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Vittorio Alfieri, Rosmunda, 1783

concordanze di «mi»

nautoretestoannoconcordanza
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1783
né in dubbia speme ¶ mi ondeggia il core: del
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col crudo padre tuo mi trasse ¶ necessità feroce. Orfana
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ma tormi ¶ dal cospetto mi giova ogni empio avanzo
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Felice te, quanto Alboìn mi fea, ¶ Alarico farà. ¶ Romilda
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non vada... Forse ¶ meglio mi fora, le tue nobili
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simil mostro ¶ nata, innanzi mi stai? — Se, lui trafitto
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e maggiore. Il cor mi sbrana ¶ un dubbio orrendo
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A un tal pensier mi bolle ¶ entro ogni vena
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e securo, e vincitor mi vedi; ¶ ma, non per
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Rosmunda ¶ S'io ben mi appongo al vero, il
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temessi, il sai: pur mi affidava ¶ il prometter, che
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colpo, che di man mi uscia?... ¶ Rosmunda ¶ E che
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io l'ebbi, e mi dorrà pur sempre. ¶ Per
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alta voce io traditor mi udiva ¶ nomar da Clefi
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ogni altra cosa immemore, mi scaglio ¶ ove si addensan
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guerriero. — Alto già già mi sorge ¶ di trucidati e
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il buon destrier trafitto ¶ mi cade; io balzo in
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suol di sangue lubrico mi sdrucciola, ¶ sì ch'io
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lor sconfitta. In lui mi affido; ei svelta ¶ fin
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pensier mio primo. ¶ Nulla mi dei tu dunque; e
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ma, qual fera ¶ necessità mi vi spingesse orrenda, ¶ tu
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infame assai ch'altri mi tien, m'estimo. ¶ Ma
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se tu il puoi, mi niega ¶ di secondarmi... Ma
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mio cieco ¶ dove or mi tragge? A' tuoi servigi
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sì: favella. ¶ Mercede ampia mi dai, se tal mi
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mi dai, se tal mi tieni ¶ da non cercarne
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punge il cor, nol mi celare: anch'io ¶ so
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altro v'ha, che mi faria più lieto; ¶ so
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appieno: ogni mio merto ¶ mi hai già guiderdonato regalmente
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ei che a morte mi tolse. — Ah! mal ti
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morte cercai. ¶ Ildovaldo ¶ Non mi accusar, Romilda, ¶ d'aver
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emendare; io, sì. Dolce mi fia ¶ renderti ben per
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d'alma già rea; mi ottieni, ¶ non regno, no
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regno e il padre ¶ mi ha tolto: e a
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brando io 'l giuro. ¶ Mi udrà Rosmunda... ¶ Romilda ¶ Ecco
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e il mostrerò, se mi vi sforzi. Un tale
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speme, dal dì che mi fu morto il padre
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padre, ¶ e ch'io mi vidi a tal madrigna
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ami, e di morir mi parli, ¶ finch'io l
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che ascolto? ¶ Il cor mi squarci. Ah! .. se tu
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Ah! .. se tu mai mi lasci... ¶ Certo, a vendetta
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è. Capace ancora ¶ ei mi par di rimorsi; il
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ad altro il debbe, ¶ mi aiuterà contr'essa? ¶ Ildovaldo
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riserbo, ¶ di rivederti: e mi vivrò di quella. ¶ Ch
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tuo dolor profondo ¶ tremar mi fa. Di viver no
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te penso, ¶ ch'altro mi sei, che l'uccisor
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pianger, nulla ¶ fia che mi vaglia? ¶ Romilda ¶ Ma di
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mio padre, tomba ¶ aver mi giova: ecco ragione. Omai
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romper vengo. — Ingrato, ¶ tal mi rendi mercede? — E tu
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udir suoi detti ¶ empio mi trasse or con inganno
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delitti, amar potea ¶ chi mi vi trasse, io mai
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il colpo, che davver mi uccide. ¶ Rosmunda ¶ Vero parli
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dunque tu, qual io mi son, conosci? ¶ Non quanta
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Qui il cielo, ¶ qui mi ti manda il ciel
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ch'ella il faccia. Mi duol doverti trarre ¶ per
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che nuovo in cor mi sorge. ¶ M'ama Almachilde
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Rosmunda; ella d'oltraggi ¶ mi ha carca, e oppressa
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occhi pregni di lagrime mi vide, ¶ e il cor
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nuocer ne può. ¶ Romilda ¶ Mi lasci?... ¶ Ildovaldo ¶ Brev'ora
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Oh ciel! ¶ Ildovaldo ¶ Chi mi ti mena innante? ¶ Romilda
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darmi ¶ la mercé, che mi dai. ¶ Romilda ¶ Perfido, ardisci
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ma, se il negaste, ¶ mi udreste, a forza. Alla
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tel giuro, ¶ a non mi far di mia possanza
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venir, se a ciò mi sforzi, in cor m
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ben tua. — Né più mi offende ¶ in te tua
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tenzone; in ciò soltanto ¶ mi offendi. Ho forse io
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al fianco suo... ¶ Almachilde ¶ Mi ascolta. ¶ Romilda ¶ Troppo già
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ciò, finché un pugnal mi avanza? ¶ Ingannarmi, o indugiarmi
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di quell'empia ognor mi rende ¶ (fin ch'io
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odio, e l'ira mi spinge? Ei fra' suoi
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Ahi misera me! finger mi è forza ¶ con questo
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pur dato una fiata mi hai ¶ cagion palese, onde
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minaccia. ¶ Almachilde ¶ Io vincerò; mi affida ¶ il cel: s
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ira, e il valor mi affida ¶ d'Ildovaldo guerriero
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indugi... Or nuocer troppo ¶ mi potria la fidanza. — Olà
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sperar di lieto omai mi lice... ¶ sol, che sciolto
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E che? derisa ¶ anco mi vuoi? di farmi oltraggi
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dolor mio godi; ¶ già mi allegrai del tuo: godi
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ti chiedessi. In tempo ¶ mi pento ancor, d'aver