parolescritte
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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Carlo Sgorlon, La conchiglia di Anataj, 1983

concordanze di «le»

nautoretestoannoconcordanza
1
1983
Russia. Vi leggevo anche le disgrazie collettive del nostro
2
1983
allentarsi e sparire. Che le sue difese venissero meno
3
1983
difese venissero meno e le sue sentinelle interiori potessero
4
1983
Se tentavo di definire le domande, subito si dissolvevano
5
1983
questa cosa, in tutte le altre sentivo che i
6
1983
destini si mescolavano come le fiamme di tanti fanali
7
1983
di aver bruciato tutte le risorse, di aver dato
8
1983
dato fondo a tutte le speranze, di aver consumato
9
1983
poter ritornare a restaurare le forze nel mio paese
10
1983
il talismano per tutte le tasche, con il segreto
11
1983
in esso si sommavano le colline, le valli, le
12
1983
si sommavano le colline, le valli, le montagne dei
13
1983
le colline, le valli, le montagne dei luoghi dov
14
1983
dov’ero nato, e le acque verdi del mio
15
1983
si aggiravano silenziosi, con le mani in tasca, nei
16
1983
scendevano a fasce come le onde del mare. ¶ V
17
1983
cui disponevo, per rifare le energie perdute, erano soltanto
18
1983
forestiero ¶ La somma che le portavo tutti i mesi
19
1983
per l’isba. Guardava le monete brillare nella sua
20
1983
lei, che erano diventate le donne degli operai forestieri
21
1983
pianto, e per evocare le lacrime bastava un niente
22
1983
nemmeno la morte. ¶ Tutte le finestre dell’isba erano
23
1983
Anche qui la Russia le aveva fatto da maestra
24
1983
vita della gente. Sopra le mensole e la tavola
25
1983
allineati gli oggetti che le avevano regalato, o che
26
1983
neve pantanosa. Così anche le sue dimensioni si accordavano
27
1983
si poteva dire per le lietezze, la cordialità e
28
1983
quegli operai che avevano le loro case in Mongolia
29
1983
prima di quelli per le sue pari, siberiane e
30
1983
riguardosa, ovattata da tutte le possibili cautele? ¶ Anche Marco
31
1983
Anche Marco sapeva misurare le sue esuberanze di fronte
32
1983
di Marco a smarrire le misure. ¶ Proprio nel periodo
33
1983
chiacchierare e giocare con le carte. Ajdym ci offriva
34
1983
stessi o altri visitatori le avevamo regalato in quantità
35
1983
per pochi istanti, quando le circostanze stesse lo esigevano
36
1983
a cenare. Ajdym preparava le frittelle al miele, la
37
1983
cura nei nostri fazzoletti. Le portavamo anche lamponi e
38
1983
del suo trono, avesse le stesse mete di Ghircik
39
1983
una delle fasce lungo le quali sarebbe passata la
40
1983
gli scrittori che appassionavano le sere e le notti
41
1983
appassionavano le sere e le notti di Varvara. ¶ Dovunque
42
1983
soffiano furiosamente in tutte le direzioni possibili, e sbattono
43
1983
sommersa dello spirito, come le spugne o i coralli
44
1983
e insegnò a Marco le mosse degli scacchi. Ajdym
45
1983
prati, là dove finivano le isbe e le palizzate
46
1983
finivano le isbe e le palizzate. «Ah, ah!» gridavano
47
1983
avrebbe ripreso a sussurrarsi le sue imprese. Che da
48
1983
E cos’è allora?» le chiesi. ¶ «È kirghiso come
49
1983
temesse di veder apparire le sagome rozze e dondolanti
50
1983
Durante il tragitto, quando le isbe del cantiere non
51
1983
del ritorno, di tutte le cose che erano contenute
52
1983
di san Basilio e le liturgie erano diverse dalle
53
1983
ma tante cose ce le ricordavano da vicino, i
54
1983
la predica del pope, le icone davanti alle quali
55
1983
in qualche modo riempiva le nostre mattinate e ci
56
1983
con noi stessi. Facevamo le stesse cose degli altri
57
1983
veramente il nostro Dio. Le liturgie e le preghiere
58
1983
Dio. Le liturgie e le preghiere in russo andavano
59
1983
ci sovrastava, che seguiva le nostre vicende e ci
60
1983
anche la chiesa e le icone del villaggio siberiano
61
1983
fingere di non sentire le preghiere in russo, di
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1983
ripetevamo dentro di noi le parole nel nostro latino
63
1983
ma anche agli altri, le cui fisionomie avevamo ormai
64
1983
da famiglia contadina, e le cose della campagna e
65
1983
campagna e del tempo le avevamo nel sangue. Guardavamo
66
1983
selvatici, nei recinti tra le isbe. Gettavamo occhiate alle
67
1983
studiare com’erano costruite le fattorie, per vedere in
68
1983
ridotto in cenere. Sentivamo le vacche muggire, e questo
69
1983
uno strano rimescolio, vedendo le squadre dei falciatori che
70
1983
sui carri. In tutte le cose si gettava allo
71
1983
Gurka esercitava sottili richiami. Le grandi barche da pesca
72
1983
lui costruite ancora affrontavano le onde del lago, alte
73
1983
catturare gli insetti, specie le fastidiose zanzare dell’estate
74
1983
come un toro, e le sue collere erano temute
75
1983
pirata, e bisognava temere le sue insidie sia d
76
1983
tutto il giorno con le pialle, le raspe, i
77
1983
giorno con le pialle, le raspe, i succhielli, che
78
1983
slittini prendevano forma tra le sue mani. ¶ A Gurka
79
1983
per recuperare e riorganizzare le sue memorie, che parevano
80
1983
attraversavamo il lago e le cui folate, sia pure
81
1983
è lui che provoca le tempeste?» ¶ «Provoca cose anche
82
1983
diceva, era anche bellissimo. Le sue acque erano così
83
1983
erano mai gli slittini, le secchie del latte e
84
1983
e dava al vento le vele rosse, verdi o
85
1983
idea che lui stesso le vedesse ancora, ne avesse
86
1983
decenni avesse lasciato perdere le occasioni che gli si
87
1983
che servivano per tosare le pecore. Nessuno, nemmeno lui
88
1983
Invece accoglieva con attenzione le notizie dentro di sé
89
1983
dentro di sé, e le rimeditava con pacata lentezza
90
1983
trovare Ajdym quasi tutte le settimane. Aspettava che facesse
91
1983
che bastava per rileggere le lettere che sua moglie
92
1983
mesi e negli anni. Le uniche cose che contavano
93
1983
avvampando, come contenessero tra le righe allusioni precise ai
94
1983
una fascia di silenzio le uscite tenebrose del marito
95
1983
presenza di una donna, le tendine gialle alle finestre
96
1983
tendine gialle alle finestre, le pentole ben lucidate, i
97
1983
quale si ricavavano con le mine grandi blocchi di
98
1983
sterro per scavar fuori le radici e portarle più
99
1983
berretti di pelo, con le bande calate per coprire
100
1983
bande calate per coprire le orecchie, e di giubbotti
101
1983
sud, e avevano attraversato le steppe e i deserti
102
1983
piacevano i castori e le lontre, che a volte
103
1983
segnerebbe il passo, e le locomotive sbufferebbero e getterebbero
104
1983
ritornare. Accettava e fondava le proprie speranze, invece, soltanto
105
1983
farlo correre fin sotto le torri inespugnabili delle grandi
106
1983
disgelo, nelle valli, tra le montagne, attorno alla grande
107
1983
cadorini, non solo per le questioni di lavoro, ma
108
1983
lavoro, ma anche per le loro faccende private. ¶ VI
109
1983
la stessa. In Marco le raccomandazioni di sua madre
110
1983
dentro di lui, quasi le avesse fatte soltanto da
111
1983
e il bacino. Ma le ossa si erano aggiustate
112
1983
stessa sensazione che hanno le giovani reclute in attesa
113
1983
di lasciare la famiglia, le donne di casa, dei
114
1983
un po’ come superare le prove rituali cui erano
115
1983
cintura o dalle spalle, le martelline, gli scalpelli, la
116
1983
uomini che servivano per le loro imprese. Li arruolavano
117
1983
come se la madre, le zie, le sorelle stessero
118
1983
la madre, le zie, le sorelle stessero alle nostre
119
1983
cavalli che si rivolgevano le sue predilezioni. Al villaggio
120
1983
Silvestro era fatto così. Le donne lo stregavano. Una
121
1983
per non cedere, e le aveva perse tutte. Cominciava
122
1983
Non riusciva a dimenticare. Le ombre della famiglia lasciata
123
1983
Credeva di avergli tagliato le ali come si fa
124
1983
mazzapicchio, incantandosi a guardare le fate che si davano
125
1983
da molto tempo tutte le fate si erano mutate
126
1983
per mascherarla… ¶ Marco ascoltava le sue sfuriate con stupore
127
1983
giorno o l’altro le guardie cosacche l’avrebbero
128
1983
quasi a scomparire tra le tante diecine di operai
129
1983
di un tronco, o le arscine della sua lunghezza
130
1983
Banato. I tronchi e le tavole tagliate, belle bianche
131
1983
bianche, impolverate di segatura, le sfile, il sibilo delle
132
1983
un pozzo, guardando soltanto le cose che aveva sotto
133
1983
per metterci a setacciare le sabbie. Nessuno di noi
134
1983
oro, perché sapevamo che le polveri erano troppo scarse
135
1983
uomini, e talvolta anche le donne, avevano come perso
136
1983
caccia, e a passare le giornate curvi sopra il
137
1983
un nulla colorato, come le iridescenze di un caleidoscopio
138
1983
distruttivi, che avrebbe lasciato le sue ossa in quella
139
1983
dell’isba, mi confidava le sue paure, quando gli
140
1983
sempre più, in cui le ombre erano stranamente violacee
141
1983
brontolone e mugugnava perché le cose, così come venivano
142
1983
zona di bosco. ¶ Passavano le settimane, e il terreno
143
1983
tornavamo al villaggio con le carrette. Erano almeno una
144
1983
gli alberi impastati con le tenebre, come temesse di
145
1983
desiderio inestinguibile di scaldarsi le ossa gelate presso una
146
1983
fatto il nido dentro le sue membra e gli
147
1983
e gli faceva suonare le mascelle tra loro. A
148
1983
appartenuto a Nasarka, e le pareva che l’ombra
149
1983
gli odori di spezie le mettevano tristezza e lei
150
1983
innamoravano di lei. Forse le donne del villaggio non
151
1983
sabbia con cui lucidare le stoviglie. «Quando ero sotto
152
1983
così che facevo con le gavette e le posate
153
1983
con le gavette e le posate» aveva detto Bastiano
154
1983
E si muoveva tra le pareti dell’isba come
155
1983
fiducia di quell’uomo. Le sue parole ci sembravano
156
1983
nel lavoro. Adesso che le prime difficoltà dell’arrivo
157
1983
tutte queste novità con le orecchie diritte come una
158
1983
Da quelle parti passavano le carovane di mercanti che
159
1983
cavalli, cammelli, asini, sopra le piste nevose tra le
160
1983
le piste nevose tra le gole delle montagne, o
161
1983
di volpe, alla tartara, le pellicce, le zimarre arabescate
162
1983
alla tartara, le pellicce, le zimarre arabescate e le
163
1983
le zimarre arabescate e le scimitarre pendenti alle cinture
164
1983
una zanzara, o alzavano le spalle e parlavano d
165
1983
per i dolori che le serpeggiavano per la testa
166
1983
vecchia, e non desiderava le cose che venivano a
167
1983
chi è padre Nichanor?» le chiesi. ¶ «Un monaco santo
168
1983
mai parlato. Come tutte le cose del mondo, anche
169
1983
ci abbracciammo silenziosi, battendoci le mani sulle spalle. Poi
170
1983
della vita» disse Bastiano. Le domande e le risposte
171
1983
Bastiano. Le domande e le risposte s’incrociarono e
172
1983
incidenti erano fitti come le mosche. Gli operai vivevano
173
1983
operai vivevano malamente, come le bestie, e in un
174
1983
rispose a tono. Alzò le spalle e si mise
175
1983
pulviscolo delle rocce, e le mascherine di garza che
176
1983
di Katja per sentirsi le ossa sciogliere come colla
177
1983
tanti grandi che raccontavano le loro cose si sentiva
178
1983
e di verde, e le locomotive con il camino
179
1983
gli scompartimenti di legno, le stufe alimentate dal personale
180
1983
ascoltarmi e a bere le mie parole, le mani
181
1983
bere le mie parole, le mani appoggiate allo schienale
182
1983
conosceva la taiga e le montagne come la sua
183
1983
fatto il nido tutte le leggende e le saghe
184
1983
tutte le leggende e le saghe del villaggio. ¶ Stavano
185
1983
che mi pareva avere le sue origini in un
186
1983
i miei desideri e le mie speranze, ma anche
187
1983
dove la luna e le stelle parevano molto più
188
1983
gocciolare, e così pure le stalattiti appuntite che pendevano
189
1983
eravamo proprio noi, con le nostre carrette e i
190
1983
centinaio di verste, decideva le cose con molta indipendenza
191
1983
nostri strumenti non furono le martelline e gli scalpelli
192
1983
e gli scalpelli, ma le scuri, i picconi a
193
1983
le bande abbassate sopra le orecchie, scortati da soldati
194
1983
e sbiadita, come tutte le precedenti, da quando eravamo
195
1983
si era bloccata contro le muraglie gelate dell’inverno
196
1983
ci eravamo lasciata dietro le spalle, Tomsk, era ormai
197
1983
io?» disse Bastiano, alzando le spalle. Ma per quanto
198
1983
e il fucile tra le gambe. Quelli a cavallo
199
1983
Sajan» rispose lui, mostrandomi le montagne. Allora si accese
200
1983
sicuro?» ¶ «Credi che non le conosca? che non le
201
1983
le conosca? che non le abbia mai viste? Ce
202
1983
mie parti, e io le conosco da come volano
203
1983
che Kirkovsk fosse tra le montagne, o almeno vicino
204
1983
cominciammo a sentire stridere le cornacchie. Mi pareva di
205
1983
ci circondava da tutte le parti, e sembrava non
206
1983
lupi, gli orsi e le tigri, che non si
207
1983
ignoto che mi svelava le attrazioni segrete dei luoghi
208
1983
stazione correvamo fin dentro le ore notturne. Alla posta
209
1983
dove. Ripensavo a tutte le sue sottili paure, infantili
210
1983
taiga era difficilissimo valutare le distanze. ¶ Ancora una notte
211
1983
vicini e stretti, con le gambe coperte dalla medesima
212
1983
pareva di avvertire sotto le ruote la durezza stridente
213
1983
all’interno si sentivano le folate di un vento
214
1983
che arrivammo a Kirkovsk. Le sue strade erano sbarrate
215
1983
dormire. Né volevo aumentare le ansie e le apprensioni
216
1983
aumentare le ansie e le apprensioni di Bastiano, che
217
1983
da fare. Quando guardavo le nuvole di fumo che
218
1983
tradito la foresta e le leggi del branco. Sentii
219
1983
per sorgere la luna. Le stelle erano chiare come
220
1983
erano chiare come non le avevo mai viste. Ero
221
1983
catasta di legna, con le spalle coperte di neve
222
1983
grigi lanciati in tutte le direzioni, come i cespugli
223
1983
cui aveva dormito, e le bretelle di cuoio in
224
1983
freddo siberiano, anche se le porte e le finestre
225
1983
se le porte e le finestre erano ben chiuse
226
1983
di noi stessi, e le scorie e gli impacci
227
1983
a eliminare un poco le muffe del disagio profondo
228
1983
e disimpegnarsi, e anche le tenebre che lo dominavano
229
1983
alcune cornacchie morte, tra le cui piume s’affacciava
230
1983
lontano. Come per tutte le persone che incontravo, provai
231
1983
scrofe, e girava per le famiglie e le fattorie
232
1983
per le famiglie e le fattorie di contadini. Pareva
233
1983
aveva seguito fin dove le era stato possibile, cioè
234
1983
ucciso con modi che le ripugnava immaginare. ¶ Allora era
235
1983
con la musica e le feste, allegri e senza
236
1983
o qualche cattivo pensiero le scendeva dalla testa, e
237
1983
ancora tornato. Allora cominciarono le ricerche, che rimasero senza
238
1983
foresta, e a cantare le sue canzoni con i
239
1983
Matvej. ¶ Ma per Katja le cose stavano diversamente. Lei
240
1983
di Nasarka esisteva ancora. Le pareva anzi che tentasse
241
1983
o da Marco, considerandoci le sue garanzie in carne
242
1983
e tenace dei precedenti. Le nuove nevicate vestivano le
243
1983
Le nuove nevicate vestivano le vecchie. Nei cumuli di
244
1983
di neve che fiancheggiavano le strade, tagliati dalle slitte
245
1983
fonte d’informazione, perché le donne che scendevano in
246
1983
mescolato. Non sentivo più le urla di Irina, e
247
1983
chiamare il medico, perché le doglie stavano perdendo di
248
1983
vedeva nemmeno una stella. Le vie della città erano
249
1983
pelliccia, il manicotto, e le sottane che quasi toccavano
250
1983
lontananza si vedevano appena le montagne coperte di neve
251
1983
serve alla vita. Avevo le braccia e le mani
252
1983
Avevo le braccia e le mani per lavorare, gli
253
1983
gli occhi per vedere, le orecchie per sentire i
254
1983
per sentire i suoni, le gambe e i piedi
255
1983
mi mancava per attraversare le mie giornate. Avevo il
256
1983
e dalle loro famiglie. Le pareti non erano intonacate
257
1983
tempi della Transcaspiana, vedere le tribù dei kirghisi, che
258
1983
kirghisi, che vivevano sotto le loro grandi jurte, e
259
1983
barche di pescatori, con le grandi vele sulle quali
260
1983
qualunque della propria esistenza. Le lettere spedite dalla famiglia
261
1983
ritrovato più niente, nemmeno le ossa. ¶ Un altro zio
262
1983
tempo passava e che le cose del mondo andavano
263
1983
che erano in definitiva le immagini del cantiere che
264
1983
e con cui impastare le nostre giornate. ¶ Cominciai a
265
1983
informazioni scollate e lacunose, le quali però, messe tutte
266
1983
parlarne tra di noi. Le resistenze di Bastiano erano
267
1983
la vita a guardare le stelle, per cercare di
268
1983
scuotere la testa. Faceva le stesse cose che facevamo
269
1983
nel cielo erano ancora le stelle. La sveglia di
270
1983
della sua vita militare. Le lunghe marce per le
271
1983
Le lunghe marce per le mulattiere, le cinghie dello
272
1983
marce per le mulattiere, le cinghie dello zaino che
273
1983
dello zaino che segavano le spalle, le sveglie alle
274
1983
che segavano le spalle, le sveglie alle cinque o
275
1983
scarponi chiodati nei piedi; le lunghe veglie quando gli
276
1983
dissolte nel niente. E le montagne, a qualche chilometro
277
1983
neppure l’inverno e le nevi riuscivano a stanare
278
1983
mettevano a rovistare dentro le sporte e le sacche
279
1983
dentro le sporte e le sacche e ne cavavano
280
1983
sacche e ne cavavano le provviste. Mettevano mano alle
281
1983
sapeva ormai cucire passabilmente le sue frasi in russo
282
1983
valenki, e restava con le grosse calze di lana
283
1983
molto tristi, per cui le voci si caricavano di
284
1983
si era formato, con le barche piatte di cui
285
1983
cui ogni fattoria disponeva. ¶ Le ore del viaggio passavano
286
1983
di legno dipinto, con le finestre intagliate e la
287
1983
o battellieri che tiravano le imbarcazioni lungo i fiumi
288
1983
berretti di pelliccia con le bande abbassate sopra le
289
1983
Cantoni svizzeri. Mentre levigava le sue macine pensava e
290
1983
che i preti spiegavano le cose con favole, e
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chiamato a metter fuori le sue dottrine al tribunale
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molto savio, e intuiva le cose con modi vicinissimi
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quartieri o isolati, e le nostre scorribande non erano
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rotolava di nuovo dentro le sue paure infantili. Temeva
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1983
tutto rinunciato. Mi diceva le sue paure sorridendo, ed
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1983
paure sorridendo, ed io le baciavo le dita ad
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ed io le baciavo le dita ad una ad
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silenzioso singulto di Irina. Le chiedevo cosa avesse. ¶ «Un
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sviata e persa dietro le figure degli astri e
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e dei sogni. Perché le famiglie si sfasciavano, e
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tutto ciò? «Mia cara, le tue sono paure da
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in un pianto inconsolabile. Le venne persino il singhiozzo
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l’autunno e vennero le prime nevicate. Irina voleva
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Se riuscivamo a individuare le tracce di una volpe
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i ghiacci dell’inverno. Le maestre di scuola vi
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i loro pensieri e le loro azioni, come monaci
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quando famosi ingegneri passavano le loro giornate in infinite
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entusiasmi e faceva salire le fiamme al viso. Anche
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fiamme al viso. Anche le anime più trasognate, quelle
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quando entravano nel discorso le ambizioni ferroviarie del paese
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sistemava con orgoglio tra le sue complicate paure. Infatti
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già in pensione, e le pareva che un giorno
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di quanto non fossero le speranze degli operai e
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imponenza dell’impresa, e le attese e le speranze
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e le attese e le speranze che in essa
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un esercito di operai le dava un sentimento di
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lavorare soltanto per lui. Le sorelle non andavano a
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dovesse produrre anche per le sorelle pazienti un avvenire
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l’aria casalinga. Con le prime nevi e i
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alla russa, i nomi, le cerimonie, le nenie della
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i nomi, le cerimonie, le nenie della madre. Tutto
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Nonostante il freddo e le grosse nevicate, quando era
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pioppi, dove d’estate le signore amiche della moglie
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confidavano. Mi dicevano anche le loro faccende più private
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in suppliche e petizioni, le quali, dopo scritte, parevano
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che vegliava su tutte le Russie, e gli stava
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per necessità di cose, le suppliche essendo numerose come
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suppliche essendo numerose come le stelle nel cielo. Dovevano
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da tutti i distretti, le città e i villaggi
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lui un po’ come le tristi canzoni di guerra
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1983
una parentela che aveva le sue radici in un
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mi perdevo a guardare le vene, le fessure ramificate
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a guardare le vene, le fessure ramificate, che parevano
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dal Sinai, e contenesse le tavole di una legge
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momento stesso in cui le lavoravo. Incidendo le pietre
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cui le lavoravo. Incidendo le pietre mi pareva di
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qualche anno prima che le idee cominciassero a confondersi
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per la prima volta le strade, le betulle e
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prima volta le strade, le betulle e i ciliegi
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selvatici dei giardini, dietro le ringhiere di legno. Era
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campanili a ripiani, con le cuspidi rotonde e la
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bianchi di neve. ¶ Per le strade correvano rade slitte
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pallido, appena sorto, illuminava le cupole delle chiese e
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i loro stivaletti felpati. Le vecchie, con pesanti fazzoletti
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i colori, i suoni, le figure delle cose e
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e delle persone. Lungo le strade v’erano case
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giallo o di lilla. Le finestre avevano fregi di
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disegnati dal ghiaccio e le tendine s’intravedevano vasi
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anche non esserci, e le cose essere tutte grigie
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grande valore. Per esempio le gambe, piene di voglia
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dove volevo. E poi le mani, desiderose di tornare
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ogni lato si estendevano le sue pianure, intatte o
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boschi pieni di neve, le sue montagne dolci e
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silenzi, e pareva che le sue parole non mi
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volete osservarla con comodo» le dissi porgendogliela. ¶ «Che cosa
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la moneta in tutte le mie migrazioni. Avevo lavorato
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altre cose, e io le risposi con il mio
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far subito lega con le persone di fresca conoscenza
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sera. Da ciò che le venivo dicendo Irina si
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che i timbri e le lettere la stancavano, che
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e già andavo raccogliendo le ipotesi di quello che
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sorte e avrebbe deciso le sue cose da sé
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cantiere dove si preparavano le pietre per i piloni
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spesso a Irina. Sentivo le attrazioni della sua casa
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venti ghiacciati, che pietrificavano le erbe della steppa e
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sul Bajkal. Irina poi le riversava su di me
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la persona con cui le veniva più naturale di
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uccello migratore, quando arrivano le brinate d’autunno. Per
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anni… ¶ La zia ripeteva le notizie siberiane imparate da
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siberiane imparate da Irina, le moltiplicava, si faceva la
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riascoltare in continuazione dentro le cavità di una grotta
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frattempo io recuperai anche le più riposte sfumature del
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squadrare e a levigare le pietre mi pareva di
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Irina, statemi a sentire…» le dicevo. ¶ «Oh, guardate, Valeriano
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Stanno tornando i migratori. Le anatre selvatiche…» ¶ «Perché non
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molti segni di croce, le preghiere baritonali del pope
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sussultante e felice tra le mie mani. Mi chiedevo
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Lasciavamo il lungofiume, raggiungevamo le sodaglie di arbusti e
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e si rimpiattavano tra le foglie più alte. Udivamo
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fuga delle lepri tra le felci generava divertiti sobbalzi
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cuore. Mi piaceva sentire le foglie degli arbusti del
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del sottobosco che frustavano le mie gambe. Avrei seguitato
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i tronchi, i rami, le foglie, che salivano a
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che aveva familiarità con le pietre come me, perché
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io. Porterò con me le coperte.» ¶ Tacqui ancora a
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dei picconi, delle mazze, le grida e le imprecazioni
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mazze, le grida e le imprecazioni degli operai, puntando
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suoi occhi vuoti sopra le cose, come se ci
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spesso un’occhiata, durante le giornate, e lo vidi
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portassi sul ponte, dove le due prime arcate di
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s’era mescolata con le sue favole. ¶ «Non c
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diceva addio. ¶ Mi raccontò le leggende dell’origine della
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era triste. Pareva accarezzasse le storie con la voce
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aveva nove vite, come le linci, e nell’incendio
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prediceva la buona ventura. Le donne più belle dei
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con maggior forza sotto le tende di quello di
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nuovo i ranghi e le file per ritentare la
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fischio del sarma che le solleva. Mi piacerebbe stare
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rocce a picco sotto le quali hanno scavato le
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le quali hanno scavato le gallerie.» ¶ «Non è una
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è giusto, e mantiene le sue promesse.» ¶ Nella mente
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cose, ragazzo?» ¶ Lui alzò le spalle. ¶ «Se io sparisco
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Falalej. E neanche senza le tue canzoni, o le
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le tue canzoni, o le favole che racconti ai
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altri.» ¶ Gli dissi che le cose, tutte insieme, formavano
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formavano un’armonia, come le voci di un coro
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lui perché il ragazzo le ricordava che esisteva la
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riusciva anche ad estrarne le ragioni precise dal guazzabuglio
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giocava al solecchio tra le rive verdi di erbe
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scivolava giù giù, lungo le pareti sdrucciolevoli della disperazione
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succedere tante cose, che le impedissero di arrivare alla
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dove niente può cambiare. Le sue ricchezze saranno difese
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gelo, il freddo polare, le zanzare, gli acquitrini, i
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1983
a una rapida fine. Le città di legno erano
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sconfitti dalla Siberia, con le ossa rotte e le
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le ossa rotte e le membra congelate. Se anche
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acquitrini l’avrebbero ingoiata. Le gramigne tenaci e ribelli
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nuovo la sede, e le stazioncine di legno costruite
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nevicate e dai disgeli. Le volpi e i lupi
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cavalli. I vagoni e le locomotive arrugginiti sarebbero marciti
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contro i capi e le alte sfere.» ¶ «E perché
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il diritto di ricominciare le proprie fughe, e di
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e metteva in movimento le nere formiche che lavoravano
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posa dentro di noi. Le nostre paure più buie
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taceva, di nuovo ripiegavano le loro ali scure e
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ormai apertamente a tutti le cose più vituperose. Aveva
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questioni, e pareva che le avesse cambiate all’ultimo
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gridare ai quattro venti le magherie di Katja, se
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sui giornali. Ma io le so lo stesso. Ho
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ormai gli aveva tagliato le ali e lui era
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queste cose solo con le orecchie, perché le parole
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con le orecchie, perché le parole di Silvestro passavano
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in uno scontro con le guardie, quando era ancora
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villaggi e in tutte le stazioni di posta, da
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luoghi, e anche fra le tribù dei kirghisi ogni
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lupi, gli orsi e le linci. Certe volte Anataj
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della tristezza, pensando che le loro ossa erano rimaste
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convinzione che per lui le stelle della buona fortuna
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orizzonte. ¶ A volte muoveva le labbra a vuoto, e
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si fossero detti tutte le parole possibili, e che
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1983
e si muovevano per le stanze come se lui
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sole. Camminavano insieme per le strade gelate, arrivarono fino
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1983
dei cavalli, o perché le donne potessero lavarvi i
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1983
venissero per fargli ricominciare le galoppate di un tempo
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ai cani che trascinavano le catene e agitavano i
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i ciliegi selvatici e le betulle dei cortili. Ma
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creare un contatto con le cose vive, per sentire
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era vivo anche lui. ¶ Le cose fatte finora cominciavano
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isbe del villaggio, e le donne cominciarono ad accorrere
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Vanka il luparo, perché le povere bestie potessero stare
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vista tutto quanto, specialmente le cose più inutili, perché
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a farlo, invece, e le loro guance, sotto lo
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cuore perché quelle erano le ultime che Anataj aveva
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1983
anche quello di tutte le pelli, di zibellino, di
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contemporaneamente veniva raccontando tutte le notizie che aveva raccolto
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attraverso i villaggi e le città. Aveva una quantità
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1983
una gazzetta vivente, e le donne lo guardavano con
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perché gli piaceva stupire le ascoltatrici, e veder fiorire
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misteri del mondo, e le donne del villaggio vivessero
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arrivare alla fine. Raccontò le novità del Bajkal. ¶ «C
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sentito, nei villaggi lungo le sponde.» ¶ «E allora come
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il sigaro Virginia tra le labbra, abbracciati a donne
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declino della città, quando le miniere e le sabbie
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quando le miniere e le sabbie dei fiumi avevano
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a fruttare di meno. Le case da gioco s
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magazzini o scuderie, e le donnine più eleganti erano
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era stato in tutte le città della Siberia. Aveva
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consigli divertiti. Falalej beveva le sue parole. Pareva si
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Non so come facesse. Le sue dita danzavano miracolosamente
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muoversi e dove tenere le mani. Era molto cresciuto
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a rintanarsi e provava le vampe al viso ogni
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o delle capre che le donne tenevano nelle loro
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a bere al fiume, le cui acque erano grandemente
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1983
strappato i vestiti contro le spine del sottobosco, finché
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lui v’erano anche le beffe e le risa
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anche le beffe e le risa degli altri. ¶ Solo
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1983
spesso sognava di vedere le cose e i loro
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i propri guai e le proprie infermità senza desiderare
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esserci e a fare le cose di sempre, ma
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quale veniva a raspare le porte delle isbe, al
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Eravamo ormai uniti come le dita di una mano
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soltanto stravolte paure, come le streghe in una casa
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sua contava molto. ¶ «Comandavano le donne, capisci? Mia suocera
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il legno, la segatura, le belle assi bianche appena
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di timore panico. ¶ Anche le storie della taiga gli
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poteva avere anche lui le sue collere terribili, catastrofiche
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in ogni parte spalancarsi le gole rosse e fameliche
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mi diceva. ¶ «Ma con le isbe non è il
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il suo paese tra le montagne della Carnia, qualche
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corpo con l’acquitrino, le cose andavano bene. La
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una segheria per produrre le traversine, ricavandole dai cedri
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fare la proposta, perché le disposizioni erano diverse. Convinse
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imprevedute. Una mano invisibile le andava pescando a casaccio
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animali spaventati. Pareva che le migliaia di verste della
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buttava all’aria tutte le mie sicurezze. Allora capivo
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inascoltato che aveva scaldato le vene del povero vecchio
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corruzione che aveva conquistato le città e i villaggi
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scomparsa del tutto, e le sue parole avevano ancora
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a causa di essa, le cose cominciavano ad andargli
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ripristinata nel tempo siberiano… Le nostre attese furono soddisfatte