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Benvenuto Cellini, Vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze, 1562

concordanze di «me»

nautoretestoannoconcordanza
1
1562
Sua Santità e a me. Avendo già fatto tre
2
1562
altro si partì da me in còllora, e cercò
3
1562
e subito mandò per me e mi disse, che
4
1562
quel che tocca a me, alla sua giunta subito
5
1562
Papa lo mandò per me e me lo dette
6
1562
mandò per me e me lo dette, che io
7
1562
di fargli presente di me istesso: e mi disse
8
1562
che tu parli a me -. Allora io dissi, che
9
1562
io, e che a me saria parso parlare a
10
1562
che fussi fatto come me; qual cosa non m
11
1562
gli occhi inverso di me, subito fattomi innanzi, dissi
12
1562
il ditto libro presenta me ancora, e che io
13
1562
ma voglio che voi me lo finiate in Roma
14
1562
piacevole: e perché a me pareva esserne uscito con
15
1562
mia cinquecento scudi. Io me ne dolsi col Papa
16
1562
andai cercando di vincer me, e con nuovi modi
17
1562
se io potessi vincer me medesimo - e pregatogli che
18
1562
di no, perché a me si appartiene esser neutro
19
1562
cosa che faceva per me, mi piacque, e cominciai
20
1562
il Papa parlava di me con tanta affezione e
21
1562
odio in verso di me, che era inistimabile; e
22
1562
era inistimabile; e io me ne cominciai a 'vvedere
23
1562
uffizio contro a di me; e destramente ricercandone, mi
24
1562
tenere che egli non me lo lodassi grandemente. Al
25
1562
che s'apparteneva a me. Così dette commessione che
26
1562
e subito domandò di me. Il giovanetto signore Sforza
27
1562
volta di Francia; e me ne volevo andare soletto
28
1562
dua giorni, poi né me lo fare intendere, io
29
1562
Diego che, se a me pareva, che io rimandassi
30
1562
dovessi rimenare Ascanio a me. Francesco diceva a Ascanio
31
1562
tu sai meglio di me chi è Benvenuto; rimènagnene
32
1562
partir mai più da me. Io mi volsi allora
33
1562
Vinezia, e da Vinezia me ne andai a Padova
34
1562
grazia fatemela, perché voi me la farete ben presto
35
1562
faceva tener conto di me segretamente, perché aveva grandissima
36
1562
non sei tu che me gli presenti; e da
37
1562
e da quello che me gli presenta io non
38
1562
piede. A questo io me ne andai al magnifico
39
1562
cavalli; e con essi me ne andai. ¶ XCV. ¶ Presi
40
1562
quel bicchiere lasciassi a me, il quale poteva valere
41
1562
volevo che, notando, ancora me istrascicassi seco. In questo
42
1562
d'ogni cosa; a me mi sa solamente male
43
1562
Riposatomi in Parigi alquanto, me ne andai a trovare
44
1562
risi di lui, e me ne andai insieme con
45
1562
animo di fare. Così me ne andavo insieme a
46
1562
ponte molto felicemente, e me ne venivo ragionando con
47
1562
gentiluomo franzese e a me, che per paura di
48
1562
che queste parole costui me le dicesse in còllora
49
1562
risposi: - Non piacerebbe a me; ché non è giusto
50
1562
cosa -. Disse che io me gli levassi dinanzi, e
51
1562
avevo fatto, e a me dessi buona licenzia. Allora
52
1562
che si fa a me -. Questo giorno medesimo, che
53
1562
grazia di Vostra Eccellenzia me ne tornerò a lei
54
1562
non credette che io me ne andassi, non mi
55
1562
Duca, dicendomi che io me gli godessi per suo
56
1562
di settanta scudi. ¶ LXXXII. ¶ Me ne andai a Roma
57
1562
piacere passato quella cena, me ne andai a dormire
58
1562
segno di venire a me con forza, e io
59
1562
in terra, e senza me se ne andarono. ¶ LXXXIII
60
1562
lui rispondeva, che dimandassino me se io avevo aùto
61
1562
le ditte cose, io me ne andai dal Papa
62
1562
e che con quello me ne ritornerei a servire
63
1562
tempo, li pregavo che me ne traessino. Maestro Francesco
64
1562
altro, e mandate per me, che io verrò a
65
1562
di modo che io me l'avevo recato a
66
1562
che si accostassi a me, e che cacciassi via
67
1562
sfinimento grandissimo, e a me parve che mi gettassi
68
1562
gli è morto, a me duol egli più che
69
1562
che venissi quivi da me, perché quel vecchio subito
70
1562
lui. Accostatosi Felice a me, io lo toccavo e
71
1562
che stessi sempre da me. Comparso maestro Francesco, disse
72
1562
vivo; il quale a me dette un conforto inistimabile
73
1562
si partiva mai da me; e quel vecchio non
74
1562
assai maggior male di me, e che gli stava
75
1562
lor comandato che non me lo dicessino. Detto che
76
1562
donna corse subito, e me lo portò pieno. Io
77
1562
Io li dissi che me lo appoggiassi alla bocca
78
1562
e che se la me ne lasciava bere una
79
1562
Ohimè, traditora, che tu me l'hai morto! - In
80
1562
poi si volse a me, e mi domandò se
81
1562
Poi si volse a me, e disse: - Benvenuto mio
82
1562
venuto a noia a me medesimo; perché io ero
83
1562
mai - venendo Nicolò a me, disperatamente mi disse: - Oimè
84
1562
faccia tener conto di me e mi lasci guarire
85
1562
renderò tal conto di me, che io lo farò
86
1562
ditto Manno prese da me licenza, e lui lo
87
1562
la qual cosa a me non bastava la vista
88
1562
e mostrando avere di me grandissima compassione, e chi
89
1562
aveva ben fatti a me: e contatogli tutto il
90
1562
facessi uno da per me, di mia pura invenzione
91
1562
Duca, ché buon per me. Avendo fatto io un
92
1562
per nome Barucco, non me lo vedendo innanzi, mi
93
1562
così, sanza montare altrimenti, me ne corsi a casa
94
1562
modo. Allora toccò a me a ridermi di loro
95
1562
termini: or ditemi a me voi, chi è quello
96
1562
Papa aveva mandato per me e meco si consigliava
97
1562
un poco discosto da me; in modo che noi
98
1562
io fui a Roma, me ne andai a scavalcare
99
1562
Di poi voltosi a me, mi disse: - Per onestà
100
1562
a lor posta -. Io me ne andai a casa
101
1562
cessava di domandar di me: e perché io fuggivo
102
1562
di tener conto di me: così in un destro
103
1562
avversario, avendo paura di me, commise a certi soldati
104
1562
napoletani che facessino a me quello che lui aveva
105
1562
che gl'incresceva di me, ma che se Idio
106
1562
animo, e dissi a me stesso che mediante quelle
107
1562
miglior fortuna. Così da me medesimo mi missi animo
108
1562
arme indosso e accanto, me ne andai a San
109
1562
ischerno rise inverso di me; e partitosi, quelli sua
110
1562
ero uomo da per me a saperle finire, che
111
1562
di maggior bravi di me; sì che ognun badassi
112
1562
amici si partirno da me brontolando. In fra questi
113
1562
più animoso, e a me voleva bene quanto a
114
1562
bene, non guardate a me, e badate al fatto
115
1562
sue faccende; benché a me fu ditto che lui
116
1562
corpo, e contro a me non feceno atto nessuno
117
1562
offerta, e con quelli me ne andai, e più
118
1562
lui, farà contra di me -. Il gentiluomo molto arrossito
119
1562
pure che disponessi di me tutto quello che piacessi
120
1562
il Papa domandò di me, dicendo che non voleva
121
1562
sapete bene sì come me. Sappiate che gli uomini
122
1562
le mie solite armadure, me ne andavo presto per
123
1562
non aveva mandato per me. Tornatomi alla mia bottega
124
1562
confortorno che io subito me ne andassi. E perché
125
1562
su le poste, e me ne corsi a Firenze
126
1562
molto volentieri; e domandando me se io avevo mai
127
1562
del Duca, che io me gli godessi per suo
128
1562
fuor della porta. Io me ne risi, e così
129
1562
oste venne sù da me, e volendomi io scusare
130
1562
Lamentone si volse a me e disse: - Il meglio
131
1562
come mi aiuterò da me. Quella barca non è
132
1562
nella barca, se io me ne contentavo. Al quale
133
1562
che il peggio che me ne andava si era
134
1562
il Tribolo; e a me fece gran carezze, e
135
1562
esser facile il salvare me e il mio compagno
136
1562
de Dio, e non me ne fate più; ché
137
1562
fare dispiacere; e a me pareva che lui l
138
1562
molto più cattiva a me, a non si mettere
139
1562
in mano, che a me non parve mai aver
140
1562
grande attenzione lo guardavo, me lo porse in mano
141
1562
avessi mai, e questo me lo portai a casa
142
1562
mia faccenda, che e' me la spedissi. Allora Sua
143
1562
la qual cosa io me ne dolsi col Duca
144
1562
e non piaceva a me. Lui disse: - E se
145
1562
Cardinal bestia mandò per me in capo di otto
146
1562
mandate mai più per me, perché io non vi
147
1562
e subito domandò di me, perché quel Cardinale di
148
1562
perché e' mandò per me subito che Vostra Santità
149
1562
e mi disse che me la farebbe finire in
150
1562
il Papa mandò per me un dì doppo desinare
151
1562
a 'cquistare -. Di poi me domandò del mio nome
152
1562
qualche amorevol parola: così me ne andai mezzo contento
153
1562
di liocorno, e a me fece intendere per il
154
1562
io facilissimamente da per me la potrei finire; ma
155
1562
bisognava che Sua Santità me ne dessi, volendo che
156
1562
mal volto inverso di me, a l'ultimo possetton
157
1562
sé e non a me, e quel medesimo gli
158
1562
che quando Sua Santità me la vorrà rendere, io
159
1562
come la zecca, che me la possa tôrre; ma
160
1562
un giovedì, venne a me dua camerieri di Sua
161
1562
il nome. Giunti a me mi dissono così: - Il
162
1562
che con poca fatica me la guasti -. Era alla
163
1562
altro non arete da me, che e' cinquecento scudi
164
1562
commessione, che guai a me. Così restai guardato. Mi
165
1562
Preso la mia opera, me ne andai, e subito
166
1562
lavori -. Venuto Pompeo a me, mi chiamò fuor di
167
1562
si era smarrita da me, e non per mio
168
1562
questo al Papa di me, in modo nessuno non
169
1562
per istampar detta medaglia, me le facevo in casa
170
1562
della sicurtà dell'animo me ne avanzerebbe, pur che
171
1562
quantità, si volse a me e disse: - Benvenuto, dimanda
172
1562
Gaddi; di poi a me pose in mano il
173
1562
Voltosi il negromante a me mi disse: - Senti che
174
1562
per la veste e me per la cappa; e
175
1562
altri, pregandolo che lui me le tenessi segrete. Pure
176
1562
e che buon per me se io andavo seco
177
1562
sarei causa di far me e lui felicissimi. Io
178
1562
partorire. Partitomi di quivi, me ne ritirai a casa
179
1562
parte misser Giovanni e me, ci disse che il
180
1562
disse: - Oimè, tristo a me! che io non ho
181
1562
mi aiuterò ben da me; solo vi richieggo che
182
1562
più fretta io potetti me ne andai a Palombara
183
1562
poco di conto di me, che per nulla lui
184
1562
ha tanta forza in me quel nome di Angelica
185
1562
mai si spiccò da me, mostrandomi molte bellissime anticaglie
186
1562
ne avessi a privar me, non cambiassi lui, di
187
1562
diligenzia, e di colpo me ne andassi a scavalcare
188
1562
possa partorire, e poi me ne verrò ancora io
189
1562
a lei basterebbe a me: e baciato la mia
190
1562
riso ci spiccammo, e me ne tornai a Roma
191
1562
io fui, appresso a me montava un bravissimo giovane
192
1562
a pari con essa me ne andavo in sun
193
1562
poteva. Mentre che io me ne andavo con quel
194
1562
attenessino allui; però non me ne dimandassi più. Andai
195
1562
si finisca presto, perché me lo voglio ancora io
196
1562
Luigi Alamanni parlò di me con Sua Maestà alcune
197
1562
dallui, lui venne da me domandandomi quello che io
198
1562
Mi disse che io me ne pentirei; e partitosi
199
1562
pentirei; e partitosi da me adirato, si trovò insieme
200
1562
in terra, disse a me, che mi stavo là
201
1562
presenza, si volse a me e disse: - Io ci
202
1562
patto che voi non me lo paghiate -. A queste
203
1562
Papa di sua mano me gli dette, e con
204
1562
e che buon per me. ¶ XLV. ¶ Portatomi via i
205
1562
veder quell'opera, ma me ne voleva dare un
206
1562
che per questo lui me ne aveva avvertito. Giunsi
207
1562
più fatte, e se me ne dava il cuore
208
1562
io dissi che benissimo me ne dava il cuore
209
1562
uffizio suo; e a me impose che io facessi
210
1562
possa, e voltosi a me, disse: - Va, pur, Benvenuto
211
1562
datario, dicendogli che subito me lo spedissi. Preso il
212
1562
Sua Santità, lieto oltremodo me ne andai a lavorare
213
1562
Signoria, vi prego che me ne aiutate, e voi
214
1562
dire chi di quelli me l'ha morto? - Il
215
1562
che, conosciuto lui prima me, disse: - Fratello carissimo, non
216
1562
di Nona, e a me dissono: - Benvenuto, questo impedimento
217
1562
orizzonte si volse a me e mi disse: - Fratel
218
1562
a cavallo: voltandosi a me col viso disse tre
219
1562
s'era guardato da me che tal cosa io
220
1562
de' Cellini. Mio padre me la mostrò, la quale
221
1562
ditte cose; ma a me più piacerebbe che si
222
1562
Io con gran destrezza me gli acostai con un
223
1562
di non essere conosciuto me ne andai in casa
224
1562
nulla, e che io me ne andassi a lavorare
225
1562
e bello, il quale me lo aveva donato il
226
1562
grazia, questa tale io me ne servivo per ritrarla
227
1562
perché molto ispesso io me la godevo; (e se
228
1562
loro, e con esse me ne andai subito dal
229
1562
e datogli sospetto di me, il Papa disse a
230
1562
il Papa mandò per me; di poi con destri
231
1562
a miglior mercato); a me mi bastava assai questo
232
1562
con diligenza, e di me non tenessin cura, perché
233
1562
rimediavo al mio cane, me lo ammazzerebbono. Preso il
234
1562
le ditte gioie, che me le salvassi; il quale
235
1562
quale tenne conto di me, come se fratello gli
236
1562
avendo voluto dar a me, a darlo a qualche
237
1562
esse, la priego che me ne faccia degno -. Rispose
238
1562
rispondere altrimenti; e partitomi, me ne andai a 'ttendere
239
1562
veduto che da per me io non vi andavo
240
1562
mi lasciava danari. Così me ne andai. ¶ LVII. ¶ Il
241
1562
infra Luigi Pulci e me; dove, passato di molti
242
1562
gran benifizio ricevuto da me, più volte con parole
243
1562
lui ebbe bisogno di me; e che mi volessi
244
1562
detto Luigi ragionato di me e del grande obrigo
245
1562
di tal cosa, non me ne curai punto, dicendo
246
1562
sedere in mezzo fra me e il Bachiacca ditto
247
1562
non volessi disturbare né me né loro a causa
248
1562
mia spada e da me solo me ne andai
249
1562
e da me solo me ne andai in Prati
250
1562
sole, a lento passo me ne ritornai in Roma
251
1562
della spada, e così me ne venni alla ditta
252
1562
trovare o mandava per me. In questo mentre guarito
253
1562
se ne venne a me, faccendomi carezze: mi pose
254
1562
tanti sotto a di me a chi io potessi
255
1562
che io tiravo, a me venne un colpo di
256
1562
il ditto assenzio, subito me lo messe in sul
257
1562
qual cosa il Papa me ne voleva di meglio
258
1562
signor io dissi: - A me basta la vista di
259
1562
atto a difendere ancora me medesimo. Mi disse che
260
1562
lui fussi quivi da me quando io detti fuoco
261
1562
della Chiesa appostolica. Partitomi, me ne andai su, e
262
1562
non essere troppo lungo me le passo. Solo ne
263
1562
la vita mia, troppe me ne avanzeria da dirle
264
1562
segretamente che io poteva. Me ne andai a l
265
1562
fece l'accordo. Io me ne andai col signor
266
1562
come suo uomo. Così me ne venni a Firenze
267
1562
li quali soldatescamente io me avevo guadagnati, apresso fattoci
268
1562
un di quegli che me l'avevan dato, ed
269
1562
essendo giovane, che io me ne andai a Mantova
270
1562
cavallo, e con esso me ne andai a Mantova
271
1562
dua giorni appresso io me ne andai a visitare
272
1562
onorate parole parlò di me al Duca; il quale
273
1562
si voleva servir di me. Sentendo il detto Duca
274
1562
mi pregò che io me ne tornassi a Roma
275
1562
onde che io parte me lo indovinavo, fu la
276
1562
che a lui di me e a me di
277
1562
di me e a me di lui era stato
278
1562
mia opera, che a me crebbe tanto l'animo
279
1562
lo eccellentissimo Michelagnolo, e me lo lodò tanto, che
280
1562
Sadisfattosi il ditto Federigo, me liberalissimamente pagò. Per essere
281
1562
il Papa, ricordatosi di me, ne disse tanto bene
282
1562
e che buon per me. Quelli giovani che eran
283
1562
conosciuto. Partitomi di Firenze, me ne andai a Roma
284
1562
scrivere tre volte per me: e io, che l
285
1562
quanta modestia io potevo me li accostavo appresso, mostrando
286
1562
è che attenga a me; di poi, confessato e
287
1562
disse tanto ben di me, quanto d'altro uomo
288
1562
Capua, che mandassi per me e che mi domandassi
289
1562
Prato, lungo le mura me ne andai insino alla
290
1562
amico del detto vescovo, me gli misse molto in
291
1562
accostandosi un giorno a me, guardando li mia disegni
292
1562
giglio, disse che io me ne lo portassi; e
293
1562
questo modo che disegnato me l'hai, e salvami
294
1562
manco bella pare a me l'opera tua, ma
295
1562
protestavo bene, che a me riuscirebbe benissimo il fare
296
1562
come gli era, e me in concetto di uomo
297
1562
fanno e' mia a me; perché, sì come Idio
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potuto arrivare, Lui stesso me gli ha campati, contra
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che lui portava a me, avenne che per queste
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noi eramo, dato a me la parte mia, mi
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benedetto per sempre da me -. Destatomi, per paura corsi
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il quali tanto onoratamente me lo stimò e lodò
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ore venne quel che me lo aveva portato, il
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gnene davo, farebbe per me tanto, che io sarei
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andare a caccia, da me dicendo: - Chi mi toglie
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questo contrasto, che da me medesimo faceva, comparse molti
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togliessino il vaso, e me bastonassino. Alle qual parole
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che molto ispaventati da me si partirno; in modo
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vaso subito, che di me il maggior pezzo sarien
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la stizza e a me la paura, sotto la
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1562
e lieto e contento me ne andai. ¶ XXV. ¶ Da
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cardinal Cibo mandò per me, e doppo molti piacevoli
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arte mia: e subito me ne andai a parlare
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certe terribil quistione infra me e altri. Per la
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io dirò. Perché io me ne andavo il giorno
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quel tale che da me lo comperò a decine
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medaglie di bronzo, una me ne capitò, nella quale
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valente uomo molto bene me gli pagasse, fu l
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però gli ebbe. Questo me lo disse misser Alberto
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e con gran sicumera me ne mostrò certi ritratti
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la dicesse essere di me forte innamorata, constantemente osservavo
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essere, subito venne a me, e toccatomi il polso
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Allora il medico a me si volse, e disse
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non si appressassi a me, perché spacciato ero. Solo
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non si voler da me partir in modo alcuno
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e un piastrello sopra, me ne andai in sun
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pareva. In sun esso me ne andai a trovare
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che voi facesti a me tanti mesi sono -. Cacciatosi
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e ogni giorno soletto me ne andavo in sul
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apresso sano e lieto me ne ritornai in Roma
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era grandemente innamorata di me, fui forzato a concederla
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della ingiuria ricevuta da me; la qual cosa dirò
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quale stava accanto a me: era figliulo di uno
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messe di fuori, e me in mezzo, dicendo che
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forte era innamorata di me: ma per non essere
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ben satisfatti, che loro me voleano satisfare altanto. Ai
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per la gelosia di me, fu per cader morto
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per cader morto; e me lo chiedeva con gran
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la mia sorella e me, e mostratolo a noi
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a noi bambini, a me diede una gran ceffata
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Rota sum; semper, quoquo me verto ¶ stat virtus. ¶ Ivi
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si era quando lui me ne ragionava, dicendomi, che
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gli comandava, per risparmiar me. Fu tanta la gran
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fratello carnale minore di me dua anni, molto ardito
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la sua benedizione. Io me n'andai a Siena
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fuggito da mio padre, me n'andai da questo
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mio padre rimandò per me, pure lavorando dell'arte
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il mio fratello e me, e attesi a lavorare
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capo di sei mesi me ne tornai a Fiorenze
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dare, e tu a me l'hai fatto tôrre
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a presso venne a me per elemosina in Roma
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latine, perché desiderava fare me, maggiore, gran sonatore e
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ci inclinava, qual fe' me applicato all'arte del
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di panni e quattrini, me ne andai alla volta
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che poteva aver di me il mio buon padre
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e di nascosto da me la lesse; di poi
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pregandolo, di nascosto da me, che fussi contento non
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lacrime si partiva da me. In modo che, avedutomi
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e così segnato da me ne resterà insin che
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Queste parole generorono in me tanto odio, perché vedevo
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non tanto ch'a me venissi voglia di andarmene
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quale io dissi: - A me non ne resterebbe per
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tu faccia testimonianza di me a questo uomo da
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medesimo ardire voltosi a me, disse: - Entra in bottega
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mia; e con esso me ne andavo studiando intorno
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poteva dolere; manco di me, restando aver dallui certi
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voleva mi chiedessi a me. A questo disse il
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per nulla più a me -. Io gli ricordai e
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preghiere del buon padre me ne tornai a Firenze
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fatto il dovere a me, io arei detto di
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loro e non di me. In mentre che io
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rincontro mio, questo Gherardo me la pinse talmente addosso
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un l'altro, e me solo condennorno in quelle
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staia della farina. A me che parve essere assassinato
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io che lui per me prommettessi. Il ditto non
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degli Otto più a me non guardava, infiammato di
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al mondo. Parendo a me, per l'entrar della
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alcuna difesa contro di me, e quello disteso in
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potevano sollecitavano, dando a me a dua mane con
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che né loro a me e né io a
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avessi male. ¶ XVIII. ¶ Io me ne andai alla volta
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spaventosi bandi contra di me, che mai s'udissi
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maglia: e giunti a me, il mio animoso padre
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le sue mane proprie me le aiutò vestire. Di
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professione di intendermene, e me ne intendo benissimo -. Io
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ha fatto innanzi a me, di questa indiavolata arte
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LXXV. ¶ Fattomi da per me stesso sicurtà di buono
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parti' da loro, e me n'andai alletto. ¶ LXXVI
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e di continuo io me la sentivo crescere, e
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io muoia lascerò di me un tal saggio al
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moglie del detto Capretta, me l'aveva offerte; e
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tutta quella brigata; dipoi me n'andai nel letto
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essere un poco saccente, me ne gloriavo; e messomi
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tanto bene venuta, subito me n'andai a Pisa
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tanto piacevoli inverso di me, allora io pregai il
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più favorevole inverso di me: che innanzi che io
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quali il detto Bindo me gli aveva tenuti insieme
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era li mia, e' me ne dava quel utile
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al detto Bindo: - A me basta che quei mia
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quei mia dinari voi me gli tegniate vivi; e
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o che lui scorticherà me -. A queste sciocche parole
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mercatanti, e così malcontento me ne ritornai a Firenze
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quei cotai atti. Subito me n'andai a Castello
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fece intendere che io me n'andassi. Io che
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male uffizio contra di me cone il Duca, il
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opera, e la sera me n'andavo a veglia
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piacevolezza si volse a me e mi mostrò un
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domandandomi quello che e' me ne pareva, io le
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voglio che il Duca me lo comperi; sì che
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lei disse: - Il mercatante me lo dà per sei
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per far servizio a me; ché buon per te
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acciò che 'l Duca me le credessi, fidandomi della
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mercato, e la Duchessa me n'aveva accennato, io
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tu hai fede in me, non ti dubitare di
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mia, lasciate fare a me -. Questo ribaldone andò innanzi
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e architettori; dove a me fu consegnato la Porta
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quella che toccava a me, e parendomi che 'l
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questo disegno in mano me n'andai a trovare
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che tu ceda a me; sì che osserva il
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lasciatela addunche fare a me, che la 'ntendo - e
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teco al sangue -. Io me gli volsi con grande
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scudi innaspettatamente, che e' me ne giovò, e volentieri
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ne giovò, e volentieri me ne tornai affinire 'l
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Eccellenzia illustrissima mandava per me. Più volte feci intendere
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aveva ordinato che io me n'andassi per la
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e per certi pugigattoli me n'andavo al detto
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pochi giorni la Duchessa me ne privò, faccendo serrare
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e io subito rizzatomi me gli feci incontro. Il
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anzi voglio che tu me le acconci innuna mia
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aspettai il giorno seguente, me n'andai in Palazzo
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condotto il Perseo, e me l'andavo finendo con
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appiccare parecchi, che egli me ne mandò per il
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non vennono mai da me, disse: - Da poi che
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lavoranti sotto a di me come gli erano in
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trovare, e da per me solo io non potevo
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lavoranti, perché da per me non era mai possibile
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disposi di far da me quanto io potevo. E
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ispresso suo onore: a me pareva avere molte gran
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l'aveva dato a me. Il Re, qual era
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di speranza e a me occasione di tornar subito
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da poi che io me n'ero partito sanza
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nulla al mondo; solo me ne avevo portato in
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e se bene a me non è conseguito il
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a render conto di me, con la propia vita
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così poco conto di me, non son voluto tornare
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offerirmi, saputo che a me sempre avanzerà del pane
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ispesa; però, quando e' me lo mostrò, io domandai
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Landi otto giorni fa me lo offerse per diciasette
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chiamato qualche maestro che me la gittassi. E perché
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poi si volse a me, dicendomi che io lo
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LXII. ¶ Considerato poi da me la ribalderia e possanza
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montai a cavallo e me ne andai alla volta
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che se bene io me n'ero ito sanza
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Venezia, credendosi che io me ne volessi ritornare in
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secretamente che io possetti, me ne tornai alla volta
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perché l'era in me arte nuova; e che
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Eccellenzia non diffidi di me; il perché di nuovo
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le dico che a me basta la vista di
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quelli invidiosi che a me bastava la vista di
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la sera io sempre me ne andavo a veglia
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costò 25 mila ducati: perché me ne domandi tu? - Perché
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1562
disse che io non me ne intendevo; onde io
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1562
Signor mio, che io me ne intendo; e quanto
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1562
vi faceva lavorare, io me lo feci rendere, e
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1562
scultori arrabbiati, ridendosi di me, mi chiamano lo scultor
466
1562
cento scudi accanto, e me n'andai a Fiesole
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1562
dicendo: - Signor mio, tu me lo desti, e or
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1562
desti, e or tu me l'hai tolto, e
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1562
ditto molto bene di me, e infra l'altre
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1562
che si ricorderebbe di me. Il detto anellino la
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1562
in fra gli altri me n'andai in Palazzo
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1562
per la cappa e me gli avviorno dietro e
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1562
l Duca e non me; perché, se io fussi
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1562
Vostra Eccellenzia illustrissima e me stesso; sì che perdonatemi
475
1562
Io dissi che ei me l'aveva promesso di
476
1562
quale io dimandai chi me lo mandava: e' dissono
477
1562
e' dissono che e' me lo mandava 'l Bandinello
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1562
promesso. ¶ LXXII. ¶ Subito io me lo feci portare in
479
1562
in sul petto; e me l'andavo finendo accerte
480
1562
dicono tanto mal di me, o sì veramente lei
481
1562
poi che l'ebbe me per suo nimico capitale
482
1562
disse tanto mal di me, che quel buono uomo
483
1562
terrebbe un conto di me al mondo, come se
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1562
mi avessi. Queste parole me le venne a dir
485
1562
dir tanto male di me, quanto dir si possa
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1562
tremavono di paura per me, perché io m'ero
487
1562
e non avendo da me, io none possetti fare
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1562
Maestà da per sé me ne richiedessi un giorno
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1562
queste commessione, da per me io non arei mai
490
1562
feci veramente da per me, per isperimentare queste terre
491
1562
volere licenza; perché a me non era passata ancora
492
1562
parola, ché guai a me; e poi aggiunse che
493
1562
in mezzo da per me era contentissimo, e che
494
1562
così venne appresso di me. Io la feci scoprire
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1562
vasi, io con essi me n'andai a una
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1562
di parecchi giorni io me gli feci una sera
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1562
contento farne degno ancora me. Il Re, mentre che
498
1562
da sedere e a me disse in lingua italiana
499
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mi disse, che io me n'andassi a Parigi
500
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partissi, sanza manco nessuno me ne darebbe avviso; il