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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Catena Fiorello, Picciridda, 2006

concordanze di «mi»

nautoretestoannoconcordanza
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ultima volta in cui mi aveva allontanata in fretta
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casa sua. ¶ D’istinto mi rivolsi alla nonna con
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Maria!» rispose quest’ultima. ¶ Mi fecero sedere su un
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cui, con molta pazienza, mi aiutarono a scendere. Mentre
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sopra alcuni cuscini e mi fece accomodare. Finalmente avrebbe
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mani sulla mia testa. ¶ Mi sentivo una signora. Fino
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andavano via. ¶ Intanto che mi godevo il mio momento
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gli ordini della nonna: «Mi raccomando, parla poco e
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mia professoressa di italiano). Mi chiesero con una certa
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io ho poche informazioni, mi dispiace». ¶ Mi guardarono con
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poche informazioni, mi dispiace». ¶ Mi guardarono con disappunto e
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le sue forbici magiche, mi ritrovai completamente trasformata. Avevo
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adesso. E stavo bene, mi piacevo. Non sembravo più
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La nonna rientrò mentre mi guardavo allo specchio e
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dal salone di bellezza, mi rintanai in camera da
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una spazzola per capelli, mi accinsi a intonare le
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mio padre qualche volta mi aveva parlato anche di
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Le facce dei politici mi mettevano tristezza, e ogni
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per fare delle dichiarazioni, mi aspettavo sempre notizie disastrose
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vedrete che non sbaglio! Mi raccomando, non le buttate
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e misericordia, all’improvviso mi chiamò alla lavagna. ¶ «Vieni
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Allora, Di Florio, che mi dici dei tuoi genitori
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ridicolo. ¶ «E brava picciridda!» mi disse la nonna di
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novene che la nonna mi dedicava, quando mi dava
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nonna mi dedicava, quando mi dava della debole. Anche
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amore senza riserve, e mi sentivo capita. Dovevo perdonarla
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speranza. Altrimenti sarebbero follia. ¶ Mi era piaciuta a tal
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mio smarrimento. ¶ Senza Rita mi sentivo spezzata in due
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notizie per lungo tempo mi rendeva nervosa. Spesso ricompariva
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ipotesi più negative. E mi tornava l’ansia che
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nel giorno in cui mi fossero mancate sue notizie
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Poi, un suo familiare mi offriva delle nuove informazioni
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il papà, per Pietro. Mi ero fatta una precisa
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trascurata troppo, e questo mi dispiaceva. Un pomeriggio bussai
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lo disse non appena mi accolse sulla soglia. Indossava
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appariva calma e sorridente. Mi diede l’impressione di
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e basta. Spesso lei mi faceva vedere il mondo
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una donna tanto sensibile mi permetteva di sperimentare le
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tempo non ti abbraccio!». ¶ Mi aveva stretta forte a
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aggiunse: «Scusa se non mi sono fatta più vedere
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fatti di Rita, perciò mi aveva solo informata che
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fino a quel punto?» mi domandavo perplessa. ¶ «Non sto
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raccontare la sua disavventura, mi disse che il medico
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Che gentilezza quell’uomo! Mi stavo quasi innamorando di
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era scappato un sorriso. ¶ Mi confidava quei segreti con
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brutti. Capito, Lucia?», e mi scompigliò i capelli con
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i giorni alla morte mi sembra un buon segno
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assorbito dentro, e mentre mi parlava mi ero resa
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dell’emigrazione, constatarlo non mi aiutava a sentirmi meglio
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nego. Piangevo spesso, perché mi mancavano la voce e
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la sua faccia impallidire. Mi fissò incredula e disse
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tornatene a casa. Vattene. Mi farebbe piacere ospitarti, ma
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più svelta e decisa, mi prese per mano riaccompagnandomi
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la mia cara zia mi era sembrata tanto diversa
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fascino. Quanto a Pippo, mi restò un unico ricordo
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famiglia. Una sensazione che mi fece venire dei brividi
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alcol, e la vampata mi diede una carica di
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di serenità imprevedibile. Ora mi sentivo al sicuro, protetta
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Quando finalmente la nonna mi chiamò dalla strada, tirai
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di sollievo, e appena mi fu davanti evitai di
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volto. Avevo paura che mi scoprisse, leggendomi negli occhi
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indecente colpa. Quante volte mi aveva intimato di non
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Magari, se fosse accaduto, mi sarei risparmiata l’evoluzione
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Tutto a un tratto mi sembrò che qualcuno mi
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mi sembrò che qualcuno mi avesse immersa sott’acqua
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avvisaglia di un dramma mi aveva sfiorato la mente
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nel mio egoismo infantile mi ero sentita felice di
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ritornasse a Natale. Inoltre mi sarei comportata sempre bene
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rispetta. La nonna, invero, mi stava aspettando come una
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sulla sabbia, il cappotto mi si era tutto inzuppato
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Appena arrivata a casa, mi dimostrai subito pentita. ¶ «Nonna
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te la dico…» ¶ Non mi ascoltò nemmeno. Con una
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Con una tumpulata violenta mi colpì in pieno sulla
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Senti, a mia non mi interessa quello che mi
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mi interessa quello che mi vuoi dire. A mia
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vuoi dire. A mia mi interessa che in questa
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non mollare la presa, mi tirò per l’orecchio
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per l’orecchio e mi trascinò fino alla camera
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o l’altro tu mi farai morire. Ma come
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corpi ’ca ferla, disgraziata!» ¶ Mi lasciò l’orecchio solo
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aveva; i miei genitori mi mancavano da morire; e
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Con quell’immagine nitida, mi svegliai nel pieno della
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al mio fianco e mi tranquillizzai. ¶ Quando la mattina
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del mio incubo, lei mi rispose compiaciuta dicendomi che
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appresa quella strana credenza, mi augurai per la notte
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aveva dei parenti. ¶ Io mi ero ripromessa di non
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se avessi cambiato compagna, mi sarebbe sembrato di tradire
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farla ragionare. Tutto vano. ¶ Mi sedetti sul muretto di
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Rita, in quel frangente, mi apparve sotto forma di
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con le sue sembianze. Mi si parò di fianco
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dalla poca luce, e mi sorrise. Di scatto mi
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mi sorrise. Di scatto mi voltai a destra e
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era arrabbiato e ora mi puniva in quel modo
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una scadenza. ¶ Pretese che mi preparassi subito, perché entro
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ahimè, doveva proprio scappare. ¶ Mi fece tenerezza, ma allo
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ma allo stesso tempo mi ricordai dell’ultima volta
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magari impari da lei» mi disse sorridendo, come faceva
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dei colpi sul legno mi svegliò di soprassalto. Fuori
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chi aveva bussato non mi era chiara. Sentivo però
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Nella confusione del momento, mi alzai anch’io, come
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fosse una questione che mi toccava in modo diretto
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mai, mai. ¶ La nonna mi guardò negli occhi spietata
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volevo che la nonna mi toccasse o sfiorasse i
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galante poeta, la nonna mi rispondeva in questo modo
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contenta. E piano piano mi convincevo anche io che
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casa del barbiere defunto, mi venne la febbre. Da
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Ma più di tutto mi era mancata la spiaggia
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spiaggia. La mia spiaggia. ¶ Mi sembrava un secolo. D
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nulla al piacere che mi procurava. E invece qualche
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rotta, vedendomi senza scarpe, mi urlava dietro: «Ehi picciridda
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meglio, tornerò subito lì» mi dicevo, per trovare conforto
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per trovare conforto. ¶ Perché mi mancava tanto; era il
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sempre nel mio cuore. Mi mancate tantissimo. ¶ La nonna
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mancate tantissimo. ¶ La nonna mi è sempre vicina, anche
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faccio tutto quello che mi chiede, dice che vi
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che vi telefona e mi manda da voi. Magari
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presi, ma la nonna mi ha messo lo stesso
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stesso il Mom, e mi ha passato il pettinino
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e visto che non mi cerca più, nemmeno io
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Franca qualche giorno fa mi ha regalato una tuta
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chiedo alla nonna, lei mi rimprovera e non mi
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mi rimprovera e non mi dà nemmeno una risposta
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che vi voglio bene. Mi manca tanto Pietro e
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vedo la casa, e mi sembra di stare con
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non c’ero perché mi trovavo a scuola. ¶ La
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di mangiare, e poi mi raccontò ciò che il
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controllava la mia reazione. «Mi ha assicurato che stanno
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guadagnerà quasi il doppio. Mi ha chiesto di te
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va bene. E poi mi ha detto pure che
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cose cominciano a sistemarsi?» ¶ Mi raccontava di quei dettagli
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a venire, figghia mia?» mi rispose con il piglio
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la verità, finalmente rivelata, mi faceva stare troppo male
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scusa del lavoro non mi bastava più. Nessuno, neanche
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scuola, e quando qualcuno mi chiedeva il perché di
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mal di pancia e mi voltavo dall’altra parte
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un dolore sordo che mi fa stare male tutti
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confessarti i miei segreti, mi cucirò la bocca. ¶ Però
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ma soprattutto tu, mamma – mi avete messo davanti a
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Invece tu scrivi, telefoni, mi parli come se niente
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fosse. ¶ E allora io mi chiedo: perché devo credere
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a tutti quelli che mi dicono «ti voglio bene
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se per prima tu mi hai lasciata da sola
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picciridda ¶ Obbligati dalle circostanze, mi ero imposta una nuova
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miei genitori vicino quando mi mancavano, o ricevere un
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divento più veloce e mi faccio rispettare, il mio
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rispettare, il mio capo mi regala qualcosa in più
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sempre il sole. Quanto mi manca la mia casa
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mia. ¶ La zia Franca mi ha detto al telefono
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per prendere il pullman. ¶ Mi raccomando, copriti sempre bene
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con la febbre. ¶ E mi raccomando, studia e ricordati
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di mantenergliele al fresco. ¶ Mi aveva proposto quei lavoretti
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quei lavoretti come se mi stesse offrendo un biglietto
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Tino, devo essere sincera, mi ero dedicata di più
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dedicata di più: perché mi rendeva felice vedere il
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la zampetta sui capelli mi consolava se piangevo, e
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con la stessa tenerezza mi saltellava intorno se gioivo
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se gioivo. E non mi giudicava mai. Correva con
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aver fatto quei lavori, mi aveva confidato di ritenere
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capirle!» ¶ «Senti, ma chi mi vuoi fari ’a scuola
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a scuola a mia?!» mi zittiva la nonna, temendo
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nell’attimo in cui mi ero sentita ingiustamente rimproverata
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ragione, e dalla bocca mi erano uscite brutte parole
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di quella casa non mi fidavo più. Ogni tanto
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miracolo si compisse, io mi guardavo intorno per trovare
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qualcosa di tangibile, che mi chiarisse una volta per
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in cui il papà mi aveva chiamata in disparte
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una sorpresa alla mamma” mi ero detta. E invece
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frase breve e terribile: «Mi dispiace, Lucia…». ¶ Si era
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voltato le spalle, sconvolta, mi era sembrato che una
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per fare una passeggiata. ¶ Mi avviai verso casa di
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furgoncino bianco. ¶ La scena mi attirò subito. Curiosa com
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Curiosa com’ero, non mi sarei mai persa un
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Camminando a piccoli passi, mi sentivo il cuore in
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lo nego. E più mi spaventavo, più avevo necessità
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sì, quel vecchio furgoncino mi ricordava qualcosa. Ma cosa
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lamento, come di dolore. Mi preoccupai moltissimo. Adesso avevo
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scioccarmi, perché il suono mi era troppo familiare, ancora
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camioncino. ¶ Davvero il cuore mi stava scoppiando. Trattenni il
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invece, senza nessun disagio mi chiamò per nome (evidentemente
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madre… sarà la fine…». ¶ Mi aveva chiamata mocciosa. La
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l’uomo in faccia. Mi sembrò molto brutto. Bruttissimo
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cosa di cui non mi capacitavo era perché una
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situazione tanto squallida. Non mi risultava da nessuna delle
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Lui, dal canto suo, mi assicurò che non sarebbe
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verso casa. Al ritorno mi rintanai in camera senza
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disgusto più grande che mi era rimasto dentro era
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suo tono estremamente gentile, mi disse: «Giuiuzza mia, adesso
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di come mia madre mi ha insegnato a farle
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della mia mancata risposta, mi confermò che avrebbe invitato
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appena varcava la soglia, mi baciava e abbracciava con
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Maria, che Mario non mi fa un regalo dal
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Michele, nemmeno un fiore mi ha portato!» ¶ «Ma voi
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meglio, il suo viso mi sembrò un brutto incrocio
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preside. Va bene, adesso mi è tutto chiaro, ne
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cui lei ci parlava mi avrebbero fatto bene. Aveva
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con la mortadella. Do-mi-sol, e azzannavo il
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sabbia ¶ L’autobus che mi riportava a Leto arrivava
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Di tanto in tanto mi facevano compagnia dei gatti
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ascoltavo il mio respiro, mi toglievo le scarpe e
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solo per qualche minuto, mi ricongiungevo con la mia
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piedi nella sabbia non mi sentivo mai senza speranza
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necessario al mio sfogo, mi rimettevo le scarpe, spazzolavo
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sabbia dappertutto e, alleggerita, mi avviavo a casa per
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porta, come sempre aperta, mi permetteva di andare dritta
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era già seduta che mi aspettava. Aveva le orecchie
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tavola non mancava nulla, mi sedevo e mangiavo quello
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piatto, che qualche volta mi piaceva, qualche altra no
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subito a studiare. Prima mi distraevo un po’. Mi
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mi distraevo un po’. Mi piaceva saltare con la
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amavo le storie che mi raccontava la nonna. Sempre
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io in quelle tragedie mi identificavo con tutta l
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strano meccanismo della mente mi trasmettevano inquietudine. Forse c
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discorsi tendeva a influenzarmi. ¶ Mi sarebbe piaciuto andare oltre
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e i loro figli mi sembravano gli unici ad
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e senza troppo convincimento, mi chiedeva se tutto procedeva
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e Melina. ¶ La scuola mi coinvolgeva, ma fino a
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certo punto. Alcune materie mi piacevano: l’italiano, la
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ad esempio la matematica. Mi capitava di fare un
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per la professoressa Aida – mi permetteva di scrivere delle
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cartella. ¶ Il pullman che mi portava a Santa Venera
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presi come tale, e mi sembrò un incubo. ¶ «Zitta
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Zitta, figlia di bastardo!» mi disse carica di livore
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Zitta, figlia di bastardo. ¶ Mi lasciò senza fiato. ¶ Pensai
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Tornando a casa, non mi venne proprio il desiderio
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identità della persona che mi aveva offesa. Io risposi
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E allora tieni!» e mi mollò una tumpulata. «Questa
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convinzione, facevano male e mi lasciavano i segni delle
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nostro duello, la nonna mi mandò in punizione nella
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nella mia stanza, e mi addormentai tra le lacrime
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tra le lacrime. ¶ Quando mi risvegliai, erano già passate
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quel borbottare da sola, mi rispondeva di non essere
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cari defunti. Vedendomi arrivare, mi anticipò sul tempo e
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anticipò sul tempo e mi disse: «Prendo questi limoni
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un ovu, pi quantu mi fai innervosìri». ¶ Non mi
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mi fai innervosìri». ¶ Non mi lasciò neanche il tempo
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il tempo di rispondere: mi prese per un braccio
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prese per un braccio, mi avvicinò a sé con
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sé con forza e mi diede un bacio. Non
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la fine di ottobre, mi arrivò la prima lettera
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tanto e tuo padre mi è stato vicino. Lui
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piede in casa nostra». ¶ Mi faceva rabbia sentirla parlare
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due povere ragazze sfortunate mi sembrava una cattiveria gratuita
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stata l’allegria che mi aspettavo. ¶ Il pomeriggio precedente
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e a ogni respiro mi veniva da vomitare. Quella
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ero riuscita a carpire mi erano bastati per far
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sera avevo scoperto quanto mi piacesse mettere i piedi
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causa del troppo caldo, mi si era appiccicato sulla
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distraendomi dai miei pensieri, mi si era avvicinata per
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avevo ribattuto stizzita, e mi ero spostata più in
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dirlo. «Lasciami stare, non mi serve il fazzoletto.» ¶ Il
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fatto che lei non mi avesse ancora rivelato i
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acqua fresca. ¶ Mia madre mi aveva sorriso, e anche
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fino alla piazza. Lui mi seguiva fiducioso, saltellando per
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a unirsi a noi. Mi era sempre piaciuto comportarmi
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ma adesso quella responsabilità mi pesava sulle spalle, perché
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spesso, con una scusa, mi diceva di rimandare. ¶ In
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seduta in un angolo, mi guardava con commiserazione, porgendomi
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che secondo me non mi rappresentava, rispondevo ai loro
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merenda che la nonna mi preparava con tanta cura
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con la nonna. Subito mi raccontò ogni singola parola
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aveva chiesto di me. Mi disse proprio questo la
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l’umore alle stelle. ¶ «Mi raccomando, Franca, quando richiamerò
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dei miei, la nonna mi strinse la mano forte
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mano forte forte e mi sorrise. Poi, senza che
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io me lo aspettassi, mi disse sottovoce: «Ti vogghiu
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di stucco. Quelle parole mi fecero un grande effetto
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voce di mia madre mi arrivò all’orecchio come
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mentre la mamma ancora mi salutava. Doveva chiedermi se
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qualche giorno e poi mi sarei data da fare
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eco della sua risata mi era arrivato in un
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L’unica cosa che mi fa arrabbiare è che
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i suoi consigli, ricordandogli: «Mi raccomando a Melo, portagli
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cercavo di capire cosa mi fosse rimasto dentro dopo
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casa. Insomma, sentirli parlare mi procurava malumore, e immaginavo
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un sorriso. E loro mi regalavano caramelle. Uno addirittura
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regalavano caramelle. Uno addirittura mi aveva comprato un gelato
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andava in letargo, io mi preparavo per il mio
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Intanto, con la mano mi spazzolava il colletto del
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per cui lei non mi avesse accompagnata. ¶ Dopodiché, mi
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mi avesse accompagnata. ¶ Dopodiché, mi salutò voltandosi più e
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primo giorno di scuola mi sembrava comunque un evento
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italiano, Aida Di Mauro, mi accolse entrando in classe
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lasciandomi davanti alla porta, mi aveva detto che proprio
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subito dopo. Il bidello mi ha chiesto di dirle
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torna le spiega meglio.» ¶ Mi sembrava una risposta esaustiva
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trafficare con la cartella. Mi accorsi proprio in quell
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spiegazioni. ¶ Già la gola mi si stringeva, e soffocavo
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di gioia di cui mi ero illusa di poter
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che le altre signorine mi sparlavano dietro. Ma io
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secondo te io quando mi fidanzerò, nonna?» Glielo avevo
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prima di partire non mi ha raccomandato altro. Falla
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voce così penetrante che mi deliziavo ogniqualvolta si metteva
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un diverbio con lei, mi rassicurava con una pacca
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terra lo sa, non mi dici niente di nuovo
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commentato la nonna. «Io mi sono spezzata la schiena
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Ma il suo atteggiamento mi aveva lasciata perplessa, e
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una dimensione temporale che mi è appartenuta in pieno
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alle elementari, la nonna mi lasciava la mano, facendomi
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per me, la nonna mi svegliò alle sei, come
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cui pensare, e non mi importava se il mio
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Lei era lì che mi stava aspettando. «Come stai
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stava aspettando. «Come stai?» mi domandò ancora prima che
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te da Donna Peppina. Mi fanno male le gambe
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Ma che dici? Tu mi segui punto e basta
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male il cuore, e mi dici bugie per nascondermi
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avere un figlio maleducato. ¶ Mi mancava la mamma. Ma
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soldi, perciò alla fine mi ero convinta che portassero
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mattutini, quello che più mi dava piacere era il
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o farmacista, per carità. Mi sarei accontentata di un
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che glielo hai vietato, mi dici come fate a
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nonna, che io non mi allontanassi troppo mentre stavo
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problemi. Anche quella mattina mi sentivo così, dopo essermi
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E non appena Nora mi chiamò per rientrare a
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a ondate. E non mi dava pace. La metafora
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in questa frase semplice: mi sentivo una barchetta in
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il ritorno dei miei mi sarei risparmiata di annegare
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poi, ghiacciata, quella mattina mi era risalita di nuovo
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non cedere all’odio, mi sforzavo ogni minuto per
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fortuna Nora ed Emilia mi distrassero fino all’ultimo
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persone senza pensieri, che mi aiutavano a lasciarmi alle
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parlavo, perché mia madre mi aveva sempre detto che
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bastava per illudermi. ¶ Quando mi affacciavo da lì mi
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mi affacciavo da lì mi sentivo la padrona del
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ci separavano dalla strada, mi facevano sentire proprio in
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gli occhi. Quante volte mi ero rivolta a loro
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esterno. Rinfrescata dall’acqua, mi rivestii con il solito
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povero piccione. Da morto, mi faceva una gran pena
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amici alati con cui mi divertivo a giocare di
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in tanto al pomeriggio. Mi inquietava ritrovarmelo stecchito e
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agli occhi, e allora mi inventavo dei mal di
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buoni. ¶ Dopo aver apparecchiato, mi sedetti, aspettando che anche
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occasioni in cui accadeva, mi domandava perché lo stessi
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fatto oggi al mare?» mi chiese, per rompere quel
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mangiato il panino che mi hai preparato, e ho
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una bambina, anche se mi garantiscono che lo fanno
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convinta: «Spero proprio che mi dici la verità, altrimenti
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A Francesca M., ¶ che mi insegna a parare i
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fimmina puru iu, e mi nni vantu. ¶ Fimmina, comu
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vulissi rinasciri ancora, simmai mi fussi concessu di scègliri
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pigghi un cutèddru, o mi tiri un cazzottu, ¶ ricòrditi
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fatto l’abitudine. ¶ E mi piaceva pure. Un modo
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affacciato sul mare, e mi sentivo la figlia della
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galera impiumata nella quale mi trovavo, dove l’afa
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una dopo l’altra. ¶ Mi lamentavo con Dio della
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giostre, il signore che mi porgeva il fucile per
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per sparare ai peluche, mi diceva così. E io
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credevo. ¶ Un forte scossone mi arrivò abbastanza presto. ¶ A
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dei suoi principi, mentre mi elencava la lista con
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non si possono vedere?» mi domandavo con un po
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mangiavo a bizzeffe. E mi chiedevo allo stesso tempo
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sensazione che la terra mi si stesse aprendo sotto
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spiaggia o sul lungomare, mi erano arrivate ostili e
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della zia Franca, che mi aveva appassionata sin dalle
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di volermi bene, perché mi cercava con le mani
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con le mani, e mi abbracciava attaccandosi al collo
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pista. E qualche volta mi faceva anche male. Un
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del binario e già mi mancava, non avrei saputo
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di raccomandarmi alla nonna. «Mi raccumannu, ma’, seguite ’a
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distacco così struggente. Io mi serrai la bocca con
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moto di rabbia, e mi accorsi di non vedere
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delle malattie. ¶ Mia madre mi strinse a sé, e
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frase che mio padre mi rivolse fu la seguente
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io non volli perdonarglielo. Mi era sembrata una disattenzione
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alla stazione. La nonna mi teneva per mano, e
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e pure mio fratello, mi sembrava una vera tragedia
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parlare e parlare, io mi attorcigliai intorno a una
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la conclusione, la nonna mi ordinava di andare nell
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sapere, ma che invece mi interessavano più di ogni
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altra. La cosa che mi sembrava strana però era
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fare altro di impegnativo, mi allenavo nei lavori di
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un bottiglione enorme, e mi faceva paura. Avevo sempre
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e troppo infantili, lei mi avrebbe rinfacciato innervosita: «Non
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avrebbe rinfacciato innervosita: «Non mi fare diventare cattiva, picciridda
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persino maledizioni che lei mi ripeteva sempre con lo
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po’ se una mocciosa mi deve fare passare per
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la stessa nostalgia che mi stava avvelenando da qualche
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I tuoi genitori non mi preoccupano di certo, sono
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qualcosa che ci mancava. Mi sarebbe piaciuto riuscire a
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finita a mezzanotte… Proseguendo, mi assicurai che ogni angolo
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Ma in quel momento mi accorsi che c’era
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principale di queste disgraziate?» mi diceva. «Casa, chiesa e
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di andare a letto, mi ostinavo ad aspettare il
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tenerezza da fidanzati, e mi aspettavo lo stesso comportamento
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di Leto “resuscitate” signore, mi verrebbe da urlargli contro
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in salottino, e lei mi faceva un resoconto veloce
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e di quelle che mi mandavano i saluti. Alla
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nostre chiacchierate, la mamma mi raccontava della sua giovinezza
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ammettere che la Germania mi aveva stupita in senso
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per tornare a Leto mi sentivo felice. Se non
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lo spago del papà, mi incuriosì molto, anche perché
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suoi risparmi. Subito dopo mi annunciò che con quei
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altri? Nella testa ancora mi risuonavano le parole della
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non la sentivo mia? ¶ Mi dispiaceva che Pietro avesse
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impatto con lo Stretto mi fece spalancare gli occhi
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spalancare gli occhi, e mi provocò un forte sussulto
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nostra casa di Leto mi era mancata da morire
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poteva vedere. La paura mi bloccava dalla testa ai
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e dentro le orecchie mi risuonavano ancora le sue
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li avrei mai cancellati. Mi sentivo sua complice, pur
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di popolarità inaspettata, io mi voltavo di continuo per
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preciso dal petto, e mi sentivo soffocare. Paura, vergogna
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Paura, vergogna e sconforto mi facevano vedere tutto nero
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scoppiavo a piangere e mi rintanavo dentro una specie
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di bolla asfittica, che mi chiudeva tutte le porte
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e debole. ¶ «Perché debole?» mi difendevo io. ¶ «Picchì sì
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non perdona, gioia mia» mi diceva, con l’aria
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la sua voce inconfondibile, mi faceva notare una novità
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si incupiva quando lei mi parlava in maniera tanto
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stanzetta per me, non mi sarei mai abituata a
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mostrato felice nel rivedermi. Mi salutò con affetto, chiedendomi
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il troppo caldo lei mi pregò di fermarci. «Ecco
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il caldo sembrava svanito. ¶ Mi coprii la faccia con
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mani, e la nonna mi tirò verso di sé
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calmarmi un poco, lei mi aiutò ad asciugarmi le
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asciugarmi le lacrime e mi pregò di non parlare
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spalancando la bocca, poi mi strinse la mano e
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una lacrima di stupore mi scese sul viso. E
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nonna di quell’omicidio. Mi aspettavo una sua forte
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idee. La sua contentezza mi appariva come un paradosso
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del mio tempo infantile, mi stava sorprendendo. ¶ Dove cresce
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quel lontano settembre del ’62, mi fu detto che sarei
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da Leto; però dentro mi solleticava un dubbio, e
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piangevo ancora di più. Mi sembrava di tradirla. Di
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da sotto il lenzuolo, mi ordinava di mettermi a
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scappavo in camera. Però mi restava attaccato alle narici
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anima quei tramonti perfetti. Mi incantavo davanti alla magia
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Quel sorriso complice, mentre mi allontanavo sul treno con
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con la mia famiglia, mi sembrava ancora più struggente
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sembrava ancora più struggente. ¶ Mi addormentai risvegliandomi dall’altra
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miei problemi. ¶ Quello che mi costò di più fu
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quale il Tamburo Lercio mi aveva depositata. Non avrei
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gelide, la mia vita mi scorreva davanti. Passavano i
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infinito sotto di lui. Mi sembrò l’eternità. Le
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altra stanza. Stavolta non mi aveva guardata. Gli era
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io come la fogna. ¶ Mi intimò il silenzio. E
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vecchia sulle mie gambe, mi disse come un automa
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affanni. Ma Dio almeno mi avrebbe perdonata per non
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dovere, il Tamburo Lercio mi afferrò per le braccia
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per le braccia e mi obbligò a stare in
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se nulla fosse, lui mi accompagnò alla porta. ¶ Prima
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di spingermi fuori, però, mi disse per l’ultima
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sua inspiegabile follia, e mi domandai se davvero quella
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spiegare tutto quello che mi era accaduto. ¶ Mi cedevano
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che mi era accaduto. ¶ Mi cedevano le gambe, e
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fermarla. ¶ In un lampo mi apparvero gli occhi severi
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e un brivido freddo mi percorse la schiena. ¶ Come
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pesante per il freddo. Mi pari ca ci mittisti
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avessero scoperto la verità, mi avrebbero allontanata di certo
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di certo. E, forse, mi avrebbero anche rinnegata, senza
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retta alla nonna? ¶ Perché? ¶ Mi sentivo cattiva e immeritevole
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stolidità con la quale mi ero accanita nel provarci
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di allontanarmi da Leto mi infondeva sicurezza. La distanza
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per assicurarmi che non mi fosse sfuggita qualche parola
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a sorprendermi dicendo qualcosa. ¶ «Mi dispiaci ca parti, picciridda
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tia.» ¶ Le sue parole mi trafissero il petto. ¶ Ho
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pi tia. ¶ Vero. ¶ Quanto mi rammaricavo di aver buttato
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approssimarsi del nostro distacco mi aveva permesso di superare
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arrivo dello zio Mario, mi travolse – per quanto assurdo
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fa per sua nipote». ¶ Mi lasciò senza fiato ancora
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quel lurido vecchio che mi aveva fatto tanto male
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un odore di pecorino mi era entrato nelle narici
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occhi si abbassò, e mi addormentai. Li riaprii solo
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risvegliarmi dall’incantesimo e mi incitò ad affrettarmi (anche
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Tu sii ’na picciridda», mi disse «non si sa
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e già la zia mi infilava le scarpe ai
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baciu, figghia mia, quantu mi mancasti!» ¶ Benvenuta a casa
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precisazione non trascurabile, lì mi sentivo al sicuro. ¶ Al
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a guardarmi incuriositi e mi fecero un interrogatorio molto
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per saperne di più, mi chiesero se a Leto
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Leto, prima di… ¶ Pietro mi stava sempre attaccato alle
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abbandonarci al sonno, Pietro mi promise che in quei
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si potesse chiedere. ¶ Pietro mi era mancato, e adesso
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che fino ad allora mi erano sfuggite, e così
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Era in gamba, Pietro! Mi raccontava di come si
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ladra. Ma il Signore mi ha fatto la grazia
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È tutto così bello» mi dicevano abbracciandomi forte. ¶ Se
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uomini, specie se anziani, mi provocavano ribrezzo. Vedevo il
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di quel vecchio che mi chiamava – «picciridda, veni cca
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chiamava – «picciridda, veni cca» – mi accompagnava fino al sonno
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pensavo a lui mentre mi lavavo, quando, senza volerlo
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sabbia calda: nient’altro mi dava più conforto. ¶ Lettera
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in Sicilia. Questa estate mi voglio fare i bagni
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terra e la spiaggia. ¶ Mi raccomando, saluta la nonna
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a tutti quelli che mi dimentico, digli di non
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offendersi, ma quando scrivo mi sfugge sempre qualcuno. ¶ Ciao
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quante volte la notte mi sveglio e ti vorrei
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giusto? Quando la nonna mi ripeteva la storiella del
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ce l’hai fatta? Mi raccomando, eh? Anche se
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seguente, lo sapevo già, mi avrebbero assegnato una nuova
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e la chiamai. Quando mi fu davanti, le consegnai
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Per la gioia incontenibile mi ero ripromessa di telefonare
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La nonna però non mi lasciò telefonare. Diceva che
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la promozione, la nonna mi regalò dei soldi. Io
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da parte, pensando che mi sarebbero serviti in Germania
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al contrario del passato, mi faceva simpatia. ¶ Raggiungere la
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andremo nella sua città» mi aveva scritto la mamma
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dato noia stare fermo. Mi faceva piacere (ma non
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due fogli, tante considerazioni mi frullarono nella testa. Ma
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Ma la parola che mi era rimasta più impressa
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il parabrezza. ¶ «Stu disgraziatu, mi putèva fari mòriri oggi