ¶ Gareggiavano i fiori, ¶ gemme e fregi del

antri, fonti e ruscelli, ¶ fiori, erbette, arboscelli, ¶ siate voi

di fresch'erbe e fiori, ¶ e di nove dolcezze

di colori, ¶ disornato di fiori, ¶ potrà, contrario a quel

l'erbette e i fiori ¶ torna con Clori a

fuggon dal viso i fiori, ¶ e fugge il fior

un filo. ¶ Se questi fiori intorno e queste erbette

veleno. ¶ Così tra lieti fiori ¶ aspe mordace alberga. ¶ Così

eburneo rastro, ¶ e di fiori s'intreccia e d

l'istesso sole ne' fiori, et ne' frutti, i

sciolgano al'ora ¶ i fiori il riso, e gli

Pascer non vuol più fiori in altro prato, ¶ se

grembo, in grembo ai fiori, ¶ e con un lieve

cui poscia vincitor di fiori ornato ¶ con occhi di

anco Amor ne i fiori, e 'n ciascun loco