Giovan Battista Marino, Gerusalemme distrutta, 1633

sfera è di luce in ciel, che sempre immota

e non le spieghi in vano. ¶ Tu mi sostieni

spazio ingombra o sito, ¶ in soglio eccelso, anzi in

in soglio eccelso, anzi in se stesso assiso, ¶ quel

toglie. ¶ Annosa vecchia avidamente in grembo ¶ di vivi semi

stassi il gran Padre, in sé beato e pieno

ebre d’amor specchiansi in lui ¶ e, di sé

sé, fa specchio altrui. ¶ In se stesso si specchia

stesso si specchia et in se stesso ¶ volto il

è di sé, questo in un parto e concetto

e concetto; ¶ unico, eterno, in tutto eguale ad esso

avanza ¶ l’amato figlio in lui reflette e gira

Gerion verace, ¶ unica fiamma in triplicata face. ¶ In tre

fiamma in triplicata face. ¶ In tre rami un sol

trionfanti; ¶ odan gl’uomini in terra, odan le fere

nol vietassi io sariano in tutto. ¶ Presago egli ha

omai, non è cittade ¶ in piè rimasa ad Isael

l crollo ultimo aspetta. ¶ In questa, in questa voi

ultimo aspetta. ¶ In questa, in questa voi latine spade

o di parole ¶ mostra in se stesso ogni pensier

pien di valor celeste ¶ in val di Terebinto il

e sigillate aperse, ¶ ove in viva pittura a gli

sì che distintamente e in un istante ¶ presenti i

e saggio; ¶ per dargli in pietra il suo voler

il sasso ¶ scaturir fresche in larga copia l’onde

nobil alme ¶ fan fede in terra il sangue, in

in terra il sangue, in Ciel le palme. ¶ Vede

pur queste offese ¶ posto in oblio chi volentier l

ma a tanto eccesso in tanto colmo ascese ¶ la

che prese ¶ spoglia terrestre in umil forma e pia

cessa, ¶ ma d’un in altro error cresce e

aggiunge ad onta. ¶ Legge in oblio, religione ha messa

religione ha messa ¶ tutta in non cale, e sol

là dove a destra in trono eguale al figlio

luce e bellezza ha in sé l’alta reina

sott’umil fieno ¶ legato in braccio e prigionier nel

et è già fisso in Ciel che i tetti

chieggio, e so ch’in me non erra ¶ de

miei sospiri e preghi». ¶ In cotai note il gran

e belle ¶ il sangue in oro e le sue

e le sue stille in stelle. ¶ Né la sua

petto; ¶ con umil core in supplice favella ¶ madre il

prego ancella». ¶ Queste preghiere in sì dolci atti espose

desiri, ¶ e con diletto in lui fisa e rivolta

o di Coro ¶ carbone in fiamma e si ravviva

a natura, ¶ fia cosa in terra o in ciel

cosa in terra o in ciel ch’a te

mai cosa ¶ più pura in Ciel, tu santa anzi

guerra ¶ succeda, e goda in Ciel chi pianse in

in Ciel chi pianse in terra. ¶ Pregoti sol che

ebrei, ¶ e sferzan or in or l’eterna spade

eterno figlio ¶ non distinse in parole e non l

pietà» scritto a vermiglio ¶ in quei vivi caratteri gli

e che non puote in me sforza amorosa ¶ servo

canori ¶ spirto che fermo in lui lo sguardo intende

gregge ¶ difensore e custode in guardia siede; ¶ alcun studia

onde rubelle; ¶ chi serra in ceppi i venti e

parte diffuso e parte in treccia accolto ¶ scintillante dal

spirar l’orribil drago in giù respinto, ¶ e sparso

fera ¶ volge, quasi spirante, in fuga il piede ¶ vedesi

apre, e qual sole in iri, il suo concetto

a lume aggiungendo imprime in esso. ¶ Prende impression l

Amori ¶ apriro all’ora in mille rote i vanni

se pur son antri in Ciel, gli antri del

gemmata, il re canoro in man ritoglie, ¶ che perni

belle ¶ fila d’argento in giogo d’oro accoglie

sempre lodi il sole in suo viaggio. ¶ Chi fia

viaggio. ¶ Chi fia ch’in te misuri il quale

stai; ¶ il tutto è in te, tu solo in

in te, tu solo in varie parti ¶ se’ il

ma il riposo è in te stesso e teco

vita». ¶ Questa canzon, ma in più soavi modi, ¶ udìr

di scampo ¶ Idraù spaventato in mar si mise. ¶ Mira

campo ¶ conturbato e confuso in tante guise, ¶ allor destro

Io vi farò … ma in altro tempo il serbo

vizio nefando ¶ Te chiamo in testimonio, o de’ mortali

con vicende leggiadre ¶ eternarsi in altrui, vaso formasti ¶ distinto

allor guasto e corrotto ¶ in modo abominevole giacersi ¶ congiunti

la destra divina orrida in atto ¶ mille folgori e

vendetta e sangue, ¶ trastulli in cui del non commun

langue, ¶ fior cui manca in un punto il vago

campo e steril solco ¶ in non ferace arena il

seme perde, ¶ e distruggendo in quanto a sé natura

con novo modo orrendo ¶ in femina volendo, ¶ né pure

di confusa ¶ matura ufficio in sé doppio ritiene ¶ e

cura abbandoni e torni in cielo, ¶ deh, poi che

donna che t’ami in braccio accorre, ¶ bocca a

sesso suo perfido amante ¶ in uso reo l’armi

dirsi non debbe, ¶ benché in atto ferino il Cielo

ancor fulmini avventa? ¶ Chiunque in grembo a giovinetta amata

dolce prole e bella ¶ in lei si rinovella, ¶ né