Giovanni Verga, Nedda, 1874

baciare le chiome bionde; ma sorridevo allorquando sentivo dirmi

certi occhioni neri, scintillanti, ma asciutti, quasi impassibili, e

dove sei? ¶ - Di Viagrande, ma sto a Ravanusa. ¶ Una

rude e quasi selvaggia, ma a veder tramontare il

sembianze gentili della donna, ma direi anche la forma

che aveva miglior cuore; ma se domani continuasse a

approvò quelle parole. ¶ - Sì, ma intanto son tre buone

tanto di guadagnato. ¶ - Sì, ma il nostro pane che

vero! disse un'altra. ¶ - Ma provati ad andare a

ulive non sono nostre! ¶ - Ma non son nemmeno della

Oh, non col Signore! ma con me che son

quel ch'è giusto! ¶ - Ma se te lo dico

che ho in tasca; ma la mamma sta male

cornamusa che suonava allegramente; ma il suo pensiero ritornava

zio Giovanni? ¶ - Dieci lire. Ma non abbiate paura, mamma

lo zio Giovanni. ¶ - No, ma qualche anima caritatevole troverò

Oh! com'è bello! ma questo non fa per

Del lavoro ne troverò; ma bisognerebbe che non tornassero

sei un bravo giovinotto; ma insieme non ci state

Ho inteso, zio Giovanni: ma se Dio vuole, dopo

dei giorni di lavoro; ma Nedda non era abituata

hai? ¶ - Non lo so, ma andiamo via! ¶ - Mi vuoi

nelle sue mani brune, ma si alzò sui ginocchi

con certi occhi luccicanti. ¶ - Ma tu hai la febbre

gli disse Nedda. ¶ - Sì, ma spero che mi lascerà

schernire la ragazza colpevole, ma perché la povera madre

trovata senza la mamma, ma non volle che la