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Giovanni Crisostomo Trombelli, Le favole di Fedro liberto d'Augusto [traduzione da Fedro], 1735

concordanze di «i»

nautoretestoannoconcordanza
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racconti gli sovvenga. ¶ FAVOLA I. ¶ Il Lupo e l
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Che con falsi pretesti i buoni opprimono. ¶ FAVOLA II
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La grave ¶ Lor servitude i cittadini piangendo; ¶ Non già
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Che con la forza i rei costumi affreni, ¶ Se
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ambir l’altrui, ¶ De i ben’ che ’l ciel
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avute a vile, ¶ Fra i bei Pavon’ si mischia
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perchè. Ora se tutti ¶ I laghi, una risponde, ei
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lieve corso, ¶ E come i piedi così tardi avesti
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atterrito, con veloce corso ¶ I campi passa, e folta
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Depor nel suo tugurio i pargoletti; ¶ E agevolmente l
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valore, ¶ Me insieme, e i figli miei combatter possa
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combatter possa. ¶ FAVOLA XX. ¶ I Cani famelici. ¶ FOlle consiglio
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di effetto privo, ¶ E i mortali in ruina, e
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morendo, infin, disse, che i forti ¶ M’insultaro, mi
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Se a’ folli piace, i saggi in van lusinga
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adopra, ¶ Chi condur tenta i saggi a’ rei consigli
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Che bean correndo sitibondi i Cani ¶ Al fiume Nilo
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Ingegnoso pensier. L’Aquila i figli ¶ Rapì a la
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la Volpe, e a i figli suoi nel nido
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sublime cima ¶ Rendea sicuro, i preghi altrui non cura
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il rischio affanna, ¶ Supplice i Vulpicin’ salvi le rende
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Le Rane che temono i combattimenti de’ Tori. ¶ SOno
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combattimenti de’ Tori. ¶ SOno i Plebei in gran periglio
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a tenzon fra loro i grandi. ¶ * Vide i Tori
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loro i grandi. ¶ * Vide i Tori pugnar da la
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colui che rimane vinto, ¶ I boschi abbandonando, ne gli
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dice, ¶ In continua angoscia i dì menate? ¶ Meglio fora
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PROLOGO ¶ DE’ mortali a i desiri impongon freno ¶ I
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i desiri impongon freno ¶ I racconti, onde Esopo a
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dee la lode. ¶ FAVOLA I. ¶ Il Giovenco, il Leone
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Mentre affettan mostrargli entrambe, i crini ¶ Gli svelgono a
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di repente ¶ Calvo divien. I bianchi crin’ gli avea
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Giovinetta, e l’altra i neri. ¶ FAVOLA III. ¶ L
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se lieto fine ottenga, ¶ I pravi esempj ad imitar
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Una selvaggia Scrofa ¶ Depose i porcelletti a la radice
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partoriti ¶ Avea una Gatta i pargoletti suoi, ¶ Che cotal
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atterrar vuol, sicchè cadendo ¶ I nostri figli uccida. A
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augel turba alto terrore i sensi. ¶ Allor l’astuta
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Largamente se stessa, e i figli pasce: ¶ Qual timida
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osservar la Scrofa. ¶ Questa, i figli perchè non le
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esce. Indi ambe, e i figli ¶ Di pura fame
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non pote. ¶ FAVOLA VII. ¶ I Muli, e i Ladroni
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VII. ¶ I Muli, e i Ladroni. ¶ GIvan due Muli
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il segue. ¶ Quand’ecco i Ladri da gli agguati
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VIII. ¶ Il Cervo, e i Buoi. ¶ SCacciato fuor de
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e visto ¶ Poc’anzi i Buoi negletti, a lor
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sue cose. ¶ E P I L O G O
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SE legger brami, Eutico, i libri miei, ¶ Ogni cura
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da tai studj, ¶ Ove i natali in certa guisa
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ventura! ¶ Se no, diletto i posteri n’avranno. ¶ Or
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sorte il fan cauto i perigli) ¶ I sensi suoi
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fan cauto i perigli) ¶ I sensi suoi in favole
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lo stolto in chiaro i suoi rimorsi. ¶ Ma costui
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candor giudicio attendo. ¶ FAVOLA I. ¶ La Vecchia all’anfora
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Se tanto n’hanno i rimasugli ancora! ¶ Ciò ch
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II. ¶ La Pantera, o i Pastori. ¶ SOglion gli offesi
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de la soglia ¶ Da i ladri la magion guardi
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maneggi ¶ (Benchè nato uomo) i femminili arredi. ¶ Il buon
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tratta ¶ Al tribunal de i cento. Sua innocenza ¶ Sembra
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l’ardua quistion sospesi i Giudici, ¶ Pregano Augusto ch
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non gastigo. ¶ Che se i neri delitti avesse il
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altro Eunuco. ¶ Colui fra i motti acerbi e fra
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XIII. ¶ Le Api, e i Fuchi al tribunale della
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avevan l’Api ¶ Fatti i lor favi, e questi
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avesser la promessa attesa i Fuchi. ¶ FAVOLA XIV ¶ Esopo
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natura, ¶ Ma da bontade i Genitor’ ravviso. ¶ * Che l
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A suo talento ¶ Divise i pregi il fato: a
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XX. ¶ L’Asino e i Galli sacerdoti di Cibele
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Lo preme, e incalza. * I Galli di Cibele, ¶ Un
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forza. ¶ LIBRO QUARTO. ¶ FAVOLA I. ¶ La Donnola, e i
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I. ¶ La Donnola, e i Topi. ¶ LIeve forse ti
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Impari quinci l'iracondo i torti ¶ Anzi a soffrir
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abbigliarsi vendrà l’altra i campi. ¶ Quella cui piaccion
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Donnole. ¶ ALlor che vinti i Topi da l’esercito
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ed iscampar la morte; ¶ I Duci, che per dar
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cavi ventri innabissati. ¶ *Sono i primati a gran periglio
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Poeta. ¶ TU che nasuto i miei scritti censuri, ¶ Nè
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Pelio giogo a terra i pini: ¶ Deh non avesse
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ardire ¶ Soffrir’ di Pelia i regni eccidio estremo. ¶ Essa
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fuoco, ¶ Per cui Religione i Numi adora, ¶ A favor
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ira il ciel punisce i rei, ¶ Ma spesso tarda
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si nota. ¶ FAVOLA XIII. ¶ * * * * * * ¶ I pochi versi di questa
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Sì l’ingombra, che i membri non discerne, ¶ E
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XV. ¶ Le Capre e i Becchi. ¶ PArean sdegnarsi i
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i Becchi. ¶ PArean sdegnarsi i Becchi, allorchè Giove ¶ Fe
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XVI. ¶ Il Piloto e i Naviganti. ¶ QUerelandosi un uom
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venti ¶ De’ passeggier fra i fremiti, e le angoscie
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è dal periglio; ¶ Indi i nocchier’ da gioja tal
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a Giove. ¶ MAndaro Ambasciatori i Cani a Giove ¶ Ad
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fissar’ nel gran Padre i guardi appena, ¶ Tal timor
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Trema ogni lato: intimoriti i Cani, ¶ Poichè giugne il
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tosto. Ecco il perchè. ¶ I Can’, che i primi
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perchè. ¶ I Can’, che i primi Ambasciatori, e gli
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si pente chi soccorre i tristi. ¶ * Dal freddo un
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ti privi di cibo, i Dei d’incenso, ¶ Cui
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meco. ¶ Rari scampan nuotando; i più sommerge ¶ Il grave
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Di cui frequente leggea i carmi, in esso ¶ S
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m’assido; e su i bei labbri ¶ De le
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schifo. ¶ De le matrone i baci, e i re
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matrone i baci, e i re millanti? ¶ Quando ben
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il narrai; or quanto i Numi ¶ Gli onorar’, dir
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Poeti, licenza prende, e i due ¶ Figli di Leda
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tu non parta, ¶ Poichè i congiunti, (e te a
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E quando mi prolunghi i doni tuoi, ¶ Tanto ne
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che un buon presente, i morti estolle. ¶ Ma cotal
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favoletta s’incominci. ¶ FAVOLA I. ¶ Demetrio, e Menandro. ¶ USurpato
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intorno a fioca voce i plausi. ¶ I primati medesmi
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fioca voce i plausi. ¶ I primati medesmi, ancorchè angoscia
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lo scrittor Menandro, ¶ Rispondono i vicin’: si cangia tosto
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il rimanente. ¶ FAVOLA II. ¶ I Viandanti, e il Ladro
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timor m’incusse, ¶ Che i perigliosi lucri ebbe in
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e il Villano. ¶ SPesso i mortali tal furore ingombra
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degna, quanto noja ¶ Hanno i Poeti di recar costume
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Tolto il sipario, terminati i tuoni, ¶ Qual peregrin costume
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plauso ¶ Con piacevole festa i Cavalieri: ¶ Che chiegga la
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Pigrizia non ne rubbi, i nostri Padri ¶ Cotal del
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P E N D I C E ¶ FAVOLA I
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I C E ¶ FAVOLA I. ¶ Il Nibbio malato. ¶ DA
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in vano. ¶ Tu profanasti i sacri luoghi, e a
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Sorcio. ¶ A Non offendere i minori insegna ¶ La favola
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lui giocan d’intorno ¶ I villerecci sorci, un d
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preso si conosce ¶ Alza i ruggiti, al cui rimbombo
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e fattane la scure, ¶ I roveri più annosi sceglie