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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Paolo Cognetti, Il ragazzo selvatico, 2013

concordanze di «me»

nautoretestoannoconcordanza
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vento – ¶ e cantavo fra me di una remota ¶ estate
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non scrivevo, che per me è come non dormire
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capirla e dentro di me la ammiravo. Chris non
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montagna aveva rappresentato per me l’idea più assoluta
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selvatico, così nacque in me il desiderio di andare
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una parte sconosciuta di me quanto di ritrovarne una
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acqua dal ruscello e me la mandava in casa
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il paesaggio intorno a me, dall’aspetto così autentico
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di una civiltà, a me succedeva invece di gioire
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storia che interessava a me era tutta umana: perché
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villaggio: avevo così tanti me tra i piedi che
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tutto bianco intorno a me. Un temporale di lampi
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si sarebbero fidati di me. Per il momento potevo
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era venuta a trovare me. ¶ Durante la nevicata avevo
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di completa solitudine: per me erano state solo due
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o i fagioli da me? Li avrei curati, li
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Io risposi che a me andava bene tutto. Poi
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altri vedevan siccità, a me ricordava la gonna di
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la vita sotto di me mi tranquillizzava, i suoi
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In quella notte strana me ne venne in mente
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si era accorta di me: annusava il terreno intorno
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di quelli che tra me chiamavo i biscotti degli
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meno. Quando veniva da me sembrava sentirsi in colpa
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dietro. Tutto fiero di me li portai a Fontane
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po’ di viti. Di me sapeva già tutto. A
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ogni giorno prendevo e me ne andavo a camminare
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molto più anarchico di me: lui che non aveva
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finivano mai. ¶ Siccome a me piaceva cucinare e a
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a venire giù da me si sedeva sempre nello
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alpinismo era stato per me un confronto con la
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montagna. Renzo divideva con me quei momenti. Mentre piangevo
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venne a mettersi tra me e il resto del
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unico che badava a me: mi si era accovacciato
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faceva lui su di me. ¶ Poi guardai in giù
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stanzetta così piena di me, mentre fuori la montagna
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di racconti. Sopra di me incombeva il profilo del
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si accenda. Suscitava in me una comunione nuova con
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presenze muoversi intorno a me nella baita. Forse il
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duecento metri sotto di me e la cima del
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si svegliava prima di me. La mia finestra era
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semplici camminatori. Perfette per me, invece, perché quel mondo
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contro il cielo. Quando me ne andai non restava
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da bere anche a me e mostrandomi le turiste
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per salutare quell’altro me stesso, un alieno circonfuso
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di ritorno elencai tra me e me tutte le
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elencai tra me e me tutte le ricette che
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diventava un problema. Di me queste cose le sapevo
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subito da solo: a me attirava la cresta che
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stendi una coperta per me ¶ sul pagliericcio: ¶ con le
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le tue mani dure ¶ me l’avvolgi alle spalle
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trecento metri sotto di me, con il bestiame che
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lì nella baita, di me, non mi dovevo vergognare
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di parole. Andiamo da me, diceva. Oppure: dove abito
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naturale dalle valanghe. Lui me la indicò da sotto
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che ha portato per me, ed essersi addormentato che
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Convocava mia sorella o me nella sua stanza quando
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rassegnavo a portarlo con me, e metterne alla prova
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Fissava la maniglia, guardava me, scodinzolava, tornava sotto al
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Jack, e Lucky a me. ¶ Dove andiamo?, chiedevamo noi
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la sensazione che non me ne restassero ancora molti
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cane?, chiedevano. Sta con me, rispondevo imbarazzato, incapace di
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io, guai a chi me lo tocca. I cervi
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a terra. Dentro di me fui sicuro che fosse
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distinguere, la lepre, tra me e l’uomo col
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caricata per bene e me ne sono andato a
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termini, mentre sopra di me, fuori, intorno, nevicava e
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a Pavese: “Io per me credo che un albero
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aveva preso confidenza: ora me lo ritrovavo intorno perfino
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montanaro che era in me, prendere la scopa ed
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stati amici, e a me sembrava una cosa molto
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regalo che fate a me. E me lo fecero
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fate a me. E me lo fecero davvero. Con
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lì anche dopo di me. ¶ Ora dobbiamo andare, dissi