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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Vincenzo Monti, Iliade [traduzione da Omero], 1810

concordanze di «mi»

nautoretestoannoconcordanza
1
1810
ne' guerrieri perigli. Or mi raggiunse ¶ la negra Parca
2
1810
l'immensa offesa ¶ che mi facesti, divorarle crude. ¶ No
3
1810
dieci ¶ e venti volte mi s'addoppii il prezzo
4
1810
se d'altri doni ¶ mi si faccia promessa, né
5
1810
Ma quale ¶ vano consiglio mi ragiona il core? ¶ Senza
6
1810
primiera, anco nell'Orco ¶ mi seguirà del mio diletto
7
1810
giovinetti miei figli: né mi dolgo ¶ sì di lor
8
1810
onoranda suocera la voce ¶ mi percuote l'orecchio, e
9
1810
orecchio, e il cor mi balza ¶ con sussulto nel
10
1810
e sommo ¶ che lavacro mi tocchi anzi ch'io
11
1810
dolor, fin ch'io mi viva, ¶ in questo petto
12
1810
m'abbandoni. ¶ Deh tosto mi sotterra, onde mi sia
13
1810
tosto mi sotterra, onde mi sia ¶ dato nell'Orco
14
1810
di là dal fiume ¶ mi si concede. Vagabondo io
15
1810
tu non voglia, se mi sei cortese, ¶ dal tuo
16
1810
nell'educarmi diligente cura, ¶ mi nomò tuo donzello. Una
17
1810
notte ¶ sovra il capo mi stette il sospiroso ¶ spettro
18
1810
correnti ¶ dell'Oceàno ritornar mi deggio ¶ nell'etìope terreno
19
1810
Non v'impigrite, non mi state afflitti; ¶ pria di
20
1810
cavalli voi pure? Altri mi sembrano ¶ da quei di
21
1810
dicendo: Achille, io teco ¶ mi corruccio davver, se il
22
1810
valse ¶ la sua prodezza, mi vorrai tu dunque ¶ il
23
1810
cocchio mio. ¶ Re Menelao, mi compatisci, accorto ¶ l'altro
24
1810
anni e di virtù mi vinci, ¶ e dell'etade
25
1810
piè va lento: ¶ dispossato mi pende dalle spalle ¶ l
26
1810
de' medesmi Pilii ¶ pari mi stette di valor, né
27
1810
caro, e il prendo. Mi gioisce il core ¶ al
28
1810
del cesto, in che mi vanto ¶ prestantissimo. E che
29
1810
Per certo i piedi mi rubò la Dea ¶ che
30
1810
provetti mortali. Aiace innanzi ¶ mi va di poca etade
31
1810
meglio bramosa. A te mi manda ¶ l'Olimpio Giove
32
1810
a quelle tende ¶ certo mi spinge fortemente il core
33
1810
partire ¶ è risoluto; non mi far ritegno, ¶ non volermi
34
1810
distornarmi è vano. ¶ Se mi desse un mortal questo
35
1810
affanno in che Giove mi sommerse ¶ il più forte
36
1810
un Dio. La guerra ¶ mi tolse i buoni, e
37
1810
tolse i buoni, e mi lasciò cotesti ¶ vituperii; sì
38
1810
temer, ch'io qui mi sono ¶ in tuo danno
39
1810
qualche iddio, ¶ che tal mi manda della via compagno
40
1810
caro? ¶ Allor Mercurio: Tu mi tenti, o veglio, ¶ col
41
1810
iddio ¶ Mercurio; il padre mi spedì tua guida, ¶ e
42
1810
vecchiezza oppresso ¶ qual io mi sono. In questo punto
43
1810
un solo ¶ alvo prodotti; mi venìano gli altri ¶ da
44
1810
spense ¶ l'orrido Marte. Mi restava Ettorre, ¶ l'unico
45
1810
deh! pensa ¶ ch'io mi sono più misero, io
46
1810
non far ch'io mi segga, almo guerriero, ¶ l
47
1810
pietoso ¶ e la vita mi lasci e i rai
48
1810
riscatto d'Ettorre. Or mi dichiara ¶ veracemente. A' suoi
49
1810
sol; né più cordoglio ¶ mi graverìa se morto il
50
1810
vive, in Sciro. ¶ Ahi! mi sperava di morir qui
51
1810
Xanto, a che morte mi predir? Non tocca ¶ questo
52
1810
gli altri in cor mi stanno. Assiso ¶ su le
53
1810
d'Olimpo io qui mi resto ¶ l'ire mortali
54
1810
Enea rispose, ad affrontar mi sproni ¶ quell'invitto guerrier
55
1810
sua lancia dall'Ida mi sospinse, ¶ quando, assaliti i
56
1810
forse i Teucri, se mi metti a morte, ¶ un
57
1810
spero; ¶ ch'altra volta, mi par, ti pose in
58
1810
rientra in turba, né mi star di fronte, ¶ se
59
1810
Io nato ¶ di Venere mi vanto, e generommi ¶ il
60
1810
Per forte ch'io mi sia, m'è dura
61
1810
la mia lancia scontrerà, mi penso. ¶ Così gli sprona
62
1810
conosco tue forze, e mi confesso ¶ men valente di
63
1810
Ma s'altra volta mi darai nell'ugna, ¶ e
64
1810
quanti in man frattanto ¶ mi verranno de' tuoi farò
65
1810
disse: ¶ Quale agli occhi mi vien strano portento? ¶ Che
66
1810
tue ginocchia, Achille: ah mi rispetta; ¶ miserere di me
67
1810
paterno ¶ poder tua preda mi facesti, e tratto ¶ lungi
68
1810
ecco che crudel fato mi mette ¶ in tuo poter
69
1810
poter: ciò chiaro assai mi mostra ¶ che in odio
70
1810
la madre a partorir mi venne, ¶ la madre Laotòe
71
1810
già spero, ¶ poiché nemico mi vi spinse un Dio
72
1810
Magnanimo Pelìde, a che mi chiedi ¶ del mio lignaggio
73
1810
io di Giove ¶ sangue mi vanto, e generommi il
74
1810
corpo a corpo ¶ non mi cimento con Ettòr. Qui
75
1810
mia che di menzogne ¶ mi lattò, profetando che di
76
1810
Pur se il comandi, ¶ mi rimarrò, ma si rimanga
77
1810
è giunto ¶ che tu mi paghi dell'oltraggio il
78
1810
tua consorte, ¶ Cinzia rispose, mi percosse, o padre, ¶ Giunon
79
1810
e morte ¶ non decorosa mi darà. Se mentre ¶ ei
80
1810
dell'Ida ai gioghi mi riparo, e quivi ¶ nei
81
1810
e rinfrescato a Troia ¶ mi ritorno… Oh che penso
82
1810
vince di forza, chi mi scampa? Or dunque, ¶ poiché
83
1810
mordessero la polve. Ah mi rapisti ¶ un gran vanto
84
1810
che di tanti ¶ orbo mi fece valorosi figli, ¶ quale
85
1810
diranno, e meglio allor mi fia ¶ combattere, e redir
86
1810
ed elmo, ¶ io medesmo mi féssi incontro a questo
87
1810
Ettòr: Dëìfobo, di quanti ¶ mi diè fratelli Priamo ed
88
1810
il più caro tu mi fosti, ed ora ¶ lo
89
1810
fosti, ed ora ¶ lo mi sei più che prima
90
1810
che prima, e più mi traggi ¶ ad onorarti, perocché
91
1810
ginocchi ¶ di non uscire mi pregâr, cotanto ¶ terror gl
92
1810
vinse, ¶ che per te mi struggea, fiero dolore. ¶ Combattiam
93
1810
all'alte ¶ iliache mura mi aggirai tre volte, ¶ né
94
1810
onor di tua caduta ¶ mi concede, non io sarò
95
1810
dentro le mura, e mi deluse ¶ Minerva. Al fianco
96
1810
suo figlio, ed essi mi campâr cortesi ¶ ne' guerrieri
97
1810
mortali Euforbo, ¶ tu terzo mi dispogli. Or io vo
98
1810
arrestatosi Ettorre, A che mi vai ¶ profetando, dicea, morte
99
1810
dall'asta mia non mi preceda? ¶ Così dicendo, lo
100
1810
propri piedi alla magion, mi credo, ¶ di molta festa
101
1810
pudor vinto, con Ettòr mi provo ¶ e co' suoi
102
1810
d'un nume, io mi ritraggo. ¶ Pur se avverrà
103
1810
all'ucciso Patròclo, io mi rivesto. ¶ Disse, e corse
104
1810
fiacchi aurighi. Enea, se mi secondi ¶ col tuo coraggio
105
1810
Ettore modo non porrà, mi penso, ¶ se pria d
106
1810
morto eroe ¶ questo ucciso mi tempra alquanto il lutto
107
1810
ogni prova. Il cor mi tocca ¶ la sua caduta
108
1810
pel campo? Ah! non mi cómpia ¶ l'ira de
109
1810
io, comunque ¶ a lui mi rechi, sovvenir nol posso
110
1810
dolore è questo? ¶ Nol mi celar, deh parla. A
111
1810
né d'uom più mi consente ¶ la presenza soffrir
112
1810
e di Patròclo non mi paga il fio. ¶ Figlio
113
1810
e tosto, ¶ se giovar mi fu tolto il morto
114
1810
poiché il fato riveder mi vieta ¶ di Ftia le
115
1810
inutil peso ¶ della terra mi seggo, io fra gli
116
1810
ira che da te mi venne, ¶ Agamennón. Ma su
117
1810
dalla pugna ¶ tu, madre, mi svïar, ché indarno il
118
1810
qua pria venir non mi riveggia. ¶ Verrò dimani al
119
1810
manda ambasciatrice, Iri divina? ¶ Mi manda, replicò la Dea
120
1810
d'armi or io mi cinga il vieta ¶ la
121
1810
qual altra famosa or mi vestire ¶ al bisogno non
122
1810
Telamone. ¶ Ma pur egli, mi spero, in questo punto
123
1810
rispose Ettorre: ¶ Tu non mi fai gradevole proposta, ¶ Polidamante
124
1810
legni ¶ d'alta vittoria mi fe' lieto, e diemmi
125
1810
Teti genitrice; ma sepolcro ¶ mi darà questo lido. Or
126
1810
onor degna ¶ nella casa mi venne. Ella malconcio ¶ e
127
1810
Ella malconcio ¶ e afflitto mi salvò quando dal cielo
128
1810
salvò quando dal cielo ¶ mi feo gittar l'invereconda
129
1810
due lustri in compagnia mi vissi, ¶ e di molte
130
1810
soddisfarlo il grato ¶ cor mi sospinge, se pur farlo
131
1810
possa, ¶ e il farlo mi s'addica. — E a
132
1810
restò di mie sventure. ¶ Mi nacque un figlio. Io
133
1810
pianta ei crebbe, e mi divenne ¶ il maggior degli
134
1810
tutto. ¶ Fin ch'ei mi vive, e la ria
135
1810
arte terrena. ¶ Or le mi vesto; ma timor mi
136
1810
mi vesto; ma timor mi grava ¶ che nelle piaghe
137
1810
di questa Diva che mi tolse il senno. ¶ Ma
138
1810
le donzelle; ¶ e Taltibio mi cerchi e m'apparecchi
139
1810
acuto acciar trafitto egli mi giace ¶ nella tenda co
140
1810
gastigatrici ¶ degli spergiuri, testimon mi sieno ¶ che per desìo
141
1810
tenni nelle tende intatta. ¶ Mi mandino, s'io mento
142
1810
la città distrusse, ¶ tu mi vietavi il piangere, e
143
1810
restami un amico ¶ che mi compiaccia, non m'esorti
144
1810
e digiuno io qui mi struggo ¶ del desìo di
145
1810
porte scendendo di Pluton mi spero ¶ fia del compagno
146
1810
e vedrai qual io mi vegna ¶ qui rampollo di
147
1810
ed ora a Troia mi portâr le navi ¶ a
148
1810
par la fresca ¶ gioventù mi sorride. Ove ciò fosse
149
1810
dirò l'avviso ¶ che mi sembra il miglior. Per
150
1810
abbandonarle illesi. Il cor mi turba ¶ un timor che
151
1810
Ettore, a torto ¶ tu mi rampogni. In altri tempi
152
1810
io forse ¶ un trascurato mi mostrai, non oggi. ¶ La
153
1810
madre un vile non mi fe'. Dal punto ¶ che
154
1810
posa ¶ con gli Achei mi travaglio. I valorosi ¶ di
155
1810
mie forze, ti farò, mi spero, ¶ il mio valor
156
1810
tua pungente ¶ rampogna, Ulisse, mi ferì nel core. ¶ Ma
157
1810
disdegno spregiarmi. Anch'io mi vanto ¶ figlio d'illustre
158
1810
chiamata, ¶ così le disse: Mi sarai tu, cara, ¶ d
159
1810
o veneranda ¶ Saturnia Giuno. Mi comanda il core ¶ di
160
1810
il tuono ¶ precipitò Saturno, mi nudriro ¶ ne' lor soggiorni
161
1810
rannodarne i cuori, io mi son certa ¶ che sempre
162
1810
degli Dei, ¶ s'unqua mi festi d'un desìo
163
1810
su la mente ¶ dolce mi sparsi dell'Egìoco Giove
164
1810
e de' mortali, ¶ non mi campava fuggitivo. Ei poscia
165
1810
Teucri protegga? Or via, mi segui, ¶ ch'io la
166
1810
terra e sul mar mi porteranno. ¶ Or qui vengo
167
1810
né per Dea giammai ¶ mi si diffuse in cor
168
1810
e di Minosse ¶ padre mi fece. Né le due
169
1810
stessa giammai, siccome adesso, ¶ mi destasti d'amor tanto
170
1810
a giacer? Né ei mi sembra ¶ mica de' vili
171
1810
ancor la bile ¶ che mi bollìa nel cor, quando
172
1810
cielo cittadini eterni, ¶ non mi vogliate condannar, s'io
173
1810
navi io facea strage, mi colse ¶ d'un sasso
174
1810
e certo ¶ di veder mi credetti in questo giorno
175
1810
molti ancora ¶ ne stenderà, mi credo; ché non senza
176
1810
mischia là veggo. Non mi lice, Eurìpilo, ¶ all'uopo
177
1810
dalla mano ¶ l'arco mi scosse, e il nervo
178
1810
per l'armi? Orsù mi segui: ¶ non è più
179
1810
de' nostri padri che mi fean divieto ¶ di portar
180
1810
dell'onta puniti che mi fêro? ¶ Parla, m'apri
181
1810
Achille! oh mai ¶ non mi s'appigli al cor
182
1810
apporti. E questo ancor mi assenti, ¶ ch'io, delle
183
1810
recò. Ma il cor mi rode acerba ¶ doglia in
184
1810
intorno ¶ dell'omicida Ettorre mi rimbomba ¶ animante i Troiani
185
1810
con doni eletti alfin mi sia renduta. ¶ Cacciati i
186
1810
Mirmidóni, di voi nullo mi ponga ¶ le minacce in
187
1810
adempi. ¶ Io qui fermo mi resto appo le navi
188
1810
un dolente ¶ qual, lasso! mi son io, la voce
189
1810
né il sangue ancor mi si ristagna, e tale
190
1810
acerba mia piaga or mi risana: ¶ deh! placane il
191
1810
cavaliero ¶ caro Patròclo, non mi far ritorno ¶ alle navi
192
1810
tuoi pari in campo mi venìan, qui tutti ¶ questo
193
1810
mi precorse, e innanzi ¶ mi comparve improvviso, ed io
194
1810
e generoso. ¶ Padre io mi son d'egregi figli
195
1810
Se d'un compagno ¶ mi comandate a senno mio
196
1810
cotanto è saggio. ¶ Non mi lodar né mi biasmar
197
1810
Non mi lodar né mi biasmar, Tidìde, ¶ soverchiamente (gli
198
1810
adesso me pur: fausta mi segui ¶ siccome allor che
199
1810
consiglio. ¶ Chi di voi mi promette un'alta impresa
200
1810
tutto ¶ scoprir. Lo scettro mi solleva e giura ¶ che
201
1810
istessi ¶ del gran Pelìde mi darai: né vano ¶ esploratore
202
1810
Nell'acheo steccato ¶ penetrerò, mi spingerò fin dentro ¶ l
203
1810
e giurò: Testimon Giove mi sia ¶ Giove il tonante
204
1810
se nelle navi ¶ vivo mi sappia degli Achei, faravvi
205
1810
di terror Dolone: ¶ Misero! mi travolse Ettore il senno
206
1810
e in gran disastro mi cacciò, giurando ¶ che in
207
1810
o signor, di che mi chiedi, ¶ nulla del campo
208
1810
se falso il cor mi parli o vero; ¶ pur
209
1810
o vero; ¶ pur dirò: mi ferisce un calpestìo ¶ di
210
1810
tolti a' Troiani! ¶ Ma mi turba timor che a
211
1810
Onde per via ¶ qualcun mi penso degli Dei v
212
1810
qualche Dio. ¶ Qualunque intanto mi verrà ghermito ¶ sconterà la
213
1810
di strali ¶ piena faretra. Mi graffiasti un piede, ¶ e
214
1810
prendo il timor che mi darebbe il fuso ¶ di
215
1810
Male, se in fuga ¶ mi volgo per timor: peggio
216
1810
peggio, se solo ¶ qui mi coglie il nemico ora
217
1810
sgominò. Ma quai pensieri ¶ mi ragiona la mente? Ignoro
218
1810
al varco ti raggiunse. ¶ Mi togliesti, egli è vero
219
1810
sofferente Ulisse, e tal mi sembra ¶ qual se, solo
220
1810
il figlio: ¶ A che mi chiami, a che mi
221
1810
mi chiami, a che mi brami, Achille? ¶ O mio
222
1810
da tergo, e Macaon mi parve, ¶ d'Esculapio il
223
1810
volto, ché veloci innanzi ¶ mi passâr le cavalle, e
224
1810
iroso ¶ è colui che mi manda a interrogarti ¶ del
225
1810
ch'agili un tempo mi facea le membra! ¶ Oh
226
1810
desìo di guerra. ¶ Non mi assentiva il genitor Nelèo
227
1810
fiero Marte ancor non mi credea, ¶ occultommi i destrieri
228
1810
e tra' nostri ¶ cavalier mi distinsi in quella pugna
229
1810
ucciso ¶ salito il cocchio, mi cacciai tra' primi. ¶ Visto
230
1810
parte. Io come turbo ¶ mi serrai loro addosso, e
231
1810
faremo, Eurìpilo? Gran fretta ¶ mi sospinge ad Achille a
232
1810
conflitto. ¶ Ma dura impresa mi sarìa dir tutte, ¶ come
233
1810
che il meglio or mi sembra. Non si veda
234
1810
rallenta? ¶ Benché forte io mi sia, solo poss'io
235
1810
dar core altrui, ¶ certo mi fo che lungi dalle
236
1810
più che mai bramoso ¶ mi ferve in petto sì
237
1810
mani e piedi ¶ brillar mi sento del desìo di
238
1810
destra, e il cor mi cresce in seno, ¶ e
239
1810
corrucciarmi, ma con voi mi sdegno ¶ altamente, con voi
240
1810
sono. ¶ E neppur io mi spero in obblianza ¶ aver
241
1810
rispose Ettorre, a che mi tenti, e parli ¶ come
242
1810
udite ¶ che il cor mi porge. Rendasi agli Atridi
243
1810
Atridi e duci Achei, mi diè comando ¶ Prìamo e
244
1810
eroe; ma il cor mi crucia ¶ la dolorosa idea
245
1810
piedi la terra, e mi divori. ¶ E Nèstore ripiglia
246
1810
del largo cibo or mi rendete, ¶ che dell'illustre
247
1810
stesso che pur suo mi vanto ¶ giovine sposo. Or
248
1810
lido ¶ il perverso destin mi conducea, ¶ giammai veruno de
249
1810
se Giove e Minerva mi daranno ¶ d'Ilio il
250
1810
Illustre Atride, ¶ a che mi sproni, per me stesso
251
1810
la città li respingemmo, ¶ mi sto coll'arco ad
252
1810
stanze, ¶ e dell'armi mi vesto per la pugna
253
1810
avvolse. Dispietato! ei prima ¶ mi promise e giurò che
254
1810
fatto ritorno; ed or mi froda ¶ indegnamente, e dopo
255
1810
più d'assai vecchio mi vanto, ¶ dironne il resto
256
1810
ch'io penso e mi pensai dal punto ¶ che
257
1810
e di tanti già mi fêr l'acquisto, ¶ che
258
1810
li nomerò, né alcun mi fia ritroso: ¶ primamente Fenice
259
1810
Salvete, ei dice, ¶ voi mi giungete assai graditi: al
260
1810
timor la mente contristar mi sento, ¶ che le costui
261
1810
egli dalle man la mi rapìo ¶ con fatto iniquo
262
1810
il buon Nettunno ¶ cortese mi sarà, la terza luce
263
1810
premio ne manca che mi diè l'Atride, ¶ e
264
1810
né di consiglio; ¶ che mi deluse; che mi fece
265
1810
che mi deluse; che mi fece oltraggio; ¶ che gli
266
1810
lor carri a ciascheduna; ¶ mi fosse ei largo di
267
1810
diletta ¶ moglie farolla, e mi godrò con essa ¶ nella
268
1810
immortale ¶ gloria l'acquisto mi farò. Se riedo ¶ al
269
1810
rasa la mia vecchiezza, mi prometta ¶ rinverdir le mie
270
1810
di questo il genitore, ¶ mi maledisse, ed invocò sul
271
1810
che mai concesso non mi fosse il porre ¶ sul
272
1810
ira del padre, ¶ non mi sofferse il cor di
273
1810
e amici ¶ e congiunti mi fean con caldi preghi
274
1810
Nove notti al fianco ¶ mi fur essi così con
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il buon sire, e mi dilesse ¶ come un padre
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ultimo confine ¶ di Ftia mi diede ad abitar, commesso
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io, divino Achille, io mi son quegli ¶ che ti
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generato da me, tu mi saresti ¶ tal per amore
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onor ch'io cerco mi verrà da Giove, ¶ e
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fin che vitale aura mi spiri, ¶ fin che il
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fin che il piè mi sorregga. Altra or vo
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parlar; ma l'ira ¶ mi rigonfia qualor penso a
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in mezzo degli Achei mi vilipese ¶ come un vil
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pensiero. ¶ E che poi mi prescrive il tuo comando
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e il rio pensier mi grava ¶ di questa guerra
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De' Dànai il rischio mi spaventa: inferma ¶ stupidisce la
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la mente, il cor mi fugge ¶ da' suoi ripari
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crede. ¶ Pur questa volta mi precorse, e innanzi ¶ mi
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e dall'omero tosto mi divelli ¶ questo acerbo quadrel
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e certo ¶ d'averlo mi credea sospinto a Pluto
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dava ¶ prudenti avvisi, e mi facea precetto ¶ di guidar
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sublime ¶ mia vasta reggia, mi recida ostile ¶ ferro la
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vantaggio. Andrò pedone, ¶ quale mi trovo, ad incontrar costoro
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incontrar costoro; ¶ ché Pallade mi vieta ogni paura. ¶ Ma
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entrambi ¶ la prudente Minerva mi conceda, ¶ tu per le
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di lancia ferir meglio mi sappia. ¶ Così detto, la
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vivrai: la gloria che mi porti è somma. ¶ Errasti
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salga all'Olimpo. Assai mi crucia ¶ una ferita che
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crucia ¶ una ferita che mi feo la destra ¶ d
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in sussidio. Io che mi sono ¶ pur della lega
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lontana al certo ¶ parte mi mossi, dalla licia terra
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che il nemico ¶ rapir mi possa, né portarlo seco
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giacer preda al nemico: ¶ mi soccorri, e la vita
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vil timore ¶ né ignavia mi rattien, ma il tuo
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che pugnar poc'anzi ¶ mi vietasti co' numi? E
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nel campo entrava, ¶ non mi dicesti di ferirla? Il
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Querimonie e lai ¶ non mi far qui seduto al
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sostegna ¶ più lungo duolo: mi sei figlio, e caro
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doni, se vivo egli mi sappia ¶ nelle argoliche navi
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sangue ¶ di che nato mi vanto, o Dïomede. ¶ Allegrossi
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un l'altro. Assai mi resta ¶ di Teucri e
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di divo fiume onda mi lavi; ¶ né certo lice
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penso che dal cor mi fia mai tolta ¶ di
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allora ¶ così rispose: Tu mi fai, fratello, ¶ giusti rimprocci
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e giusto al par mi sembra ¶ ch'io ti
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ti risponda, e tu mi porga ascolto. ¶ Né sdegno
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Troiani ¶ nel talamo regal mi rattenea, ¶ ma desir solo
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il cor mio stesso mi dicea che questo ¶ era
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che dell'armi io mi rivesta, ¶ o mi precorri
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io mi rivesta, ¶ o mi precorri, ch'io ti
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seguo, e tosto ¶ raggiungerti mi spero. — Così disse ¶ Paride
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in che la madre ¶ mi partoriva, un turbine divelta
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affretti ei pure, e mi raggiunga ¶ anzi ch'io
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il pargoletto mio, non mi sapendo ¶ se alle lor
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fia meglio allor, se mi sei tolto, ¶ l'andar
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ahi lassa! ¶ ch'altro mi resta che perpetuo pianto
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Della boscosa Ipòplaco reina ¶ mi rimanea la madre. Il
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d'Artèmide trafisse. ¶ Or mi resti tu solo, Ettore
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donne, se guerrier codardo ¶ mi tenessi in disparte, e
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polve ¶ cadran distesi, non mi accora, o donna, ¶ sì
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pria morto la terra mi ricopra, ¶ ch'io di
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non giunse ancora; ¶ così mi dice degli Dei la
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ciò che nel petto mi ragiona il core. ¶ Ratificar
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ucciderà, dell'armi ei mi dispogli, ¶ e le si
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si mosse. ¶ Ma io mi mossi audace core, e
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steso al piede. Oh mi fiorisse ¶ or quell'etade
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patrio suol tornarvi. ¶ Deh! mi sciogliete la diletta figlia
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Or dinne ¶ se salvo mi farai. — Parla securo, ¶ rispose
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popol mio. Ma voi mi preparate ¶ tosto il compenso
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il vedete, dalle man mi fugge. ¶ O d'avarizia
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questo ¶ né gabbo tu mi fai, divino Achille, ¶ né
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persuaso al tuo voler mi rechi. ¶ Dunque terrai tu
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né mandre ¶ né destrier mi rapiro; essi le biade
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premio che l'Acheo mi diede. ¶ Né pari al
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d'averlo io già mi spero ¶ quel dì che
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ascolta. ¶ Poiché Apollo Crisëide mi toglie, ¶ parta. D'un
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altre spoglie ¶ nella nave mi serbo, né pur una
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viver breve ¶ a cui mi partoristi? Ecco, ei mi
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mi partoristi? Ecco, ei mi lascia ¶ spregiato in tutto
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re superbo Atride ¶ Agamennón mi disonora; il meglio ¶ de
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piè levato ¶ una minaccia mi fe' tal che pieno
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tetto, io ben lo mi ricordo, ¶ spesso t'intesi
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palagi; al suo ginocchio ¶ mi gitterò, supplicherò, né vana
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il re sommo Agamennón mi manda ¶ a ti render
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gran danno, e onore ¶ mi desti, or fammi di
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temer; fa ch'io mi sappia ¶ se fra le
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Or grave un dubbio mi molesta il core, ¶ che
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anzi più sempre ¶ tu mi costringi a disamarti, e
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vegga, ¶ te, che cara mi sei, forte battuta; ¶ ché
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d'un piede, e mi scagliò ¶ dalle soglie celesti
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Iddio crudel, che prima ¶ mi promise e giurò delle
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glorïoso il ritorno. Or mi delude ¶ indegnamente, e dopo
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bellicosi amici ¶ duro intoppo mi fanno, e a mio
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e a mio dispetto ¶ mi vietano espugnar d'Ilio
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affanni ¶ sommerse, e incauto mi sospinse in vane ¶ gare
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questo ¶ non dieci lingue mi sarìan né dieci ¶ bocche
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il veggo, ¶ a ragion mi rampogni, ed io t
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ché il primo offeso mi son io. Fra' Greci
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gli Dei, ¶ che contra mi destâr le lagrimose ¶ arme
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presenza tua ¶ di timor mi rïempie e di rispetto
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è il pianto che mi strugge. Or io ¶ di
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e dell'onta che mi copre. ¶ Così parlava, né
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tutti i numi! Io mi sperai punire ¶ di questo
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in pugno, oh rabbia! mi si spezza il ferro
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ne' troiani ¶ metterò, se mi tenti, odii sì fieri
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vita hai cara. ¶ Non mi ferir con aspri detti
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perché qui morto tu mi fossi, io dunque ¶ giurai
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immenso lutto ¶ tu cagion mi sarai, dolce fratello, ¶ se
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ei dica; ¶ e allor mi s'apra sotto i
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sopra il ricamato cinto ¶ mi difese, e di sotto
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Rideami allora ¶ gioventude: or mi doma empia vecchiezza. ¶ Ma
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Ma qual pur sono mi starò nel mezzo ¶ de
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s'ora ¶ dal labbro mi fuggì cosa mal detta
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se vano feritor non mi sospinse ¶ qua dalla Licia
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figlio mio, per certo ¶ mi fai cosa ben grata
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dal letto, ohimè! non mi porgesti, ¶ non mi lasciasti
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non mi porgesti, ¶ non mi lasciasti alcun tuo savio
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nel fedel pensiero ¶ dolce mi fôra richiamar piangendo. ¶ Accompagnâr
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fresco e rugiadoso ¶ or mi giaci davanti, e fior
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Ettorre, ¶ poiché il Fato mi trasse a queste rive
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me fu Prìamo ognor) mi rampognava, ¶ tu mansueto, con
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prenda ¶ timor d'insidie. Mi promise Achille, ¶ nel congedarmi