Luigi Pulci, Morgante, 1483

gli ho per alfabeto i tuoi difetti. ¶ Guarda chi

siate in ogni modo i ben venuti. ¶ Chi siete

pezzi, ¶ e passan via i destrier come un balestro

ben più là tesi i calappi. ¶ Voi siete nella

Questo dich'io; ch'i' so ch'alcun direbbe

sapessi d'ognun sempre i vestigi: ¶ i negromanti rade

ognun sempre i vestigi: ¶ i negromanti rade volte fanno

nulla bene in fretta. ¶ I terrazzan tra lor son

pien di padiglion veggono i piani. ¶ Diceva Orlando con

aveva: ¶ sempre chi piglia i lïoni in assenzia, ¶ vedrai

fusti sempre, e tutti i tuoi parenti. - ¶ Beltramo e

rotta. ¶ Poi che partiti i Maganzesi sono, ¶ Aldighier nostro

Riccieri. ¶ Dunque Aldighier piangevano i cristiani ¶ per le sue

sue gran virtù; così i pagani. ¶ Carlo di questo

caccia, ¶ e piglion tutti i pian, montagne e coste

ch'io so guarire i pazzi de' farnetichi: ¶ parmi

dicendo: - Questa svegliar fa i poltroni: ¶ con essa n

ho infin ciò ch'i' gli ho fatto: ¶ come

voglionsi tutti per loro i bocconi; ¶ questi sono i

i bocconi; ¶ questi sono i fedel, questi i figliuoli

sono i fedel, questi i figliuoli: ¶ certi buffon fraschier

Muoia!». ¶ Così fanno anco i can che vanno a

egli ha in bocca i peli. ¶ Per me non

Macone. ¶ Poiché son battezati i saracini, ¶ e statosi alcun

grande onor gli fanno i cittadini, ¶ in visïone una

di Caprafolle: ¶ non lascia i pellegrini andare in pace

alla risposta soprastette alquanto. ¶ I pellegrin cominciorno a pregare

Se' tu colui che i pellegrini assale? ¶ Se' tu

questa damigella: ¶ Dove sono i mariti e' fratei vostri

mariti e' fratei vostri, ¶ i padri e' figli e

lassù, così dolenti; ¶ vedetegli, i mariti e' fratei nostri

e' servi e poi i parenti: ¶ quivi staranno morti

un sasso ¶ e prese i dardi, ed assaltò costoro

falcone ¶ quando ha veduto i colombi o le starne

gli stimo men che i granchi. - ¶ Ecco il signor

Rinaldo d'ira diruggina i denti, ¶ e di Pilagi

già lume: ¶ parranno loro i pesci più che starne

coro: ¶ vedi che Cristo i suoi fedeli apprezza! ¶ Dicea

Giove potrebbe temere. ¶ Veggo i lïoni uscir delle spilonche

che dovessi aguzzar tutti i suoi ferri, ¶ e come

civetta? ¶ Che dicevi tu, i salmi o il mattutino

cognosce ancor di Giuda i baci, ¶ ed io già

stato il sezzo ¶ ch'i' venni in corte, ov

caso provedere, ¶ acciò che i lor remedii sieno a

il consiglio chiamòe ¶ e i paladini, e il lor

la sella, ¶ e tutti i franchi arcier sieno a

marchesi. ¶ Ma innanzi che i cristian sieno assembrati, ¶ arrivata

e' piani, ¶ guastando tutti i paesi cristiani. ¶ Aveva Antea

costor come una gelatina. ¶ I terrazzan che difendon le

e disonor di Macometto. - ¶ I saracin fuggìen pien di

passa ogni cosa rimonda. ¶ I cittadini alfin s'accordâr

fiamma accesa, ¶ e stavano i pagani a veder poco

il padre di tutti i malifìci, ¶ per tutta Pagania

del tuo fratel ch'i' ho morto; ¶ ma ciò

ha tolta la tromba. ¶ I marinai chi qua chi

insino a qui, s'i' restassi ben morto, ¶ io

dì di Giove, ¶ quando i giganti fêr l'antiche

avere; ¶ ed ha tutti i suoi membri imbalsimati; ¶ e

albergo a pigliare ¶ come i ladron c'hanno con

c'hanno con loro i furti; ¶ non ci lasci

gente Leopante; ¶ e tutti i cavalier suoi da battaglia

gran valore ¶ fra tutti i saracini esce da canto

che lo scudo percuota. ¶ I pagan cominciorno a rallegrarsi

padre mio non ho i termini interi, ¶ perché e

hannovi in un solcio i paladini; ¶ poi fuggon tutti

non mi lasciar, ch'i' veggo omai la foce

veggo omai la foce. ¶ I forestieri e tutti i

I forestieri e tutti i terrazzani ¶ ognun si rappresenta

impiccato. - ¶ Quivi son tutti i cristiani smontati; ¶ e pastor

eran tutti smontati ¶ e i cavalli a Rinieri avevon

innanzi andava. ¶ Orlando inverso i giganti ne gìa: ¶ maravigliârsi

Voi date al vento i colpi o la rugiada

Smaelle. ¶ Ella vedeva innanzi i figliuol morti: ¶ pensa quanto

mai comporti, ¶ massime avendo i suoi nimici in gabbia

non Oratàs, quel che i pippion ci dètte, ¶ tanto

Sanza più dir, rivoltati i cavalli, ¶ abbassaron le lance

che sanno. ¶ Malgigi guarda i suoi brutti vestigi, ¶ e

colui che non ferrava i buoi ¶ ma l'oche

alcuna stella, ¶ con tutti i membri insino a una

ragione alcuna. ¶ Questa persegue i buon perché gli ha

de' matti savi e i savi matti, ¶ e chi

romitoro si tornava. ¶ Quando i romiti i mascalzon vediéno

tornava. ¶ Quando i romiti i mascalzon vediéno, ¶ ognun d

malizia e frodo. - ¶ Dicevano i romiti: - Fratel nostro, ¶ Iddio

se vero è che i cattivi gli dispiaccia. ¶ Cavate

tanto che fuor balzorono i cilicci, ¶ sentendo fra Mazzon

fra Mazzon che scuote i panni, ¶ e parean tutti

capitando, ¶ dove alcun ghiotto i buon bocconi sconta. ¶ Un

ti dico come. ¶ Orlando i colpi allor misura e

si rende, ¶ come dicono i Detti de' morali, ¶ e

spade ¶ all'oste, quando i danar gli mancavano. ¶ Mentre

costumi: ¶ e' si conosce i modi onesti e gravi

Centoquaranta migliaia numerati ¶ sono i pagan che con seco

io nacqui per punire i tuoi peccati. ¶ I' vo

punire i tuoi peccati. ¶ I' vo' giucar più oltre

di viver retto. ¶ Se i Maganzesi a Montalban saranno

la sella, ¶ pur sopra i lor destrier con le

a veder molta compassïone ¶ i due baron come ciascun

pur vero alfin, ch'i' son tradito ¶ dal re

poco il brando; ¶ dimmi, i prigion, cugin mio, come

festa; ¶ qui si conviene i prigioni aiutare. - ¶ Non va

trascorrendo ove e' vedieno ¶ i saracin che indrieto si

allor Rinaldo mena ¶ dove i prigion si stavon dall

sia? - ¶ Rispose Orlando: - Saranno i profeti ¶ che predisson l

Orlando: - Celesti splendori, ¶ come i pianeti, sole e luna

vedere in cielo: ¶ dirizza i tuoi pensier, la mente

tornava drento, ¶ e così i nostri al padiglion tornorno

se fussin tutti insieme i frate' sui, ¶ e 'n

a punto non tagliano i sarti. ¶ Cadde il gigante

e qualche faggio atterra. ¶ I saracin che son nella

menai con meco ¶ tutti i peccati o di turco

gran discrezione, ¶ saper tutti i segreti, a quante carte

non grasso ¶ (pàrti ch'i' 'l sappi?), e non

quanti modi si fanno i guazzetti; ¶ e pur chi

ardito, ¶ non guardo più i parenti che gli strani

chi mi caccia, come i cani; ¶ e dico ciò

segno e 'l nome. ¶ I sacramenti falsi e gli

per la bocca ¶ come i fichi sampier, que' ben

nella prima faccia; ¶ ché i peccati mortal meco eran

netto e mondo; ¶ dovunque i' vo, lasciarvi il segno

in guazzabuglio; ¶ ché s'i' volessi leggerti ogni titolo

gli spron come hanno i galli. ¶ Dicea Morgante quando

per risciacquare un poco i denti; ¶ e goderenci in

credevi tu far, matto? ¶ I granchi credon morder le

organetti? ¶ Ove sono ora i balli e' gran conviti

conviti? ¶ Ove sono ora i romanzi e' rispetti? ¶ Ove

rispetti? ¶ Ove sono ora i proferti mariti? ¶ Ove sono

loda. ¶ Rechian per preda i serpenti e' lïoni, ¶ ed

abbracciârsi questi compagnoni ¶ come i lïon s'abbraccian co

fussin come te fatti i moscioni, ¶ e' non bisognere

forse tu fai piccoli i bocconi? ¶ Ma questo non

Ascolta: ¶ e' par ch'i' oda di lontano un

che sogghignare e stuzzicarsi i denti. ¶ Questo faceva e

debbe abitare, ¶ perché sapea i costumi de' pagani: ¶ - Laudato

più questi atti, ¶ farotti i pie' tener nella bigoncia

sia cattivo con tutti i peccati, ¶ al fuoco, al

fuor dell'uova ¶ ch'i' ero il caffo degli

la schiuma di tutti i ribaldi; ¶ e tu credevi

tu credevi io tenessi i pie' saldi! ¶ Non vedi

gliele storse, ¶ e spezza i denti l'uno e

sonno gli esca, ¶ tutti i peccati suoi di grado

ch'io abbi tutti i peccati mortali; ¶ e 'l

usato, a farlo ¶ seguire i suoi consigli e' suoi

la porta scoteva. ¶ Ma i sassi gl'intronavan le

andassino alla fila: ¶ coprieno i monti, il piano e

batter drento all'elmo i denti, ¶ frugano in modo

in modo da sbucare i pesci, ¶ alcuna volta, co

Spagna ¶ nell'occeàn tuffava i suoi crin d'oro

trita lor le carni, i nervi e l'ossa

col gigante a lui i pensieri. ¶ Armossi Chiarïella incontanente

paladino: ¶ per quel ch'i' ho da tua gente

tutto a furore: ¶ vide i nimici già drento alle

la guerra. ¶ E Chiarïella i suoi peccati sconta, ¶ ché

tutta la notte; ¶ ma i terrazzani alfin domandon patti

e Francia e tutti i cavalieri. - ¶ Rinaldo non poté

ch'io so punire i pazzi, quand'io voglio

E' parevon di Danne i suoi crin d'oro

le quadrelle; ¶ mostrava solo i pie' piccoli e bianchi

pe' monti all'erta i fiumi, ¶ da fare innamorar

tu lasci in pace i nostri regni ¶ e contro

se n'ha portati i pensier miei: ¶ questo non

Per Dio, cugin, ch'i' sognavo al presente ¶ ch

dissi: «Or sono acconci i nostri fatti, ¶ a salvamento

ché non rïusciranno qui i pensieri. - ¶ E tanto seppe

mia storia. ¶ Sappi ch'i' son colui per cui

la morte, ¶ che rïarà i prigioni, e tutti i

i prigioni, e tutti i patti ¶ gli osserverai che

se tu l'uccidi, i tuoi prigioni arai ¶ e

dati tutti al vento i lor pennoni. ¶ Guardava Antea

cittade, ¶ le sue marine, i boschi, i monti e

sue marine, i boschi, i monti e 'l piano

sì fidata terra ¶ ch'i' non sappi ordinar qualche

e poi che 'nsieme i destrier s'accostaro, ¶ il

acquistato sarà, ¶ gli renderà i prigioni il padre mio

la fanciulla gliel chiarì: ¶ - I mamalucchi voglion per vantaggio

sentenzia ¶ sono assai volte i nostri error purgati; ¶ ma

il lor potere, ¶ fanno i cristiani a questa donna

e fresca. ¶ In questo i duoi baron le lance

che volea mangiare, ¶ dicieno i servi che stavan dintorno

lor come a me i denti. ¶ Non so ben

fratello ho tratto solo i denti. - ¶ E con Terigi

io son ruffian: néttati i piedi, ¶ ché, per voler

le forze di ciascuno: ¶ i denti miei saranno di

aria rintruona; ¶ qui purga i suoi peccati Salicorno; ¶ qui

fior se' di tutti i cristiani ¶ e che tu

l re con tutti i suoi, con molto affanno

molto affanno, ¶ né sopra i campanil gridando va ¶ ne

caporali, ¶ uomini degni, tutti i principali. ¶ Quando il Soldan

vo' che noi veggiamo i prigion nostri; - ¶ ch'era

e nel campo tornorno. ¶ I baron del Soldano, sbigottiti

qual si sien drento i suoi pensieri, ¶ ma per

ma aspettar tempo, come i savi fanno. - ¶ Salicorno riprese

domandar come e' sollecitava. ¶ I paladini ognun molto ha

sole; ¶ per non punire i tristi e lor malizia

mettere in preda tutti i miei paesi? ¶ Perch'io

man non consentir ch'i' muoia. - ¶ Carlo diceva: - Questo

pensò che rïuscissi netto. ¶ I Maganzesi son ristretti insieme

man cavargli il core. ¶ I Maganzesi so che sgomberranno

Così si furno accordati i guerrieri, ¶ e come i

i guerrieri, ¶ e come i can cogli orecchi alti

nella Giudecca ¶ con tutti i suoi seguaci già Lucifero

già a Canni. ¶ Furno i Romani ingrati alla ragione

non s'accordava bene. ¶ I Maganzesi gli sputan nel

come facieno a Cristo i farisei; ¶ diceva alcun con

riso: ¶ - Or fien puniti i tuoi peccati rei! ¶ Ricòrdati

Altri dicea come ferno i Giudei, ¶ mentre ch'ognun

furno in un tratto i lupi tra l'armento

in un tratto sbaragliare ¶ i Maganzesi e fuggir per

cervelle; ¶ fino alle mura i colpi raddoppiavano, ¶ cacciando i

i colpi raddoppiavano, ¶ cacciando i brandi giù per le

ciglia. ¶ Giunti in Parigi i baron degni e franchi

saputo tal novella, ¶ sùbito i paladin montorno in sella

tutta la città, come i ladroni; ¶ e farlo tanto

gran cavallo ¶ come ferno i Roman d'alcun di

il Ciel da tutti i casi avversi. ¶ CANTARE DECIMOSECONDO

di gloria, ¶ tanto ch'i' possi ordinar questa storia

e ballate ¶ che tutti i canterin son fatti rochi

danza: ¶ egli e Terigi i cavalli spronorno ¶ e drieto

Gesù Cristo e tutti i santi sui! ¶ Io voglio

sopra l'arcione, ¶ tutti i suoi segni son d

disse: - Cavalier, sappi ch'i' godo ¶ ch'io ho

vuole ¶ e punir sempre i frodolenti e pravi: ¶ però

chi sprona, ¶ tanto ch'i' son come tu vedi

un ponte ¶ e fevvi i buoi passar subitamente; ¶ e

colui: «E' paion proprio i buoi ¶ ch'io vidi

dottanza: ¶ non guarderò s'i' sono in Pagania. ¶ Sarà

rete, stimo. ¶ Dimmi s'i' son, Rinaldo, stato il

difeso; ¶ e poi che i convenevoli fatti hanno, ¶ inverso

ed attosche; ¶ né anco i calci suoi paion di

intanto; ¶ come fia giorno, i destrier nostri assetta: ¶ vedrò

fu levato. ¶ L'oste i cavalli apparecchiati aveva, ¶ e

la testa! ¶ Sappi ch'i' son di nobil parentado

E poi per tutti i paesi n'andava ¶ subitamente

né posso far ch'i' non ne pigli sdegno

arò sempre in tutti i miei pensieri ¶ Rinaldo nostro

baron chiama ¶ e fece i principal montare in sella

avanzi. ¶ Quivi si vede i gru volare a schiera

però che son più i pesci che le stelle

e' mostri suoi digrignavano i grifi; ¶ vedeasi Teti, e

vediesi della sepultura ¶ cavare i morti rigida e feroce

prete e fa' trovare i moccoli, ¶ ché tu mi

fallenza. - ¶ E punse sopra i fianchi il corridore; ¶ dèttegli

suo signore, ¶ e presentò i prigioni al re pagano

bagnava fra l'onde i suoi crin d'auro

gli occhi chiusi, come i matti fanno, ¶ la volpe

pazzamente; ¶ quantunque io soglio, i pazzi, gastigarli. ¶ Il mio

e sbattezar vuol tutti i battezati. - ¶ Disse Rinaldo: - Bestial

cadde in terra Fieramonte. ¶ I saracin, che questo hanno

Faburro, risposto ¶ o mentre i miei compagni a questo

Grande onor fanno tutti i terrazzani ¶ a quel che

disse la donna: - Perché i nostri stuoli ¶ son sì

spiccò la testa; ¶ prese i figliuoli e tutti gli

e tutti gli ammazzòe. ¶ I saracin dicìen: - Che cosa

fu scoperto ¶ ed hanno i nomi lor manifestati, ¶ e

in Francia, ben s'i' dovessi morire; ¶ s'io

si posaro; ¶ e intanto i nuovi cristian sono in

l tradimento fe': ¶ tutti i suoi amici ha fatti

con lor per mostrare i sentieri. - ¶ Quando il pagan

ira fe' venire ¶ tutti i baron legati, e poi

elmo aveano in testa. ¶ I Maganzesi la piazza pigliando

operava, ¶ tagliando a chi i bracciali, a chi gli

il furore. ¶ E conosciuti i nostri buon guerrieri, ¶ ognun

Albano. ¶ Diceva Orlando: - Presto i paladini ¶ si bisogna, Rinaldo

s'usa? ¶ Così fanno i baron d'Erminïone? ¶ Tu

di quel caso strano. ¶ I saracin ferno a Morgante

tanto discosto gli erano i pagani. ¶ Meredïana assai s

si conforti. ¶ Allor Rinaldo i colpi raddoppiava ¶ e vendicava

ma tanto e tanto i paladini il brando ¶ insanguinato

or son puniti tutti i miei peccati, ¶ e come

ti rispondo ¶ d'avere i miei congiunti vendicati. ¶ Io

sono ancora, ¶ e tutti i tuoi prigion vo' consegnarti

casi sùbiti interviene. ¶ Rende i prigion, ch'avea legati

lor cavalli e tutti i loro arnesi. ¶ Chi vedessi

l'allegrezza ¶ che fanno i nostri possenti baroni, ¶ sare

e quanto Egli ama i suoi servi fedeli. ¶ Mentre

tratto se gli arricci i peli, ¶ e volse indrieto

canuto ¶ ch'avea scambiati i cavalli a costoro; ¶ e

l Padre onnipotente: ¶ s'i' ti fe' sacrificio o

l'onore, ¶ perché tutti i rimedi erano scarsi. ¶ Pur

gridava forte, ¶ e tutti i paladin disfida a morte

volta invano eron cascati ¶ i colpi e fatta una

e torniamenti, ¶ e tutti i suoi baron vede contenti

quivi smontorno e missono i destrieri ¶ per fuggire ogni

mezzo il corso dèttonsi i campioni: ¶ le lance in

salvo che ginocchion vanno i destrieri; ¶ e nel cader

se' fatto a Montalbano! ¶ I tuoi peccati t'hanno

corte, e quel che i paladin faciéno. ¶ Fugli risposto

prima del petto ¶ ch'i' sofferi veder mai tanto

la vita e tutti i nostri regni ¶ e la

sia grato, e giusti i tuoi pensieri. ¶ La tua

quel c'han fatto i paladini. ¶ Era venuta, per

tre paladini» (e scrisse i nomi loro, ¶ perché in

morir per sorte, ¶ che i tre baron vi capitorno

Il mio crudo destino, ¶ i fati e 'l Cielo

si cerchi per tutti i sentieri ¶ che noi troviamo

così voler divino ¶ che i nomi nostri ti sien

ancor Dodone. ¶ E pianse i suo' peccati amaramente ¶ e

ordinato ¶ ch'ognun seguissi i suoi precetti e bandi

vi son capitato; ¶ ma i nomi lor quanto Rinaldo

una femina vile ¶ ch'i' prezzo men ch'un

Montalbano; ¶ volli saper tutti i vostri vestigi: ¶ vidi savate

mane, ¶ ché non portava i zoccol per l'asciutto

adirato co' cani, ¶ ispezza i rami e' pruni e

Se tu ragguardi, Rinaldo, i vestigi, ¶ de' compagnon mi

Corbante mandati al presente. - ¶ I terrazzan fuggivan per paura

la sala ¶ con tutti i suoi baroni era venuto

e brama. ¶ Per tutti i nostri paesi e sentieri

il Ciel - dicea - ch'i' mora, ¶ che sciolta sia

che mai si vide i più belli e maggiori

fuor della sella saltorno ¶ i due baroni, e le

Ma tu, Signor, che i sempiterni rai ¶ governi, e

che mai non abandoni i servi tuoi ¶ e perdonasti

cavaliere, a ogni patto ¶ i nomi lor, per veder

Rinaldo: - Io intendo mostrarvi i cavagli. - ¶ Orlando disse: - Io

a dispetto di tutti i pagani ¶ passato ha il

dicea queste parole ¶ tutti i baron per suo consiglio

lato appiccòe ¶ dove erano i destrier sotto i frascati

erano i destrier sotto i frascati, ¶ tanto che molti

sfondare, ¶ e pesta loro i fegati e' polmoni; ¶ quando

trappola rimaso. - ¶ Sùbito fece i suoi compagni armare, ¶ e

le cervella; ¶ e sopra i corpi morti si cacciava

l gigante percuota; ¶ balzano i pezzi di piastra e

parole avean sì sbigottiti ¶ i saracin, che assai del

son prima fuggiti, ¶ tanto i nostri baron già ciascun

Gesùe, ¶ madre di tutti i miseri mortali, ¶ per cui

ritorni a' baron nostri, i quali ¶ nella città tornar

con Caradoro e tutti i cavalieri ¶ colle bandiere al

fuochi e balli sopra i muri. ¶ Essendo molti giorni

nel viso s'accese, ¶ i suoi sospir tutti ha

mi lagni. - ¶ E mostrò i don c'ha ricevuti

danno. ¶ Erminïon fra tutti i suoi baroni ¶ elesse Lïonfante

e vo' con tutti i paladin provarmi. - ¶ Rispose Erminïon

bene ¶ ancor chi sieno i paladin di Francia, ¶ e

sono stato per tutti i sentieri ¶ de' saracini, e

che Cristo e tutti i vostri santi ¶ non t

cosa oscura, ¶ e tutti i suo' baron similemente; ¶ ognuno

grato e soave ¶ aiuta i versi miei benignamente ¶ e

allegrezza geme, ¶ veggendo tutti i paladini insieme. ¶ Ma la

dì facevan qualche assalto. ¶ I monachetti non potieno uscire

aveva scorto?». ¶ Ma Cristo i suoi non suole abandonare

baron perfetto, ¶ per tutti i tempi della vita mia

e presto. ¶ E sonsi i nostri dottori accordati, ¶ pigliando

suo Macon fallace. - ¶ Morgante i moncherin mostrò per fede

mostrò per fede ¶ come i giganti ciascun morto giace

avea posto, ¶ dall'altra i porci, e spacciava il

e spalancan le porte. ¶ I monaci, veggendo l'acqua

e posono a dormire i brevïali. ¶ Ognun s'affanna

intendo ristorare, e presto, ¶ i persi giorni del tempo

so che ciò ch'i' ho fatto è stato

quanti; ¶ né ritener possianti i mesi e gli anni

Dintorno alla città sopra i confini ¶ sono accampati molti

pigliarci al boccon come i ranocchi, ¶ veramente c'è

non ritruova dell'uscio i confini. ¶ Diceva Orlando: - Saremo

facea disperare, ¶ però che i denti digrignava e ride

andare ¶ e far tutti i dïavoli sbucare. ¶ Se si

Euridice, ¶ io stimerei tutti i dïavol poco. ¶ Noi ne

suo nipote ¶ o ch'i' in sua corte in

le mani, e cascono i monconi; ¶ a chi cacciava

il volto e straccia i capei d'oro, ¶ sì

le parole finire, ¶ quando i baroni intorno riguardava ¶ ch

gli spiccava, ¶ e tutti i Maganzesi minacciava. ¶ I Maganzesi

tutti i Maganzesi minacciava. ¶ I Maganzesi, veggendo il furore

e fammi poco onore. - ¶ I paladini in questo mezzo

qualche luogo, ¶ e lascia i porci poi pescar nel

porcello, ¶ ed ossa, dove i cani impazzerebbono, ¶ e in

se non ti spiace, ¶ i peccati commessi sieno sconti

assai villane, ¶ e spesso i faggi e le pietre

reo, ¶ ch'io fo i tuo' par ballar come

il capo dal collo. ¶ I frati ognun la cappa

Dodone e 'l marchese. ¶ I monaci facevan molta festa

Ulivieri e Dodone, ¶ che i lor destrier non poteron

a lui guidare, ¶ ché i boschi v'eran sì

quel lïone appunto sa i sentieri, ¶ e ritrovò Dodone

disse: «Costoro ove aranno i cavalli? ¶ A qualche fera

abbattuti, ¶ dove egli aranno i lor destrier perduti». ¶ Ulivier

alle man col dragone, ¶ i destrier ci hanno grattata

l'avea tratto. ¶ Sente i cavagli al pestare e

sa di biscotto. - ¶ Erano i pan come un fondo

e' furno in Carrara i paladini, ¶ ognun volgeva a

ciglia: ¶ preson conforto tutti i saracini, ¶ e del lïon

il vuoi ancor tutto, i' son contento, ¶ pur che

gamba s'appicca ¶ e i denti tutti nell'arme

san Donnin gli alleghi i denti, ¶ ché converrà pur

si stava a giacere. ¶ I saracin corrien fuor della

ho fatto questa volta i tradimenti! ¶ Fa' sempre bene

quattro leghe o manco ¶ i saracini, e i giganti

manco ¶ i saracini, e i giganti con loro; ¶ e

giorno e notte tutti i cani. ¶ Intanto a Montalbano

vide in gran pericolo i cristiani; ¶ venne a Orlando

Che vuoi tu ch'i' facci? ¶ Or non aver

un l'altro, come i cani. ¶ Ma se ci

era per sorte, ¶ incolpa i fati e 'l Ciel

rabbracciorno. ¶ Ma nel partire i superbi giganti ¶ usoron molto

superbi giganti ¶ usoron molto i cristian minacciare, ¶ e che

o sguizza, ¶ tal che i giganti scoppion per la

E' volevon menar pure i bastoni, ¶ ma non potean

Or chi sentissi mugghiare i giganti ¶ giurato arebbe, tanto

cruccio, ¶ che fussin quivi i demòn tutti quanti. ¶ Ma

mente, e so ch'i' ho scritto ¶ appunto i

i' ho scritto ¶ appunto i loro effetti e i

i loro effetti e i lor sembianti, ¶ sì ch

che impera a tutti i regi ¶ ha dato termine

passar più là che i fregi, ¶ però che a

acciò che quel potessi i farisei ¶ confonder con le

ma non poteva uccidere i giganti ¶ per arte, o

arte, o il fuoco i demòni appiccare; ¶ potea ben

intavoli, ¶ ch'egli uccise i dïavol co' dïavoli. ¶ Or

cani! - ¶ e così rincorava i suo' pagani. ¶ E' si

ancor travaglia. ¶ Feciono infine i pagan tanto assalto ¶ che

pagan tanto assalto ¶ che i cristian non poteron sostenere

E' ti convien soccorrere i cristiani ¶ o ritornarci di

e corron verso Parigi i pagani, ¶ e tutte le

o se bisogna unguento; ¶ i paladini eran per terra

avevi questo paladino ¶ quando i giganti fêr l'ultime

quivi lo staffiere appresso. ¶ I pagan cominciorno in abbandono

riabbia, ¶ da ogni parte i pagan ributtando; ¶ e spesso

fecion queste bestie matte ¶ i tafani ingrassare e le

venti dì, per seppellire i morti; ¶ ma e' converrà

l'acquazzone, ¶ e che i giganti si calorno al

che voi tegnate tutti i regni ispani ¶ non come

commisisti. ¶ Orlando e tutti i baron son dintorno ¶ a

colorir nostro disegno: ¶ pertanto i tuoi cristian ti raccomando

l'usanza, ¶ ché forse i suoi pensier verranno a

con sincero amore. ¶ Tutti i baroni, in terra inginocchiati

gente francesche; ¶ e tutti i moricin gridon per ciancia

Fiandra e sua possanza, ¶ i paladini e tutta la

iscalzargli il dente ¶ tutti i suoi ferri, e poi

lasciato fulminare adesso? ¶ Dunque i suoi privilegi il lauro

seccòe in un punto i rami e 'l subbio

ed a suo modo i segni a interpetrargli; ¶ e

Marsilïone ¶ mandò per tutti i savi di Tolletta, ¶ come

poi che fur caricati i cammelli ¶ di ricche merce

e festa, ¶ e tutti i gran signor della Granata

vinceranno quelli, ¶ tanto che i primi pagan fien tagliati

mostrassi, e tutti sciogliessi i sacchetti; ¶ e lo stagnon

Ganellon gli ha portati i Vangeli, ¶ e son proprio

tu vuoi sapere ¶ tutti i suoi fatti, io t

il cielo. ¶ Poi vide i segni che Ercule già

già pose ¶ acciò che i navicanti sieno accorti ¶ di

Non dir più, ch'i' m'addormento. ¶ Chiamato t

mia diffinizione, ¶ e domanda i teologi tuoi, poi: ¶ voi

dove apparisce or forse i vostri guai; ¶ benché il

di filosofia, ¶ chi venire i tesori rivelando, ¶ chi del

fiorita e varia ¶ ch'i' non posso in un

altra via tornato come i Magi, ¶ e d'Orlando

mettersi corona ¶ di tutti i nostri regni e di

vittoria arete; ¶ Orlando, sanguinosi i suoi tributi ¶ ch'aspetta

profeta è Macometto, ¶ mangeranno i cavalli a suo dispetto

l'orazione ¶ e tutti i cavalieri ammaestrati, ¶ rimontò a

io fo di bastagio i servigi. ¶ Ma perch'io

pavon con le penne; ¶ i cavalli hanno dell'orzo

Runcisvalle lo saprete, ¶ ché i servi insieme ne fecion

di Giubilterra, ¶ dove pose i suoi segni il Greco

perché più oltre passeranno i legni. ¶ E puossi andar

devozione ¶ con timore osservorono i Romani, ¶ benché Marte adorassino

quella gente crede, ¶ adorando i pianeti, adorar bene; ¶ e

fondata e santa; ¶ tutti i vostri dottor son giusti

Scrittura canta; ¶ e tutti i Giudei perfidi e i

i Giudei perfidi e i pagani, ¶ se la grazia

Vedi quanto gridato hanno i profeti ¶ della Virgin, dell

vostro ancora, ¶ e confessa i miracol ch'Egli ha

così alto non saltono i grilli, ¶ e non è

paura fioco ¶ e sento i sensi tremar tutti quanti

tutti quanti, ¶ e parmi i panni in capo aver

trovata, ¶ e vanno attraversando i piani e l'alpe

dicon gli storici e i poeti ¶ nacque Avicenna e

intese d'Aristotile e i segreti, ¶ Averroìs che fece

Rinaldo, il paladin ch'i' dico, è quello ¶ che

aranno dalla sete assedio ¶ i lor cavalli a un

viso intagliato, ¶ la barba, i paternostri, col mantello ¶ di

in un tratto apparirono i crini ¶ neri arricciati, e

né persone, ¶ ché solo i moricini eron restati, ¶ e

la parte sua recarsi: ¶ i servi a chi tolta

avversa; ¶ e così tutti i baron suoi dintorno ¶ di

la rosa. ¶ Già erano i cavalli apparecchiati, ¶ e lo

animal notato, ¶ nell'acqua i pesci; ma qui dèi

questo uccello, ¶ apparare poi i fisici da quello. ¶ Agotile

simiglia, ¶ che fugge sopra i nugol la tempesta; ¶ coredul

Marsilio saracino, ¶ or potranno i tuoi inganni alfin vedersi

con seco venuto. - ¶ Tutti i baroni a Orlando dintorno

in Giusaffà, sì che i morti destassi. ¶ Pensa ch

gran furore assetti ¶ quivi i cavalli e sue armi

e tutti sieno occupati i gualuppi; ¶ ed alcun l

spesso, ¶ gridando: - Arme! Arme! I nimici son presso! - ¶ Già

presso! - ¶ Già eran tutti i paladini insieme ¶ ristretti con

peccatore, ¶ io arei preparato i cori e l'armi

e nell'inferno discacciati i rei. ¶ Però, mentre di

ancora, ¶ e spesso, ove i rimedii sono scarsi, ¶ fu

fien tenebrosi in cielo i rai, ¶ prima il sole

dolorosa ¶ valle, che presto i nostri casi avversi ¶ faran

mai giusti fersi, ¶ Virgine, i servi tuoi ti raccomando

che Falserone ha presso i suoi stendardi, ¶ ch'eran

vendicato. - ¶ E' si sentiva i più stran naccheroni ¶ e

che rimbombava per tutti i valloni, ¶ e par che

più strane armadure ¶ e i più stran cappellacci quelle

e scure; ¶ e molti i colpi commettono a' venti

gli stecchi. ¶ Quivi già i campi l'uno all

odio il tradimento! ¶ Quando i pagan Falseron vidon morto

sua cimba canta, ¶ rassetta i remi, e la vela

stava a vedere, ¶ che i pagan combattessin co' pagani