Federico De Roberto, I Viceré, 1894

senatore dopo la rivoluzione, lo accompagnava. Questi, invece che

sala l'uditorio non lo spaventava, composto com'era

sbottonava, ma tutti comprendevano lo stesso. Le visite si

avvertito da Baldassarre che lo zio voleva parlargli, lo

lo zio voleva parlargli, lo aspettava impaziente, smanioso, nella

fermandoglisi dinanzi. ¶ «Io? Nulla...» ¶ «Lo sapevo bene! Volevo sentirne

mia moglie, insomma.» E lo guardò in faccia. ¶ «Va

ho,» rispose Raimondo, rialzandosi. ¶ Lo zio restò un momento

foglio di carta e lo aveva fatto in mille

un poco qui,» soggiunse lo zio, guardando gli altri

il marchese. ¶ Raimondo sciolse lo scilinguagnolo per dire, con

nessuno ne dice male.» ¶ «Lo stesso paragone è impossibile

torneranno qui. È stato lo zio duca quello che

naso? Ma il perché lo so io, il perché

so io, il perché... lo so io, il perché

quantunque il monaco non lo guardasse, fece col capo

E quella bestia che lo prega per giunta e

che giustamente non vuole lo spionaggio in casa, che

lucenti di febbre, dicevano lo strazio di un pensiero

addietro, prima che scoppiasse lo scandalo in casa di

ad ogni costo, se lo aveva raggiunto a Firenze

più sommessamente sua moglie lo pregava di non trascurarla

in principio dell'estate, lo scandalo era cresciuto talmente

era andato via, con lo stesso abito di società

sangue alla testa: «E lo piangi, anche?... Lo vorresti

E lo piangi, anche?... Lo vorresti difendere?... Saresti capace

lecca la mano che lo ha battuto?...» Sì, sì

principe di Roccasciano che lo aveva approvato; ma Benedetto

si trattava: ¶ «Questo Calafoti lo conosco,» disse; «se Vostra

la minaccia di impugnarli lo faremo rigar diritto.» ¶ Ella

La marchesa Chiara accompagnò lo sposalizio per ogni dove

prossimi ad essere soddisfatti lo ascoltavano come un oracolo

che faceva a tutti lo stesso inchino; quantunque, per

la sera: ¶ «Questo qui lo accaseremo noi, a suo

spogliato con me?... Se lo guardo più in faccia

a venire...» E mentre lo aspettavano, il monaco s

giorno, Benedetto non se lo potè più levar di

una strappata di campanello lo annunziava, brusca, forte, padronale

al palazzo, sfogava con lo zio Blasco contro il

Blasco contro il fratello, lo accusava di averla rubata

voler rubare adesso Raimondo: ¶ «Lo spinge lui contro la

casa della quale Raimondo lo aspettava, lusingato da una

superare finivano di rassicurarlo. Lo scioglimento d'un matrimonio

Nondimeno, una segreta soggezione lo impacciava dinanzi a Matilde

quando i camerieri non lo contentavano, non gli procuravano

prima di cominciare. Sotto lo stallo dell'Abate, in

e datavi un'occhiata, lo abbassò, recitando a memoria

guardare neppure una volta lo scartafaccio, gestendo, facendo pause

primi giorni aveva aiutato lo zio Lorenzo e il

colmava di male parole lo stesso principe perché permetteva

dalle busse toccate per lo spionaggio; e adesso egli

una grande vocazione per lo stato monastico. E l

se ne prendevano giuoco, lo beffavano, gliene facevano di

siciliani reduci dal Volturno: lo zio Lorenzo, il duca

ondate saettavano sguardi; e lo spasimo della paura fu

parla adesso! E non lo sai il nome che

strappò quel cartellino e lo fece in mille pezzi

vedesse una cosa simile! Lo zio duca, mi dispiace

affari altrui.» ¶ «Se Lucrezia lo vuole,» rincarò Chiara, «se

vuole,» rincarò Chiara, «se lo prenda! In fin dei

donna Ferdinanda, che sopravveniva, lo fece fermare. La zitellona

ho detto; ma è lo stesso che dirlo al

che si ravveda e lo zio muti opinione; ma

dev'essere giudice, perdoni!, lo stesso paese. Se ella

Ci vuol tanto?... Se lo vogliamo!» ¶ «Ma io non

dire ciò che sento, lo dico sul muso a

di labbro: «È inutile! Lo sposerò!...» ¶ Egli, frattanto, continuava

periodo di preparazione noi lo vediamo a Palermo, intrinseco

la voce che ormai lo condanna. Egli versa il

onori. Ma il paese lo vuole. La sorella Palermo

La sorella Palermo ce lo invidia. E chi porta

di Chiara è naturalmente lo stesso di quello di

T'affliggi per questo? Lo zio mi ha narrato

aborto per impedire che lo scorgesse. «Non le dite

i figliuoli sono cari lo stesso...» ¶ «E dov'è

E ordinò che non lo portassero via, pel momento

poco, poichè i Giulente lo aspettavano giù, per riferirgli

a chiamare Ferdinando, e lo aspettava con viva impazienza

quando egli apparve se lo fece venire accanto e

bene,» disse; «adesso occorre lo spirito.» ¶ La marchesa ordinò

nella boccia dove versò lo spirito e adattò il

le grida raddoppiavano, egli lo spinse verso il balcone

il ferito del Volturno!...» ¶ «Lo slancio da cui vi

Vedi? Vedi quanto rispettano lo zio? Come tutto il

a tutto? E vedi lo zio come fa onore

che abbiamo il Parlamento, lo zio è deputato!...» ¶ Parte

promesso della signorina come lo vedeva trattato dal principe

fossero cose che non lo riguardassero punto, o intorno

più al palazzo, che lo stesso don Eugenio faceva

essere nobili o per lo meno nobilitati dalla lunga

sentenze del cavaliere; poi lo pregò di fargli vedere

questo titolo sonasse abbastanza, lo aveva mutato in quello

po' per zelo patriottico, lo aveva sviscerato col suo

opere sul soggetto; ma lo sviluppo, la ricchezza di

esclamò, seccato: ¶ «Ma zio, lo vada dire ai canonisti

d'andar via, Benedetto lo chiamò da parte: ¶ «Non

diceva la sua gelosia, lo scongiurava di non farla

più che mai cantare lo zio monaco. Felice d

un anno. Il principe lo volle ospite al palazzo

duri per la figlia lo accolsero con un certo

ladro» di Giacomo non lo aveva preso «a calci

Villardita. Ma qui rifulgeva lo zelante amor materno della

cose, ma la necessità lo stringeva. Certo il desiderio

quando sarà l'ora, lo sposerò.» Il principe intanto

Egli aveva anche raggiunto lo scopo di rompere la

affatto; in carnevale, Matilde lo raggiunse, accompagnata dal padre

continui?» ¶ «No, no; non lo farò più... non ti

Non importa, cugino; ve lo dico io!... Ed è

buona volta.» ¶ «E perché lo dite a me?» rispose

come sono tranquilla?... Te lo giuro, non so nulla

pezzenti, invidiosi, maleducati?...» ¶ Nessuno lo teneva, mai s'era

guardò sua figlia, vide lo sguardo smarrito che gli

ridendo di se stesso, lo vituperava altrimenti: «Lui, pericoloso

di sorta; voleva che lo trattassero come gli altri

come gli altri, che lo legassero più stretto degli

Tradirebbe suo padre che lo creò!...» ¶ E andando via

impallidiva quando nominavasi Giulente, lo sbarbatello petulante che anche

minacciavano di finir male; lo stesso Abate aveva dovuto

scagliatosi sul cugino, se lo metteva sotto, malmenandolo, finché

chiacchierare su quel soggetto. Lo stesso Raimondo pareva essersi

pareva essersi rassegnato; non lo vedevano più correre dietro

solo donna Isabella e lo zio palermitano. ¶ Ora, il

conte! Questo era stato lo sbaglio! Sua madre, no

un'altra famiglia; chi lo giudicava capace di questo

partita per Palermo con lo zio. Chi ardiva ancora

Chi è Garibaldi? Non lo conosco!...» ¶ Imparò a conoscerlo

muso Padre Rocca, dopo lo scontro di Calatafimi. ¶ Allora

avanzarsi vittorioso dei garibaldini lo esasperava; la formazione di

città e nelle campagne lo mettevano fuori di sé

Palermo. ¶ «A Palermo? Lanza lo schiaccerà! C'è ventimila

gente invisa ai liberali; lo stesso castello non era

paese. Una circostanza straordinaria lo aiutò. Il tabacco piantato

con fra' Carmelo che lo vegliava. La luce era

attesa che Consalvo uscisse, lo circondarono nel giardino; Giovannino

Prima di sera cessò lo scampanìo e il cannoneggiamento

ma i due Giulente lo assicurarono che adesso tutto

e che gli amici lo aspettavano. Così traversarono insieme

da tutte le parti lo salutavano rispettosamente o cordialmente

nulla senza del duca, lo metteva in tutte le

un codazzo d'ammiratori lo accompagnava al palazzo Francalanza

Formata la Guardia nazionale, lo fecero maggiore: tutti i

il Priore don Lodovico lo persuase che non era

Pedantoni, tutti i liberali lo guardarono con gli occhi

in disparte, aggrottato come lo zio don Blasco, con

ciò che avrebbe fatto lo stesso Re, esercitare tutti

zitellona rispondeva, secco secco: «Lo stampatore dimenticò di mettercelo

riaprivasi alla speranza, ella lo udiva proporle: ¶ «Del resto

Sua Paternità. ¶ Su per lo scalone reale, tutto di

di palme sulla vòlta. Lo scalone sbucava nel corridoio

Tu starai qui con lo zio, crescerai buono e

ancora quando suo padre lo chiamò: la comitiva dirigevasi

a San Nicola. Ce lo mettevano per educazione? Voleva

prescriveva la Regola; ma lo spasso cominciava più tardi

la cena, rientravano per lo studio e per le

si sapeva bene chi lo avesse fondato, ma il

glorioso fondatore dell'Ordine lo preservò dal fuoco del

grande affezione: egli se lo teneva vicino più che

regalava dolci e balocchi, lo vantava all'Abate, al

loro antica potenza, se lo mettevano sotto, quando riuscivano

riuscivano ad agguantarlo, e lo pestavano bene. Fra' Carmelo

volta che fra' Carmelo lo condusse al palazzo, in

voleri del marito, se lo mangiava dai baci, l

benefizi dell'istruzione; perfino lo zio Ferdinando scese dalle

e pei gelati, per lo spumone, per la cassata

qualcuno avesse osato dar lo sfratto o pretendere un

se prima era stato lo spavento del Capitolo, da

l'Abate Cosenzano. Né lo stesso don Lodovico ammetteva

Padre Reverendissimo.» ¶ Il vecchio lo prendeva allora a suo

mangiapolenta» di Cavour e lo colmava d'improperi, rammentando

un'altra volta, gridava: ¶ «Lo manderete via voi altri

Sì, sì,» approvava, lodando lo spionaggio di Consalvo; «ascolta

ristoro dei morti era lo stesso, e i vivi

chiaro, e il mattutino lo facevano recitare per loro

e i caudatari reggevano lo strascico. L'apparato era

un urtarsi di seggiole, lo stropiccìo dei passi; luccicavano

voltò e vide che lo zio Raimondo, lasciato il

guardava con l'occhialetto lo spettacolo, mentre il conte

preso il Crocifisso velato, lo deponeva per terra, sopra

del Cristo morto e lo baciavano. La folla saliva

Consalvo non la vide; lo zio Raimondo dava sempre

barone a Palermo aveva lo scopo di combinare il

seminar zizzania in famiglia: lo pregava soltanto di non

Prima il colera, poi lo strascico d'inquietudini che

divisione...» Raimondo non se lo fece dire due volte

qual altro interesse ve lo tratteneva? Ed ella ricominciava

i suoi vizi, e lo incitasse a giocare e

l'amicizia del marito lo avevano distolto da questo

appunto perciò sua moglie lo seccava, perciò non aveva

fatto, che gli ostacoli lo eccitavano, lo rendevano smanioso

gli ostacoli lo eccitavano, lo rendevano smanioso e restìo

di «certe persone». Era lo stesso che dirgli: «Fate

a chiacchierare con Fersa, lo conducevano in un'altra

ripeteva il principe seguendo lo zio che s'avviava

prima? Non sono già lo Spirito Santo per potere

di un'ora innanzi, lo seguiva con lo sguardo

innanzi, lo seguiva con lo sguardo ridente. Era così

ad imbrogliarsi: ¶ «E non lo tormentare più, povero bambino

Palermo, Napoli e Roma lo avevano annoverato tra i

che fece mio nonno? Lo aspettò al ritorno, ordinò

le piaghe del '48. Con lo stato indebitato fin agli

scoppiato a Siracusa!...» ¶ Tutti lo circondarono: ¶ «Come! Chi ve

come se l'annunziatore lo portasse addosso, la conversazione

discorso delle cambiali e lo esortò a mettersi d

accordo col fratello. Raimondo lo ascoltò distrattamente, e gli

natale, dove, diceva, non lo avrebbero sicuramente capitato in

la cattiva stella che lo aveva fatto cogliere dalla

principe aveva insistito presso lo zio affinché venisse con

adducendo gli affari che lo chiamavano alla capitale, la

altre sue guide non lo lasciavano andare dove gli

infrenava, perché il principe lo aveva educato a tremare

tutti gli altri parenti lo lasciavano fare. La principessa

lasciavano fare. La principessa lo contentava ad un cenno

principato; ma don Eugenio lo contristava, adesso, peggio che

metterà in collegio!» ammoniva lo zio; e infatti il

in premio, don Eugenio lo conduceva con sé per

e dai pecorai che lo scorgevano in quelle attitudini

la corte il medico, lo speziale, i possidenti più

di San Placido non lo pregiudicava presso i Padri

con tutte le formalità: lo sposo, dopo essersi confessato

occhi appena entrava colei, lo stesso misterioso istinto di

accresceva il suo spavento, lo rendeva più oscuro, le

in quella via che lo distoglieva da un'altra

dolorosa. Il cuor suo lo avrebbe voluto senza nessun

famiglia, della casa; ma lo prendeva com'era, anzi

com'era, anzi come lo avevano fatto, giacché ella

che mi secco, non lo sai?» le rispondeva. ¶ «Che

casino?» ¶ Egli non se lo faceva ripetere. A poco

e senza salutar nessuno, lo prese pel bottone dell

pel bottone dell'abito, lo trasse in disparte e

le notizie dei Giulente lo imbestialirono; ma quel che

figliuolo unico, e non lo metteranno certamente al monastero

avuto un figliuolo se lo sarebbe cucito alla gonna

che è d'Aragona; lo scudo contornato da sei

gli sproni del cavaliere. Lo stemma piccolo in mezzo

Re aragonesi; gli Uzeda lo avevano ottenuto a poco

o lavoravano ad offuscar lo splendore della casa, come

incorreggibile, con somma severità lo condannò a morte, sentenzia

Spagna perché il sovrano lo rimovesse dal posto: opera

Era naturale che non lo potessero soffrire, giacché nessun

mentre l'Uzeda esercitava lo stesso preciso potere del

era piaciuto; e che lo stesso suo marito non

ottenne che s'invitasse lo zio alla festa del

don Blasco, ma con lo stesso figlio di cui

s'inaspriva, l'invidia lo avvelenava. Donna Ferdinanda parve

stimava duemila onze, per lo meno, e pretendeva il

Già donna Ferdinanda, acquistato lo stabile dei Calasaro, era

casa, continuando a squartar lo zero ma pagandosi il

sospetto, mentre don Blasco lo dichiarava di prima qualità

di non aver raggiunto lo scopo, quantunque ai parenti

Uzeda, dove il duca lo accolse come un padrone

agonizzava, il duca guardava lo spettacolo col cannocchiale di

mille più di lui lo meritassero perché di lui

Il duca non se lo fece dire due volte

valere l'amicizia che lo legava al barone. Egli

al colmo della rabbia lo vituperavano e per poco

e per poco non lo denunziavano alle autorità pel

avevano tolto il saluto lo avvicinarono e gli strinsero

Blasco e donna Ferdinanda lo vituperavano pertanto, ciascuno da

gli offriva ospitalità e lo trattava con deferenza, a

nipote del cospiratore Giulente, lo avrebbe aiutato ad entrar

po' Raimondo, un po' lo stesso principe; quel giorno

condizioni delle proprietà e lo stato delle liti, non

Bisognava lasciarlo fare. Se lo contrariavano, diventava una furia

Il principino comprese che lo mandavano via. A sei

collera di nessuno. Infatti, lo zio don Blasco dava

in tavola appena giunto lo zio. Poi se ne

così acuto, come se lo stessero scannando. ¶ «T'ho

aveva appena cominciato: «Signorina... lo lasci andare...» che apparve

sollevò Consalvo da terra, lo prese per mano e

prima? Ha dunque ragione lo zio don Blasco?... Ha

ciera accigliata, per corteggiar lo zio. Non era la

che portava a Raimondo!... Lo amava fin da quando

amava fin da quando lo aveva visto, da prima

immaginazioni; tanto era fine, lo sposo suo, e leggiadro

l'anima, per sempre; lo aveva amato ancora nei

nessuno quanto lei stessa lo poneva tanto alto; ma

e cuore affezionato; e lo scoprire che il loro

potesse allettarlo molto; certo, lo avrebbe seguito dovunque gli

desiderio del marito, ella lo aveva seguito a Firenze

doveva essere Raimondo; tutti lo compresero, rispondendo che non

stringerli insieme, che per lo meno doveva essere, nel

a queste altre. Ella lo amava più che mai

la stessa madre moribonda lo chiamò, ella fece di

ragioni, i legami che lo trattenevano... Giusto in quei

rispose che gli amici lo avevano trattenuto, che non

momento con me?» e lo condusse nel suo scrittoio

quistioni dell'eredità e lo lasciava libero di fare

spassarsi...» corresse il duca. ¶ «Lo zio don Blasco,» proseguì

testimoni, alzatisi anch'essi, lo circondarono, stringendogli le mani

stringeva la mano e lo trasse nel vano di

guardatolo un momento fisso, lo mandò a carte quarantotto

vano di finestra con lo zio duca: ¶ «Ha udito

il principino Consalvo, se lo mise a sedere sulle

duca d'Oragua e lo stesso Eugenio, restavano al

era stata liberissima. ¶ Ella lo lasciava cantare. Le grida

sopra gli altri fratelli, lo lasciò al secolo facendolo

il ragazzo al noviziato: lo tenne in casa fino

era impaziente di sfuggire lo fece rinunziare, spaventato, ad

il posto a cui lo avevano costretto a rinunziare

tempo di tornare indietro: lo scapolare e la cocolla

alla morte. La ribellione, lo sdegno e l'odio

esemplare, la vocazione per lo stato monastico. Mentre don

di dottrina teologica. Mentre lo zio, per vendicarsi del

più piccolo trascorso, nessuno lo poté mai trascinare nei

se non impossibile, per lo meno difficilissimo l'appagamento

guscio ancora in... capo» lo fece uscir fuori dalla

so chi...» Don Lodovico lo lasciò dire, edificando l

tanto in tanto, sotto lo scialle, in chiesa, se

a dargli la figliuola, lo aveva ammesso in casa

per forza chi non lo voleva, egli si sarebbe

se le domandavano qualcosa, lo interrogava cogli occhi quasi

tante gliene venivano per lo meno. Il marchese, pure

dimenticato che prima non lo volevi neanche per cacio

del triplice minchione per lo stupido interesse portato verso

alla Pietra dell'Ovo, lo trovava, sempre solo, con

mala grazia con cui lo aveva trattato sua madre

affezione; e se talvolta lo cercavano perché c'eran

il Robinson Crusoe; egli lo divorò da cima a

stagioni; ma la madre lo canzonava, a posta, per

Ma la principessa, deridendolo, lo lasciava fare, e segnava

più d'una volta lo aveva minacciato di questo

tocca il triplo, per lo meno! Sei stato truffato

a tutti» o per lo meno «al coerede!...» ¶ E

altri, o che, per lo meno, egli dovesse spartirle

per tutti fuorché per lo zio Blasco che se

principessa non dimenticava tuttavia lo scopo principale da raggiungere

momento secondare o per lo meno fingere d'ignorare

di quel che voleva lo zio: anzi, una volta

ella l'aspettava e lo voleva, la principessa non

più bene quanto più lo aveva desiderato e quanto

era secondato, o per lo meno non deriso; Giacomo

occhi alla principessa, quando lo vedeva, grazioso ed elegante

quando donna Teresa colmò lo staio, dando moglie a

l'inclinazione del figliuolo, lo sforzò invece a sposar

più grande desiderio che lo struggeva: andar via dalla

la principessa, mentre prima lo aveva lasciato gridare, opponendogli

cullandolo sulle braccia, mostrandogli lo scudo marmoreo infisso al

tuttavia alcuni passanti, scorto lo straordinario movimento nel cortile

risposta: ¶ «E voi che lo faceste al contino!...» ¶ Tanto

è donna Vincenza?... Prendete lo scialle e andate alla

zitellona...» ¶ Ogni volta che lo sportello si schiudeva per

sereno!...» Poi salirono per lo scalone con Baldassarre che

abitino della Madonna perché lo mettessero indosso alla morta

questo momento per indurre lo zio Blasco a far

Baldassarre, incaricato di rintracciarlo, lo scoperse in fondo alla

forte, in modo che lo udirono sino nella corte

per un braccio e lo trascinò nella Galleria dei

nipote, scandalizzato. ¶ Don Blasco lo guardò nel bianco degli

e tutta la servitù lo conosceva e gli voleva

dentro roba di contrabbando, lo tirò per la manica

allora don Cono, insinuante: «lo stile epigrafico tiene al

nuove ondate della folla lo divisero la seconda volta

era proprio possibile che lo diseredasse? «Nossignore: tutto andrà

è vero che non lo poteva soffrire, ma è

Casimiro confermò: ¶ «Se ve lo dico io!... Per aver

affari e in famiglia lo chiamano il Babbeo, col

piedi!... Vi dico che lo so di sicuro!» ¶ Un

giunto vicino al crocchio, lo fermarono: ¶ «Don Cono!... Don

Ed io che me lo rammento piangere come un

disperato... quando la morta lo lasciò per Felice Cùrcuma

farete questa rivoluzione?» ¶ «Non lo diremmo a voi, in

dell'intimità degli Uzeda lo animava contro di loro

spesa!... Ci saranno per lo meno cent'onze di

si precipitò giù per lo scalone e arrivò allo

conte s'avviò per lo scalone senza curarsi della

quelle dimostrazioni d'affetto lo seccavano visibilmente. Poi il

visibilmente. Poi il principe lo condusse via, e tutti

tempo, quando sua madre lo aveva insistentemente chiamato, egli

Corte, appena alzatosi, se lo vide vicino: ¶ «Se lo

lo vide vicino: ¶ «Se lo zio arriverà domani, presidente

una volta aveva accanto lo zio Eugenio e don

e l'India...» ¶ «Per lo appunto; anzi la epigrafe

stessi parenti quasi non lo riconobbero: quand'era partito

al principe, il quale lo ricevé nella Sala Rossa

al principe, che se lo prese; ma don Blasco

anticamera, al marchese che lo accompagnava: ¶ «Capisci?» gridò. «Tutto

cose che mi rivoltano lo stomaco!... In questa casa

cosa veramente dispiacevole!... Passi lo zio, che è morto

Marco, al passaggio che lo riguardava, aveva chinato rispettosamente

poco per meglio vedere lo scritto, «eredi universali...» e

desiderio di vederla abbracciare lo stato monastico, completo la

essa ben conosce che lo stato maritale non è

meglio di lui conosca lo stato del patrimonio e

le braccia conserte e lo sguardo cieco. «Tra i

Qualche giorno di questi lo nomineranno bidello! Il mestiere

quasi ogni giorno!... Ebbene, lo sai adesso!... No?... Dici

allora diglielo, che non lo vuoi!» ¶ «Io, mamma?...» ¶ «Vuoi

un'obbedienza più cieca!... Lo zio duca, coi piedi

nessuna, a suo giudizio, lo meritava; ora che gli

Quando Michele avrà figli...» Lo stesso Giovannino non aveva

di lei che non lo aveva avvertito del matrimonio

promesso della ragazza? Non lo sospettava neppure Baldassarre, il

Se la signorina non lo voleva! Se lui stesso

sarebbe piegato, ma tu lo conosci meglio di me

forza di legge. Se lo vuoi a qualunque costo

al secolo per abbracciare lo stato monastico. E la

anima; giacché — ella non lo sapeva, ma era così

orrore del male che lo struggeva, egli trascinavasi di

i suoi piedi, Ximena lo mise a riposare nel

offesa, e che sola lo proteggeva nella miseria e

Teresa, presolo per mano, lo aveva guidato nella camera

commissioni alla sarta per lo sposalizio di «mia nipote

Consalvo per mano e lo condusse dinanzi alla zia

rideva tra sé, vedendo lo zelo col quale costei

annunziato un avvenimento. Tutto lo aveva persuaso a crederlo

la voce di Baldassarre lo richiamò: ¶ «Eccellenza...» ¶ «E tu

Vostra Eccellenza.» ¶ Il padrone lo guardò un poco, credendo

vita? La sua riuscita lo insuperbiva, la sua forza

la sua forza quasi lo stupiva; ma oramai non

avrebbe voluto? «Sarà deputato, lo manderemo a Roma quando

del suo giuoco e lo denunziavano, o non erano

contesa divenne più vivace, lo tirarono in ballo. Rizzoni

avversione contro di lui: lo zelo, la febbre con

brividi addosso, ed appena lo udiva annunziare dal nuovo

in casa Radalì venivano lo stesso Monsignor Vescovo, lo

lo stesso Monsignor Vescovo, lo stesso Vicario, gli stessi

più forte, il sole lo aveva abbronzato, la barba

serena di lui, ella lo accolse come un amico

possedeva qualche soldo: ma lo scandalo era enorme: egli

e corone a quanti lo avevano pagato: speziali, calzolai

Né scrupoli, né difficoltà lo avevano arrestato: a chi

bosco. Appena visto tornare lo zio, e udito che

dichiarò: ¶ «Mi pare che lo scherzo sia durato a

stava per andar fuori. Lo zio non perdeva la

ripeté il cavaliere, con lo stesso tono di voce

voltò le spalle. Quando lo udì andar via, chiamò

vergognavo ogni volta che lo dovevo annunziare al padrone

per forza, ma allora lo afferrarono e lo spinsero

allora lo afferrarono e lo spinsero fuori: «Eccellenza, con

afferratolo per le spalle, lo fece sorgere e lo

lo fece sorgere e lo spinse fuori ad urtoni

del diavolo!» ¶ Donna Ferdinanda lo cacciò via come un

con la zia e lo sciupio dei quattrini: ¶ «Io

dal figlio, il principe lo guardava fisso; poi si

sedere, quasi una molla lo avesse spinto, si precipitò

o gli si guastava lo stomaco? Perché, durante la

averlo più vicino; se lo incontrava per le scale

nessun partito e se lo teneva cucito alle gonne

L'eredità dello zio lo aveva fatto ricco quanto

andavano in visibilio udendole; lo stesso maestro, un vecchietto

carnagione. La principessa, appena lo vide, cominciò a torcere

cuore di gioia o lo serravano dall'angoscia, era

il respiro. Anch'ella lo guardava, di tanto in

felice e ridente quando lo aveva scorto anche da

oro del mondo non lo avrebbe piegato a fare

voce rauca: ¶ «Ah, iettatore! Lo fa apposta! Per farmi

puoi fare così?» ¶ «Tu lo difendi?» rispose il giovane

vuole più vederlo, non lo vuole più in casa

potesse fare. Tu forse lo guardavi con simpatia: non

di cotesto iettatore! Non lo nominate più! O mando

a prendersi Consalvo e lo condusse per alcune settimane

Che bell'equipaggio!» adesso lo stava a udire, intronata

arrivare all'intento, niente lo arrestava, le imprese più

imprese più ardue non lo sgomentavano; leggeva i libri

cinquecento, per le quali lo zio aveva dovuto rilasciargli

pretendeva tenere in riga lo zio. Avviata la stampa

che portavano per caso lo stesso nome senza nessuna

parlare di lui, non lo chiamava più «mio figlio

della ribellione di Consalvo, lo ubbidiva ciecamente, lo serviva

Consalvo, lo ubbidiva ciecamente, lo serviva con umiltà. Il

di sollevare un istante lo spirito oppresso, ella si

al pianoforte, i suoni lo irritavano, le ingiungeva che

il pensiero di Giovannino lo colmava. Dopo una lunga

possibile. Prima di tutto, lo zio duca gli aveva

atteggiamento ossequiente del giovanotto lo confermava in questa fiducia

il secondo, subito dopo lo zio duca, sempre primo

città.» Allora spiegò che lo zolfo «è una sostanza

dozzina di consiglieri clericali lo fecero accorto che sbagliava

il paese, o per lo meno la più gran

certo lavoro, sarebbe per lo meno curioso che il

che cosa succede? Io lo mando via! E se

festaiuoli per poco non lo portarono a braccia per

Consiglio, il giorno prima, lo aveva eletto assessore. ¶ Giusto

segno della croce. Cominciava lo sparo dei fuochi d

d'esser «democratico». E lo zio don Eugenio veniva

servizio, o gli riferivano lo stato degli affari in

quali aveva fatto aumentare lo stipendio, o concedere gratificazioni

Così, il partito che lo voleva innalzare al supremo

Vostra Eccellenza: il paese lo vuole...» ¶ «Che ne so

clericali borboneggianti ai repubblicani. Lo lasciarono libero di dettar

poco imbarazzato, don Eugenio lo invitò a salir su

ritorno del principe, con lo zio duca, la moglie

mani addosso. Ma ella lo lasciava fare, e se

se qualcuno di costoro lo faceva andare in collera

foglio di carta e lo stracciava in mille pezzi

l'opera, nessuno te lo impedisce; ma io non

aveva tanta confidenza con lo zio da mandarlo a

la rimessa...» Il principe lo lasciava dire, ma gli

umano, dell'Eccellenza. Neppure lo metteva a giorno dei

La stanchezza del viaggio, lo stordimento dell'arrivo spiegavano

benedetto questo viaggio, se lo ha fatto cambiare di

potrebbe parere che tu lo faccia apposta, che tu

gli prendeva le mani, lo scongiurava d'esser buono

Teresa. ¶ «Ho da tacere?... Lo sai dunque quel che

mutamento operatosi in lui, lo attribuiva al lungo viaggio

La lotta col padre lo aveva disgustato della sua

di cui era fornito lo avevano messo in rapporto

padre, il gusto fastoso, lo sfarzo elegante di cui

dov'egli era vissuto, lo costringevano a riconoscere la

della sua casta non lo feriva tanto, ma un