Giuseppe Parini, Il giorno, 1801

mai sempre insuperbisce. ¶ Certo fu d'uopo che da

Inviolati ancora: e ben fu dritto ¶ Se Pizzarro e

sermone ¶ Onde in Valchiusa fu lodata e pianta ¶ Già

frutto ¶ Che a Rodope fu già vaga donzella, ¶ E

parte sì cara. ¶ Tempo fu già che il pargoletto

l'alme strignea. ¶ Allora fu che il sol mai

e suo primiero ¶ Pensier fu dove teco ir più

d'immagin liete ¶ Le fu Mòrfeo cortese. È ver

la volgar matita ¶ Che fu nell'altra età cara

collar le grandi spalle, ¶ Fu di macchine autor; cinse

L'uno a Temi fu sacro: entro a' Licei

crudele ¶ Soccorso ancor gli fu negato; e giacque ¶ Affamato

che non suole accôr fu vista ¶ Il novello straniero

lor sorte ¶ Il Piacer fu spedito. Ecco il bel

Al giudizio di Paride fu dato ¶ Il primo esempio

i più soavi. Allora ¶ Fu il vin preposto all

uom si divise: e fu il signore ¶ Da i

natia che caro fregio ¶ Fu dell'avole nostre; ed

ne' servi altrui ¶ Ragion fu data in quel beato

lui l'alma natura ¶ Fu prodiga così che più

Accorse ognuno: il volto ¶ Fu d'essenze spruzzato a

superstizion chiamava allarme ¶ Giocato fu. Ma poi che l

la necessità trovato avea. ¶ Fu superfluo il romor: di

fusse la cagion, fremer fu vista ¶ Tutta improvviso, ed

Da le lucid'aure ¶ Fu il nobile vagito accolto

sorte d'amore, onde fu il giorno ¶ Agitato e

il Canapè nido giocondo ¶ Fu di risi e di

l'ombre ¶ Abitar gli fu grato ed i tranquilli

o più costante ¶ Non fu mai damigella o a

più visti, al fine ¶ Fu dal più dotto Anglico

di scrivani or ora ¶ Fu de' nobili assunta: e