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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Italo Calvino, Fiabe italiane, 1956

concordanze di «io»

nautoretestoannoconcordanza
1
1956
al nostro Governatore nuovo. Io vi ci metto tutt
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1956
mia. L’ho lasciato io l’anello per dimenticanza
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1956
si rimedia, – concluse, – perché io proprio non lo so
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1956
per questo! Credi che io sia gelosa? Anche se
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1956
intima la guerra. Ma io, malaticcio qual sono, non
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1956
maggiore, – il generale sarò io. Comandare i soldati, si
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1956
la seconda. – Maestà, andrò io a comandare la battaglia
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1956
come un uomo. Ma io più lo guardo più
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1956
come un uomo, ma io resto della mia idea
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1956
cattive nuove. Lo dicevo io, che quei brividi erano
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1956
salare le cuoia? E io la caccio di casa
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1956
la ragazza, tutta ridente: – Io? Centoquindici! ¶ – Caspita! – fa il
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1956
pesce e il padre io lasciò tutto nel piatto
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1956
voleva pigliarsi l’incarico. – Io ho dei figlioli miei
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1956
perché vorrà dire che io non tornerò più e
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1956
figlia è mia e io la rivoglio. ¶ – E noi
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1956
piuttosto come ti dico io. Mettiti in ginocchio e
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1956
saltavano intorno diceva: – Anch’io potevo averli due bambini
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1956
la loro mamma, e io sono qui solo e
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1956
vi racconti una novella. Io dirò di no, vi
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1956
Lasciala in vita, che io le perdono di tutto
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1956
fosse niente: – Babbo, so io quel che mi tocca
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1956
alle stanze reali. ¶ – Maestà, io sono qui secondo il
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1956
può anche darsi che io prenda pesci all’asciutto
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1956
Apritemi, babbo, che son io, – gridò. ¶ Il vecchio contadino
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1956
che più mi piaceva? Io ho preso lei e
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1956
ma resto pur sempre io a tenerle compagnia. ¶ – Eh
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1956
che facevo sempre anch’io, quand’ero a casa
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1956
Uh, bella roba, vedeste io, che pesci faccio! ¶ Lo
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1956
fece la nuova sposa, – io ho guarnito tutti i
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1956
che era lì vicino. ¶ – Io sì. ¶ – E sei nipote
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1956
sei nipote di Re? ¶ – Io sì. ¶ – E noi che
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1956
anche che mi piace. ¶ – Io dico che ti sbagli
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1956
questi tre crini, e io ti aiuterò. ¶ Venuto il
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1956
Tu non mi riconosci; io sono la cavallina; per
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1956
spezzato i miei crini, io ho lasciato tuo marito
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1956
Sa? – disse il Fiorentino, – io conosco un’erba, che
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1956
raccontarono le loro storie. ¶ – Io sono figlio del Re
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1956
giorno. Il giorno che io nacqui, alla moglie del
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1956
del nostro amore, ma io giurai che non sarei
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1956
per concludere le nozze. Io non ebbi coraggio di
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1956
non mi prendi volentieri, io sono disposta a tornare
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1956
tornare a casa mia.» Io le risposi con gentilezza
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1956
che era una donna: io m’accostai al paggio
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1956
mio racconto, comandò che io fossi subito rinserrato in
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1956
gettate in mare. Là io stetti rinchiuso finché non
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1956
Regina disse al Principe: – Io non posso sposarvi, perché
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1956
andrei di mezzo anch’io. ¶ Ma il fornaio, che
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1956
ma come volete che io sia capace a mettere
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1956
Oh! – disse la vecchia, – io ti metto sulla via
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1956
noi la chiamiamo pizza; io a casa non posso
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1956
tre ne ammazzan sei. ¶ Io sparai a chi vidi
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1956
padre per un accomodamento, io sarei molto più contenta
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1956
trovo la mia convenienza, io ci sto. Guardate però
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1956
sto. Guardate però che io giro il mondo per
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1956
è questa bacchetta fatata. Io te la do, ma
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1956
erede del Regno. ¶ – Macchie io non ne porto, – disse
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1956
la prende il popolo, io gli propongo di rinunciare
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1956
perché se trovo convenienza, io accetto. ¶ – La mia idea
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1956
disse: – Sì, sono proprio io la vostra sposa –. E
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1956
regno che gli porto io in dote, e che
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1956
diceva a sua madre, – io con la Rosina non
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1956
mamma, – replicava l’Assunta. – Io a ogni modo con
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1956
satolle, ti farò vedere io. Patti chiari, amici cari
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1956
le vacche ci vado io, e datemi pure la
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1956
queste son cose che io non ho mai fatte
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1956
la rospetta azzoppata brontolò: – Io no che non la
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1956
raperonzoli. – Di tutto questo io non ho colpa, – concluse
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1956
le vogliate male. Ma io vi comando di mandarmela
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1956
di mandarmela a palazzo: io farò venire una carrozza
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1956
fece il Principe. – Allora io la compro subito. A
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1956
altro cosa avevano comperato. ¶ – Io? Uh, un tappetino… – fece
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1956
fece il maggiore. ¶ – Be’, io un cannocchialetto… – fece il
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1956
protestò il mezzano, – se io non avevo il cannocchiale
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1956
Principessa me la sposo io. ¶ – Mi dispiace, fratello, – interloquì
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1956
giovane, – voglio provare anch’io a cacciare. Tu non
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1956
a mio padre, che io non paia messo su
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1956
da te; gli chiederò io se mi lascia venire
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1956
far la prova anch’io. Me lo permette? ¶ – La
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1956
madre: – Adesso ti dico io come devi fare. Va
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1956
Addio! E sappi che io sono la Regina del
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1956
oste domandò a Fiordinando: – Io spero che si troverà
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1956
Regina del mondo e io la sto inseguendo per
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1956
ha dato l’oppio. Io so tutto perché, di
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1956
eremita: – Ho preso tutto io per custodirlo, perché intorno
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1956
Fermati, non m’ammazzare. Io sarò la fortuna d
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1956
mi dà il permesso, io per me ci vengo
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1956
non dite di no, io a voi vi sposo
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1956
sposo. ¶ Rispose la ragazza: – Io per me di no
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1956
Disse Testa di Bufala: – Io non posso. Questo è
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1956
Non ho mica colpa io se ti trovi così
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1956
figliolo del Re e io son figlia d’un
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1956
non sia contento, ma io ho promesso alla ragazza
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1956
parola di Re che io le ho dato. Dunque
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1956
qui quanto son padrone io. ¶ E così Pietro visse
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1956
di Spagna andrò anch’io se m’imbarcate. ¶ Disse
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1956
lavoro e vengo anch’io. Ringraziate il signor Arciprete
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1956
sentire, – disse l’Arciprete, – io ho cento maiali; dovresti
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1956
servono per dire messa. Io t’aspetto sotto quest
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1956
vede se li mangia. ¶ – Io sono venuto per prendergli
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1956
mi mangia, amen. ¶ – Senti, io sto qui da tanti
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1956
no ti mangia; ma io ti metterò sotto il
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1956
lui verrà a letto io gli strapperò le penne
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1956
te ne farò pentire io. Inteso? ¶ A bruzzolo, riecco
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1956
venite a cercarmi, perché io o sarò morto o
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1956
da un tal flagello? Io ho una forte spada
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1956
dal Drago? ¶ – Sì, sono io, Maestà, e l’ho
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1956
Drago l’ho ammazzato io con le mie mani
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1956
vero che ho portato io le sette teste! – e
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1956
portato le sette teste, io per non caricarmi tanto
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1956
carità del prossimo? Eppure io ho da offrirvi come
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1956
con buone maniere: – Sposare io non posso perché sono
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1956
gioia. Il mercante disse: – Io ora parto per Livorno
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1956
regalo? ¶ Dice l’Assunta: – Io voglio un bel vestito
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1956
figlia così, portamela, che io la voglio tenere con
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1956
ci fa nulla? Allora, io ci andrò perché è
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1956
meglio che mi sacrifichi io piuttosto di patire tutti
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1956
restata di stucco: – Ma io voglio il Mostro, – disse
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1956
quattrini, mi metto anch’io in fila per la
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1956
Sappia, Maestà, che sono io che do da mangiare
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1956
se accetta, la invito io stesso e son sicuro
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1956
cominciò a dire. ¶ – Sono io, Maestà, – si fece avanti
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1956
fare nuovi patti, o io ricomincio a suonare. ¶ – No
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1956
finì per acconsentire. – Ma io ci metto doppie guardie
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1956
le disse: – Bada bene, io ti comando che stanotte
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1956
figlia, lei gli disse: – Io ho obbedito ai suoi
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1956
venne avanti e disse: – Io so e conosco, Re
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1956
saprà dov’è. S’io fossi più giovane, non
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1956
in viaggio, questo sono io. È giusto che sia
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1956
cosa che ti serva. Io aspetto il tuo ritorno
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1956
Cieco e affranto come io sono, devo restare senza
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1956
ha una bella signora: io ho la padrona, Giovanni
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1956
dovere verso vostro padre! Io devo trovare l’acqua
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1956
dire d’esser stato io il più fortunato, perché
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1956
Regina per chiarirla. Andrò io e sentirò. ¶ Il viaggio
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1956
Come trovasti la città? Io dov’ero? Cosa ti
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1956
Se c’entravo anch’io, a quest’ora c
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1956
questo tradimento, prima che io muoia. ¶ – La colpa è
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1956
sia, parola di Re, io vi perdono. ¶ Allora, tremando
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1956
intorno: – Voglio venire anch’io con voi, babbo. Sarò
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1956
buono, vedrete, v’aiuterò io pure. Non voglio rimaner
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1956
dietro, perché volevo anch’io andare in Francia. ¶ La
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1956
hai fatto bene, perché io sono una Fata e
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1956
tua fortuna, t’insegnerò io dove la potrai trovare
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1956
Bene, Maestà, ci penso io; non vi preoccupate –. Andò
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1956
disse: – Stasera voglio preparare io il letto a mio
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1956
E un altro: – E io lo porto. ¶ – E io
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1956
io lo porto. ¶ – E io l’ungo, – disse il
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1956
buona, poverina. Ti farò io le frittelle, – disse la
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1956
bum». ¶ – Chi è? ¶ – Sono io! ¶ – Tanti anni, tanti mesi
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1956
le diede la padella. – Io ve la presto, ma
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1956
che gliene metto uno io nei capelli, – disse l
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1956
certo punto disse: – Basta, io sono pieno e non
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1956
che ti piacerà, ma io voglio una cosa da
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1956
od otto giorni, e io le porterò la coperta
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1956
che tu vai là, io andrò ad aspettare in
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1956
assi ve le darò io e potete fermarvi qui
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1956
le disse: – Cara Stellina, io ti devo mandare a
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1956
tutto quello che volete. Io vi lascio, perché devo
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1956
cavaliere. ¶ – La porterò via io, – egli disse a Stellina
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1956
egli disse a Stellina. – Io sono il figlio del
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1956
qui e fuggiremo. ¶ – E io come faccio a passare
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1956
una capanna. ¶ – Ci penso io! – disse Stellina. Tirò fuori
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1956
gli disse il gentiluomo, – io ti do questo paio
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1956
e non togliertele mai. Io verrò a riprenderle tra
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1956
una bestia. Ora so io il bene che mi
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1956
metto a piangere anch’io. ¶ E cominciò a pregarlo
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1956
padre, me lo sposerò io. ¶ Il Re prese la
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1956
perché voglio farle tutto io. ¶ Quando le sorelle seppero
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1956
un po’ di meno io non ci bado. ¶ Poi
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1956
pure a letto, che io verrò più tardi –. La
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1956
mi volete mica bene. ¶ – Io? Io, signor padre, sì
173
1956
volete mica bene. ¶ – Io? Io, signor padre, sì che
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1956
mica bene. ¶ – Ma se io le voglio così bene
175
1956
mi vuoi bene. ¶ – Ma io sì che le voglio
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1956
padre gli voglio dare io una lezione. ¶ Difatti, fecero
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1956
come ho sempre fatto io, e il cielo v
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1956
per andare via, perché io non vi aspetto. ¶ Alla
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1956
bravo giovane. Sappiate che io sono la Regina delle
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1956
disse Sandrino, – ci dormirò io. ¶ – Ebbene, – disse la Regina
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1956
dorme, dopo tre giorni io lo sposo. Ma bada
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1956
senza farti niente. ¶ – Oh, io non ho paura, stia
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1956
non t’addormentare, altrimenti io sparisco e tu non
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1956
Tre Montagne d’Oro. – Io no che non l
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1956
lei deve sapere che io sono quello che comanda
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1956
Hai ragione. Andrò via io a vedere se trovo
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1956
Dovete sapere che anch’io ci ho uno staio
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1956
e desinare; vi manderò io da mangiare. ¶ – Come volete
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1956
Arciprete, che poi verrò io a dargli il resto
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1956
resto! Gli farò vedere io se è questo il
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1956
che se ci vado io, riporto indietro il mio
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1956
e l’Arciprete disse: – Io di staia di quattrini
193
1956
gli domandò il Re. ¶ – Io sì, Maestà! ¶ – Bene. Ci
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1956
là, come si sta? ¶ – Io non posso dire nulla
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1956
sposato ieri? ¶ – Ieri? Mah, io faccio il sagrestano, e
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1956
è sposato nessuno! ¶ – Come? Io, mi son sposato! – e
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1956
no, lo sposo sono io! ¶ – Senti, l’unica è
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1956
ci credi! ¶ – Ma sono io! ¶ – E sei stato all
199
1956
verze, e prendiamoceli. ¶ – Ma io non voglio fare il
200
1956
diventare un ladro! Ma io non voglio star più
201
1956
a far penitenza anch’io. ¶ E corse via, sulla
202
1956
il mio braccio destro: io sono il Signore. ¶ II
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1956
cotta: non potrei mangiarmela io, con questa crosta di
204
1956
la coratella sullo stomaco? ¶ – Io, Signore? ¶ – Eh, non do
205
1956
svelto Pietro, – sono stato io a mangiarla! ¶ – Ecco che
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1956
Ora vi faccio vedere io! – si disse la comare
207
1956
quel che vuole, ma io qua non ci resto
208
1956
alla sua mamma: – Mamma, io vado per il mondo
209
1956
quando fa fortuna, ma io la mia testa voglio
210
1956
Non disperarti ancora, padrone: io e il gatto una
211
1956
a fare il palo; io vado su a vedere
212
1956
porta in modo che io possa entrarci. ¶ Il topo
213
1956
lo porta lui, sono io che ho preso l
214
1956
il cane: – Ma se io non pigliavo il pesce
215
1956
palazzo vengano quassù dove io sono ora –. E i
216
1956
della città. ¶ – Voglio provare io, – disse il giovane, e
217
1956
Re. – Maestà, voglio andare io da solo al castello
218
1956
a parlar tanto, che io mi stanco ad ascoltarti
219
1956
da imparare, anzi, ho io da imparare qualcosa da
220
1956
fatto avete? ¶ – Padre mio, io vi porto un bel
221
1956
che d’in Turchia ¶ Io porto per mia prima
222
1956
faremo? – si chiedeva lui. – Io non ho né arte
223
1956
lei gli disse: – Senti, io so fare delle belle
224
1956
fare delle belle pitture. Io le farò e tu
225
1956
nessuno che le faccio io. ¶ Intanto, in Turchia, il
226
1956
Tu con la canna, io con la battella ¶ Forse
227
1956
il giovane: – Buon vecchio, io ti devo molto: lascerò
228
1956
giovane generoso. Sappi che io sono l’anima di
229
1956
Maestà, si figuri se io le tocco la corona
230
1956
sberla. ¶ – Voglio provare anch’io, – disse il figlio mezzano
231
1956
ti mangia. Non sai? Io sono la madre della
232
1956
è mio padre. Ora io e mia madre ti
233
1956
di mezzo disse: – Anch’io ne ho basta di
234
1956
mi dài una pecorella, io ti do uno dei
235
1956
te la faccio vedere io! ¶ Ma poi si persuase
236
1956
un’altra pecorella e io ti do un altro
237
1956
nella stalla, le mungo io. ¶ Ma la ragazza volle
238
1956
e tre le pecore io t’ammazzo, – gli disse
239
1956
giorno a lei, omino. ¶ – Io ora ho questo cane
240
1956
vuoi ancora sgridarmi, che io faccio una vita da
241
1956
lo lasci entrare, o io mi prendo su mia
242
1956
Mi faccia un piacere: io vorrei vedere quella che
243
1956
Lei sa, nonna, che io voglio sposare al più
244
1956
se vuole. ¶ – Bene! E io sposo domani, parola di
245
1956
voglio far piallare anch’io. ¶ – Dal falegname! ¶ La vecchia
246
1956
tutt’e due. ¶ – Ma io voglio liberarti dall’incantesimo
247
1956
La Principessa disse: – Sono io quella ragazza! ¶ Intanto che
248
1956
porta in testa, perché io vado matta per i
249
1956
dove lo butto. ¶ – E io ci andrò, – e si
250
1956
te e ti trasporterò io a riva. Ma non
251
1956
neanche a tuo padre. Io devo andare ad avvertire
252
1956
costo di morire anch’io, voglio andare a cercarli
253
1956
sposava. La madre: – Ma io non voglio! – e lui
254
1956
lui: – Ma qui comando io, – e la sposò. ¶ La
255
1956
tutto il popolo disse: – Io sono la sposa del
256
1956
Ah, è così? Ed io prego il cielo che
257
1956
Fa’ quello che vuoi! Io farò conto d’averti
258
1956
vide un bel letto. – Io vado a coricarmi; domani
259
1956
mi ha chiamato e io ho perso la mia
260
1956
fece, – cosa comandi che io ti porti. ¶ – Mi faccia
261
1956
a chiamare tu, vado io –. E così la giovane
262
1956
storia? – le chiesero. ¶ – Mah, io non ne so niente
263
1956
amor dell’anguillina, ch’io venga intero e più
264
1956
Tutti quei Re dicono: – Io no. Io non ho
265
1956
Re dicono: – Io no. Io non ho toccato niente
266
1956
fare con me! ¶ – Ma io non so niente… – s
267
1956
a dire il Re. – Io non so come sia
268
1956
non so come sia… io non le ho prese
269
1956
di sua figlia faccia io di lei. ¶ In quel
270
1956
c’è di tutto, io ho fame, mi faccio
271
1956
a dire: – Caro signore, io mi sono ritrovata in
272
1956
disse: – Nonno, guardi che io vado via, perché è
273
1956
tu la abbandoni, o io la faccio morire! ¶ Il
274
1956
Chi c’è? ¶ – Sono io, nonno! ¶ – Cosa vuoi, brutta
275
1956
la collana d’oro io sarei liberato dal mio
276
1956
Nonno, – disse la ragazza, – io non chiedo la bellezza
277
1956
ambasciatori. Sono più potente io del Re di Danimarca
278
1956
mia, riaccendi il fuoco, ¶ Io ritorno qui tra poco
279
1956
mia, riaccendi il fuoco, ¶ Io ritorno qui tra poco
280
1956
domani di buonora, mentre io sono via, fallo in
281
1956
messa lì in padella? ¶ – Io! – fece Pierino Pierone su
282
1956
disse: – Ci voglio andare io! ¶ – Ma va’ là, tu
283
1956
Quelli non scherzano. ¶ – Padre, io voglio diventare Re! ¶ – Sì
284
1956
e dire: – Allora, padre, io vado; qui tutti mi
285
1956
stella tra i capelli. ¶ – Io so dove vai, – gli
286
1956
hai incontrato ero sempre io. Voglio aiutarti. Prendi questa
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Ora vi faccio vedere io! – E giù una sculacciata
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non lo so neanch’io. ¶ – Sei innamorato? Se vuoi
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Figlia mia, – le disse, – io parto, ma tu mi
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aprirai a nessuno, finché io non sarò tornato. ¶ Questa
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disse il bel giovane, – io sono un Re che
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sangue dal dito mignolo. ¶ – Io non posso aprire la
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toppa della chiave, e io lo succhio. ¶ Così la
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disse la ragazza. ¶ – E io te le regalo, – disse
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vuoi, – disse la Principessa. ¶ – Io non arrivo alla pergola
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tutti nominati principi e io son rimasto un povero
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sono. Ma le dico io come fare a prenderli
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Adesso mi travesto anch’io e vado per le
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Non gliel’ho detto io che sono furbi? Ma
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inginocchiava ai piedi, dicendole: – Io ti amo! ¶ Quando s
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bevitela tu, eh piccina! Io devo tornare da tuo
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di bello nel mondo. ¶ – Io ho visto il Sultano
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comprato venti mogli nuove. ¶ – Io ho visto l’Imperatore
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codino di tre metri. ¶ – Io ho visto il Re
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per sbaglio il Ciambellano. ¶ – Io ho visto il Re
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perché lo so solo io. ¶ – E qual è? – chiesero
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lì per svenire. – Ma io t’ho salvato! Sono
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t’ho salvato! Sono io che t’ho guarito
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il tuo giubbetto! Ero io quel medico! Gli spilli
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lui: – Eu, eu, e io la voglio! Eu, eu
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voglio! Eu, eu, e io la voglio! ¶ Fecero la
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salire. Lei le disse: – Io le do tutta questa
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alla mia mula e io gli darò la cintura
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Adesso ti faccio vedere io!» Con una mancia al
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a tremare e disse: ¶ Io sono giovane, morte mia
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mi tira la vesta! ¶ – Io sono giovane, morte mia
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mia Stella Diana! E io che l’ho uccisa
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pesce. – Eccomi qua, sono io la tua Stella Diana
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Il forestiero disse: – Bene. Io sono il Re del
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Ma chi è lei? ¶ – Io sono quello che ho
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toccare le nostre mani. Io ho un dito mozzo
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ha capito quel maestro? Io volevo che t’insegnasse
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se non c’ero io avrebbe sprecato il fiato
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la spalla, – gli disse. ¶ – Io aggiusto il ferro, non
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disse il fabbro. ¶ – Ma io le ossa me le
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fatta! E sì che io ti voglio tanto bene
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un campo che so io. Ci sono delle zucche
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una scorpacciata di zucche io da solo», e cominciò
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amico lupo, – gli disse, – io ero nascosta nella zucca
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la borsa e disse: – Io non vi tradirò, però
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no, alle corte, ch’io ti mangi è la
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no, alle corte, ch’io ti mangi è la
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ci vado un po’ io, – preparò le sporte e
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no, alle corte, ch’io ti mangi è la
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dire: – Avete visto che io ce l’ho fatta
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ora ero morto anch’io!» ¶ Continuò la sua strada
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che lo dovessi fare io. ¶ Era per me – e
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parlare dei paesani. ¶ Invece io m’immergevo in questo
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fiabe; ed è che io credo questo: le fiabe
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confidenza col prossimo, e io già partirei con la
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inteso di mettermi anch’io come un anello dell
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le braccia: ecco perché io ho potuto raccogliere dalla
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vere fiabe di Montale, io non posso far altro
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volume di Nerucci; nulla io credo d’avergli tolto
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ho potuto utilizzare anch’io, mentre di solito, come
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raccolta sarda molto importante. Io mi sono soffermato su
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gli fece il capitano. ¶ – Io sì che voglio. ¶ – Allora
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che vi ho liberato io, perché io sono il
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ho liberato io, perché io sono il capitano della
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uomo che ho comandato io di fare quel che
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sì né no. – So io quel che dirò, – rispondeva
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andate? ¶ – In Inghilterra. ¶ – Anch’io: viaggeremo insieme. ¶ Il giovane
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e fingere che sia io il figlioccio del Re
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e tutti sono morti. ¶ – Io ho solo la mia
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bottega, finché ci lavorerò io! – Cominciò un andirivieni nella
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do mille franchi. ¶ – E io, – disse l’altro, – te
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ne do duemila. ¶ – E io tre, – disse il terzo
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quello dei mille franchi. – Io devo mettere il lievito
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di canapa da filare. – Io sono capitano di mare
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sono venuta per aiutarti. Io filo e tu fai
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tu chiami: «Columbina!», e io vengo. Ma guai se
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gioielli. Stavolta, se quando io torno dal mio terzo
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siamo qui in quattro: io, un cane, un’aquila
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E la formica: – E io, io ti do una
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la formica: – E io, io ti do una delle
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dirgli: – Mago mio caro, io so che tu sei
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anima voli via e io resti morto. Ti pare
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tutto a calcinaccio. ¶ – E io ti dico di no
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per ridere! Ci penso io! ¶ Corse zoppicon zoppiconi dal
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una donna piccina piccina. ¶ – Io sono la bella Bargaglina
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sei così bella e io che sono grande sono
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hai fatto a entrare? ¶ – Io sono la bella Bargaglina
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Fecero un gran pranzo; io stavo sotto il tavolo
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ci faccio un passo io e così ti porto
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Se potete passarci domani, io intanto preparo un sacco
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Figurati, – disse il Diavolo. – Io posso portare qualsiasi peso
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fido, tanto più che io ho questa virtù: che
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sacco da qualche parte, io lo vedo. ¶ Il Diavolo
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si disse: «Sarà! Però io voglio vedere se questa
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il capo e disse: ¶ Io sono il Conte e
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Corona; non so nulla io. ¶ Ma il Re insistette
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A me, a me! Io non ho paura, – e
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lusso e spatusso ¶ Ma io ero dietro l’uscio
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e la Principessa disse: – Io so chi è: è
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tempo, e poi: – Pippina, io soffoco! ¶ – Ma no, abbi
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pazienza… ¶ E ancora: – Pippina, io muoio. ¶ – Quand’anche tu
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che tua sorella sono io, e sei a posto
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a quest’epoca, Maestà? ¶ – Io non so d’epoca
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disse Baldellone. – Sono anch’io in grande sfortuna! – e
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questo, – rispose la serpe, – io ho una fatagione che
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sorella di Baldellone che io dovevo prendere in moglie
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Come volete, Maestà. Ma io sono mercante e vostro
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moglie. Tu che dici? ¶ – Io lo piglio. ¶ La lana
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Ora ti faccio vedere io –. E comincia a preparare
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veniva dal muro. – Sono io: Caterina la Sapiente. Dite
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Aperse il trabocchetto. – Caterina, io vado a Napoli. Non
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sposare. E voi? ¶ – Anch’io. Ve l’ho a
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Caterina. – E voi? ¶ – Anch’io vedovo. Con un figlio
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E voi?… – Vedovo anch’io… Con due figli… – E
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due anni. – Sapete, Reginella, io devo tornare a Palermo
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trabocchetto. – Caterina, come stai? ¶ – Io? Bene! ¶ – Ti sei pentita
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Caterina, sai! Se no io mi risposo! ¶ – E risposatevi
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mercante disse: – Figlio mio, io mi faccio vecchio, tu
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gioielli né pietre preziose: io voglio questo bel giovane
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andartene! Vattene allora! Che io non ti veda più
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stata mai tua madre, io! ¶ – Come? E chi allora
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Spagna. Tuo padre sono io e t’aiuterò. ¶ Il
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Sì, figlio mio: sono io tuo padre. Se verrai
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Maestà, – intervenne il vecchio, – io sono quel vecchio che
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fatto la mia fortuna! Io sposo la Reginella, ma
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giovane, – quella colomba sono io. ¶ – Voi? ¶ – Sì. ¶ – E come
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qua di fronte, dove io volerò sotto forma di
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sono da sposare anch’io. ¶ Dopo un po’ fa
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e fece un inchino: – Io sono padrone di terre
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E come vi chiamate? ¶ – Io mi chiamo: «Don Giovanni
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partire. Andiamo verso Messina. Io vado avanti a cavallo
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regalo che ti faccio. Io sono la fava che
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padre, lo voglio portare io di persona al Re
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domandò: – Come ti chiami? ¶ – Io mi chiamo Pidduzzu, maestà
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disse al Re: – Maestà, io domani sono pronto; se
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ancora dovrò pagare tutto io? Ci mettesse qualcosa anche
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disse: «Che posso fare io d’una bambina?» e
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in campagna questa bambina? Io le do dei maestri
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Maestà, – disse l’eremita, – io alla bambina voglio bene
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in cui voi mancate, io faccio conversazione con vostra
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animo in pace: penso io a tutto. ¶ La vecchia
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non mi conosci, ma io ti sono parente: ho
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me meschina! Cosa potrò io dir loro? – E presa
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aveva detto: – Moglie mia, io me ne vado e
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Sarà viva? Sarà morta? Io in questo palazzo senza
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mettervi in testa che io mi sposo solo la
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s’affaccia mai e io stesso non l’ho
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mica che risuscitino, no? ¶ – Io sì che posso farli
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risuscitare… ¶ – Ma va’! Tu! ¶ – Io sì… Io ho l
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va’! Tu! ¶ – Io sì… Io ho l’unguento… ¶ – E
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tu non morirai mai? ¶ – Io sì… La colomba nella
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quell’uovo sulla fronte… io sono bell’e andato
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Drago l’ho ammazzato io. ¶ – Brava! Brava! – l’acclamarono
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Se vuole il Signore, io là devo arrivare –. Così
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abito volerà via, e io passerò una mala sorte
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mondo. Ci penserò poi io a farmi ritrovare da
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dicendo: – Signori e Maestà, io sono buona a trovarvi
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un buon cocchiere, e io mi metto là sopra
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e quando vi chiamo io venite –. Pioveva, ma la
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gli uccellini, e solo io non ne devo fare
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Una veste mi levo io, una veste ti levi
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Una veste mi levo io, una veste ti levi
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quel che ti dico io. ¶ – Quello che vuoi, marito
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di rosso, quello sarò io, e tu t’alzerai
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fine della terza notte io diventerò uomo per sempre
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è l’ultima sera. Io verrò vestito da monaco
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lo diciamo noi! ¶ – E io invece la voglio! – e
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mia. ¶ – Ma per salvarti io ballai con te per
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cuocete questi uccelli, che io vado a vedere se
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ho messo al mondo io! ¶ – E con ciò? Come
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Compare leone, – rispose lui, – io sono venuto per un
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lo legherai ben stretto. Io sarò lì nascosto e
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Si combinarono le nozze. – Io do la dote a
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prendi il guscio ed io le zampe –. E così
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lucente, vuol dire che io sto bene; quando s
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come faccio per averla io questa virtù? – chiese la
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Principessa. ¶ – Fate come dico io, – disse la maga, – versategli
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suo fratello generale, e io sono rimasto tale e
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Se scampo, tornerò su io; ma se vedete venire
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lenticchie, è segno che io non torno più. ¶ Gli
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diamanti. ¶ – E tu, Ninetta? ¶ – Io voglio che vossignoria mi
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frutti nel mio giardino. ¶ – Io non ho visto niente
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mi metterò alla posta io. ¶ Difatti, l’indomani, nascosto
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disse: – Andateci voialtri, che io non ne ho voglia
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non si scherza. ¶ – E io che c’entro? Chi
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scambiata per te… ¶ – Sì, io ero qui con i
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moglie del Reuzzo. ¶ – Maestà, io non ho la mia
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sono una poveretta anch’io, non posso. ¶ – E com
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piangete? – disse la figlia. – Io ora mi vesto e
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a lavare con me; io insapono e tu risciacqui
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sei? ¶ E Sfortuna allora: – Io sono la figlia minore
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fata ne taglia uno: – Io fato te, bella giovane
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e pietre preziose. ¶ – E io, – dice la seconda tagliando
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alza la terza. – E io ti fato che tutti
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e aveva appena detto: – Io ti fato… – quando, infilando
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anche casa mia, perché io sono il vostro figlio
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una giovane bellissima, ma io ho già una sposa
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Zia mia, – disse Liombruno, – io vado cercando la mia
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casa dei Venti, e io sono la Voria, madre
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vita dal dolore. E io, da quel pendaglio di
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raggiungere questo palazzo. Sono io lo sposo della Fata
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sono un traditore. Anch’io morirò di dolore se
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venire con me ma io vado tanto forte che
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collo, ma come faccio? Io sono d’aria e
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la tua strada, e io non resterò mai indietro
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non sai come corro io! Se vuoi provare. Domattina
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cioccolata? – disse la Fata. – Io non ho preso niente
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L’ho vista prima io, – dice quell’altro, – o
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bastonavano? La serpe sono io. Guarda: in segno della
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mano sinistra. E ora io salvo te come tu
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colpo e m’ammazza? Io ho paura. ¶ Cannelora volle
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l’altra volta? E io vi ho avvertito che
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chi siete voi, Signora? ¶ – Io sono la Fata che
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è per carità, che io voglio correre da lui
500
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salvata dalla morte e io farò di te l