Ada Negri, Il dono, 1936

amarti unicamente perché sei la vita. ¶ RIMORSO ¶ Vita, dono

vana attesa è dunque ¶ la mia, se ti posseggo

pronta, a chi passai ¶ la tua fiaccola ardente? Sol

fior dell'anima ¶ torna la pena che un clemente

cui s'alterna con la notte il giorno. ¶ Io

Tu che sai tutto, ¶ la mia stanchezza sai): fa

mia vita fosse, e la sua notte ¶ piú non

pensiero ¶ che spazia. Se la vita una certezza ¶ possiede

sorella ¶ sei della vita: la natura, eterna ¶ progenitrice, entrambe

tu non puoi senza la vita ¶ esser, né vita

tu nulla ¶ rispondi. È la tua legge. E l

bello, quanto dolce, dopo ¶ la scissione, il tuo riposo

né frutti ha ormai la terra ¶ da offrire. Tutto

sai – ¶ tu non temi la morte. Ora che il

morir? Quand'è falciata ¶ la spiga, spoglia la pannocchia

falciata ¶ la spiga, spoglia la pannocchia, rosso ¶ il vin

fuor del riccio scoppia ¶ la castagna, che importa la

la castagna, che importa la minaccia ¶ dell'inverno alla

O, fra due vite, la caduca ¶ e l'eterna

cosa di cielo. ¶ FINE ¶ La rosa bianca, sola in

morire e ch'io la guardo ¶ morire. Un dopo

su piú alto stelo. ¶ LA CAMPANELLA ¶ Campanella d'argento

d'aprile: vo con la mia mamma ¶ a messa

per limosina mi tese ¶ la mano, ieri (un bimbo

nulla. ¶ Sol mi tese la mano, con guardinga ¶ rapidità

rapidità, ché alcun non la vedesse. ¶ Nel volto non

mi rivolsi. ¶ Nera ondeggiò la folla: io fui nessuno

io fui nessuno ¶ per la misera donna, ella nessuno

delle rane ¶ nascoste fra la melma in riva ai

gonfiano le zolle ¶ verso la purità de' tuoi silenzi

fa il mar quando la luna è piena. ¶ LE

vie) ¶ miracolosamente fioriranno ¶ per la mia gioia, quando sarò

come fiamme, puri ¶ come la luce, sbocceranno in alte

rosàri ¶ d'argento, con la piccola medaglia ¶ della Beata

su di te chiamando ¶ la luce eterna. ¶ Quando anch

anch'io sarò ¶ dentro la terra, con le mani

dall'ali fiammeggianti, ¶ che la scortano, a schiere, in

di San Luca ¶ e la casetta scura ¶ del sagrestano

ferita; ma col pianto ¶ la giovinezza di sue linfe

folto delle rame ¶ fragranti: la dolcezza del glucosio ¶ entrava

su' suoi passi fermar la primavera. ¶ LE FOGLIE DEL

terra ¶ li vince con la sua bellezza viva ¶ che

avrà il suo fiore. ¶ LA PRIMA ROSA ¶ Ieri, quando

ROSA ¶ Ieri, quando sbocciò la prima rosa ¶ sulla rama

e terribile grazia, esser la prima. ¶ Cosí in alto

che oggi morta ¶ già la mirano i bocci ancor

lor casto segreto. ¶ Esser la prima: ¶ né darà il

che sia bella ¶ come la tua bellezza, o annunziatrice

sangue il torbido ardere. La sua ¶ compattezza gioiosa, io

sale dal fondo ove la via smarrire ¶ non può

smarrire ¶ non può nessuno: la saggezza antica ¶ ha dei

morti nel tempo, e la presaga ¶ calma dei vivi

in un solco; e là obliarmi ¶ come un aratro

occhi il cielo, ¶ tutta la terra mista alle mie

il giorno in cui la fiamma, accesa ¶ in me

contenne, terra. ¶ DIAMANTI ¶ Dopo la pioggia ¶ tremano sulle foglie

cuor che sa quanto la vita è breve. ¶ OMBRE

ala alla felicità. ¶ CREPUSCOLO ¶ La luna, appena sorta, ¶ splende

I GIARDINI NASCOSTI ¶ Amo la libertà de' tuoi romiti

di rifugio ¶ invïolato, ove la vita ignara ¶ sia di

REMOTA ¶ Pavia vermiglia, ecco la strada, persa ¶ a' tuoi

ha piú altare ¶ chiude la sua malinconia negli archi

vel di pioggia. ¶ Era la pioggia, sí; ma sovra

felice ¶ ristoro, nelle tenebre: la prima ¶ pioggia d'autunno

ogni albero piange ¶ che la riceve. Ma quel pianto

volto sin che avrà la terra ¶ le sue stagioni

suo boia, indifferente, ¶ dietro la base mozza. Ma non

sentíi che nulla piú la vita ¶ darmi poteva: nulla

in terra ¶ dell'uomo la condanna millenaria. ¶ CHIESA DI

le frecce delle rondini, ¶ la campanella della messa prima

superbe, o massaie, per la casa ¶ parata a festa

passa ¶ col suo Gesú la Vergine Maria! ¶ Splendono le

parlano ¶ della polenta che la madre al fuoco ¶ nel

che sia ¶ gennaio con la sizza come frusta ¶ che

frusta ¶ che scocchi su la pelle e con la

la pelle e con la neve ¶ alta sino ai

ai polpacci, oh, benedetta ¶ la polenta che scalda mani

il sonno. ¶ TRASFIGURAZIONE ¶ Spalanco la finestra nel mattino: ¶ non

ti fa pura ¶ entro la vampa donde a me

DI CASTEL TOBLINO ¶ Sorge la luna tonda ¶ dal monte

mi domando ¶ qual sia la vera: cielo ed acque

VETTA NEL SOLE ¶ Gemmea la vetta estrema ¶ nel sole

sulla vetta il sole. ¶ LA STATUA ¶ SUL MONTE VALANDRO

Stesa sull'arca che la pia montagna ¶ le offerse

pia montagna ¶ le offerse, la scolpiva il Dio dei

l'intento cielo, ¶ con la gran chioma effusa ¶ indietro

non dorme: prega. ¶ Sovrana la creò di questi eccelsi

delle crode, nel sangue la purezza ¶ dell'acque scese

dei boschi, ¶ e di là le montagne, e in

ogni figlio nasce ¶ con la scorta dell'Angelo Custode

un poco. ¶ Fiorisce ancóra la terra ch'io cosí

figlietti. ¶ Qui giaccio, con la bimba di cui non

gli occhi ¶ né udíi la voce: io la volli

udíi la voce: io la volli, e son di

con mani di pietra: la stringo, sul cuore di

eppur ti vibra intorno ¶ la città enorme, la città

intorno ¶ la città enorme, la città pulsante ¶ di cuori

di cuori. – Vai con la tua vita, ed altri

ed altri ¶ va con la sua, lungo la strada

con la sua, lungo la strada urbana ¶ grave di

che non torna; e la spenta giovinezza ¶ qualche segno

lasciava ¶ fuggendo. ¶ Vai con la tua vita; e ignori

e ignori ¶ ch'io la conosco; e nemmen l

gli occhi ¶ t'accese: la tua voce ebbe cadenze

che avresti tu, se la certezza ¶ t'abbandonasse di

ch'è nostro ¶ dopo la morte? ¶ Or segui il

il tuo cammino ¶ lungo la via di tutti, e

me: mentre s'addensa ¶ la nebbia incontro all'imminente

il tuo cantare; e la voce ¶ tua sorge su

dolor che forse ¶ meglio la morte, e tale fu

morte, e tale fu la gioia ¶ che nulla essere

umana legge, antica ¶ come la terra che ci nutre

ginocchi, ¶ d'accompagnarti per la mano; e tu ¶ cosí

soffro, in te frenando ¶ la sofferenza: in te dicendo

aprile ¶ poco mutasti. È la malía canora ¶ di quella

genitrice e generata: forte ¶ la tenerezza, ma piú forte

o creatura nata ¶ per la fatica di creare. Importa

ti chiedi ¶ di che: la vita, ch'ogni giorno

pur sempre ¶ in te la bimba che non poté

languori di presagi: sempre ¶ la giovinetta che danzava sola

e quella voce io la sentivo ¶ calda come il

ero beata, o figlia. ¶ LA STIRPE ¶ In questo giorno

l'ombre del passato la catena ¶ dell'esistenze; e

ne risplendi, ¶ chiara come la stella mattutina. ¶ DELIA ¶ PREGHIERA

accanto, senza ch'io la possa ¶ aiutare a morire

distacco, ancor piú soffre. La materia ¶ è dura a

Or fa che almen la morte ¶ abbia pietà di

ogni grazia. ¶ PREGHIERA PER LA MORTE ¶ Insegnamento della morte

l'udí piú non la scorda. ¶ Questo, il suo

di deserti, se pur la nostra bocca ¶ lo sfiori

d'amor chi piú la rende ¶ al nostro amore

gli occhi ciechi, con la fronte a terra ¶ nella

è Delia. Dal morir, la vera ¶ sua durabile vita

riflessa nella vita ¶ come la luce nell'acque correnti

di cristalli. ¶ T'offre la morte un manto di

le dita in pace. ¶ LA VOCE ¶ Ancóra udrò ¶ nelle

giardini e selve ¶ con la voce sospesa a un

cuor nell'ombra. ¶ Ma la tua voce ¶ che mi

qualchevolta a sera ¶ dietro la porta d'una buia

penetrava in me con la segreta ¶ musica d'un

gioia accanto a te? ¶ LA GRAZIA ¶ Il figlio amato

Come ¶ farò per meritar la sola grazia ¶ che invoco

ella ti cercava: sempre ¶ la stessa, sempre con lo

stanche ¶ tue pupille riceverne la fiamma. ¶ Povera donna, non

se si frantumasse ¶ anche la stella dov'è lui

il trapasso: ¶ nascosta fu la tanto amata faccia. ¶ Ma

tu m'apprendi ¶ con la sua santità quanto nel

quale ¶ sovrumana misura oltre la sorte, ¶ per aver la

la sorte, ¶ per aver la bellezza di quel volto

di quel volto ¶ dopo la morte. ¶ SERENITÀ ¶ S'io

pronta ¶ l'offerta, detta la parola estrema, ¶ chiuso il

t'era dolce stendere la mano ¶ ai fiori: dolce

lontana, risponde a chi la chiama. ¶ Tu invocavi, di

chiama. ¶ Tu invocavi, di là, quando non eri ¶ da

veduta, il figlio; ¶ ma la voce, diversa, che lo

Non azzurro; ma tutta la stanchezza ¶ dell'azzurro che

va fuggendo insieme ¶ con la parola il mio respiro

non udrò, per tutta ¶ la terra, ovunque sia carne

rantolo s'agghiaccia ¶ entro la gola di ciascun che

che spira. ¶ Oh, per la vita e per la

la vita e per la morte, pena ¶ de' miei

mente esperta, i vecchi ¶ la novità dell'opera che

il commento, e franca ¶ la lode, fra due raschi

mal grado ne distilla ¶ la pena a cui solo

non sia. ¶ Cosí grande, la terra. Cosí angusta ¶ la

la terra. Cosí angusta ¶ la vita; ed una: una

inabissar di mondi ¶ cercherai la tua via, senza trovarla

e col perdono avrai la Luce. ¶ Anima perdonata, in

credo, Dio che sei la vita ¶ vivente, e quella

o l'opera, o la patria ¶ terrena, o i

splendor piú forte ¶ e la tua voce è cantico

con me, poi che la sera scende ¶ sulla mia