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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Enzo Striano, Il resto di niente, 1986

concordanze di «mare»

nautoretestoannoconcordanza
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capretti, polli, pesci di mare o di Tevere, poi
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corrente. Magari verso il mare. ¶ Dal balconcino imparò le
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doveva esserci anche il mare. Provò a dilatare nella
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Sisto, perché lei il mare non l’aveva ancora
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la fascia blu del mare. ¶ S’andava, tra alberi
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aria che veniva dal mare, alle fantasie. Cosa c
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vovó, che respirava il mare a bocca semiaperta. Sulle
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c’erano Formia, il mare e la posta del
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il Vesuvio rosseggiante, il mare immoto ai suoi piedi
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alberi dalle colline al mare, quell’immota distesa d
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scivolavano lenti sopra il mare. ¶ Per l’ombra tra
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emergevano come scogli dal mare d’una folla in
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un pendio verde, al mare bruno, quieto, popolato di
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guardare da vicino il mare. Quella mattina Napoli appariva
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scendeva dolce verso il mare. La costa di Sorrento
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sparano quasi fino al mare». ¶ Tornò a guardare il
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spiaggia s’arcuava in mare. Mucchi di reti, nasse
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colonnine di rotonde a mare, pergolati, facciate rosee di
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Lenòr. Guarda». ¶ Colavano in mare flussi di pietra bruna
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pesce morto, immondizia. Dal mare cresceva una foresta: pennoni
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i fuochi artificiali nel mare di Santa Lucia. Fontane
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plananti dolci dolci sul mare acceso da riflessi. ¶ «Maravilhoso
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Teresella arrivavano aliti dal mare. ¶ Qualcuno fra gli amici
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spalancato il casino sul mare. Angiola Cimino lanciava inviti
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di papài in alto mare, titìo meditava di tornarsene
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compìto, in sciamberga blu mare e calzonetti bianchi. Rispose
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che si riflettevano sul mare, nel cuore della gente
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con i venti del mare. Una mattina si destò
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Vincenzo, per volare sul mare azzurro, verso il misterioso
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che di lui per mare. ¶ Conobbe anche il duca
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di vetro. Oltre il mare turchese, il Vesuvio e
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acqua ed erbe di mare. Nella melma guazzavano coi
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punta della Campanella. Il mare azzurro cupo s’arricciava
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Le difese vacillano, il mare di quei ricordi la
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aranci, a picco sul mare cristallino dello Scrajo. ¶ Rammenta
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a notte, sazi di mare, sole e melloni d
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fresche, mimose, vento del mare. ¶ Anche le persone, per
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l’accompagna verso il mare. È sempre più stupita
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fiorita, si diverte. Il mare azzurrissimo, liscio, riflette come
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la spiaggia, guizzano sul mare. ¶ Poi alle Tuileries, meu
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tremola il riflesso sul mare, al di là dei
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noi. Stanno sempre a mare.» ¶ «Devono lavarsi anche d
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dell’Ovo, steso nel mare blu, né Sant’Elmo
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si leva venticello di mare giunge odore d’erba
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venendo li Frangise! Per mare. Nuie ’nce avimma nascondere
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Qui siamo vicinissime al mare.» ¶ «Non succederà nulla. Caracciolo
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Castel dell’Ovo. Sul mare liscio dondolano sette grandi
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fasolare rosate, datteri di mare, carnummole, ostriche del Fusaro
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forca rizzata verso il mare. ¶ Il re e la
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in basso. Cielo e mare grigi, infelici, il Vesuvio
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luce rossa sciabolavano cielo, mare, case, la gente che
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dalla scia infuocata, il mare ribolliva. Si passò la
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torrenti di sole, il mare una lastra di cristallo
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a gocce. Adesso è mare, cascata, fiotto inarrestabile. ¶ Prova
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mormora Manthonè, guardando il mare: su Castel dell’Ovo
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San Martino, dentro un mare di foglie sempre verdi
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Pizzofalcone si protende al mare. Oltre l’aria di
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vicini, case, persone, il mare. ¶ «Punta a sinistra! E
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sfocati s’azzurrano di mare, vi schizza, enorme, l
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punta del fortino a mare. ¶ Arriva un gruppo di
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e sempre, che il mare napoletano è di Caracciolo
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incolla su cielo e mare pàtina grigia, molliccia. Le
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dalla città. Ma il mare è ancora libero. Se
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salgono profumi intensi, sul mare fruscia il segno bianco
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d’una nave in mare. Si distribuisce acqua in
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in un posto di mare. Ma ormai è finito
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gradoni, che menano a mare, l’imbarcano in una
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è? Tutti guardano in mare, si grida, s’indica
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viola. Il vento di mare è calato, ma lei
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ragazzi saranno andati al mare. Restano fuori dei bassi
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e bianca. Oltre il mare di teste s’erge
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lazzari son tornati dal mare cotti e stupiditi di
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a guardarla. Il gran mare di teste. Abbassando gli
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spassatiempi, inghiottire frutti di mare, sbocconcellare pollanchelle. O a
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gli occhi, verso il mare, che s’è fatto