Silvio Pellico, Francesca da Rimini, 1815

me tutti d'Italia i prenci: ¶ Or degno son

un tempo ¶ Colla bellezza i cuori, e con quel

abborre! ¶ Invan le dico: I nostri padri guerra ¶ Moveansi

umani, ¶ Di generoso cavaliero i sensi. ¶ Di Paolo il

mio, ¶ Qui... qui confondi i tuoi palpiti a' miei

dal seno ¶ Sariano usciti i miei gemiti a Dio

Ah, di tuo padre i giorni ¶ Non accorciar, nè

PAOLO. ¶ Tu gli chiudesti i moribondi lumi. ¶ Nulla ti

cui tutti del core i moti ¶ Io non debba

Tu... più benigno guarderesti i mali ¶ Della tua figlia

nascosto tu non tieni... I tuoi ¶ Pensier segreti... più

remote contrade... e quando i vinti ¶ E le spose

più infelice? Ivi frammisti ¶ I sospir nostri s'alzeranno

deh, lascia! ¶ Delitto sono i baci tuoi! ¶ PAOLO. ¶ Repente

detti, ¶ Perplessi pure erano i tuoi. Quel libro ¶ Mi

da colui. - Ripigliò appena ¶ I sensi, e pieno io

passato, e freddamente ¶ Guarderò i vizi e le virtù

Questa grazia m'ottieni. I miei rimorsi ¶ Per la

delitti... ¶ PAOLO. ¶ Io vengo ¶ I delitti a impedir. Paga

Furente ¶ M'alzai, corruppi i vili sgherri: un brando

Placatevi, o fratelli: ¶ Fra i vostri ferri io mi