Alessandro Manzoni, Il conte di Carmagnola, 1820

condizioni indispensabili del dramma; mi giova di riprenderne brevemente

riprenderne brevemente l'esame. Mi studierò per altro di

in favore del teatro. Mi sembra però che ci

poesia drammatica in generale. Mi pare che siano stati

lavoro ad altro tempo, mi fo lecito d'annunziarlo

lecito d'annunziarlo; perché mi pare cosa sconveniente il

o senza prometterle almeno(7). ¶ Mi rimane a render conto

presenta; perché il progetto mi sembra potere essere atto

ho scelto quelle che mi sono parse più verosimili

Trascorrerò più rapidamente che mi sarà possibile sugli avvenimenti

sostenere quest'impresa; e mi par cosa strana che

a quest'ultima congettura, mi pare che le prime

far che voti. ¶ Oh! mi sia dato alfin questa

lo darò: ma pria mi sia concesso ¶ di me

sottile ¶ vincolo di dover mi leghi ancora, ¶ l'ombra

onorato: il solo ¶ timor mi pesa del giudizio altrui

sciolto inverso il Duca ¶ mi tengo, e il sono

lasciai che quando ¶ ei mi v'astrinse. Ei mi

mi v'astrinse. Ei mi balzò dal grado ¶ col

in questo ancora ¶ ei mi tese un agguato. Ora

ma d'una cosa ¶ mi rendo certo, che nessun

orgoglio, ¶ o Senatori, non mi par che sia ¶ minor

più non dico, né mi lice; e forse ¶ troppo

sempre all'uopo ei mi fuggì di mente; ¶ e

quella virtù che più mi manca, s'ella ¶ è

potrà, spero, placar chi mi disama: ¶ tutto in letizia

venni a' miei, ¶ tutti mi furo intorno. Un mi

mi furo intorno. Un mi dicea: ¶ quando udremo le

segno ¶ presto s'udrà, mi date voi parola ¶ di

me, qual ch'io mi sia, disciplinate; ¶ e sono

pensiero ¶ troppo caldo io mi sento. Il nobil manto

più dir. Certo io mi tengo ¶ che tutti andrete

battaglia: alla frontiera ¶ io mi pongo coi miei; Sforza

che uscita ¶ dalle labbra mi sia. ¶ MALATESTI ¶ (in atto

resta fido ¶ a Filippo, mi segua. ¶ PERGOLA ¶ Io vi

il modo ¶ che tu mi renda l'onor mio

giorno ¶ ch'ei non mi volle udir, che invan

alfine. ¶ Ti pentirai, dicea, mi rivedrai, ¶ ma condottier de

sono a fronte: ecco mi balza il core: ¶ io

vel dica. Io non mi voglio ¶ allontanar di qui

prima volta ¶ è che mi sento dir pur ch

E che! Sì nova ¶ mi giunge una vittoria? E

egli ¶ che questa gioia mi confonda il core ¶ tanto

questa parola: amara, ¶ importuna mi vien come l'insetto

chiedete a forza, ¶ che mi tolga l'amor de

de' miei compagni, ¶ se mi volete separar da quelli

sotto una insegna che mi sia nemica... ¶ ebben, ci

conobbi in prima. ¶ Tu mi rammenti i lieti giorni

odio forse, chi sa? mi fanno ingiusto ¶ contro costui

di pensar ch'io mi trovava innanzi ¶ un temerario

il diravvi. ¶ MARCO ¶ Essa mi dice ¶ che scarsa al

so davanti a chi mi trovo. ¶ Sta la mia

E che? fors'altro mi si appon? Di nulla

ciel ringrazio che vigor mi ha dato ¶ di confessarlo

nemico ¶ è della patria? Mi si provi, è il

trovarmi, un'alta ¶ grazia mi fia, se fare intender

Oh che feci!... io mi lasciai ¶ dunque atterrir?... La

ei si desta, e mi cerca; io son fuggito

io son fuggito! ¶ Ei mi dispregia, e more! Io

via; vi corro: almen mi giova ¶ ch'io non

voglio ¶ che altri signor mi sia: d'allora in

il meno. ¶ E poi, mi credi, io li guardai

inganni. ¶ IL CONTE ¶ Altro mi duol: son stanco ¶ di

il comando ¶ sì bello mi parea,... chi m'avria

posto il caso: e mi conforta almeno ¶ che il

IL CONTE ¶ Qui dunque ¶ mi si fa forza? Le

IL CONTE ¶ Indegno! ¶ Tu mi rendi a me stesso

questa infame, a cui mi traggi, io reco. ¶ (parte