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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Oriana Fallaci, Penelope alla guerra, 1962

concordanze di «me»

nautoretestoannoconcordanza
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ne importi nulla di me. Stai partendo e invece
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fare discorsi gravi con me? A me piace ridere
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gravi con me? A me piace ridere, scherzare. All
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è più bella di me.» ¶ Francesco si voltò di
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inventato un bel nulla. Me la sono sempre cavata
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l’inglese meglio di me. Per tua informazione, è
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E la gente come me si sente nascere una
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non avere timori per me. Non c’è niente
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giovani non fanno per me. Dico: dovrei risposarlo. Non
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bene? Nient’altro per me, devo stare attenta alla
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rinuncio a capire quando me ne capita una. E
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se non la pianti me ne vado.» ¶ «Oh, Dio
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vieni a stare con me? La camera del mio
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perché lo chiede a me, commendatore?» «Dio, quanto è
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Davvero ti ricordavi di me?» ¶ «Come no? Ho anche
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è?» ¶ «La Fitzgerald. A me buca il cuore. Ho
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bella! Dovresti posare per me. Davvero. Avresti dovuto vederti
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Non vuoi ballare con me?» ma questo non era
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rovinerai come hai rovinato me: strega!». «Ah, sì? Io
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a cavartela senza di me?». Chiamò un taxi e
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perché sia toccato a me, proprio a me. Dopotutto
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a me, proprio a me. Dopotutto non ci conoscevamo
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può essere sufficiente a me per capire chi sei
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Tu sai poco di me, è vero. Ma tralasciando
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liberarsene. Dev’esserci in me la stoffa di Solvejg
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New England: vieni con me, mon petit chou. Conoscerai
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Giò. Ti ricordi di me? Sono Bill.» ¶ «Ah! Certo
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di raggiungere Martine e me a El Morocco.» ¶ «Non
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per la pietà. O me, o te: questa è
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devo lavorare.» ¶ «Ma sì, me ne vado.» Un vibrar
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questa attesa diventa ridicola. Me ne vado davvero. E
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porteresti a letto anche me, vero? Altro che lumachetta
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tasse. Voglio sbagliare da me. Hai capito, mammy?!» ¶ Depose
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con Bill.» ¶ «Ah, sì. Me l’ha detto. A
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Dicevo che per capire me dovresti prima capire questo
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Non hai bisogno di me, tesoro?» ¶ «No, grazie. Niente
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di Martine. ¶ «Tocca a me accompagnarti.» ¶ «Io accompagno te
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e poi tu accompagni me» tentò di scherzare Giovanna
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Ce l’hai con me per ieri sera. Martine
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mi addolora, Martine.» ¶ «A me neanche un pochino.» ¶ «Ma
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non vuoi diventarlo?» ¶ «Io me ne frego: faccio il
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accompagno?» ¶ «No, tocca a me accompagnarti.» ¶ «Vuoi salire?» ¶ «No
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domani?» ¶ «No, tocca a me venire a prendere te
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paio, sono quattro. Che me ne faccio di quattro
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Madam?» ¶ «Ho detto che me ne bastano un paio
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a Giovanna: «Preoccupata per me, stanotte?». ¶ «No. Mi avevi
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non mi vuole. Meglio me ne vada.» Ed ecco
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caso di venire quaggiù.» ¶ «Me la sarei cavata benissimo
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vecchio andrà in bestia.» ¶ «Me ne occuperò io. Ha
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Ha un debole, per me: quasi paterno s’intende
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bisogno, conta su di me. Voglio fare la tua
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cinquecento dollari in più.» ¶ «Me l’hai spiegato tu
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pena, niente. Accidenti a me! Ho dieci telefoni sul
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bambola.» ¶ «Una bambola a me?!» ¶ «Sì, non ti piacciono
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Non sei arrabbiata con me, vero?» ¶ «Perché dovrei esserlo
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mi hai seccato. Io me ne vado. Raggiungimi su
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di pormi problemi metafisici. Me li posi a sedici
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che credo solo in me stessa. È più comodo
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ciò che piace a me: la magia, la gloria
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Soli e dannati come me, capisci?» ¶ Richard crollò con
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Bill voleva che tu me la raccontassi?» ¶ «Non so
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c’è salvezza per me… Forse per dimostrarti che
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mai posta questa domanda. Me ne frego del visone
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senza un tipo come me.» Poi, rivolto alla commessa
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le rompi anche a me. Sei presuntuoso, egoista, malvagio
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salvano sempre. Quanto a me, so quel che fare
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schiaffeggeresti un cavallo per me?» ¶ «Certo.» ¶ «Lo sapevo. Ah
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cinque o sei anni. Me lo portò Bill. Conosce
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e mia moglie psicanalizza me. Gli americani hanno sempre
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a quel modo? A me l’America sembra un
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come te e come me, con due braccia e
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la prossima volta.» ¶ «Io me ne frego della prossima
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della prossima volta. E me ne frego anche del
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stesso.» ¶ «È stupido, Dick.» ¶ «Me ne frego.» ¶ «È stupido
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l’avete tutti con me?» ¶ Giovanna lanciò un’altra
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sei più arrabbiata con me?» ¶ «Molto meno.» ¶ «E non
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vero, Richard.» ¶ «Perché non me lo avevi detto?» ¶ «Non
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non m’importa.» ¶ «A me ancora meno.» ¶ «Davvero resterai
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sapeva tutto prima di me. Comunque non sta a
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milioni anche meglio di me. Comunque io non conosco
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i polsi. Sopra di me c’era una lampada
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prendere aria.» ¶ «Anch’io. Me l’hai tolta tu
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Giò la pensa come me, mammy. Anche in questo
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mammy abbia bisogno di me» disse Richard prima di
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non sei arrabbiato con me, vero?» ¶ «Ciao, t’ho
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petit chou, credi a me: lascialo perdere. Non ne
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giorno come di notte.» ¶ «Me l’ha suggerito la
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nessuno: né te, né me, né Florence. Ha tentato
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da Florence e da me, come un bambino pentito
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drago. Ha già cacciato me, caccerà anche te: garbato
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non hai sconfitto anche me? E così libererai la
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Martine ha resistito con me.» ¶ La copertina strappata del
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dico per te, per me, e per Florence. Lo
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sapeva più scegliere tra me e te, e ci
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Giò.» ¶ «Dispiace anche a me.» ¶ «Sai, Giò. Io non
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compiacimento o dolore? Perché me ne vado con questa
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non è fatto per me.» ¶ «Idiozie. Gli altri paesi
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Di più: tornerai.» ¶ «Non me ne pentirò e non
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follie non sono da me. Senti, perché non andiamo
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devi tenere.» ¶ «Perché mai? Me l’ha ordinato il
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scritto, per intero: «Giovanna». ¶ «Me l’ha data Bill
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conoscendo due tipi come me e come Dick, a
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indisturbati i tipi come me, come Dick e come
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e inutilmente ripeto a me stesso che non può
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al dilemma definitivo, o me o te, o la
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eri innamorata dell’americano? Me l’hai scritto, lo
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capire. E per capire me devi prima capire quel
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e tu non volevi me. Ora tu vuoi me
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me. Ora tu vuoi me ed io non voglio
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la sua giacca. ¶ «Allora me ne vado, Giovanna. È
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conoscendo due tipi come me e come Dick, a
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magari dopo questo soggetto me ne torno pure in
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vendere fino in fondo me stessa, e coloro che
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che ho amato come me stessa, tradire, mentire, confessare
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si esiste». E poi me la vedo io con
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legge da uomini: o me o te. O me
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me o te. O me o te. O me
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me o te. O me… ¶ Spense la luce e