Egisto Roggero, L'eredità del genio, 1898

figlia - la figlia di lei - fatta grande, anch'ella

e la collera per lei accumulata mi facean tremare

seppi dirle nulla: e lei nulla seppe dirmi. Perchè

sotto il sole, per lei vanamente primaverile, del profumato

mi sedetti accanto a lei e le presi le

colpo al cuore. Era lei - lei, lei di que

al cuore. Era lei - lei, lei di que' giorni

cuore. Era lei - lei, lei di que' giorni. Era

di que' giorni. Era lei, quella che tanto avea

che tanto avea amato, lei, giovinetta. Rividi la piccola

rivissuto quel momento, con lei, ugualmente.... allora. Intorno v

e il sole. E lei era vestita di scuro

fianchi.... non era dunque lei, sempre, la stessa, di

figlia, l'amore con lei incominciato e bruscamente incompiuto

triste mattinata passata con lei, nella sua grigia camera

io ora amavo in lei la prima donna, il

sorridendo. ¶ E davanti a lei, morta, io baciai sulla

io ero fuggito da lei. E in quell'epoca

era stato adunque a lei dato da me?.... ¶ Rimasi

perchè nessuna più di lei sarà forse, come lei

lei sarà forse, come lei, la vera per te

voluto essere ancora amata, lei, sempre lei, nella figlia

ancora amata, lei, sempre lei, nella figlia, dopo la

preparandosi al giorno per lei tanto desiato della felicità

Dirle tutto? Chiedere a lei lo scioglimento della terribile

Non dire nulla, a lei? lasciarla così nell'illusione

donna. ¶ Non era stata lei, forse, l'ultimo barlume

E non era stata lei, forse, la meravigliosa creatura

un folle desiderio di lei, pur così vicino ormai

il nome. ¶ E da lei tutta veniva la ebrezza

quelle giovinezze folleggianti per lei. ¶ - Toglietevi dal collo quelle