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invenzioni verbali


Vittorio Alfieri, Agide, 1788

concordanze di «me»

nautoretestoannoconcordanza
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1788
un'altra volta a me compagno il grida. ¶ Anfare
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forza aperta porre, ¶ e me cacciarne ardia del soglio
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voglio ¶ disingannare appieno. In me raddoppia ¶ l'esser egli
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il dispetto. ¶ Genero a me? deh! quale error fu
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figlia, ¶ Agizìade diletta, a me compagna, ¶ sostegno a me
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me compagna, ¶ sostegno a me nel duro esiglio l
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A Sparta, e a me, Leonida, sei noto: ¶ quai
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deluse Agide, Sparta, ¶ e me con essi... ¶ Leonida ¶ Ma
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essi... ¶ Leonida ¶ Ma, non me, giammai. ¶ Agesistrata ¶ Noto e
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giusto ¶ giudizio aperto popolar me pria ¶ perché non trarre
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sé difenda; e accusi ¶ me stesso ei pur, se
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Agide più: quelli (a me il credi) ¶ al cessar
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a stento, indizi a me (pur troppo!) ¶ son del
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Ah! data ¶ fosse a me pur la sorte, che
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Agide ¶ Qual che ver me tu fossi, amata sempre
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oggi il vederti ¶ a me tornar, quando me lascian
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a me tornar, quando me lascian tutti, ¶ certo più
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vietasse ¶ il ritornarne a me. ¶ Agiziade ¶ Tu ben temesti
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ch'ei fesse ¶ a me l'assenso, era io
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t'invia? sperare a me non lascia ¶ nulla di
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a Sparta, ed a me; funesto forse ¶ per te
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era, ad eseguirli presta ¶ me prima avevi, e del
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conoscer dovresti: o in me mi affido, ¶ o in
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puote il sangue. ¶ Per me morir, voi nol potreste
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fortezza amanti. ¶ Agiziade ¶ Misera me! tremar mi fai. Che
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madre, qual rechi a me dolor, l'udirti ¶ trafigger
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nol fosse, appunto a me si è fatta, ¶ per
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stesso, ¶ dubbio alcuno di me: fui quindi ascritto, ¶ non
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Oh dolce ¶ periglio a me, quel che affrontar m
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infamia. Essi vorranno ¶ accusar me, lo spero: io più
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meritai; se nulla in me, se nulla ¶ nella memoria
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Leonida che assale ¶ or me così, dalla cittade vostra
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sta nel tiranno: in me, nel mio ¶ solo operar
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or posa ¶ secura in me. — Tu, che di Sparta
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per sempre abbandono; a me dintorno ¶ corteggio nullo io
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ogni altro affetto in me taceasi, e tace. — ¶ Di
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Sparta il re, di me il nemico sei: ¶ ma
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alto parlar, che da me stesso or vogli ¶ apprender
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il sai? ¶ Agide ¶ Di me vendetta, a tutte cose
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nome. ¶ Quindi all'esiglio me, Sparta al suo rogo
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ma il vieta a me di vera ¶ pace l
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a un tempo ¶ uccider me, perché dei molti in
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poter mi pongo; ¶ supplice me per la mia patria
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agl'invidi tuoi sguardi. — ¶ Me tu abborrisci; adoro io
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ammenda ¶ tu ne farai, me trucidando. I mezzi ¶ sol
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sol ne impara da me. — Sparta più inclina ¶ a
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cacciato ¶ d'eforo: or me de' suoi delitti a
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disgombrar del tutto ¶ su me tal dubbio, or tu
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di costoro. A far me reo non basta ¶ niuna
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darti intera ¶ palma di me; pur che tu stesso
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il compi, e a me ne involi ¶ la gloria
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meritata morte ¶ accusar reo me stesso; e dir, che
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La fama, ¶ che in me ti offende, e che
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offende, e che a me tor non puoi, ¶ io
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tor non puoi, ¶ io me la tolgo, e a
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fama il regnare; a me l'infamia in tomba
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io por mano?... ¶ Agide ¶ Me spento, appien tu scarco
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il perdonarti, ¶ se a me il concede Sparta, assai
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te salvare, a uccider me, niun mezzo, ¶ che quel
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piglierai vendetta, ¶ che sopra me del par non caggia
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se pria del figlio me svenar non fai. ¶ SCENA
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pria ¶ lo sposo a me non rendi; o se
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o se con esso ¶ me di tua man tu
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mia; deh! sorgi; a me dal fianco ¶ non ti
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altro io voglio. A me tu il desti; e
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puoi, se vita a me non togli; ¶ né torlo
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efori: nulla io per me sol non posso, ¶ né
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i pianti, ¶ duri a me sono. — Eccomi all'opra
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in quel funesto a me, non fausto a Sparta
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dai vostri danni appieno, ¶ me richiamaste, e in un
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quel che sperate. In me non parla ¶ il timor
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ti parlo degli efori; me ascolta. — ¶ Agide, hai tu
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eri tu. Mezzi a me pur di fuga ¶ non
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voi del suo fallir me reo? ¶ Io la pena
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altro vi resta, ¶ che me svenare, e proseguir mie
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rifar Sparta, io da me sol mi mossi, ¶ perché
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ti confessi? ¶ Agide ¶ E me colpevol tieni ¶ tu, che
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d'animo innocente, ¶ spontaneo me sottomettea pur anco ¶ delle
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di mia mano a me dar morte ¶ libera e
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pregio assai, che non me stesso, Sparta, ¶ ven farà
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è omai, credete a me, maturo ¶ è il cangiamento
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voi pietà, non di me, sento: e queste, ¶ parole
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il nome: a far me grande, ¶ ch'altri ad
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gran parte invola ¶ a me di gloria il riuscir
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memoria cara ¶ lascio di me... Ma, per la madre
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tu stessa nol vuoi. Me dunque lascia ¶ morire; e
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nell'avversa ingannommi. A me null'arme ¶ riman, che
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O donna, ¶ meglio di me, se sopravviver m'osi
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sforza allora. ¶ Agiziade ¶ Lassa me!... che farò?... S'io
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ad essi e a me tu dai, ¶ se a
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SCENA III ¶ AGIDE ¶ Agide ¶ — Me lasso!... ¶ Misero me!... quante
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Agide ¶ — Me lasso!... ¶ Misero me!... quante mai morti in
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mezzo tu stesso a me n'hai tolto. ¶ Agide
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suonavanmi da tergo, ¶ per me gridando: «Empi, alla madre
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quale ¶ rischio inutil per me?... ¶ Agesistrata ¶ Rischio? che parli
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per salvar Sparta, e me sottrarre al colpo ¶ d
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lasciato avessi ¶ sparger per me dei cittadini il sangue
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Deh! non scostarti ¶ da me. ¶ Anfare ¶ Soldati, ucciso Agide
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tua figlia, affin che me non segua. ¶ Leonida ¶ T