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Benvenuto Cellini, Vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze, 1562

concordanze di «mi»

nautoretestoannoconcordanza
1
1562
pace: onde io subito mi ritornai alla mia bottega
2
1562
napoletano, il quale o mi veniva a trovare o
3
1562
Fu causa che io mi ritirai in una buona
4
1562
molta importanza; però non mi occorre ragionar di essi
5
1562
occorre ragionar di essi. Mi dilittai in questo tempo
6
1562
Colonnesi vennono in Roma mi richiese che io gli
7
1562
a questa maggior occasione mi pregò, che io facessi
8
1562
detto Alessandro del Bene mi pregò che io andassi
9
1562
immaginar si possa. Io mi vuolsi a Lessandro e
10
1562
Da poi che voi mi avete menato qui, gli
11
1562
cosa la nebbia non mi lasciava discernere se questo
12
1562
volte per uno, io mi affacciai alle mura destramente
13
1562
che io fui entrato, mi prese il capitan Pallone
14
1562
della famiglia del Castello, mi forzò che io lasciassi
15
1562
Da poi che io mi ritrovai drento a quel
16
1562
a quel modo, accosta'mi a certe artiglierie, le
17
1562
alcun cardinali e signori mi benedivano e davonmi grandissimo
18
1562
Il che io baldanzoso, mi sforzavo di fare quello
19
1562
a me, faccendomi carezze: mi pose con cinque mirabili
20
1562
in verso Roma: così mi dette tanti sotto a
21
1562
dare una paga innanzi, mi consegnò del pane e
22
1562
di vino, e poi mi pregò, che in quel
23
1562
tanto volentieri, che la mi veniva fatta meglio che
24
1562
massimamente io, che sempre mi son dilettato veder cose
25
1562
Per tanto io non mi voglio mettere a descrivere
26
1562
stemmo nel Castello assediati, mi occorse molti grandissimi accidenti
27
1562
dicendone solo quelli che mi sforzano, li quali saranno
28
1562
fu causa di non mi far male: perché quella
29
1562
maggior quantità tutta insieme mi percosse il petto; e
30
1562
perché certi sciocchi soldatelli mi avevano pieno la bocca
31
1562
quale loro più presto mi avevano scomunicato, perché non
32
1562
avevano scomunicato, perché non mi potevo riavere, dandomi questa
33
1562
In mentre che io mi stavo su a quel
34
1562
quel mio diabolico esercizio, mi veniva a vedere alcuni
35
1562
dissi ch'ei non mi capitassino innanzi, perché quelle
36
1562
loro assai nimicizia. Ancora mi capitava spesso intorno il
37
1562
Orazio Baglioni, il quale mi voleva molto bene. Essendo
38
1562
far gozzoviglia; il perché mi disse: - Benvenuto, s'e
39
1562
cosa il detto signore mi rispose: - Non mettere tempo
40
1562
la qual cosa io mi feci innanzi, e avevo
41
1562
che dai mia maggiori mi è stato commesso, le
42
1562
si fermò alquanto, e mi disse: - Benvenuto, io son
43
1562
alquanto, e con istizza mi disse: - Io ho voglia
44
1562
difendere ancora me medesimo. Mi disse che veniva solo
45
1562
colore nel viso, piacevolissimamente mi disse: - Benvenuto mio, io
46
1562
causa di peggio -. Così mi disse, che se io
47
1562
In questo io non mi voglio allungare più inanzi
48
1562
avessi ammazzato. ¶ XXXVII. ¶ Io mi attendevo a tirare le
49
1562
priego quel Diego, che mi compiaccia di uno onesto
50
1562
o Angiol degna, ¶ tu mi salva, e tu mi
51
1562
mi salva, e tu mi segna. ¶ A queste parole
52
1562
ai quali io non mi voglio stendere, che non
53
1562
questo: solo una parola mi sovvien dire, perché la
54
1562
sì, con grandissime gride mi levò di peso, dicendo
55
1562
il mio dire. Non mi occorre per ora dire
56
1562
disfece. In questo tempo mi capitò certi piccoli pugnaletti
57
1562
oro: la qual cosa mi incitò grandemente a desiderio
58
1562
veduto ch'ella benissimo mi riusciva, ne feci parecchi
59
1562
male. A questo io mi mossi, a requisizione di
60
1562
intorno alle quali io mi ero molto affaticato. Accadde
61
1562
così paressi, io pagatissimo mi domandavo. Così partitomi subito
62
1562
Così partitomi subito, quelli mi mandorno appresso un tanto
63
1562
io fui contento, e mi crebbe tanto animo di
64
1562
XXXII. ¶ Se bene io mi discosterò alquanto dalla mia
65
1562
dissi, Pantassilea; la quale mi portava quel falso e
66
1562
quel modo mal condotto mi si scoperse a Roma
67
1562
parole e con lacrime mi ringraziava, dicendomi che se
68
1562
mai inanzi qualche ventura, mi renderebbe il guidardone di
69
1562
di me; e che mi volessi bene da amico
70
1562
amico, e per tale mi tenessi. Cominciò questo giovane
71
1562
grande obrigo che lui mi aveva, con questo misser
72
1562
l detto misser Giovanni mi volse conoscere. Nella qual
73
1562
Alle qual parole lui mi disse: - Oimè, Benvenuto mio
74
1562
Oimè, Benvenuto mio, voi mi avete dunque per uno
75
1562
mondo, ma di voi mi dorrebbe bene, che per
76
1562
faceva vista di non mi vedere e di non
77
1562
vedere e di non mi cognoscere, perché io lo
78
1562
la natura sua; e mi attendevo a' mia studi
79
1562
che, stando in orecchi, mi parve sentire isghignazzare così
80
1562
che gli avevo conosciuti, mi gittai da terra la
81
1562
per lei io non mi sarei mosso, ma sì
82
1562
poco: e così non mi lasciai piegare da nessuna
83
1562
innella quale così ritto mi nascosi, aspettando che la
84
1562
era stato detto. Somissamente mi chiamò compare (che così
85
1562
chiamavamo per burla); e mi pregò per l'amor
86
1562
prima parola voi non mi vi levate dinanzi, io
87
1562
sapevo per qual via mi fuggire, m'attendevo a
88
1562
perché quelle pungente marmerucole mi facevano male, e mi
89
1562
mi facevano male, e mi aissavo come si fa
90
1562
manco discorso. Questo tale mi venne a trovare dove
91
1562
a trovare dove io mi ero ritirato, in casa
92
1562
con esso meco, solo mi volevano cognoscere. La qual
93
1562
gentiluomo disse attutti, che mi merrebbe dove e' volevano
94
1562
volevano, e che volontieri mi farebbe far pace; con
95
1562
sera il detto gentiluomo mi menò in casa al
96
1562
governator di Roma non mi darebbe noia. Facemmo la
97
1562
cosa lui lietamente subito mi disse: - Benvenuto mio, se
98
1562
Lucagnolo, per questo non mi scostavo mai da quella
99
1562
una e l'altra mi recava molto utile e
100
1562
per fatica che quella mi dessi, di continuo attendevo
101
1562
professioni con grandissimo studio mi mettevo a impararle. Ècci
102
1562
tutto il mio potere mi messi; e se bene
103
1562
le ditte gran difficultà mi pareva che mi fussin
104
1562
difficultà mi pareva che mi fussin riposo: e questo
105
1562
proporzionata, che liberamente io mi prommettevo dispor di quella
106
1562
quella tutto quello che mi veniva in animo di
107
1562
Di questo alquanto spaventato, mi cominciai a pigliare certi
108
1562
pigliare certi piaceri, come mi dittava l'animo, pure
109
1562
ruine cova assaissimi colombi, mi venne voglia di adoperare
110
1562
di grassissimi colombi. Non mi piaceva di mettere innel
111
1562
di questo, per non mi ci stendere molto, solo
112
1562
mia polvere, detta palla mi portava ducento passi andanti
113
1562
in uno altro modo mi rendeva molto più di
114
1562
di quel che tolto mi aveva: il perché si
115
1562
grandemente, perché l'aria mi conferiva forte. Essendo io
116
1562
natura malinconico, come io mi trovavo a questi piaceri
117
1562
a questi piaceri, subito mi si rallegrava il cuore
118
1562
alla fin del giuoco mi stava più a guadagno
119
1562
dieci o più, ancora mi facevo benivolo quasi attutti
120
1562
notabile e più rare. Mi capitò alle mane, infra
121
1562
gran cose, ma non mi voglio stendere per non
122
1562
maggiore l'onore che mi apportorno; perché in nella
123
1562
terra; al quali io mi risi; e non dicendo
124
1562
era uomo superbo, isdegnato mi disse: - Tu te ne
125
1562
cheto, stupefatto gli ammiravo. Mi fu detto in Roma
126
1562
peste molti mesi, io mi ero scaramucciato, perché mi
127
1562
mi ero scaramucciato, perché mi era morti di molti
128
1562
volendo pigliare il cibo, mi prese un gran dolore
129
1562
il quale mai lasciar mi volse, mi sentivo soffocare
130
1562
mai lasciar mi volse, mi sentivo soffocare il cuore
131
1562
soffocare il cuore, e mi conoscevo certo esser morto
132
1562
sciocche parole usate, subito mi disse: - Sì per esser
133
1562
che io mai non mi spiccherò da te, per
134
1562
di poi che Idio mi avessi tolto al mondo
135
1562
Il mio caro amico mi disse non si voler
136
1562
abracciatomi e baciatomi, appresso mi disse, che per amor
137
1562
a un mese ivi mi stetti, e ogni giorno
138
1562
volte la settimana. Non mi voglio tacere che in
139
1562
cena svergognato. Io, che mi pensavo d'essere provisto
140
1562
grande amore che lei mi portava; di che ne
141
1562
sua cornacchia, e io mi trovavo senza e pur
142
1562
senza e pur troppo mi pareva fare errore mancare
143
1562
e quel che più mi teneva si era che
144
1562
mia, lo pregai che mi si lasciassi addobbare di
145
1562
Papa, molto mirabil sonatore, mi fece intendere per Lorenzo
146
1562
Il Papa disse che mi voleva al suo servizio
147
1562
di questo io non mi vanto che voi lo
148
1562
mia parte digli che mi serva e che alla
149
1562
me la parte mia, mi disse: - Io ti vo
150
1562
accettare, considerato quanto la mi era per nuocere allo
151
1562
mia. La notte seguente mi apparve mio padre in
152
1562
e con amorevolissime lacrime mi pregava, che per l
153
1562
impresa; a il quali mi pareva rispondere, che in
154
1562
lo volevo fare. Subito mi parve che in forma
155
1562
in forma orribile lui mi spaventasse, e disse: - Non
156
1562
alla morte; e subito mi scrisse d'avere sognato
157
1562
fatto io. ¶ XXIV. ¶ E' mi pareva, veduto di aver
158
1562
padre, che ogni cosa mi dovessi succedere a' onorata
159
1562
e gloriosa fine. Così mi messi con grandissima sollecitudine
160
1562
il suo mandato non mi trovava, il detto Salamanca
161
1562
grandissimo furore, dicendo che mi voleva far tôrre la
162
1562
Pure con grandissima sollecitudine mi ero messo giorno e
163
1562
vederlo finito, che io mi penti' d'arvegnene mostro
164
1562
io lo priego che mi voglia per amico, e
165
1562
entri in altro -. Lietissimamente mi fece la imbasciata quello
166
1562
di quello che io mi pensava. Preso il ditto
167
1562
questo, io malissimo contento mi restai, maladicendo tutta la
168
1562
feci. Il ditto vaso mi fu portato innanzi mangiare
169
1562
Però questo credenziere non mi lasciava parlar parola, dicendo
170
1562
pagato. Queste parole niente mi mossono del mio proposito
171
1562
con tanti spagnuoli, che mi arieno tagliati a pezzi
172
1562
di questi assassinamenti loro, mi promessi animosamente difendermi; e
173
1562
mirabile scoppietto, il quale mi serviva per andare a
174
1562
da me dicendo: - Chi mi toglie la roba mia
175
1562
quale monsignore disse che mi venissi a dire da
176
1562
lo portavo, che subito mi darebbe il pagamento di
177
1562
esso. Questa cosa non mi messe punto di paura
178
1562
che il detto non mi offenderebbe, e con buona
179
1562
fattomi porgere da scrivere, mi disse che io scrivessi
180
1562
prese grandissimo piacere, e mi dètte molte lode, e
181
1562
in pubblico disse che mi voleva grandissimo bene; a
182
1562
per il medesimo pittore mi mandò a dire che
183
1562
mandò a dire che mi voleva dar da fare
184
1562
li comandò che continuamente mi dessi da fare per
185
1562
doppo molti piacevoli ragionamenti, mi dette da fare un
186
1562
Madonna Porzia sopra ditta mi disse che io dovessi
187
1562
da bene, la quale mi dava assaissimo guadagno, e
188
1562
perché queste cose non mi tolgano il luogo da
189
1562
descrivere la vita mia, mi sforza qualcuna di queste
190
1562
chetamente, sanza che nessuno mi vedessi, questo tale sopragiunsi
191
1562
altro giorno a presso mi fu portato un cartello
192
1562
lietamente, dicendo che questa mi pareva impresa da spedirla
193
1562
stato capo della quistione, mi si gettò a dosso
194
1562
morto, troppo vil cosa mi parve a toccargli; ma
195
1562
l'amor de Dio mi raccomandai, che mi salvassi
196
1562
Dio mi raccomandai, che mi salvassi la vita, perché
197
1562
fatto. Il buon frate mi disse che io non
198
1562
né a qualità che mi tenessi. Il mio afflitto
199
1562
padre allui disse: - Io mi conforto, che voi certo
200
1562
il mio animoso padre mi disse il caso, e
201
1562
signori Otto. Di poi mi baciò in fronte e
202
1562
a dua gli occhi; mi benedisse di cuore, dicendo
203
1562
oro, io dissi che mi levassi certi peletti della
204
1562
caluggine erano. Frate Alesso mi vestì in modo di
205
1562
frate e un converso mi diede per compagnia. Uscitomi
206
1562
da Monte Varchi. Subito mi sfratai, e ritornato uomo
207
1562
Roma, e con esso mi accompagnai. Quando fummo passati
208
1562
Clemente. Giunto a Roma mi missi a lavorare in
209
1562
guardando li mia disegni, mi domandò se io ero
210
1562
avevo stimati. A presso mi domandò se mi bastava
211
1562
presso mi domandò se mi bastava l'animo di
212
1562
quale sorridendo disse: - Io mi piglio piacere il vedere
213
1562
e dissi: - Quale io mi sia, sempre, madonna, io
214
1562
io voglio che tu mi serva - e pòrtomi il
215
1562
portassi; e di più mi diede venti scudi d
216
1562
romana, con piacevolissimo riso mi disse: - A Dio, Benvenuto
217
1562
che l'ebbi, partitomi, mi messi a fare un
218
1562
satisfatte delle fatiche mie, mi feceno tanto favore, che
219
1562
volte dicendomi che io mi farei molto più utile
220
1562
maggiore utile. Questo Lucagnolo mi derise dicendo: - Tu lo
221
1562
finita cotesta opera, io mi affretterò di aver finito
222
1562
quali con molta maraviglia mi disse, che di gran
223
1562
mie tutto quel che mi piaceva, perché gli pareva
224
1562
non poteva fare, ridendo mi disse, che io domandassi
225
1562
io ridendo, fattogli reverenza, mi parti', dicendo che io
226
1562
suo vaso; e giunto mi disse: - Accosta un poco
227
1562
suo maestro di casa, mi chiamò fuora, e pòrtomi
228
1562
parte di quella signora, mi disse, che lei non
229
1562
che quello che la mi mandava non era lo
230
1562
tutti quegli occhi, che mi s'erano affisati a
231
1562
l'altro ridemmo, e mi dette da fare altre
232
1562
che il vescovo Salamanca mi dessi da fare un
233
1562
conto delli danari che mi potevano bisognare per alcuna
234
1562
partitosi, tutto questo fatto mi scrisse, pregandomi per l
235
1562
lui con tante fatiche mi aveva insegnato. La lettera
236
1562
modo tale che le mi mossono a pietose lacrime
237
1562
bello, che io non mi maraviglio punto di quelle
238
1562
che io potevo giudicare, mi pareva che questo uomo
239
1562
padre del detto Paulino, mi arebbe voluto far suo
240
1562
suo genero. Questa cosa mi causava molto più il
241
1562
dandomi noia il detto, mi venne assai più stizza
242
1562
sul naso, che io mi senti' fiaccare sotto il
243
1562
e da quella mai mi sono ispiccato. In questo
244
1562
la qual cosa, vedendogli, mi innamororno assai; e dua
245
1562
l'arte degli orefici, mi fu dato vanto del
246
1562
mia età a punto, mi cominciò a dire che
247
1562
fatti -. Il quale Tasso mi disse: - Ancora io mi
248
1562
mi disse: - Ancora io mi sono adirato con mia
249
1562
avessi tanti quattrini che mi conducessino a Roma, io
250
1562
quello lui restava, io mi trovavo a canto tanti
251
1562
che io son qui, mi pare aver fatto la
252
1562
venire più innanzi, e mi richiese gli prestassi danari
253
1562
veduto che lui non mi rispondeva, inverso la porta
254
1562
fummo in Roma, subito mi messi a bottega con
255
1562
che egli disse non mi cognoscere né sapere chi
256
1562
né sapere chi io mi fussi: onde io sdegnato
257
1562
villa tua; io non mi curo che tu faccia
258
1562
che tu sei -: e mi dette a fare un
259
1562
tanto che e' danari mi mancorno, che mi convenne
260
1562
danari mi mancorno, che mi convenne tornare a bottega
261
1562
Firenze. Ripreso nuove opere, mi venne voglia, finite che
262
1562
libero, e così libero mi volevo vivere, e che
263
1562
libero volevo andare dove mi piaceva, conosciuto non far
264
1562
parole, dicendo che non mi aveva chiamato, e che
265
1562
di altri; e chi mi voleva mi chiedessi a
266
1562
e chi mi voleva mi chiedessi a me. A
267
1562
disse al Firenzuola che mi pagassi. Le dispute furno
268
1562
tornai a Firenze, e mi messi di nuovo a
269
1562
bene guadagnavo, e molto mi affaticavo a 'mparare. Ripreso
270
1562
opere quanto e' potettono mi ruborno grossamente. Veduto questo
271
1562
ruborno grossamente. Veduto questo, mi spiccai da loro e
272
1562
chiamato Giovanbatista Sogliani, piacevolmente mi accomodò di una parte
273
1562
modo che, veduto che mi offendevano, con alcuno uomo
274
1562
uomo da bene io mi dolsi, dicendo che ben
275
1562
le ruberie che loro mi avevano usate sotto il
276
1562
da lui, e parte mi riprendeva e parte mi
277
1562
mi riprendeva e parte mi bravava: al cui io
278
1562
talmente addosso che la mi fece gran male. Voltomi
279
1562
assai erano, io, che mi trovavo infiammato, messi mano
280
1562
Subito che partito io mi fui, corsono i padri
281
1562
tale. E' signori Otto mi fecion chiamare; onde io
282
1562
e ingiuria che Gherardo mi aveva fatta, mosso da
283
1562
che una ceffata, non mi pareva dovere di meritare
284
1562
quale era degli Otto, mi lasciassi finir di dire
285
1562
fazione di fra Girolamo, mi arebbon voluto metter prigione
286
1562
Prinzivalle attutto rimediò. Così mi fece una piccola condennagione
287
1562
Murate. Subito richiamatoci drento mi comandò che io non
288
1562
per natura alquanto collerico, mi stetti a 'spettare che
289
1562
mi mandava là, che mi faria lettere di favore
290
1562
ne moriva di voglia, mi mandò: onde io, volonteroso
291
1562
Giunto a Bologna, io mi missi allavorare con uno
292
1562
ditto cardinale nissuno aiuto, mi missi in casa di
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la voglia di chi mi ha voluto impedire -. A
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eri tu quello che mi impedivi questo mio tanto
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e di questo non mi maraviglio, perché voi avete
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con questo che voi mi lasciate attendere a l
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riposo di quelle, non mi prometti tu qualche volta
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mio caro discepolo, assai mi incresce del tuo male
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e appresso con lacrime mi ricordai il felice istato
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fatiche quelli onorati panni mi avevo fatti; trovatomi ingannato
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mio padre perché e' mi lasciassi fare un sì
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che così volontieri io mi affaticavo per aiutarlo. A
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1562
per aiutarlo. A questo mi rispose, che io ero
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m'inviasse a Roma, mi trovai a Lucca, e
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faceva, il detto maestro mi domandò chi ero e
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Questo uomo da bene mi disse che io entrassi
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bottega sua, e subito mi dette inanzi da lavorare
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Il tuo buono aspetto mi fa credere che tu
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bene e buono -. Così mi dette innanzi oro, argento
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giornata fornita, la sera mi menò alla casa sua
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ogni cosa osservo, subito mi sarei messo a venire
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per te, perché certo mi pare essere senza il
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la lesse; di poi mi si scoperse averla letta
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scoperse averla letta, e mi disse queste parole: - Già
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Già, Benvenuto mio, non mi ingannò il tuo buono
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tuo buono aspetto, quanto mi afferma una lettera, che
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tutti e' giorni che mi avanzavano del mio lavoro
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lavoro della bottega assiduamente mi affaticavo; e perché il
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mia cameruccia, che lui mi aveva dato, veduto che
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l'ore mie virtuosamente, mi aveva posto uno amore
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amore come se padre mi fusse. Feci un gran
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e belle, le quali mi detton grandissimo animo a
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padre in questo mezzo mi scriveva molto pietosamente che
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e per ogni lettera mi ricordava che io non
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1562
lui con tanta fatica mi aveva insegnato. A questo
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insegnato. A questo, subito mi usciva la voglia di
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questo maledetto sonare; e mi parve veramente istare in
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essa e col maestro mi ritornai a Firenze; dove
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che fussi contento non mi rimenare a Pisa. Restatomi
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padre con grande amorevolezza mi fece medicare e guarire
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in mentre ch'egli mi ragionava di questo sonare
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quelle mia sorelle che mi portassero un flauto; che
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di pochissima fatica, non mi dava alterazione il sonare
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mio padre all'improvisto, mi benedisse mille volte dicendomi
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un grande acquistare, e mi pregò che io tirassi
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bene, orafo, il quale mi dava da guadagnare, con
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Dio della natura, ¶ che mi diè l'alma e
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io passo, e chi mi passa arrivo. ¶ Sol mi
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mi passa arrivo. ¶ Sol mi duol grandemente or ch
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parendomi una smisurata vanità, mi capitò inanzi un figliuolo
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continuare tanto innanzi quanto mi ricorderò. ¶ Libro primo ¶ I
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a questa età, anzi mi pare di essere con
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quali, volgendomi in drieto, mi spaventano di maraviglia che
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in modo che io mi glorio d'avere lo
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mille ragioni, ma io mi truovo cinque fanciulle, con
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questo è quanto io mi posso stendere -. Giovanni era
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disse: - Quello che Idio mi dà, sempre m'è
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e risoltisi, tal nome mi diede il santo Battesimo
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santo Battesimo, e così mi vo vivendo con la
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quel velenoso animale non mi uccidessi. In questo gli
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quali io molto dirottamente mi missi a piagnere. Lui
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piagnere. Lui piacevolmente rachetatomi, mi disse così: - Figliolin mio
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notizia vera - e così mi baciò e mi dette
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così mi baciò e mi dette certi quattrini. ¶ V
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di quella che seco mi fu di padre ed
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che se io volevo, mi vedeva tanto atto a
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tenera età, mio padre mi faceva portare in collo
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portare in collo, e mi faceva sonare di flauto
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libro, e un tavolaccino mi teneva in collo. Di
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di farmi cicalare, e mi dava de' confetti e
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fu causa che io mi missi all'orafo; e
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io lo pregavo che mi lasciassi disegnare tante ore
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tutto il resto io mi metterei a sonare, solo
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per contentarlo. A questo mi diceva: - Addunque tu non
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dicevo che no, perché mi pareva arte troppa vile
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disperato di tal cosa, mi mise a bottega col
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Quali la sia, non mi occorre dir nulla di
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alquanti giorni, mio padre mi levò dal ditto Michelagnolo
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di continuo. Così malcontento mi stetti a sonare insino
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le gran cose che mi venne fatto insino a
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volere di mio padre mi missi abbottega all'orefice
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non volse che lui mi dessi salario, come si
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fare tale arte, io mi potessi cavar la voglia
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voglia di disegnare quanto mi piaceva. E io così
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ogni volta che lui mi sentiva; e bene spesso
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Io che a caso mi ero trovato quivi e
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e dinanzi a lui mi missi, e contra parecchi
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e molti sassi, mai mi scostai dal mio fratello
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alquanti valorosi soldati e mi scamporno da quella gran
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giunto a lui, subito mi ricognobbe e mi misse
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subito mi ricognobbe e mi misse in opera. Così
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lavorare, il ditto Francesco mi donò una casa per
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al ditto cardinale che mi mandassi a Bologna a
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padre che, se lui mi mandava là, che mi
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più cotto che crudo, mi chiese una vesta di
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1562
Alla quale io piacevolmente mi volsi e le dissi
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e valore di corpo mi difesi da più cavagli
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da più cavagli, che mi erano venuti per assassinare
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serratura del mio stioppo, mi aveva stracciato la man
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gentilezza di sua mano mi fasciò. Così assicuratisi alquanto
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quelli gentili uomini astutamente mi facevano trattenere a quella
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vende lo speziale. Così mi condussi a Roma col
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Sua Signoria reverendissima, che mi facessi sicuro dal carcere
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pecuniaria. Il ditto Signore mi vidde molto volentieri; mi
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mi vidde molto volentieri; mi disse che io non
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poi voltosi a me, mi disse: - Per onestà nostra
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capitavo inanzi, Sua Signoria mi dava da fare qualche
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in un destro modo mi disse quanto il Papa
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violentemente in atto le mi dimostrorno, Vostra Santità senza
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medaglie, con grande attenzione mi stava a udire; e
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e' ragionamenti delle medaglie, mi dimandava che modo io
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orazioncina peggio di quella, mi disse che le medaglie
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sì. Allora Sua Santità mi commesse che io facessi
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Con tutto questo egli mi fece gran carezze, e
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perso le mie fatiche, mi feci di buono animo
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Così da me medesimo mi missi animo, cancellando in
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le grande ingiurie che mi aveva fatte Pompeo; e
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sanza lacrime; di poi mi ritornai in Banchi a
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in mentre che io mi sedeva in Banchi con
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aldacissima bravuria, che benissimo mi conosceva, e replicato alle
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e replicato alle parole, mi pregò che io gli
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verrà tempo che voi mi potrete dare aiuto; ma
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questo caso, se voi mi volete bene, non guardate
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soli, che al sicondo mi cadde morto di mano
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atto nessuno, così soletto mi ritirai per strada Iulia
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Iulia, pensando dove io mi potessi salvare. Quando io
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io fui trecento passi, mi raggiunse il Piloto, orefice
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grandissimo amico, il quale mi disse: - Fratello, da poi
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in fuora; e tutti mi si offersono di mettere
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Ancora misser Luigi Rucellai mi mandò a offerire maravigliosamente
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offerire maravigliosamente, che io mi servissi delle cose sua
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perché tutti d'accordo mi benedissono le mani, parendo
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parendo loro che colui mi avessi troppo assassinato, e
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e archibusi, li quali mi menassino in camera sua
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di quelli ditti giovani mi feciono compagnia. In questo
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il vescovo di Frullì mi venne a trovare in
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1562
grazia facessi che lui mi potessi parlare una parola
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dipoi lo pregai che mi facessi tanto di grazia
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se Sua Signoria reverendissima mi lasciava stare col ditto
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1562
Sua Signoria. Il quale mi rispose, che io facessi
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che io facessi quanto mi pareva. Tornatomene a casa
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con grandissimo favore. ¶ LXXV. ¶ Mi venne a trovare quel
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intervenire; e che io mi sforzassi di sopportare qualche
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nimici. Questo uomo pure mi continuava dicendomi: - Di grazia
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innella medaglia, io non mi ricordavo più né di
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l'ora del vespro, mi venne occasione di trasferirmi
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Banchi, e una casetta mi tenevo drieto a Banchi
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un poco a bottega, mi ricordai che io avevo
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e arrivato in Banchi, mi scontrai in un certo
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con molte villane parole mi rispose. Per la qual
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Per la qual cosa mi sovvenne tutto quello che
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sovvenne tutto quello che mi aveva detto il negromante
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sue parole il detto mi sforzava a fare, dicevo
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none so nulla, voi mi fate torto a mordermi
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dalle brutte parole, presto mi chinai in terra e
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quivi alla presenza, che mi pigliassi, e che m
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innanzi prima che lui mi avessi impiccato. Veduto che
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il detto misser Giovanni mi consigliava che io non
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tanto grande quanto e' mi parve: e fatto chiamare
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e che io non mi fidassi in nessuna casa
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dissi: - Mediante Idio, io mi aiuterò ben da me
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vi richieggo che voi mi serviate di un de
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egli sapessi dove io mi fussi. Il detto signor
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m'ebbe dua giornate, mi consigliò che io mi
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mi consigliò che io mi dovessi levar di quivi
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furia; e datomi compagnia, mi fece mettere in sulla
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nome il Solosmeo: lui mi dette nuove, come quella
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per nulla lui non mi arebbe voluto perdere. Così
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lo domandai se lui mi sapeva insegnare una certa
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estessi in capitale, perché mi era sovvenuto quel grande
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alla sua osteria, e mi pareva mill'anni di
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mia Angelica, la quale mi fece le più smisurate
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possa al mondo. Così mi stetti seco da quell
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questo piacere io gioiva, mi sovvenne che quel giorno
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spirava il mese che mi fu promisso in el
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ho passati. ¶ LXIX. ¶ Io mi trovavo innella mia borsa
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un diamante, il quale mi venne mostrato in fra
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uomo da qualcosa, che mi fu fatto moltissime carezze
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Napoli; e di più mi menò a fare reverenzia
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fui da Sua Eccellenzia, mi fece molte onorate accoglienze
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io restassi seco; che mi faria tal patti, che
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tal patti, che io mi loderei di lui. Molte
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ne domandassi pregio, qual mi paressi, a una sola
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quale satisfatto e maravigliato, mi fece una poliza, che
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fece una poliza, che mi fussi pagato li dugento
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de' Medici, le quali mi dicevano che io ritornassi
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con amorosette lacrime lei mi pregava che di grazia
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che di grazia io mi fermassi in Napoli, o
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accostò a noi, e mi disse: - Benvenuto, se tu
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restati d'accordo, Angelica mi pregò che io li
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mezzo, e come prigioniero mi menate dove voi volete
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uomini, cacciatisi a ridere, mi messono in mezzo, e
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e sempre piacevolmente ragionando mi condussono dal Governatore di
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Procurator fiscale, li quali mi attendevano, quelli signor camerieri
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mia, li quali grandemente mi favorivano. Intanto il Governatore
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e il Fiscale parte mi bravavano, parte mi esortavano
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parte mi bravavano, parte mi esortavano, parte mi consigliavano
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parte mi esortavano, parte mi consigliavano, dicendomi che la
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che tu meriti. - Voi mi farete onore e cortesia
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una gioia; altro non mi si può dire, se
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Le vostre minaccie non mi fanno una paura al
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Governatore e il Fiscale, mi dissono che andavano dal
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me. Così restai guardato. Mi passeggiavo per un salotto
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Papa. In questo mezzo mi venne a visitare tutta
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tenore: - Benvenuto, certamente e' mi sa male d'esser
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Papa dice che tu mi porti qui l'opera
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il Papa, sicondo che mi riferì il Governatore ditto
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non poter fare altro, mi dicessi che io portassi
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con un birresco sguardo, mi disse: - E' papi hanno
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papi -. Allora il Governatore mi disse e fece molte