Vittorio Alfieri, Don Garzia, 1789

dal fratel di mia madre, egli è non meno

anni, ¶ e di mia madre il pianto, a lui

ostacol forse la mia madre in vita; ¶ or che

vivesti; or trafugato ¶ dalla madre sul Tebro, or d

Egli è Garzìa ¶ della madre il diletto: ella n

egli è caro alla madre. Al par vorrei ¶ che

genitor, che udirla ¶ una madre non possa? ¶ Cosimo ¶ È

in opre. — Orrida taccia ¶ madre, or mi dai: pur

forte, ¶ s'altri, che madre, a me la desse

in parte ¶ son della madre veri. Infra noi sorge

anch'essa la pietosa madre ¶ certo sarà di un

qual caso?... ¶ Garzia ¶ Oh madre!... ¶ che ti diss'egli

indugiar; che fu? ¶ Garzia ¶ Madre, conosci ¶ tu questo ferro

narrassi, il biasmeresti, o madre: ¶ sol ti dico, ch

nol posso. ¶ Garzia ¶ O madre, al fianco tuo ¶ Giulia

a te non spiacqui, ¶ madre, giammai: m'è legge

anco... Oh ciel!... Deh, madre, accorri; ¶ deh! s'io

chieggio. Al fin, sei madre; ¶ amor di madre inspireratti

sei madre; ¶ amor di madre inspireratti. A un figlio

Garzia ¶ Dunque previeni, o madre, ¶ ciò che impedir poi

Cosmo ¶ vaglia or la madre, che scolpito in volto

Ma, non giungea la madre a lui?... ¶ Piero ¶ Pur

io possa? — Ma, la madre io deggio ¶ udire ancor

al padre, indi alla madre ei riede, ¶ e in

Eleonora ¶ Oh figlio!... ¶ Garzia ¶ Madre, a che vieni? a

nieghi ¶ di tua misera madre, e di te stesso