parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Paola Capriolo, Mi ricordo, 2015

concordanze di «mi»

nautoretestoannoconcordanza
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accarezzavano morbidamente le gambe; mi truccò con la sapienza
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trovare quella che meglio mi si addiceva. Durante queste
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rosea previsione e io mi trovai poco dopo tra
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cuscini troppo vistosi, quando mi apparvero rannicchiate sui divani
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è che a volte mi accarezzavano; mi baciavano sulle
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a volte mi accarezzavano; mi baciavano sulle labbra, come
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orrori, è quello che mi costa più fatica confidarti
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tutto, ma non che mi baciassero sulle labbra, e
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labbra, e a volte mi domando come farei se
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Ti ho già detto, mi sembra, che avevo smesso
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di scena, gli istanti mi svanivano tra le dita
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nessuno; solo certe immagini mi si imprimevano come a
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e quando nella fila mi pareva di scorgere una
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giovane o una ragazza, mi domandavo se fosse bella
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un gesto rassegnato, io mi avvicinavo alla finestra e
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addormentata, e ogni volta mi sconcertava che fossero ancora
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così ovvia. «Sei fortunata» mi aveva detto quel giorno
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che aveva ragione; perciò mi prestavo di buon grado
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pensiero dei privilegi che mi ero conquistata. Non quello
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caffè che a volte mi toccavano la mattina, grazie
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toglievano a ciò che mi toccava vivere il senso
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ricordi che ogni volta mi disorientava. Non erano i
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sensazione: quando mio marito mi chiama, sulle prime credo
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labbra di Sonja… Quando mi chiama così, vorrei chiudere
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Questo pianeta… A volte mi sembra impossibile che esista
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ma la cosa che mi turbava di più, alla
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Credo di sapere cosa mi abbia suggerito questa ovvia
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un braccio grigio acciaio mi afferra la vita per
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è il mio turno mi lascio rovesciare su un
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da quanto tempo non mi tornava in mente questo
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sottoveste di raso e mi rialzo per unirmi alla
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innamorato e commosso che mi stringeva la mano nella
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dopo quando? A volte mi convinco che non possa
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strato di rossetto che mi copriva le labbra. Avrei
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avrei potuto. A che mi serviva, quel sussulto di
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sussulto di dignità che mi spinse a coprirmi chiudendo
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più avuto notizie, quasi mi auguravo che i miei
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fossero in vita, tanto mi sgomentava l’idea di
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ottenere il rimpatrio. Non mi costava nulla: avevo imparato
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scendendo, senza che nessuno mi spingesse, da una normale
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scorre gorgogliando verso valle. Mi sembra terribile che lo
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Ho un marito che mi adora, una graziosa bambina
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la spesa i commessi mi riveriscono e se ceno
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epilogo della fiaba. ¶ II ¶ Mi ascolta, signore? Questa volta
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e la prego, non mi interrompa: l’acqua è
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sua sorella Lise, non mi chieda di andare a
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di ribes. Per ore mi dondolavo sull’altalena, cullata
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lei e mio padre mi affidavano alle cure di
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di un’altra vita, mi moriva sulle labbra senza
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dovrei dire? A volte mi domando cosa accadrebbe se
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Sai che quando Sonja mi tocca sento la pelle
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contatto immondo? E quando mi tocca mio marito… No
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fossi prescelta. A volte mi accadeva, lavorando, di sentire
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pensieri. Di altro non mi ero mai accorta. Di
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dalla baracca, la caposquadra mi fermò. «Tu no. Tu
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ma la caposquadra, ridendo, mi batté una mano sulla
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avermi ripulita a dovere, mi avrebbero restituito il mio
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le lacrime agli occhi, mi sentii inondare da una
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tuo volto. ¶ La caposquadra mi condusse dunque alla baracca
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alla ciminiera, e lì mi lasciò, affidandomi a una
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via questi stracci. E mi raccomando, lavati bene.» ¶ Dalla
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per farmi fretta. Allora mi avvolsi nell’asciugamano, aprii
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ancora, quando la donna mi prese per un braccio
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braccio e annunciò che mi avrebbe accompagnata alla visita
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esserne sicuri.» ¶ E così mi ritrovai in un lindo
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solo le sue mani mi tastavano con meticolosa attenzione
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l’unica volta che mi parlò fu per domandarmi
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lui tagliò corto e mi ordinò di rivestirmi. Poi
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le mie maniere distinte, mi avessero scelta come cameriera
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il passo, l’ausiliaria mi trascinò bruscamente oltre, afferrandomi
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o addirittura poche ore mi sarebbero bastate per rendermi
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dalle persiane rosse, non mi serviva il tailleur verde
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desolazione del campo, finalmente mi trovavo di nuovo in
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oscurità. ¶ «Tu aspetta qui» mi disse l’ausiliaria e
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da un’atterrita curiosità, mi avvicinai a uno degli
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la prima del Pipistrello, mi ero spogliata nuda davanti
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definizione di «ebreuccia» che mi avevano gettato addosso come
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scoprivo che quella definizione mi si attagliava perfettamente. Che
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martoriato. Altro che ninfa, mi dissi scoppiando a ridere
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un rumore di passi mi scostai d’un balzo
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disperazione che, se solo mi avessero guardata bene, i
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quel fango sanguinoso. ¶ Quanto mi sbagliavo, Maestro… Tu la
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un certo senso non mi sbagliavo. ¶ «Coraggio, avvicinati» mi
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mi sbagliavo. ¶ «Coraggio, avvicinati» mi ingiunse l’ausiliaria; quando
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ingiunse l’ausiliaria; quando mi fui avvicinata, però, non
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fui avvicinata, però, non mi presentò alla donna, si
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mai fatto da quando mi trovavo in quel campo
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mano sulla mia spalla; mi aspettavo che sorridesse, ma
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gli occhi di dosso, mi fece ruotare lentamente su
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di casa fosse quella mi appariva assolutamente secondario rispetto
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abbondante che la signora mi aveva fatto balenare davanti
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rifocillarmi un po’; invece mi toccò pazientare e seguirla
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donna dalla vestaglia rosa mi condusse in una stanza
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prese cura di me. Mi spogliò tutta; mi cosparse
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me. Mi spogliò tutta; mi cosparse di profumi; mi
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mi cosparse di profumi; mi fece indossare biancheria fine
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voluto dedicarmi e che mi apparteneva così crudelmente. E
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cieca a ciò che mi circondava: la sala in
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eppure vicinissima, come se mi bastasse entrare nella sala
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e all’oblio. Se mi ero ripromessa di guardarti
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in divisa da maschera mi si parò dinanzi, ridestandomi
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completamente sveglia, e terrorizzata. «Mi scusi, ha ragione… Tornerò
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ultima volta…» ¶ Ma lui mi trattenne, afferrandomi per un
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in divisa da maschera mi condusse in un ufficio
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in un ufficio dove mi lasciò chiusa a chiave
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divisa, uno dei quali mi interrogava in modo minuzioso
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minuzioso mentre l’altro mi guardava muto, scuotendo il
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parola dei rapporti che mi legavano a te. Chissà
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se l’avessi fatto mi sarei salvata, almeno per
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in divisa da poliziotto mi portò via, mentre attraversavamo
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mentre attraversavamo un corridoio mi giunse, debole eppure distinto
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marito e mia figlia mi hanno accolta intonando un
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lucida, infiocchettati a dovere, mi attendevano sulla tavola accanto
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negarlo? Un marito che mi adora, una figlia, la
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che a suo modo mi adora anche lei, sebbene
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da quando sono tornata mi considerano di nuovo a
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il funzionario al quale mi ero rivolta mi diede
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quale mi ero rivolta mi diede lettura senza trovare
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mattino del quinto giorno, mi avvisarono che sarei stata
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famiglia. Quasi con gentilezza, mi dissero che se volevo
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biancheria e quant’altro mi occorresse; io risposi che
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ridere. ¶ Così, sull’imbrunire, mi accompagnarono alla stazione. Ricordi
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seconda classe, come allora mi figuravo, e neppure in
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degli altri passeggeri che mi si affollavano intorno nell
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che trova, così io mi aggrappavo all’immaginazione, per
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alla tua porta, tu mi avresti accolta con imbarazzo
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sotto il cipiglio severo. Mi avresti fatta entrare: come
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alla sua chiusa immensità; mi sforzavo di richiamarla alla
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alla notte, di cui mi pareva di non aver
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a ogni costo dove mi stavano portando: perché, pensavo
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giornali, e se talvolta mi capitava di trovarne uno
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per morto anche te. ¶ Mi domando di cosa hai
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la ciminiera pensai che mi avessero portata a lavorare
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qualcuno, nel frattempo, forse mi sarebbe venuto in aiuto
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amo, l’uomo che mi ama… E ogni sera
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gente che io non mi chiamo Sara ma Adela
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il peggio. Dominando, come mi disse in seguito, una
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accorgevo dal calore che mi affluiva alle guance come
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non arrossisco più, quando mi guardo allo specchio vedo
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acquistato a caro prezzo. Mi sono conquistata mio malgrado
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cui pure devo gratitudine, mi viene naturale (forse proprio
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di conferirmi un potere mi toglieva tutto, persino il
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implacabile. Quando, la sera, mi gettavo stremata sul pagliericcio
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indolenziti, le ossa rotte, mi confermavano malgrado tutto la
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la sua diabolica combinazione mi sta creando non poche
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è che, per quanto mi sforzi, io proprio non
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questa cittadella in cui mi trovo rinchiusa e che
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di questo ricordo unilaterale mi fa tornare alla mente
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ore… ¶ Eppure che altro mi resta, se le ore
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militare? Quando gli aprii mi rivolse un sorriso faticoso
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Ragion di più, professore. Mi creda, non è che
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questo punto? Piuttosto, io mi preoccupo per lei.» ¶ «Se
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fuorché a fare rapporto. Mi creda, professore, il mio
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che, per quanto modesto, mi dava un’immensa consolazione
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di quell’avventurosa sortita mi sgomentasse non poco, dopo
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sua volta una rinfrescata. Mi trucco con gesti incerti
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la strada. ¶ Anch’io mi vergognavo; ma a Kurt
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non volli dirlo, anzi, mi sforzai di ostentare una
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voluto prenderlo a schiaffi. Mi dava il braccio, se
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ogni passante che incontravamo mi stringeva leggermente a sé
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più vistoso dei riflettori; mi metteva, senza volerlo, alla
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io sapevo esattamente cosa mi aspettava. ¶ Quando il maître
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una persona che affoga. «Mi dispiace, signor tenente, non
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Sono amico del padrone, mi faccia parlare con lui
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è niente da aggiungere, mi sembra; o avrebbe ancora
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la presenza di chi mi camminava al fianco. Questa
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ardenti sulle guance. ¶ XII ¶ Mi domando, Maestro, se esista
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ripartire per il fronte, mi fece trovare davanti alla
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preoccupazione fuori luogo, perché mi sembra sempre più probabile
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aggressivo dei commessi che mi fa persino rimpiangere la
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Maestro… e lei non mi diceva nulla? Lei sarà
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albergo e lei, uscendo, mi rivolgerebbe uno sguardo, un
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occhi, un fardello che mi trascino appresso da un
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qualche volta) questa attesa mi sembra così snervante, così
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e insieme così irraggiungibile mi fa provare un senso
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per comunicarle questa decisione mi permetto di scriverle ancora
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perché da mesi non mi sono più spinta fuori
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idea di denunciarci.» ¶ Bene, mi denuncino pure: oggi sono
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correre questo rischio. Stamani mi sono chiusa a chiave
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modifiche che la mamma mi proponeva per adeguarlo ai
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gialla. Non per prudenza, mi creda, ma piuttosto per
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per sfida, per orgoglio: mi rendo conto benissimo di
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e niente al mondo mi impedirà di raggiungere il
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mio ingresso nella sala. Mi siederò buona buona in
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in un silenzio che mi uccide, in una reticenza
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era deserto, solo quando mi avvicinai al centro della
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guardarsi attorno. Di rado mi accadde di incontrare, tra
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ogni volta, il cuore mi balzava in gola dallo
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spavento e d’istinto mi portavo la mano al
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i loro migliori clienti, mi incutevano timore, e per
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metri e qualche parete mi separavano dalla sala in
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Forse allora, mentre io mi avvicinavo a passi timidi
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una nuova, atroce condanna, mi bastò il tempo di
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mio? Non bastava…?» ¶ «Non mi chieda spiegazioni, la prego
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stanotte di qui non mi schioderebbe neanche il diavolo
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già mentre la scrivevo mi sono detta: Adela, attenta
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nella propria camera. ¶ Quando mi svegliai erano le dieci
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nella mente, io però mi dissi: ma sì, è
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frantumi e cani morti? Mi venne in mente il
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in cui da tempo mi sembra irretito: perché oggi
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dietro quel bastone. Scusi, mi sto facendo adulta; e
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piace il gelato, signore?» ¶ «Mi piaceva da bambino.» ¶ «Un
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in guerra… contro chi? Mi vengono in mente alcuni
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delle rare lettere che mi scrive in fondo non
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dell’aiuto che già mi offre. ¶ Mi basta aprire
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che già mi offre. ¶ Mi basta aprire un suo
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un suo libro, e mi sento di nuovo a
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le ulteriori notizie, io mi sono ritirata quassù, nella
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Ma lei, la prego, mi mandi al più presto
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E già, chissà cosa mi è preso? Sta’ a
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una soffitta, a quanto mi risulta.» ¶ Già, la soffitta
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certo. Con Lise.» ¶ IV ¶ Mi ha presa in parola
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perché davvero, Maestro, io mi sento abbandonata, e temo
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abbandonata, e temo che mi venga meno tutto, persino
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domandare a me. Io mi sono sempre sentita sola
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intero, e poliziotti che mi proteggevano, e giuristi che
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salire per andare dove mi fosse piaciuto, persino per
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stamattina, quasi con vergogna. ¶ «Mi sembra di venir meno
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dove? Al fronte?» ¶ «Dove mi manderanno. Ma vorrei che
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me, per un istante mi fissò dritto negli occhi
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da parte. «A che mi serve tutto questo?» aveva
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Sankt Nikolaus, Nepomuk, Kapuziner…) mi sono familiari sin dall
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chissà dove… Persino questo mi tocca rimpiangere, persino gli
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dalle guance rosse che mi davano dell’«ebreuccia» ma
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Già, ma quale bellezza? Mi creda, Maestro, non faccio
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nuova raccolta, il cuore mi è balzato in gola
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a supporre che lei mi avesse addirittura dedicato il
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agli occhi del mondo. Mi creda, non pretendevo tanto
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non pretendevo tanto; però mi aspettavo di trovare almeno
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libreria. Lei, invece, non mi aveva degnata neppure di
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ma inghiottendo l’amaro, mi sforzai di essere ancora
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eppure leggendo quella dedica mi sono sentita calare sul
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una fortuna che io mi chiami Adela e che
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e ottiene (purtroppo non mi è sfuggito) il patrocinio
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invece una voce che mi parla piano all’orecchio
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piano all’orecchio e mi dice: lo so, mi
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mi dice: lo so, mi ricordo, nessuna delle tue
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e chiara, e adesso mi si sfarina nel cuore
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ne ho io, se mi tocca sopravvivere? ¶ IX ¶ «Ma
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a scacchi.» ¶ «No… Non mi pare.» ¶ «E a cosa
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appuntamento, ma oggi non mi sento proprio di uscire
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pausa durante la quale mi fissò di nuovo con
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il nuovo regime; e mi offrì, per sfuggire a
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dovuto, Maestro, e infatti mi pentii vedendo che lo
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e pieno di guai» mi affrettai a dire per
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innanzitutto. Ma se tu mi autorizzi…» ¶ Quella proposta di
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di matrimonio, così formulata, mi sembrava commovente e al
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una sola. «Credi che mi amasse, lei? Nossignore: amava
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perdoni il nervosismo cui mi sono abbandonata nella scorsa
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viene a prendermi e mi accompagna dove voglio. Giovedì
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quella musica spumeggiante che mi correva nelle vene proprio
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fare: in quel momento mi sarebbe parsa una vera
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sono tornata a casa mi sono spogliata completamente e
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che dico; ma allora mi aiuti lei, la prego
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quando mancava il segnale. ¶ «Mi dica, signore,» gli domandò
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piaceva?» ¶ «Oh, tante cose… Mi piacevano le donne, le
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vado a prenderla, se mi dice dov’è.» ¶ «Non
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e che sia quella.» ¶ «Mi scusi, Sonja, ma vedo
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so, non credo che mi piaccia. Per me è
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stato in viaggio, così mi scrive: una lunga e
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Care, belle parole, che mi hanno divertita e insieme
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ha pronunciato quella parola, mi sono sentita salire il
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partita.» ¶ «Ma no, signore, mi lasci andare almeno a
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in un attimo, non mi piace vedere in giro
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Intanto, chissà che non mi venga in mente la
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lontane. Non so cosa mi prende; sento il bisogno
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che voglio, proprio ora mi sembra che i miei
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suoi ultimi elzeviri e mi sono meravigliata non poco
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mia ammirazione, sa cosa mi ha risposto? «Vedi, Adela
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pregi, o almeno, così mi pare. ¶ Forse mi preoccupavo
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così mi pare. ¶ Forse mi preoccupavo un po’ anche
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in questo niente, però, mi tocca vivere. A volte
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e per giunta non mi è nemmeno simpatico. A
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è strano, Maestro? Lei mi parla di mutamenti epocali
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quotidiani. Ieri, per esempio, mi sono avventurata da sola
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che stia?» ¶ «È ferito, mi sembra… Se crede, l
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sua ultima lettera lei mi parla di un «necessario
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accorciarsi delle giornate, che mi lascia appena il tempo
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2015
tocca affrontarlo, per quanto mi risulti penoso.» ¶ Allora, per
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che non guadagno abbastanza. Mi dispiace, ma non possiamo
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illustre e tanto più, mi corregga se sbaglio, per
282
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abitua; o almeno, io mi sono abituata. Rimpiango, è
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2015
la prosa quotidiana non mi ha ancora risucchiata del
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risposta solenne del cerchio. ¶ Mi ricordo, ah sì, mi
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2015
Mi ricordo, ah sì, mi ricordo… Mai così limpidamente
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Ricordo un tremito che mi allarmava, piccola com’ero
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nostri piedi. Per farlo mi sono rifugiata nella mia
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punto di domanda. Allora mi alzai e corsi anch
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interrogativi che a volte mi assillano all’improvviso facendomi
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molto tempo l’abitudine. Mi culla, per così dire
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Musa. Così, almeno, io mi figuro la faccenda; se
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svanita senza lasciar traccia. Mi succede sempre così, quando
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cose, altrimenti credo che mi sentirei soffocare in questo
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immaginarmi un po’, quando mi scrive, come io immagino
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e le mie mani mi sembravano diventate all’improvviso
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le venne alle labbra. «Mi scusi,» si limitò a
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prendere un libro e mi sono ritrovato sulle dita
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metterle, chissà… Io non mi ricordo, non li ho
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stolta, miserevole civetteria. ¶ «Bella,» mi scrive «come non può
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bancarotta. L’aveva notata, mi scrive, quella slanciata e
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si sono infittite e mi sono trovata nelle strette
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accogliere gli ultimi tepori mi raggiungevano la fragranza dei
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padrone o il commesso mi rivolgeva ogni volta, al
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come si può pensare, mi sono detta, che qui
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immobile, mollemente pietrificato (se mi concede quello che credo
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Niente di che, semplicemente mi incuriosiva quel suo bracciale
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sempre, e ogni volta mi colpisce. È così elegante
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Forse anche troppo, se mi consente…» ¶ «Per una come
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ora di dormire.» ¶ «Sì, mi scusi. Una volta non
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scusi. Una volta non mi impicciavo così degli affari
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sedia… In realtà non mi importa nulla del suo
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sa, quelle della California… Mi raccomando, non prenda un
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signore.» ¶ «E, Sonja… non mi odi troppo.» ¶ «Perché dovrei
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sciocco) di suonarle qualcosa. Mi spiego meglio: quella sera
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brano che Chopin (così mi ha spiegato la maestra
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ripete una cosa sola: «Mi ricordo». Glielo dice (sempre
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per dirle anch’io: «Mi ricordo» e dirglielo come
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alla mamma, qualche volta mi succede. Non preoccuparti, me
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le cui parole sono: «Mi ricordo». ¶ Quattro perentorie battute
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ordine, non credo che mi piacerebbe starci. Non lo
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giornata magnifica, il clima mi sembra già mite, e
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di esistere. Sì, pensava, mi ricordo. Sua madre a
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realtà questo giardino non mi ha mai detto molto
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purtroppo, l’età non mi ha reso ancora così
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lasciar traccia. Ma io mi ricordo, mi ricordo… ¶ PARTE
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Ma io mi ricordo, mi ricordo… ¶ PARTE SECONDA ¶ Tristan
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PARTE SECONDA ¶ Tristan ¶ I ¶ Mi sembra ieri, Maestro, quando
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di raso rosso) e mi sono meravigliata osservando come
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noi, per ragioni che mi sfuggono, non possiamo diventarlo
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padroni e commessi non mi salutano più quando passo
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sensazione di spaesamento che mi faceva apparire a un
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violenza, e il cuore mi balzò in gola. Raccolsi
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Raccolsi il libro, che mi era sfuggito di mano
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modo sul parquet; poi mi feci forza e andai
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laurea) e dalla soglia mi rivolgeva uno sguardo fermo
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e tirato. ¶ «Buongiorno, Adela» mi disse semplicemente, senza neppure
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almeno uno sfogo, e mi perdoni se dovesse suonarle
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illustre» ed «egregio» che mi venivano in mente a
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che le forze non mi bastassero. Io però sono
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più ristretta cerchia famigliare, mi ha definita addirittura impertinente
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una delle frasi che mi sono sentita ripetere più
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e trecentosessanta secondi (così mi risulta, se non ho
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soltanto di straforo, se mi concede l’espressione, come
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verità, la bellezza, o mi dica lei qual è
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davanti a lei, che mi avrebbe capita, ma davanti
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al colmo dell’imbarazzo, mi inseguiva trafelato facendosi goffamente
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protezione e al quale mi affida volentieri, contando su
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senso che, a quanto mi risulta, è più o
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ora dopo qualche istante mi raggiunse nell’atrio del
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atrio del teatro dove mi afferrò gentilmente per un
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sguardo confuso e preoccupato mi diceva: «Adela, sei pazza
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a domandare se non mi sentissi bene, al che
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Sì, va bene.» ¶ Così mi incamminai lungo la riva
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qui da vent’anni. Mi scusi, signora…» ¶ «Può chiamarmi
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signora…» ¶ «Può chiamarmi Sonja.» ¶ «Mi scusi, Sonja, ma forse
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città: dal suo nome mi ero fatto l’idea
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mie disponibilità finanziarie non mi consentono di offrire di
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della casa: io non mi immischio nelle faccende domestiche
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una casa come questa? Mi sembra più adatta a
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altri progetti, o forse mi piace semplicemente star comodo
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vitto e all’alloggio mi sento di offrirle una
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di un banchiere? No, mi perdoni, non volevo canzonarla
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una trattativa d’affari…» ¶ «Mi scusi, ma non ho
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però quello che lei mi offre mi basta, me
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che lei mi offre mi basta, me lo farò
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disposizione delle finestre. Se mi aiuta a muovermi l
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avevo idea, o forse mi aspettavo, che la sua
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sua risposta. «Cara fanciulla,» mi scrive «ninfa candida e
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candida e gentile, non mi fraintenda se le confesso
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sua lettera sulle prime mi ha strappato un sorriso
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anche ne avessi, niente mi sarebbe più lontano della
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ragazze della mia età; mi limitavo a leggere voracemente
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anche la biblioteca paterna mi metteva a disposizione e
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quando sono nata, e mi sussurrava strane parole, parole
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VI ¶ Creda, Maestro, non mi aspettavo tanto, da quando
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mentre la risposta tardava, mi sentivo così afflitta, temevo
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ragazza di provincia. Lei mi fa un onore eccessivo
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Un po’ meno entusiasta, mi sembra, negli ultimi anni
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nella sua infallibile prevedibilità. ¶ Mi scusi, sto divagando: a
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stando alle sue parole, mi sembra che per «mondo
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il nostro io, o mi dica lei qual è
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per venire da lei. Mi scusi, è una cosa
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VIII ¶ No, Maestro, lei mi ha fraintesa; e questo
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e questo, se permette, mi addolora profondamente. Dopo l
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queste acque amiche che mi cullano, con il loro
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di mio padre che mi svegliò quel mattino. Allora
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ultimo gradino. Papà, quando mi vide, fece un cenno
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una vaga, mesta consapevolezza. «Mi dispiace,» disse articolando con
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con sforzo le sillabe «mi dispiace tanto. Ma tu
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severi, ma alla fine mi perdonano sempre.» ¶ «Immagino che
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Perché poi dovrei esserlo, mi domando?» ¶ «Non so, senza
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falla entrare. Mentre dormo, mi piacerebbe che qualcuno mi
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mi piacerebbe che qualcuno mi tenesse la mano.» ¶ «Certo
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darglieli, se lei non mi lascia andare? Per un
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lei, anche se non mi somiglia molto. Ma adesso
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rubinetto.» ¶ «Dal rubinetto? No, mi scusi, ma questo è
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del rubinetto.» ¶ «Ma perché?» ¶ «Mi creda, signora, meglio evitare
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accanto, ma i parenti mi hanno detto che non