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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Salvatore Di Giacomo, Nella vita, 1903

concordanze di «lo»

nautoretestoannoconcordanza
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suo più penetrante momento lo spettacolo della caduta del
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con apparenza indefinibile, tra lo sparato del panno. Tuttavia
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non riesciva a comprendere. Lo guardò, a un punto
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come se più non lo riconoscesse, e seguitò a
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Ella taceva, guardandolo. Non lo ascoltava. Il piccino non
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le labbra. Ella non lo baciò. Gli disse piano
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volto quasi impaurito, e lo rigirò e si piegò
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nessuno! Dimmi che non lo dirai a nessuno! Me
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dirai a nessuno! Me lo prometti, Paolino? Su, guardami
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guarda Letizia tua....... Me lo prometti?..... ¶ Il piccino balbettò
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piccino balbettò: ¶ - Sì..... Non lo dico a nessuno. ¶ Come
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nessuno. ¶ Come la donna lo baciava forte sulla guancia
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mamma? ¶ - No, no! - disse lo scolare, raccogliendo il quadrello
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che gli era sfuggito. ¶ Lo levò, con la piccola
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la infantile sua curiosità lo punse: si volse. Letizia
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per tornare addietro. Subito lo scolare riprese la sua
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braccia, lungo le quali lo scialle ricascava e che
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quel capo e quasi lo penetrava e lo immaterializzava
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quasi lo penetrava e lo immaterializzava; pareva che a
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la donna non distaccava lo sguardo da quel gruppo
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il «Corso Appio». Traversò lo spiazzo con celere passo
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gravi, lenti, solenni e lo scemo del «Vico Cimino
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emicrania da cavallo. Sarà lo scirocco. ¶ Indicò una seggiola
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e raggruppò in grembo lo scialle e vi stese
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nella stanzuccia e Letizia lo udì borbottare, due o
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Marta era lì, per lo stesso orribile destino! Una
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i muri. Le donne lo seguivano, tenendosi per mano
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di volta in volta, lo sguardo. In un desolato
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voce più chiara, tra lo sbattere degli sportelli, urlare
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a un tempo, mentre lo sportello si chiudeva, il
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seno, come una bambina. Lo scompartimento era quasi deserto
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pianissimo. ¶ Marta disse ancora: ¶ - Lo stesso uomo ci ha
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ora mi vuoi bene, lo so, lo sento, e
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vuoi bene, lo so, lo sento, e tu sai
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di Pomigliano, d'Acerra lo avevano addirittura abbandonato, esse
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ginocchia. ¶ Una voce femminile lo chiamò, dal lato del
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aspetto? ¶ La piccola pallida lo guardò come smarrita. S
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indietro come abbandonandosi, con lo sguardo nell'alto, spaurito
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fatto spallucce. ¶ - E chi lo sa? Voi non lo
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lo sa? Voi non lo sapete? ¶ - Dove sono i
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al vostro uomo? Ma lo sapete voi che due
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Oh mamma!... ¶ E come lo vide fuggire a gambe
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in volta, ne levava lo sguardo per lasciarlo posare
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questo ogni sera, e lo svegliava il cameriere quando
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Bamboccetta, l'ha vista? ¶ Lo guardai. Scossi la testa
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piegò, per frugare con lo sguardo nella oscurità della
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dava sulla via e lo apersi e ficcai lo
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lo apersi e ficcai lo sguardo laggiù nelle misteriose
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nella mia camera, per lo schiuso delle vetrate, una
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dell'ercole? Al mattino lo seppi. La Rosina se
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carabinieri, infilavano i guanti. Lo conducevano alla prigione. ¶ Non
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l'orso bianco e lo chiusero in un sottoscala
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scoverto, si lasciava tastare. ¶ Lo riconobbi subito. Era l
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per guardarmi. V'ascolto lo stesso. ¶ L'ercole sorrise
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quella sera della fuga? Lo sa che la Rosina
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via col pagliaccio? Ah, lo sa? Bene. C'era
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che lei non se lo può immaginare... ¶ Lo guardai
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se lo può immaginare... ¶ Lo guardai più attentamente. L
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Rosina? ¶ - No: mai più. ¶ - Lo sa che mi portò
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pagliaccio, sa, non mia... Lo lessi in certi pezzettini
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carte un telegramma. Egli lo spiegò, mi trasse al
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trasse al balcone, me lo pose sotto gli occhi
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quel provvido foglio. Barra lo prese, s'appressò alle
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vetrate un'altra volta, lo lesse in fretta. ¶ - Perdio
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diritto al lume e lo spensi. ¶ Si rifece l
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E un male misterioso - lo scoppio, a sentire i
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lettera, per altro, me lo spiegò subito. ¶ «Conoscete, mio
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pinzochere e attori decaduti? Lo conoscerete certamente. Ebbene, io
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Oh! Ne sono certissimo. Lo sento, ecco. E sento
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caffè, gli sedeva accanto, lo consolava, gli leggeva i
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in faccia e taceva. ¶ - Lo conosce? - soggiunsi - È pur
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mi fece atto perchè lo imitassi. Guardai dentro quella
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è la signorina che lo ha assistito durante tutta
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sa! E lei me lo riverisca! ¶ Suonò una risata
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disse il brigadiere. ¶ - E lo vuoi dire chi è
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la rossa mormorò: ¶ - Non lo so.... Non l'ho
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fanno tutte così: «Non lo so! Non lo conosco
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Non lo so! Non lo conosco! È stato uno
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glielo sollevò, dolcemente, e lo ripose sulle coltri. ¶ La
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malato! E lei se lo lascia cascar giù fuori
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gli fu addosso e lo abbrancò pel colletto. La
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stava quasi di faccia. ¶ Lo riconobbe. Gli era cascato
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in trappola! Ora ce lo dirà lui chi è
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che t'ha sfregiata! ¶ Lo sconosciuto mormorava, perdutamente: ¶ - Io
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sul petto e glie lo vellicavano, ed egli rideva
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capo fulvo. ¶ La donna lo guardava, con gli occhi
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ov'è nascosto; non lo sanno. Senti... io lo
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lo sanno. Senti... io lo so... ¶ La donna trascinava
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uscio, come se qualcuno lo avesse udito. ¶ - Ah, santa
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denti stretti, girando attorno lo sguardo fosco e disperato
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in un vaso, e lo rovesciava. Il rosso rise
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così mi lascia!..... ¶ Allora lo scemo si pose per
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e un roveto arso lo assaliva alle spalle. ¶ Il
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spuntava tra l'erbe. ¶ Lo scemo non si sentiva
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immane. Nel lontano, ove lo sguardo raggiungeva la immensa
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Poi non insistette oltre. Lo coglievano la stanchezza ed
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alto, a un punto lo scemo si stese sull
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vi si sprofondarono e lo interrogarono avidamente: tra quel
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a guardarlo come se lo vedessi per la prima
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a' suoi be' tempi: lo era ancora qui, adesso
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in cui si raccomandavano lo zelo, l'ossequenza all
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in fretta, e poi lo buttò sulla tavola tutto
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o cinque altri che lo accompagnavano e con cui
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L'onorevole Maliberti. Non lo conosci? ¶ - No. ¶ - Vuoi che
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la sua vita ve lo ritrovava acconcio e disposto
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allontanò dal mio compagno. Lo incontravo, ci salutavamo freddamente
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esclamò il direttore, come lo vide uscire e scomparir
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fredde e indifferenti; per lo più si discuteva sugli
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della mia camera. ¶ Con lo straccio tra le mani
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e corsi al balcone. ¶ - Lo vede? ¶ - Dov'è? ¶ - Non
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vede? ¶ - Dov'è? ¶ - Non lo vede? Lì, seduto fuori
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al caffè di rimpetto. Lo vede? A quel tavolo
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l'usciere. ¶ E ripassò lo straccio sui vetri perchè
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tornava a soffregarla con lo straccio. ¶ - Insomma - seguitava - la
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a pochi passi, glie lo raccoglieva e lo posava
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glie lo raccoglieva e lo posava sul tavolo, accanto
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sentivo la forza. Ma lo seguii, e ci seguirono
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solite sincopi alle quali lo sciagurato andava soggetto. Poi
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andava soggetto. Poi, come lo scoteva e quello se
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bella e amorosa? Chi lo sa? Sul silenzioso orrore
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morte improvvisa non certo lo discioglieva. Intorno alla camera
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marito, e la moglie lo pianta come un cane
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Alle sue spalle, per lo schiuso della porta, apparve
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tra la porta e lo stipite apparve una piccola
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Alla ferrovia... Alle partenze, lo sai, dove si prendono
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frugava sotto l'origliere. ¶ - Lo farai chiamare e gli
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che hai paura? Tu lo sai, fino a stasera
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Su, Milia! Come te lo devo dire? Vacci! Fammi
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dell'acqua gocciolava e lo stillicidio incessante turbava una
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insudiciato d'inchiostro e lo fregava a una pezzuola
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a scrivere. S'udì lo sbattere della porta e
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soffri, Sofia, tu soffri, lo so. Lo vedo. Come
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tu soffri, lo so. Lo vedo. Come sei pallida
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Sofia, lascialo! Io te lo volevo dire da tanto
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ti lascerà, se non lo lasci. È tristo, è
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non posso. ¶ - Ti lascerà! Lo vedrai. ¶ - Ebbene se fa
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davanti. La mano e lo scritto, rimasero lì, immoti
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piccolo confessionile di cui lo sportello era rimasto schiuso
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i buoni padri Gesuiti lo hanno fatto assai bene
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eh, mamma vecchia? ¶ - Ve lo dico io perchè non
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quell'aura epilettica onde lo sguardo si esprime singolarmente
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tra il terrore e lo spasimo, entro gli orli
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recitate sommessamente. Poi ricominciarono lo strepito e il vocio
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Al sole ardente che lo investiva quel groppo di