parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Paolo Cognetti, Il ragazzo selvatico, 2013

concordanze di «in»

nautoretestoannoconcordanza
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2013
mi accorsi di essere in cima al crinale finché
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2013
stambecco che avevo trovato in giugno, e che chiamavo
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2013
devastato da qualche vitello in cerca d’insalata. C
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2013
bastone accanto alla porta. In casa svuotai lo zaino
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2013
lì con il naso in su a osservare le
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2013
Stern: io abitavo più in alto rispetto a lui
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2013
umidi e nelle valli in ombra, dove l’uomo
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2013
umidità lo fa crescere in fretta: ha un legno
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2013
non capirò mai fino in fondo. Mi turba la
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2013
neve. Ma una volta, in agosto, sotto un abete
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2013
abete mi sono protetto in un pomeriggio di pioggia
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2013
di mettere le gemme in aprile, e poi cambia
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2013
Cerca la luce spingendosi in alto, sopra i compagni
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2013
sui sentieri. Altrove vive in boschi, da queste parti
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2013
piccolo pino cembro cresciuto in una cengia che lo
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2013
terza media, era cresciuto in un villaggio di montagna
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2013
agosto senza incontrare nessuno. In che senso?, gli chiesi
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2013
che aveva sempre parlato in dialetto, e il dialetto
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2013
a terra, aveva fatto in tempo a sorprendersi per
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2013
valle intera. Invidiavo questo in lui: l’appartenere a
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2013
con qualcuno lo portava in un posto speciale, un
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2013
un masso erratico piantato in mezzo a un pascolo
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2013
Quei toponimi non risultavano in nessun catasto. Ormai li
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2013
catasto. Ormai li ricordavano in pochi: avevano definito confini
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2013
i dettagli: il modo in cui era stato costruito
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2013
sorpresi, prima di dileguarsi in due o tre balzi
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2013
di un rifugio, ma in mezzo alle rocce al
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2013
potevamo farci il bagno in un lago, nutrirci di
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2013
lamponi e mirtilli, dormire in un prato, ma i
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2013
torrenti, vicino all’acqua in movimento; Remigio preferiva l
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2013
che nasceva poco più in alto, e alimentava il
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2013
il pendio si addolciva in qualche pascolo, resistevano alcune
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2013
Una visita alla baita ¶ In settembre venne una persona
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2013
mio divano letto, ospite in casa mia. Mio padre
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2013
avrò visto mio padre in un letto? L’ultima
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2013
notte e lo trovavo in cucina, con la sua
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2013
ha fatto il militare in montagna e da bambino
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2013
lui è partito, su in alto nel bosco ho
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alla base era ancora in vita. Il fulmine aveva
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2013
direzione, cominciando a crescere in verticale, e ormai era
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2013
Per le cose successe in questi giorni, prima ho
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2013
ne cresca uno nuovo. In questo caso, mio padre
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2013
battezzato Lucky. Era nato in paese da madre border
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2013
ed era stato portato in alpeggio perché imparasse da
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2013
a riportare le mucche in stalla, fedele come se
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L’autunno era arrivato in piccoli segnali, non solo
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2013
la volpe si avvicinava in cerca di cibo. Il
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lepre nel ginepro, ombre in movimento. Mario Rigoni Stern
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alla pietraia, tenendosi sempre in quota. Che il lago
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2013
sotto una piccola croce. In cresta stanai dei camosci
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2013
intorno e le misi in un barattolo per usarle
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2013
volta la gettai più in là: feci in tempo
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2013
più in là: feci in tempo a intravedere una
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2013
di tornare. ¶ Di nuovo in cresta ebbi una visione
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2013
ebbi una visione: ero in mezzo alle nuvole e
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2013
un arcobaleno circolare, e in mezzo a quel cerchio
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2013
lardo, filetti di trota in carpione, trota in padella
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2013
trota in carpione, trota in padella con burro d
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2013
riflette e ti accorgi in leggero ritardo che quel
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2013
le vedevo così chiaramente in un altro. Che succedesse
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2013
bambino passava le estati in alpeggio. Da grande si
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2013
il maestro di sci in una località francese, con
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come pericoloso, e nascondersi in montagna, dove invece, almeno
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2013
voleva andarsene al caldo, in Grecia o in Sicilia
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2013
caldo, in Grecia o in Sicilia. Mi raccontò dei
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2013
dei viaggi che faceva in autunno, tra la fine
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2013
di quella dello sci, in qualche spiaggia del sud
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2013
di mezzo una ragazza in questi progetti di isola
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2013
con la scritta SIAMO IN MONTAGNA, poi chiudemmo la
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2013
a chi piace camminare in gruppo, chi quasi senza
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2013
agli amici che camminavano in fila. Poco dopo, la
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2013
volta e il punto in cui potevo vedere dall
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2013
su entrambi i versanti. In qualche punto mi toccò
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2013
traballanti, quasi un gioco in cui scegliere su quale
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2013
e fui contento che, in quel quadernetto nascosto a
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2013
grande mistero che vive ¶ in te, oltre il tuo
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2013
noi, nel silenzio, ¶ che in tutto il cielo disteso
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2013
scoppiai a piangere proprio in mezzo a una pietraia
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2013
terra per respirare, guardavo in alto verso il filo
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2013
e provare a passare in un altro punto. Qualche
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2013
non sperimentavo dall’infanzia. In quello stato d’animo
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2013
e caddi ritrovandomi più in basso, seduto senza volerlo
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2013
sentii un groppo salirmi in gola, gli occhi che
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2013
sapevo più dov’ero. ¶ In pieno agosto, l’estate
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2013
avessi trasformato l’addio in un’avventura. C’era
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2013
risalire di altri mille in un vallone parallelo, ma
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2013
che si potesse restare in quota, trovando il modo
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2013
fosse di là, sperando in un pianoro o una
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2013
una conca; quando arrivavo in cresta scoprivo di avere
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2013
per vedere se ero in grado di ritrovare la
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2013
a qualcuno. Ero andato in montagna con l’idea
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2013
lungo, mi sarei trasformato in qualcun altro, e la
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2013
scopo di ogni eremitaggio. In questo mi sentivo come
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2013
zaino, chiusi la cinghia in vita. La botta che
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2013
ancora. Aggirai il punto in cui ero caduto e
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2013
pausa, senza più guardare in alto adesso, badando solo
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2013
a delimitare il braciere, in un angolo il perno
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2013
che da piccolo vedevo in montagna, sporchi, schivi, atteggiati
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2013
Trovai della legna secca in un angolo della stanza
100
2013
così passai la serata in compagnia di un libro
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2013
che è un’autobiografia in forma di racconti. Sopra
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2013
nel sacco a pelo. In Ferro, il quarto racconto
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2013
avevano mandato a studiare in città. Un ragazzo ebreo
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2013
il vento, la neve. In montagna, in quegli anni
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2013
la neve. In montagna, in quegli anni sempre più
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2013
di libertà. “Mi trascinava in estenuanti cavalcate nella neve
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2013
D’estate, di rifugio in rifugio, a ubriacarci di
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2013
di ferro, di mese in mese più vicino. ¶ Vedere
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2013
più vicino. ¶ Vedere Sandro in montagna riconciliava col mondo
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2013
fischio e il grifo: in montagna diventava felice, di
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2013
che si accenda. Suscitava in me una comunione nuova
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2013
terra e il cielo, in cui confluivano il mio
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2013
continuo. Per brevi momenti, in quell’accavallarsi confuso di
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2013
passati proprio di lì, in una delle loro scorribande
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2013
intero poteva volare via in un baleno e una
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2013
parola caffè. Mi fermai in riva a un torrentello
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2013
con il lago ancora in ombra duecento metri sotto
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2013
monte mille metri più in alto, già illuminata dal
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2013
un gessetto. Pensai che in alto potesse aver nevicato
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2013
quanto mi svegliassi presto, in rifugio, c’era sempre
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2013
oro. Aprivo gli occhi in quella luce improvvisa, il
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2013
a scaldare la cucina. In quell’agosto piovoso ci
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2013
vecchi di chissà quanto, in fondo a un armadio
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2013
fondo a un armadio in dispensa. ¶ Era un rifugio
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2013
merci e uomini ormai in disuso. Estinta la civiltà
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2013
se potevo fermarmi lì in cambio di lavoro, dato
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2013
di quella notte e in effetti il rifugio non
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2013
o profili di ragazze in giro per la rete
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2013
a sciare. Adesso erano in spiaggia, pubblicavano foto in
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2013
in spiaggia, pubblicavano foto in costume. Sembravano sirene in
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2013
in costume. Sembravano sirene in mari lontanissimi. Sopra le
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2013
porta. L’unica ragazza in carne e ossa era
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2013
si allenava nella corsa in montagna: la avvistavamo con
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2013
tardi, scendeva per ultimo in cucina ma da quel
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2013
da quel momento era in moto perpetuo. Ogni due
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2013
che Andrea preferiva starsene in cucina, e parlare il
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2013
ritrovava con le mani in mano afferrava una sgorbia
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2013
che ci fosse qualcosa, in lui, che faceva a
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2013
un alpeggio poco più in basso, ed era tutto
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2013
libro che avevo trovato in rifugio, la storia dell
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2013
piovoso e buio. Ma in poco tempo la marea
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2013
sommergeva anche noi. Chiusi in cucina ascoltavamo il cavo
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2013
di vino, poi tornava in cucina con noi. Mantenevamo
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2013
poi attraversava a ovest, in mezzo alla pietraia, tenendosi
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2013
rispondeva sua madre, dura. In quel voi finivo dentro
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2013
forse chissà, gli uomini in generale. ¶ C’era un
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2013
colle davanti ai campi in cui lavoravamo, un valico
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2013
un gruppo di ragazzi in un rifugio d’alta
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2013
pericolo, tipo un temporale in parete (fischiettare). Avevo imparato
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2013
quattromila metri e ritorno, in poche ore, noi due
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2013
esser stata l’ultima in cui eravamo andati in
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2013
in cui eravamo andati in montagna insieme, poi credo
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2013
a fare l’eremita in una baita. In fondo
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2013
eremita in una baita. In fondo se ero finito
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2013
balle e le impilavamo in cumuli alti tre o
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2013
madre ci vietava, e in soggiorno fui sorpreso di
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2013
scrittura? Poi mi turbò in modo più profondo perché
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2013
da allora. ¶ Mi misi in ascolto con il rispetto
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2013
toccato trovarlo nel campo in cui era andato a
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2013
tetri custodi della stanza in cui parlavamo: le zampe
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2013
rudere di una baita in mezzo a un pascolo
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2013
di sopra, il tetto in scandole di larice imbarcate
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2013
Così l’aveva messa in affitto. Meglio lasciare la
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2013
dopo ero arrivato io, in cerca di un posto
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2013
ed ecco la storia in cui mi ero cacciato
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2013
ritrovare la scrittura. ¶ Capre ¶ In estate i selvatici erano
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2013
battere i sentieri, spingendoli in zone sempre più impervie
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2013
mesi lassù mi sentivo in gran forma: superai il
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2013
per bere, poi superai in velocità anche i pascoli
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2013
pezzo, poi si rimettevano in piedi e tornavano in
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2013
in piedi e tornavano in cima al nevaio. Finché
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2013
fermava più? Adesso ero in cresta tra le due
173
2013
alcune sagome scure, forme in movimento sulla roccia frastagliata
174
2013
un adulto maestoso, adagiato in una cengia nella posa
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2013
sapere che ero venuto in pace. I giovani saltarono
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2013
quindicina: quindici anni passati in giro per le montagne
177
2013
di me. ¶ Poi guardai in giù nell’aria tersa
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2013
sole. Osservai la casa in cui ero stato bambino
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2013
un silo del cemento in cortile, così mi chiesi
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2013
montagna si offriva, inesplorata, in ogni direzione. A cosa
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2013
un nome per loro, in dialetto, che avevo sentito
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2013
di tutti, state pure. ¶ In casa tirai giù lo
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2013
le scatolette che avevo in cucina, l’accendino, il
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2013
quaderno. Volevo spingermi più in là della zona che
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2013
sradicato e lo percorsi in equilibrio per superare quel
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2013
da un’esplosione, appoggiate in bilico su un masso
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2013
un masso o incastrate in una crepa del terreno
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2013
del terreno, e anche in quelle posizioni innaturali si
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2013
si ostinavano a fiorire. In alto un’ampia fascia
190
2013
scura segnava il punto in cui si era spaccata
191
2013
come se fossero migrati in massa da quel disastro
192
2013
di passare la notte in riva a un lago
193
2013
anche per loro salire in alpeggio significasse tornare a
194
2013
oltre alle nuvole che in quei giorni portavano piogge
195
2013
altro versante della valletta in cui abitavo, c’era
196
2013
qualche metro al giorno in modo da razionare l
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2013
l’orecchio destro sbranato in chissà quale rissa. Per
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2013
da me sembrava sentirsi in colpa: prendeva una buccia
199
2013
già riportando i fuggitivi in gruppo, ma poi Lampo
200
2013
suo ombrello, poi entrò in sciopero e se ne
201
2013
baita, le feci appassire in padella, poi le tritai
202
2013
alla finestra e feci in tempo a vedere due
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2013
due vitelli che scappavano in giù. Il pastore non
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2013
fuggiaschi. Lo vedevo su in alto, in mezzo al
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2013
vedevo su in alto, in mezzo al prato, a
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2013
vitelli poco più sotto, in una radura in mezzo
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2013
sotto, in una radura in mezzo al bosco. Pascolavano
208
2013
Fontane e li chiusi in un angolo tra lo
209
2013
Alle sette passò Mozzo in cerca di biscotti, e
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2013
i padroni, e che in città mi sentivo chiuso
211
2013
città mi sentivo chiuso in gabbia: se per vivere
212
2013
dovevo stare da solo in mezzo a una montagna
213
2013
be’, accettavo la solitudine in cambio della libertà che
214
2013
politica aggrottò le sopracciglia in una smorfia. Lui portava
215
2013
visti solo un paio in vita sua, e anche
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2013
un’automobile, un mutuo in banca; non aveva bisogno
217
2013
votava, non era rintracciabile in rete, non faceva numero
218
2013
rete, non faceva numero in nessun sondaggio né indagine
219
2013
dirglielo. Quando mi avventuravo in discorsi complicati lui mi
220
2013
l’estate, a pascolare in montagna durante la stagione
221
2013
anno. D’inverno abitava in una stanzetta in paese
222
2013
abitava in una stanzetta in paese e si adattava
223
2013
piste da sci. Ma in fondovalle ci stava male
224
2013
sue mani. Certe volte in paese lo assumevano a
225
2013
un larice secolare, cresciuto in mezzo a un pascolo
226
2013
tirarle per il collare in quel caldo opprimente, umido
227
2013
un mobiletto anni Sessanta in truciolare (segato a metà
228
2013
truciolare (segato a metà in altezza perché non ci
229
2013
viveva un mondo perduto in cui, lassù nel villaggio
230
2013
un maiale da macellare in autunno. Parlava spesso di
231
2013
bestiame sufficiente per vivere in autonomia. Invece aveva solo
232
2013
dei due dispiaceva cenare in compagnia, certe volte ci
233
2013
un capriolo. Quando tornavo in casa la stufa era
234
2013
bene, mi diceva guardandosi in giro, perché avevo una
235
2013
lavorare da un amico in pianura, e tornò con
236
2013
Deere che aveva visto in cascina, il bambino che
237
2013
e il fuoco divampò in un istante. Con quel
238
2013
tre, quattro, cinque, alcuni in posti di cui nemmeno
239
2013
starsene con le mani in mano, così mi misi
240
2013
famiglia che avevo lasciato in pianura. Lei quasi ottantenne
241
2013
vita con cui entravo in contatto da giorni, e
242
2013
penso io a te. In casa stesi uno straccio
243
2013
fianco: respirava ancora, ma in una posizione del tutto
244
2013
più giusto che seppellirlo in un buco. ¶ La mattina
245
2013
legna buona da bruciare in settembre, e magari un
246
2013
l’idea mi girava in testa, e l’incontro
247
2013
mattina di fine maggio, in attesa che lui arrivasse
248
2013
le vene del legno in rilievo come quelle dei
249
2013
per la prima volta in vita mia: è un
250
2013
grossolanamente le frantuma. Arammo in quel modo un rettangolo
251
2013
più compatte. Poi scesi in paese a comprare le
252
2013
De André. Il pezzo in cui dice che nei
253
2013
a camminare. ¶ Salii più in alto di dove mi
254
2013
perché tutto il versante in ombra era ancora innevato
255
2013
ombra era ancora innevato. In giro non c’era
256
2013
rivolta a monte deformata in quella grossa pancia che
257
2013
senso di abbandono entrai in una delle baite rimaste
258
2013
una delle baite rimaste in piedi. Nell’unica stanza
259
2013
gelo di quella conca in ombra, mi fece cambiare
260
2013
camoscio e stambecco che in maggio sono appena nati
261
2013
sorvolavano gli alpeggi deserti, in cerca di rifiuti di
262
2013
un avvitamento sul corpo, in orizzontale, precipitando senza controllo
263
2013
acrobatico. Qualche metro più in basso spiegava le ali
264
2013
pioggia ridusse la neve in poltiglia. Giornata ideale per
265
2013
recuperando il buonumore. Capitai in una radura popolata dalle
266
2013
e siccome mi girava in testa da tutto il
267
2013
scelsi proprio De André: In un vortice di polvere
268
2013
la gonna di Jenny in un ballo di tanti
269
2013
ero terrorizzato, passavo notti in preda a un senso
270
2013
senso di catastrofe imminente. In città mi tenevano compagnia
271
2013
dava su un viale in cui il flusso di
272
2013
il vino guardandola bruciare. ¶ In quella notte strana me
273
2013
strana me ne venne in mente un’altra di
274
2013
molte estati prima, cominciata in un bar di paese
275
2013
strada, verso le tre, in mezzo ai pascoli ci
276
2013
alle tre di notte, in una baita isolata a
277
2013
cantando a squarciagola. Anche in quelle condizioni conservavano il
278
2013
Mezz’ora, due, tre? In cielo si era alzata
279
2013
cenere e terra umida, in bocca il sapore aspro
280
2013
voltai verso il punto in cui avevo dormito e
281
2013
terreno intorno al fuoco in cerca dei resti della
282
2013
noi sono più soli in mezzo agli altri che
283
2013
a vicenda. Ci incontriamo in posta, alle assemblee e
284
2013
uno nell’altro; e in questo modo perdiamo il
285
2013
siamo mai soli”. ¶ Vicini ¶ In giugno arrivarono i pastori
286
2013
mia solitudine cambiò. Vennero in camion, grossi autocarri per
287
2013
paesaggio. Era un trasloco in piena regola il loro
288
2013
loro gesti. Scambiandosi notizie in dialetto ridevano spesso. Mi
289
2013
mia infanzia era ormai in rovina. Sorgeva fuori dal
290
2013
Sorgeva fuori dal paese, in cima a un viale
291
2013
dalle erbacce la terrazza in cui si serviva il
292
2013
che l’avevano suddiviso in alloggi e ci guadagnavano
293
2013
pericolante. Sui muri rimasti in piedi, l’estate successiva
294
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mi sembrava di entrare in un’altra epoca. Un
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altra epoca. Un tempo in cui le cucine avevano
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bagni vasche e catini in ferro smaltato. Sul soffitto
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Sul soffitto, nella mansarda in cui dormivo, c’erano
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Sapevo che una volta in quelle stanze alloggiava la
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un’anima ma io in quella ho lasciato un
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mesi all’anno, dal 1979 in poi. Con la fine
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di colmo della mia, in quel cantuccio riparato e
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avvolgere tutto. Restavo immerso in quella coltre bianca finché
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vicino alla porta, e in città sarebbe venuto istintivo
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era solo un selvatico in cerca di cibo. Serviva
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gruppo di montagne; così in mezzo al mare ogni
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montagna bisogna studiarla, percorrerla in tutti i sensi, inerpicarsi
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più giovane. Poco più in alto gli alberi si
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incerte deduzioni. Il posto in cui abitavo era un
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prima di quattro baite in fila, la facciata rivolta
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quegli alpeggi erano ancora in funzione, una mulattiera arrivava
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Adesso era ancora visibile in alcuni punti, una trincea
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Sgorgava da una sorgente in mezzo al pascolo e
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pascolo e si gettava in un altro torrente poco
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fiume. Accanto al ruscello, in corrispondenza di ogni baita
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era una piccola costruzione in pietra. Erano le cantine
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pietra. Erano le cantine in cui veniva portato il
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poi sarebbe stata lavorata in burro. Ora nella mia
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e me la mandava in casa. Benché io mi
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ghiaia bianca e azzurra in mezzo all’erba, e
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ho visto vecchie foto in cui i campi coltivati
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stesse dimensioni, e diradati in modo che ai loro
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alberi, prati, torrenti, era in realtà il prodotto di
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maestosi. Perfino il pascolo in cui mi sdraiavo al
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il villaggio era disposto in leggera salita, la baita
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e la mia, che in compenso godeva di un
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stata davvero un’epoca in cui Fontane era un
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Facevo fatica a immaginarla, in montagna vedevo solo ruderi
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l’altro, pensavo, scenderò in pianura e mi spedirò
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tempo, l’abitante più in vista e quello caduto
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vista e quello caduto in rovina, il nobile possidente
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da quelle parti. Restai in casa per tutto il
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interrotta. Trovai il racconto in cui Rigoni Stern classificava
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alle femmine di capriolo in attesa del parto.” ¶ Verso
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rantolare come un animale in agonia. Erano state proprio
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cresciute nell’ultimo mese: in inverno il larice è
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pesanti si erano accumulati in grande quantità nel fitto
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Inverno ¶ Stagione del sonno ¶ In città ¶ Qualche anno fa
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come quando un’impresa in cui hai creduto finisce
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hai creduto finisce miseramente. In quel momento immaginare il
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quanto quella di mettersi in viaggio quando sei ammalato
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non avevo mai sperimentato. ¶ In quei mesi i romanzi
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raccontato da Jon Krakauer in Into the Wild. Forse
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solitario che sarebbe terminato in Alaska, con la morte
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ammiravo. Chris non fece in tempo a scrivere un
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e per non scoprire, in punto di morte, di
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midollo della vita, vivere in modo vigoroso e spartano
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suolo, chiudere la vita in un angolo e ridurla
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narrazione”. ¶ Io non tornavo in montagna da dieci anni
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bambino di città, allevato in appartamento, cresciuto in un
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allevato in appartamento, cresciuto in un quartiere in cui
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cresciuto in un quartiere in cui non era possibile
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non era possibile scendere in cortile o per strada
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un adulto li butta in acqua: a otto o
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anno mi sentivo costretto in abiti buoni, e in
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in abiti buoni, e in un sistema di autorità
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regole a cui obbedire; in montagna mi sbarazzavo di
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era stare da solo in un bosco, o immergermi
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un bosco, o immergermi in un torrente, o correre
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ragazzo selvatico, così nacque in me il desiderio di
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abitati e il più in alto possibile. Non esistono
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l’esperienza che desideravo. In primavera trovai il posto
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valle accanto a quella in cui ero cresciuto: una
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pascoli estivi. Un luogo in cui non ero mai
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I prati erano ancora in letargo, tinti dei colori
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del disgelo; i versanti in ombra delle montagne ancora
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Mi caricai lo zaino in spalla e mi incamminai
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gruppo di baite ormai in rovina, tranne quella rimessa
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nuovo che avevo preso in affitto. Arrivato alla porta
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poi una fontana scavata in un tronco, i resti
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anche succedere di piombare in una disperazione peggiore, e
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una disperazione peggiore, e in quel caso ero pronto
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di dieci anni prima in cui ero uscito per
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stufa, lavarsi le mani in cucina. Così quell’acqua
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nei muri come linfa in un albero, il fuoco
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il fuoco come sangue in un corpo. ¶ In un
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sangue in un corpo. ¶ In un racconto che amo
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anche immaginandola, o prendendola in prestito dalla memoria altrui
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vecchi: era il luogo in cui rimpiangeva di non
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come sono le case in cui siamo stati bambini
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una baita. La immaginò in una radura di montagna
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che costruì davvero, e in cui visse per cinquant
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una grande pace, vivere in una casa fatta con
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questo privilegio: la baita in cui abitavo era stata
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di muro. ¶ La casa in cui passavo le estati
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la montagna. Dei torrenti in secca, dell’erba bruciata
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metri - per poi sciogliersi in un pomeriggio di sole
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si erano spinte parecchio in là. Presto scoprimmo che
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Cosa?, chiedeva lui, poco in vena di letteratura. Era
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mi faceva sentire più in colpa che mai. ¶ Sai
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mi avrebbe tolto libertà in modi che nemmeno sapevo
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prese possesso del cantuccio in ombra sotto il tavolo
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al collare di cuoio in cui era infilato, e
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si attardasse, un uomo in testa al corteo e
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corteo e sua moglie in coda, alla guida di
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quella che gli leggevo in faccia fosse stanchezza o
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che Lucky fosse mio. ¶ In alto facemmo un giro
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le stalle, adesso erano in secca. Vasche da bagno
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Sembravano cose lasciate indietro in un esodo precipitoso, come
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salto il torrente che in giugno avevo dovuto guadare
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una serie di pozze in cui le trote stagnavano
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via coi denti; qualcosa in lui era fatto per
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suoi occhi, dal modo in cui mi sfuggivano che
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e che l’autunno, in realtà, opprimeva anche lui
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Che ne dici, andiamo in paese a riempirci il
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due giorni a rimettermi in sesto, e questa poi
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altro pezzo d’estate in meno, sfiorito, tramontato; quando
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avevo avvistato le impronte in primavera, quando soffrivo di
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i larici avevano fatto in tempo a liberarsi degli
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Si è accovacciato giù in fondo e ci ho
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fotografica, avrei fatto foto in verticale perché mi piacevano
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C’è una solennità in un larice innevato contro
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riga, nel punto esatto in cui l’avevo lasciato
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La fine è importante in tutte le cose”, dice
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dalla fontana, la stringevo in mano finché non si
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segnava meno cinque gradi. In casa accendevo la stufa
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rude montanaro che era in me, prendere la scopa
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non mi sarebbe servito. In compenso avevo conservato i
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aveva trovato una stanza in paese, la stava svuotando
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e io sarei tornato in città, a guardare le
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montagne dal finestrino, incolonnato in macchina sul ponte della
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al calare del buio. “In casa avevo tre sedie
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per la società”. Feci in tempo a sperimentarla anch
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prendere quel larice caduto in primavera e restituirlo alla
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di terra la buca in cui accendevo il fuoco
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sotto al balcone. Portai in casa la sega, la
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e diedi un’occhiata in giro. Il posto era
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gli chiesi, cane sfortunato? In tutta la sua vita
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e stringevano i bulloni in vista della stagione dello
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Capivo bene anche lui. ¶ In alto non andavo da
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il sentiero, e attraversare in alto, lungo le vie
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mani e la faccia in un torrente. Assaggiare i