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Gian Giorgio Trissino, Sofonisba, 1524

concordanze di «mi»

nautoretestoannoconcordanza
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giorno e notte sempre mi molesta. ¶ E come posso
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grande amor, che tu mi porti, ¶ più che null
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loro amicizia, a lui mi diero ¶ per moglie, in
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mia regale altezza ¶ tosto mi fu cagion d'amara
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questa notte dal campo, mi fu detto ¶ ch'oggi
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Appresso, un duro sogno mi spaventa, ¶ ch'io vidi
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l'empio suo furore, ¶ mi volsi ad un pastor
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da la rabbia lor mi diffendesse; ¶ ed ei pietoso
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ambe le braccia, ¶ e mi raccolse; ma d'intorno
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ch'ebbi temenza ¶ che mi pigliassen fin dentr'al
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regina, ¶ il parlar vostro mi dimostra chiaro ¶ quant'è
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il soverchio dolor troppo mi sforza; ¶ e il senso
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lor volere ammorza; ¶ così mi truovo senza alcuna forza
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contrapormi al duol, che mi distrugge; ¶ se il ciel
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Questo consiglio tuo molto mi piace; ¶ che solamente Idio
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CORO ¶ Quanto di voi mi duole! ¶ SOFONISBA ¶ O misero
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dove n'andrai, dove mi lasci? ¶ CORO ¶ Qual spirto
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trappasse il mare, ¶ e mi convenga stare ¶ in servitù
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sarà questo paese; ¶ però mi duol mandarlo a fiamma
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una certa paura, che mi strugge ¶ né so che
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aggrada, ¶ pur che non mi lasciate ir ne le
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chi fui, ¶ più tosto mi vorrei por ne la
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poi quel ch'io mi debbia fare, ¶ sendo cartaginese
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l'onte, ¶ che Siface mi fe' molti e molt
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di poterlo fare, ¶ tanto mi truovo sottoposto a loro
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di me qualche pietate, ¶ mi desta dentro al cuor
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sicuramente, ¶ benché meco medesma mi vergogno; ¶ che, perch'io
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le vostre orecchie. ¶ Pur mi conforta poi, che sempre
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l'alta speranza, che mi date, ¶ deh giungete, signor
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alcun romano. ¶ Già non mi può caper dentr'a
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il mio volere avverso, ¶ mi parrebbe di far cosa
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né so dov'io mi volga le parole, ¶ non
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Sì che per non mi porre in tal periglio
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che di me stessa mi ricordi. ¶ Ma perché m
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caro signor mio, non mi mancate. ¶ MASSINISSA ¶ Di poca
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ma il gran disìo ¶ mi sprona sì, che fa
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spoglie. ¶ Se con ragion mi doglio, ¶ dical Muluca e
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LELIO ¶ Ad ogni passo mi rivolgo intorno, ¶ mirando la
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dire il ver, meco mi pento, ¶ pensando al periglioso
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veggio alcuna gente armata, ¶ mi sto sospeso molto, perché
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nimici. ¶ Oltre di ciò mi reca ancor paura ¶ ch
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donne, ¶ che di lor mi diran qualche novella. ¶ Donne
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vostro nome. ¶ LELIO ¶ Lelio mi chiamo, e la mia
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sublime onore. ¶ CORO ¶ Or mi ricordo, e so, chi
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il sacerdote, ¶ come subitamente mi ritorni. ¶ Or sono uscito
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che il ben far mi noccia, ¶ che avere utilità
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altrui, quando si puote, ¶ mi par che sia bellissima
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Asdrubale figlio di Gisgone ¶ mi diede già per moglie
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ho ritolta ¶ quella, che mi cercai sempre ritorre? ¶ E
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Non posso sopportar che mi sia tolta ¶ costei, che
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onore al vero. ¶ Voi mi parete fuor di voi
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che gente? A voi mi volgo prima, ¶ Lelio, che
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veramente nulla, ¶ s'io mi lasciassi torre anche la
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anche la moglie: ¶ pur mi contento di restare a
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sono. ¶ CORO ¶ Lassa, ben mi credeva esser venuto ¶ il
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angoscioso mio dolore, ¶ che mi fa stare in lacrime
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Né so dov'io mi giri ¶ la speme più
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Ma se il ciel mi condanna, ¶ so ch'egli
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con loro anch'io mi vòlgo; ¶ e priègoti, Signor
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e muover arme; ¶ onde mi sento il cuor farsi
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che quasi di paura mi disfaccio. ¶ Misera me, che
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di cui molta pietà mi giunge al cuore; ¶ e
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ch'ella da voi mi smosse, ¶ e a la
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la patria sua tutto mi volse. ¶ Così da quella
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forte ¶ di quel, che mi foss'io; ma per
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Sempre del vostro error mi dolse, e duole, ¶ così
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parlato ¶ con Massinissa; egli mi par disposto ¶ di voler
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serve. ¶ CORO ¶ Questo parlar mi dà qualche speranza. ¶ MASSINISSA
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voglio negar che non mi piaccia ¶ d'avervi satisfatto
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maggior premio, ch'io mi possa avere, ¶ è ben
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con Massinissa. ¶ CORO ¶ Io mi dilungo, e quivi in
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alcuna mia ragion, non mi danniate. ¶ Non fu pensier
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guerra; ¶ e con voi mi congiunsi ultimamente; ¶ con cui
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che senz'altra dimanda mi ritolsi ¶ la moglie mia
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se la moglie non mi fia renduta, ¶ che più
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più debbio sperar che mi si renda? ¶ L'Europa
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interi. ¶ E voi non mi volete render questa, ¶ che
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tutte le cose vostre mi chiedeste, ¶ non diceste di
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e fugge. ¶ Io, che mi truovo fuor de le
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pavento ¶ che tu non mi sia tolta, ¶ e vada
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mandi fuor voci meschine, ¶ mi fa con le speranze
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mio signore a voi mi manda, ¶ e dice che
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Ma quel che più mi par meraviglioso, ¶ è ch
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giustamente ¶ in tal calamità mi struggo e piango. ¶ CORO
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che ne l'orecchie mi risuone ¶ il suon de
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regina: o quanta pièta ¶ mi muove entr'al mio
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voi pensate ch'io ¶ mi debbia senza voi restare
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quell'estremo passo; ¶ che mi farà la morte esser
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inanzi a lei, ¶ sì mi confido de la sua
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di te medesma. ¶ ERMINIA ¶ Mi sforzerò di far ciò
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non so quel che mi faccia; ¶ e perch'io
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temo ch'ei non mi dispoglie ¶ del viver, che
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dì, che a voi mi meni. ¶ In questo mezzo
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in paradiso. ¶ SOFONISBA ¶ Molto mi piace che tu sia
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vita mia, da te mi parto. ¶ ERMINIA ¶ Ohimé, come
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fortuna crudel, di che mi spogli! ¶ SOFONISBA ¶ O madre
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sola a questo tempo ¶ mi sei padre, fratel, sorella
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vedete voi questo, che mi tira? ¶ Che fai? Dove
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tira? ¶ Che fai? Dove mi meni? Io so ben
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voglio appoggiarmi; ¶ ch'io mi sento mancare, e già
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o mal protervi. ¶ Ben mi sperai d'avervi ¶ regina
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il lamentar, ch'udia, ¶ mi fa molto temer che
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servo, che 'l portò, mi disse come ¶ l'aveva
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mia sciocchezza incolpo; ¶ che mi sarà cagion d'eterno
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cosa alcuna, richiedete, ¶ che mi farà diletto il compiacervi