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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giuseppina Torregrossa, Cortile nostalgia, 2017

concordanze di «lo»

nautoretestoannoconcordanza
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dietro la finestra sono, lo senti che tuppuliano?» gli
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pesava niente quel picciriddo, lo portò nel suo letto
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quali stendeva con precisione lo smalto color vermiglio. Le
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occupava di Mario, sotto lo sguardo vigile di padre
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sfumatura pallida. I coetanei lo prendevano in giro, ma
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e pelose. ¶ Lui distolse lo sguardo come faceva con
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d’aiuto. L’uomo lo ascoltò con apparente disinteresse
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imparare una poesia – “… io lo so perché tanto / di
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corri, Mancuso!». ¶ Il ragazzo lo raggiunse al finestrone. ¶ «La
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d’eccitazione. ¶ Mario guardò lo straccio che sventolava sfacciato
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di una come quella» lo informò il Professore. ¶ I
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intorno. «Op, oooop, op» lo incitò. I suoi seni
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Gli girava la testa, lo stomaco era sottosopra e
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venditore. ¶ Lei sorrise, ma lo scontento accumulato affiorò alla
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via dei Calderai, se lo ritrovò faccia a faccia
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sono una persona seria» lo apostrofò, paonazza in viso
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lui provò a baciarla, lo respinse sdegnata. ¶ «Prima ci
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poco alla sua partenza; lo avevano destinato a Roma
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piace? Perché quando te lo trovi nel letto…» ¶ «Certo
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di una famiglia sua lo faceva sentire più forte
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senza una ragione apparente, lo assaliva il ricordo di
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male. Quel desiderio brutale lo spaventava a tal punto
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tenerezza e passione se lo portò dietro senza risolverlo
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nel suo abito bianco, lo aveva ottenuto dopo liti
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appena discosta dal marito; lo strascico, spalmato sui gradini
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del binario, seguendo con lo sguardo il marito che
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turni serrati. L’addestramento lo sfiancava e alla sera
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l’appetito, il cibo lo trovava cattivo, diventò tanto
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Trastevere. ¶ La zia se lo strinse al petto coprendolo
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la fatalona bionda che lo aveva cresciuto. «Abbiamo tante
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invece era una fregatura» lo informò la donna, che
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avesse ripensato?” ¶ Lei invece lo aspettava, sembrava avesse imparato
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aveva cominciato a mandarle lo stipendio, trattenendo per sé
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spese quotidiane, il resto lo nascondeva nella dispensa dentro
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dita il foglio giallo, lo fissò stralunato e non
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pe’ ghiri a casa?» lo apostrofò il maresciallo. ¶ Lui
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dallo stomaco alla gola, lo costrinse a piegarsi sulle
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respiro si normalizzasse tenendo lo sguardo fisso all’acqua
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la strada del ritorno» lo ammonì zia Ninetta con
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asciugò le lacrime e lo baciò sulle guance scavate
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finisci a Milano» e lo spinse fuori dalla porta
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Dal balcone seguì con lo sguardo il nipote che
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a una costa dolce; lo sciabordio delle onde e
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sciabordio delle onde e lo sferragliare del treno lo
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lo sferragliare del treno lo trascinarono in un sonno
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luce del primo sole lo accolse nella sua città
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desiderio primitivo e animalesco lo colse all’improvviso. Scaraventò
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nudità pudica, fece scorrere lo sguardo sui seni pieni
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scoprì solo come non lo era stato mai. Rimase
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era stato mai. Rimase lo stesso lì dentro, senza
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si raggomitolò accanto e lo coprì di baci acerbi
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in caserma; la moglie lo ascoltava, scuoteva la testa
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in pezzi. La capitale lo accolse con la solita
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del Gianicolo. Zia Ninetta lo abbracciò con affetto, ma
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al pianoforte, i bacarozzi lo resero sereno e la
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del viso congestionato, e lo fissava: così felice non
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preoccupare, ci sono io» lo rassicurò con una pacca
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sorella, ti piace?» ¶ «Non lo so.» ¶ «È una brava
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Se ne stava per lo più in branda, cercando
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lamentano gli italiani? Se lo sono dimenticato come stavano
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maresciallo il giorno dopo lo fece chiamare. ¶ «Guagliò, che
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di mio padre, non lo voglio più vedere.» ¶ «Non
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onda che nasceva sotto lo sterno, si propagava al
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tempo del risetto.» ¶ «Me lo fa apposta.» ¶ «Sei troppo
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gli dormiva nel letto lo aveva reso sentimentale. Così
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sera stessa. Zia Ninetta lo riempì di baci: «Dalli
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e mi pare perfetta» lo rincuorò il prete. «Ha
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e pure la solitudine… Lo sai com’è superba
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figlio, sempre a fumare!» lo rimproverò il parroco, ma
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foglie, la bambina allungò lo sguardo fuori dalla finestra
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La moglie sull’uscio lo osservava con un’espressione
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suo gruzzoletto. ¶ «Il medico lo pago io» aveva detto
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No, che è ritardata» lo gelò quello. ¶ Sulla strada
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Melina sulla difensiva. ¶ «Non lo so, io non ho
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contatto con l’aria lo fece rinsavire. Le sue
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la moglie. Quella scoperta lo fece sentire peggio. ¶ «Maledizione
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l’emozione del ricordo lo travolse. ¶ Senza riflettere, ché
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posizione, aspettando che lei lo facesse entrare. ¶ A Nicolina
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Prego, si accomodi» e lo condusse in cucina. ¶ Versò
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cucina. ¶ Versò il caffè, lo zuccherò e aspettò che
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irrealizzabili con Melina. ¶ «Ve lo posso levare?» domandò Nicolina
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dal cantiere, ora ve lo pulisco io.» ¶ L’uomo
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per rompere il ghiaccio. ¶ «Lo studentello dal culo secco
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torpida. ¶ «Non vi vergognate» lo incoraggiò Nica, «queste sono
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profumo dolciastro di vaniglia lo prese alla gola. ¶ «Aspettate
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menando colpi violenti. ¶ Nica lo assecondò, i suoi seni
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virile. «Come siete forte» lo incitò. «Potente, un vero
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in modo regolare sotto lo sguardo vigile di Zia
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le piegava la bocca. Lo sguardo diventava liquido, gli
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un silenzio scontento. ¶ Maruzza, lo sguardo fisso alla frutta
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consolare Melina: «I medici… lo sai che non capiscono
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non capiscono niente. Te lo ricordi quello che successe
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altra sembrava irraggiungibile, aveva lo sguardo assente e oscillava
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la passava tanto bene. Lo affliggeva un senso di
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cucine. ¶ Il maresciallo Avella lo chiamò a rapporto: «Mancuso
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mettevano tristezza, i bacarozzi lo nauseavano e la signorina
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sembra più semplice.» E lo portò al circolo ufficiali
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schioccò le labbra e lo spedì dritto in infermeria
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dritto in infermeria. ¶ Quando lo vide nudo, il dottore
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costituzione» rispose lui, ma lo colse un accesso di
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che cadeva sul cuscino, lo accecò. Provò a sorridere
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raccomandò il maresciallo. E lo congedò con un’energica
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stretta di mano. ¶ * * * ¶ Melina lo accolse affettuosamente e lo
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lo accolse affettuosamente e lo accudì con dedizione, ma
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la violenza oscura che lo abitava. “Ce l’ha
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rifugio. Quel fagottino morbido lo gratificava di un affetto
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sere, i pensieri amari lo soverchiavano. Non era vecchio
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case disabitate. ¶ Il Cassaro lo percorsero lentamente, fermandosi a
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una camicia candida. Ninetta lo adocchiò da lontano. ¶ “Che
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aveva detto di chiamarsi lo sconosciuto. ¶ Lei lo sovrastava
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chiamarsi lo sconosciuto. ¶ Lei lo sovrastava di alcuni centimetri
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e sorrideva come se lo conoscesse. Quello la sollevò
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Arma.» ¶ «Mario Mancuso.» ¶ «Non lo conosco» concluse continuando a
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i cespugli marezzati. ¶ «Shhh» lo zittì, «la picciridda s
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le tasche. ¶ «Insomma, sbrigatevi» lo incalzò. ¶ «Com’è che
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Ecco, fuma, così avremo lo stesso sapore» e fece
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altro che pensarti…» ¶ «Shhh» lo zittì Ninetta chiudendogli la
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che penserebbe.” ¶ Sulla porta lo salutava con bacetti a
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preferì accampare delle scuse: «Lo sai che Ballarò è
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l’avessero cambiato. ¶ Ninetta lo ascoltò, piena di rabbia
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Roma e ricominciamo insieme» lo incalzò la donna con
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Lascia fare a me» lo rassicurò. «Ho dei risparmi
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capisce?» ¶ «Assettati e cunta.» ¶ «Lo sa chi mette a
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Maruzza voglio bene, vossia lo sa che non ho
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Gaetano. ¶ «Ragione ha! Non lo dovevo lasciare quel povero
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a Palermo. Io non lo so quanto resisto ancora
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bene.» ¶ «Grazie, grazie, grazissime» lo interruppe la donna, e
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ancora faccio tutto con lo stesso entusiasmo. Ricordi quando
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tua benevola protezione, te lo affido. ¶ «Ti abbraccio con
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nemico aveva un nome, lo combattevamo a viso aperto
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angolo di natura addomesticato lo rappacificava con se stesso
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pezzo di corteccia spugnosa. Lo infilò furtivo in tasca
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di nostalgia?» ¶ Mario abbassò lo sguardo. “Curnuto e bastuniato
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aveva nostalgia, ma ce lo doveva contare a lui
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le relazioni. Se non lo dico a mia moglie
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Basta che le mando lo stipendio a fine mese
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un cielo senza luna… Lo sapete invece che ha
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lato, sembrava un uccellino. «Lo sapete che non è
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volpino. Ora io non lo saccio comm’hai fatto
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sulla nuca. ¶ La gente lo guardava incuriosita e lui
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collega in alta uniforme lo accompagnò su per le
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pregare, poi il segretario lo condusse nella stanza del
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carabiniere esitò. ¶ «Va’ avanti» lo incoraggiò il presidente. ¶ «“… se
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sua trasformazione.”» ¶ «Basta così» lo interruppe. «Hai capito quello
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di quello che succede. Lo vedi che occhi grandi
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la mazzetta dei giornali, lo accompagnava a messa, rimanendo
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e correva ad aprire lo sportello della macchina. Moro
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sportello della macchina. Moro lo ricambiava con uno sguardo
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le orecchie. Quell’uomo lo faceva sentire protetto ma
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difficile. C’è stato lo sciopero degli edili, le
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aumentano…». ¶ «Ti saluto, Mario» lo interrompeva la moglie per
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urlare: «Ti ha lasciata, lo vuoi capire sì o
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come lei, signora». ¶ Melina lo aveva guardato in cagnesco
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dell’alloro. ¶ «Con tutto lo spazio che avevi? Proprio
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bofonchiò lei. ¶ A sera lo sconosciuto dormiva sdraiato sul
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la porta di casa. Lo straniero era nel suo
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nella bruma. ¶ «Lascia perdere» lo apostrofò brusca Melina, «non
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per quella inflessione che lo costringeva ad arrotondare ogni
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Troppo freddo. Il vagabondo lo puoi fare solo nei
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ne sai?» rispose piccata. ¶ «Lo vedo dai tuoi occhi
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usiamo per tutto» spiegò lo straniero. «Pensa che quando
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un catoio abbandonato e lo rendevano abitabile. Gli interventi
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dove era in atto lo scempio della Conca d
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bianche. Alcuni fedeli illuminati lo aiutarono ad accudire i
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stramazzare al suolo sotto lo sguardo duro dello sciamano
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imbracciava un lungo cucchiaio, lo faceva roteare in aria
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offrì uno. La bambina lo addentò, la pasta frolla
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muscolosi.” Il cornuto!». ¶ Ripose lo spezzatino nella pentola, lo
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lo spezzatino nella pentola, lo coprì con il trito
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trito di erbe, quindi lo mise sul fuoco. ¶ «Il
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Signore mio, ma tu lo stesso indirizza le nostre
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palazzo Marchesi. ¶ Il sotterraneo lo conosceva meglio delle sue
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uscito vivo. ¶ Don Ciccio lo aveva ritenuto responsabile della
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avanti il lavoro nostro?» lo prese in giro l
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sei così ben disposto» lo assecondò l’altro e
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terra, intorno a lui lo squittio dei topi che
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rendersene conto nel sonno. ¶ Lo svegliò un cazzotto in
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torcia elettrica. ¶ «Se non lo sai, è inutile che
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è inutile che te lo spieghi.» ¶ E subito gli
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senza farti soffrire.» ¶ «Non lo so dov’è» biascicò
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due sgherri tornarono e lo incaprettarono con del ferro
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soffrire per un traditore» lo esortò uno dei due
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è, ma anche se lo sapessi non ve ne
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morto che parla.» Quindi lo trascinarono di peso fino
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caldo torrido dell’estate, lo aspettavano per l’ultimo
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l’anima. ¶ Il sicario lo depose sul bordo della
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forza di dire. ¶ Quelli lo spinsero nell’acqua con
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viale di Trastevere. Non lo faceva per generosità, semmai
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bruttine assetate d’amore lo seguivano fino a un
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coscia. La carnalità greve lo eccitava più di un
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dormire. Ninetta nel pomeriggio lo buttò giù dal letto
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giorni successivi si ripeté lo stesso rituale, finché lei
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voltando le spalle. ¶ Lei lo trattenne per la giacca
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Quando i ragionamenti complicati lo stancavano e la testa
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verso via Sannio. ¶ «Fermati» lo pregava lei, che aveva
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Smise i gessati che lo facevano assomigliare a un
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la bustaia. ¶ Non se lo fece ripetere due volte
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Ah, prima o poi lo faccio di sicuro” si
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del Consiglio ha chiesto lo scrutinio segreto e ci
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a Moro di chiedere lo scrutinio segreto?» ¶ «Moro è
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in cucina. Proprio non lo riconosceva più, il suo
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Venti minuti dopo, Ninetta lo trovò che piangeva sommessamente
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una qualche responsabilità. ¶ «Come lo hai saputo?» ¶ Indicò il
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voce. «Càlmati, ora» e lo condusse in camera. «Cerca
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fuori un seno. ¶ «Dài» lo respinse Ninetta. Antonio ignorò
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le fu dentro. ¶ Lei lo sentì andare su e
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con i comunisti… non lo vuole nessuno. Ma lui
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compagnucci di partito se lo dovranno ingoiare.» ¶ «Ma chi
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tacchi, ma il presidente lo trattenne: «Siediti, ti devo
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sulle cosce. ¶ «Mancuso, tu lo sai quello che sta
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si mise a leggere: «Lo Stato, per rimanere democratico
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delle energie di tutti. Lo Stato democratico, lo Stato
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tutti. Lo Stato democratico, lo Stato del valore umano
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Stato del valore umano, lo Stato fondato sul prestigio
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uno Stato in cui lo stesso potere pubblico ha
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chillo, ’o presidente, come lo conosci? Tu sì di
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più. Gli ordini secchi lo irritavano, abituato ormai al
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sporche sul grembiule e lo salutò sfiorandogli la guancia
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ragione, perché quasi non lo conosceva. Lui le sorrise
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sorrise: «Picciridduzza mia, non lo sai chi sono?». Subito
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aveva regalato un televisore! ¶ Lo sistemarono su un carrello
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inarcò la schiena e lo inglobò dentro di sé
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di stoffa leggera. ¶ Maruzza lo indossò subito e corse
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mà il vestito se lo strappa di dosso” pensò
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cenno di tenerezza che lo assolvesse dal senso di
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intera cerimonia lei non lo guardò mai. ¶ Maruzza stringeva
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suoi genitori potessero fare lo stesso. Poi l’organista
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orecchio. ¶ «Ci guardano tutti» lo rimproverò lei infastidita. ¶ «Io
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il laghetto. Il muschio lo aveva raccolto nel giardino
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di loro e verso lo Stato. Questo rapporto fiduciario
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di quell’abbraccio Maruzza lo portò con sé per
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spesso per avere notizie. Lo facevano a notte fonda
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parlare con la picciridda» lo supplicò lei. ¶ Maruzza appena
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è graziusa ’sta signorina» lo sbeffeggiò. ¶ Quello lo fissò
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signorina» lo sbeffeggiò. ¶ Quello lo fissò con uno sguardo
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sibilò il Mancuso e lo superò scartando a sinistra
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baciare. ¶ Dopo tre settimane lo dimisero. C’era zia
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passi nel salone e lo stanzino era stato trasformato
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conta più un cazzo» lo interruppe Ninetta. «Vedete di
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io gli voglio bene lo stesso.” ¶ Quando il viso
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gonfio del presidente occupò lo schermo, Mario non ebbe
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telefono. ¶ «È per te» lo chiamò zia Ninetta. ¶ Mario
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un collega e vuje lo tenete ancora accà?”. Non
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un gran favore. ¶ Melina lo accolse con uno sguardo
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in un sorriso. ¶ Se lo strinse al petto. «Ti
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che era successo. ¶ «Shhh» lo interruppe. «Ogni impedimento è
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quindi si abbandonò contro lo schienale. Aveva gli occhi
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ospite appena tollerato.» ¶ Lei lo guardò con un’espressione
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pezzo». ¶ Il Mancuso sollevò lo sguardo spazientito e sussurrò
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A mezzogiorno, il comandante lo accolse con un bel
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comandato qui da voi» lo interruppe Mario, dimenticando per
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Il carabiniere di servizio lo osservava incuriosito. Mario arrossì
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in piazzetta, il pranzo lo trovava regolarmente in tavola
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abili dita da sarta lo strappo nella sua vecchia
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piano in un orecchio: «Lo sai che noi femmine
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calò le mutandine. «Qui, lo vedi?» ribadì puntando un
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pallida di paura. «Se lo sa mia madre sono
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piena di imbarazzo, distolse lo sguardo e il buco
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e il buco non lo vide; la parola “vagina
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usciva dalla palestra sotto lo sguardo comprensivo dell’insegnante
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nello sgabuzzino dei cappotti. ¶ «Lo sai come nascono i
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via di quelle cose, lo stava chiedendo a Mamma
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palma, al Paese mio lo diamo anche ai bambini
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prorompeva dai suoi occhi. ¶ «Lo sapevo» esclamò Maruzza trionfante
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e poi la cuciono. Lo fanno per mantenerla pura
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nuovi. ¶ Dopo un po’ lo sconforto si affievolì, ché
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un uomo potesse guardarla lo rendeva inquieto e irascibile
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si era incupita, aveva lo sguardo vinto e privo
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più che la parola, lo offendeva: quella divisa era
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al ginocchio, tuo padre lo sai com’è geloso
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tono allarmato. ¶ La figlia lo guardò con un largo
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di porporina rossa e lo stracciò sotto il naso
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Niente colpi di testa» lo aveva avvertito il comandante
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urlò il collega che lo accompagnava. Ma lui non
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accompagnava. Ma lui non lo sentiva proprio. «Mancuso, ti
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ti vuoi rovinare. Se lo ammazzi finisci in galera
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porto al sicuro.» ¶ Quella lo guardò con aria di
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quelle nefandezze…» E mentre lo disse si pentì di
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da una giornata difficile, lo sfidò: «Le mie compagne
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alcuna riservatezza nei cassetti. ¶ «Lo sapevo!» gridò sventolando in
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le dava per intero lo stipendio, non chiedeva conto
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succederanno cose meravigliose.» ¶ Lei lo aveva abbracciato. Il marito
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giorno. Lei un po’ lo compativa, quell’uomo irascibile
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mani larghe, non me lo sarei sposato” si rammaricò
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funziona? Una gatta se lo sa scegliere meglio di
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Sbucciò un limone e lo morse: era così aspro
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il succo scivolò dentro lo stomaco, le rimase un
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in mano e poi lo lascia cadere.» ¶ «Mischina, manco
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le mani. ¶ «Non te lo mangerai tutto da solo
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via, e lui con lo smoking lucido volteggiava tra
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lampadina nella testa, e lo trascinò in bagno. ¶ «Fufù
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per la collottola e lo portò da Mamma Africa
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Mamma Africa. ¶ «Io non lo capisco» disse con la
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fufù» piagnucolò lui. ¶ «Non lo so che vuole, l
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il figlio di Libertà. Lo so io cosa vuole
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contenta e il cuore lo sentiva pieno. «Fatemi riordinare
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il proprio corpo non lo negava né mortificava, nemmeno
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Anche la suora faceva lo stesso, ché altrimenti la
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con tono gentile e lo aiutò a togliersi la
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la promozione a vicebrigadiere lo aveva ammorbidito. ¶ «Eccone un
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che io il quartiere lo conosco di sotto e
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traffici strani.» ¶ «E lei lo dice a mia che
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andarsene. Quelle tre se lo palleggiavano senza il minimo
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figlia era una ragazza, lo vedeva anche lui. ¶ Bevve
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in pezzi. Il fragore lo intesero tutte distintamente. ¶ Maruzza
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strizzando gli occhi cisposi. ¶ «Lo so che c’è
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voce era una carezza, lo sguardo un abbraccio. Insisté
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sicuro dalla macchina, Irina lo aspettava. Gli mostrò una
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del documento. Qualcosa però lo dovette insospettire, perché sembrò
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una pistola. Lei aprì lo sportello, come lui aveva
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sartoria.» ¶ La ragazza attraversò lo Stretto un’altra volta
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L’acqua argentata aveva lo stesso colore del bosco
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fastidiosa e umiliante minaccia «Lo dico a tuo padre
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soglia, il cuore non lo sentiva più nel petto
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portasse una parrucca, se lo chiedevano tutte. Forse era
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vedere, toccare, contare”». Sollevò lo sguardo: «’Stu John pare
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ne voleva sapere: «Non lo senti il vento della
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fumo nei polmoni e lo buttò fuori con un
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e tanto c’abbiamo lo sbirro che ci tira
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compagne non sospirasse con lo sguardo colmo di aspettativa
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No, io Ale non lo lascio, lui è l
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frugava ovunque e Maruzza lo respingeva, ogni giorno sempre
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dolci. Infreddolita e arrabbiata, lo aveva respinto, ma le
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un cherubino. ¶ «È sabbia. Lo sai che c’è
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a pronunciare quella parola, «lo stesso è». Quindi si
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Quello prima o poi lo chiudono in galera e
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pericolosa! A Salvo non lo tocca nessuno.» ¶ «Siccome è
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chiese Clotilde. ¶ «E come lo campo?» rispose Caterina. ¶ «Magari
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una borghesuccia ricattatrice.» ¶ «Io lo direi solo a mia
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con convinzione. ¶ «Pure io lo direi a tua madre
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a noi?» ¶ «Ora te lo spiego.» La ragazza fece
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sua casetta. L’ammuino lo seguiva come un’ombra
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solo geloso. «È orfano» lo difese timidamente, le dispiaceva
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insegnar loro l’educazione» lo provocò lei. ¶ Mario non
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ragazza si ammutolì e lo guardò con disprezzo. Lui
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Rimase in piedi, con lo sguardo furibondo a imprecare
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ti spercia. Meglio che lo facciano gli altri, salvo
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guardare le stelle, non lo faceva da molto tempo
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stretta a un ragazzo, lo baciava sulla bocca. ¶ Mario
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di legnate!» urlò. ¶ «Zitto» lo pregava la moglie, «la
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non disse una parola, lo lasciò fare come al
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ancora sulla poltrona, dove lo aveva lasciato. ¶ «Dobbiamo parlare
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mie forze di evitare lo scontro. Il fatto è
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e per certi versi lo sei. Non ci hai
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la prima volta, te lo ricordi?». ¶ Il marito strinse
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sentì definitivamente sconfitto. ¶ Lei lo guardò con sufficienza e
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un frammento tagliente e lo guardò: Lo sapevo che
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tagliente e lo guardò: Lo sapevo che eri questo
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un argomento all’altro. Lo faceva tutte le volte
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rossa: «È zafferano. Chi lo mangia è felice e
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L’inizio della scuola lo visse per la prima
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volevi?» ¶ «No, forse non lo sapevo, ma quando si
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si è innamorati… Tu lo sei mai stata?» ¶ «Non
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sei mai stata?» ¶ «Non lo so, forse.» ¶ «È una
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mi sento come se lo fossi sempre.» ¶ «Ma non
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suora. Chiediti piuttosto se lo sono loro.» ¶ Capitolo 35 ¶ Il
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all’ultimo piano. ¶ Antonella lo aspettava sulla porta: «Andiamo
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padrone?» chiese la suora. ¶ «Lo Stato. Ma non pensi
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siamo felici, anzi non lo siamo mai stati. Io
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fare?» chiese Antonella. ¶ «Non lo so. Speravo che potesse
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ancora voglia.» ¶ «Dove andiamo?» ¶ «Lo vedrai» le rispose l
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paura subentrò in lei lo sgomento per quei corpi
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che, ne era certo, lo avrebbe accompagnato per tutto
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del quartiere. ¶ Mamma Africa lo chiamò dalla finestra: «Brigadiere
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era dell’altro. ¶ «Brigadiere, lo accetta un consiglio da
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il Partito comunista. ¶ Mario lo lesse sui giornali, continuava
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domandò suor Antonella. ¶ «Non lo so, ma finalmente sarò
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di partire per Roma: lo avrebbe cercato lui, il
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pensò Mario, “io sono lo Stato.” Lentamente abbassò il
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sue certezze avevano vacillato. Lo avrebbe salvato l’amico
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stessa vita. Perciò se lo caricò sulle spalle e
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caricò sulle spalle e lo portò in piazzetta. ¶ Era
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Papà, papà» sussurrò, «rispondimi, lo so che mi stai
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una luna rossa. ¶ «Con lo scirocco sei venuta, con
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noi questo bambino ce lo vogliamo godere, vero?» ¶ La
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picciriddu è d’accordo. Lo senti come scalcia?». ¶ Mario
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dopo sostantivo, Maruzza ricuciva lo strappo tra corpo e
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lungo il corridoio centrale, lo apriva una tunisina aggraziata
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ne hai!». ¶ Lei sollevò lo sguardo, erano lì tutte