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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Alberto Moravia, Il disprezzo, 1954

concordanze di «mia»

nautoretestoannoconcordanza
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i miei rapporti con mia moglie furono, oggi posso
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felice perché, sebbene amassi mia moglie e lei amasse
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scrissi per lui la mia prima sceneggiatura, lavoro che
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destinato a diventare la mia professione. Nello stesso tempo
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modificarsi in peggio. La mia storia comincia, appunto, con
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dei miei rapporti con mia moglie, due avvenimenti quasi
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per il quale, nella mia serietà, immaginavo di non
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corso del lavoro, una mia insospettata vocazione. E quel
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esattezza l’inizio della mia carriera di sceneggiatore, ossia
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i miei rapporti con mia moglie incominciarono a peggiorare
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dal generale colore della mia vita, ma che, in
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sempre, infine, a questa mia domanda ella rispondeva, sia
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nella rassegnazione, che la mia assenza le dispiaceva. Tanto
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allorché le annunziavo una mia assenza, ella si limitava
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addirittura desiderare che la mia assenza durasse più a
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di quanto fosse la mia intenzione. Le dicevo, per
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dispiacere, anzi accettava la mia assenza con placidità se
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in un vaso, sulla mia scrivania, le mie carte
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qualche tempo, dimenticare la mia angoscia. Ho detto che
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qualche cosa che nessuna mia carezza sinora aveva mai
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difficili, sentivo che la mia irritazione e la mia
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mia irritazione e la mia insofferenza della povertà diventavano
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quella che colpiva la mia persona, ma anche quella
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fece alla notizia della mia iscrizione: «Ora, però, soltanto
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subito il cielo della mia vita tornò a rannuvolarsi
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affacciò di nuovo alla mia mente, in maniera repentina
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conto, subentrasse da parte mia un atto di fredda
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che se da parte mia ci fosse stata, come
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aveva già suscitato la mia rivolta; ma, come avviene
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del regista per ogni mia trovata o risoluzione, lodi
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mio dramma, in una mia commedia”. Inoltre, per una
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amara contraddizione, nonostante la mia ripugnanza, non riuscivo a
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Ebbene, con tutta la mia impazienza e il mio
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facessi avanti con la mia soluzione. E io, pur
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mio scrupolo e la mia facondia, non mi facevo
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senza crudeltà da parte mia, senza alcuna vera partecipazione
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alcuno sforzo da parte mia. Il tempo, infatti, li
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Confesso che, nonostante la mia crescente ripugnanza per quel
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Egli aveva circa la mia età; ma, come avviene
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ultima rata”». ¶ «Sì, è mia moglie», mentii, «ma tu
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là, allora... credo che mia moglie sarà contenta di
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io faccio colazione da mia madre». ¶ «Ma perché non
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un fatto che la mia mente considerava ormai indubitabile
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stesso. ¶ Come giunsi nella mia strada, mi riprese la
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Battista. Tutto dipendeva dalla mia spiegazione con Emilia e
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altra per tutta la mia vita. Emilia, però, non
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tante cose assurde della mia vita, una delle più
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seguirono con rapidità nella mia testa dolente, ispirandomi un
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eri a colazione fuori». ¶ «Mia madre, poi, mi ha
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non mi hai avvertito?». ¶ «Mia madre mi ha telefonato
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tacqui e sedetti a mia volta sul sofà. Ella
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capezzale e sentii la mia risoluzione affermarsi: era finita
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Battista, udii quella di mia suocera, che domandava: «Riccardo
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prese il ricevitore dalla mia mano senza ringraziarmi né
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a lungo e nella mia impazienza dolorosa e apprensiva
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lunghe, grandi mani sulla mia fronte, come a scacciarne
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di rispondermi. Evidentemente questa mia brusca dichiarazione l’aveva
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capo, e attirava la mia testa contro il proprio
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la sua mano sulla mia fronte. In realtà speravo
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del resto, tutta la mia vita. In seguito, come
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in qualche modo la mia disperazione e al tempo
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al tempo stesso la mia volontà fermissima di farla
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quasi sorpreso da questa mia scoperta, rivolgere la mente
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mio cuore e della mia mente. Finalmente, come si
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meno di avviare la mia sostituzione: come in passato
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sua vita, bensì nella mia. ¶ Ero così assorto in
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tuttavia, anche per la mia ripugnanza a chiamare chicchessia
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scrivere la sceneggiatura... e mia moglie ed io abiteremo
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Emilia avrebbe disapprovato la mia fretta. “Avrei dovuto dirgli
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irritato, “che dovevo consultare mia moglie”. E il calore
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adesso, pareva sconcertato dalla mia mancanza di entusiasmo e
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intenzioni celassi dietro la mia freddezza. Finalmente parve rimandare
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per non rimunerare la mia fatica. Avveniva sempre così
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cascare dall’alto la mia collaborazione. Risposi, asciutto: «Dico
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riaffiorare alla superficie della mia memoria un ricordo che
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l’aveva strappato alla mia vanità maschile con la
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attirando di sbieco la mia bocca contro la sua
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con un sorriso la mia obbiezione. «Fedeltà, signor Molteni
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si opporrà che la mia spiegazione non era rimandata
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lavoro avrebbe calmato la mia ansietà o per lo
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si fece strada nella mia mente: “Ora dovrò far
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Siediti qui». Sedetti a mia volta davanti a lei
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tanto spregio era la mia vita degli ultimi due
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cercando di padroneggiare la mia voce fino ad un
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poco sentivo posarsi sulla mia testa la sua grande
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una dimensione che nella mia mente non avevano mai
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debolezza stupida da parte mia... ma non ci fu
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diniego: come se la mia supposizione le fosse sembrata
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stata addirittura sorpresa dalla mia supposizione, tanto era lontana
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sua indifferenza. ¶ «Anche la mia». ¶ «Beh, devo andare», ella
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seguendo il filo della mia riflessione, «un bacio è
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cercando di esprimere la mia difficile e oscura intuizione
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Emilia parevano affondare nella mia sensibilità ogni minuto un
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macchine di lusso, la mia piccola automobile utilitaria ci
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in là, e la mia infelicità che mi faceva
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il fiore terminale della mia condotta era stato illuminato
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essere consapevole di ogni mia benché minima azione. Le
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noi, almeno da parte mia; ma soltanto impotenza. Io
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disprezzava per reazione alla mia violenza. Insistetti, cautamente: «Confessalo
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insolitamente risoluto. Ma la mia sorpresa durò poco. Io
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conto ed uscii a mia volta. ¶ Fuori del ristorante
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mi abbandonai a questa mia nuova vena che immaginavo
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Emilia... Emilia...», e la mia voce finì quasi in
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sono tutta fradicia... la mia testa è bagnata... domani
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tre questioni vitali della mia vita, come mi accorsi
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conto, tuttavia, di questa mia insufficienza; e pur giacendo
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quelle tre questioni, la mia immaginazione cessava di camminare
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lasciarmi, ora spiegando la mia situazione, ora addirittura discorrendo
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e le persone della mia vita si confondevano nella
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vita si confondevano nella mia bocca in un discorso
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di respirare. Tutta la mia persona si ribellava con
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già avvenuto e la mia solitudine era già incominciata
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avvertivo in fondo alla mia sensibilità ottusa, dolente e
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per la rovina della mia vita, ma per un
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con voce improvvisamente esasperata: «Mia madre non mi vuole
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che ha affittato la mia stanza ad un appigionante
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dalla parte opposta alla mia, continuava a piangere in
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guardare la nudità di mia moglie di soppiatto, con
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vattene». Doveva esserci nella mia voce non so che
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strada, trovammo accanto alla mia piccola macchina utilitaria, la
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venga con me, nella mia macchina: Rheingold andrà nella
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Mi riscossi, salii a mia volta, accesi il motore
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velocità mediocre consentita dalla mia piccola macchina, la strada
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Penelope... questa è la mia conclusione, Molteni». ¶ Non dissi
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alla luce di questa mia interpretazione, che è la
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molto di interrompere quella mia rapita contemplazione degli spazi
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e credo che la mia risposta sarebbe stata tale
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a sua moglie una mia proprietà vicino a Roma
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con decisione verso la mia. ¶ «Ehi», gridò Battista, «la
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senza insistere. Invece, con mia leggera meraviglia, ci corse
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incerto, fermo presso la mia automobile, guardando Emilia e
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massimo della velocità la mia piccola macchina impotente; e
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tanto si riunivano sulla mia testa formando una viva
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avessi voluto, tanto la mia mente era offuscata dalla
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azzurro. Ella ascoltò questa mia spiegazione con curiosità, come
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una riconciliazione e nella mia mente la lucertola azzurra
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alla notte, ecco la mia mente tornare quasi mio
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fretta dalla sala. A mia volta mi allontanai verso
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diritto di disprezzarla a mia volta; anzi, non sapevo
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cui si dibatteva la mia vita così nei miei
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e immobilità, così la mia mente alla fine si
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lavoro: bellezza, silenzio, tranquillità, mia moglie con me, nessuna
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e più creativo della mia vita... Lo so che
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condotta di Battista verso mia moglie? Non lo sapevo
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in maniera indiretta la mia disperazione per l’infedeltà
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me o meglio della mia esistenza, in un modo
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volta di più la mia inquietudine. Ad una mia
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mia inquietudine. Ad una mia frase insignificante: «Potremmo uscire
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io sentii raddoppiarsi la mia inquietudine. E sebbene, come
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salotto. ¶ CAPITOLO SEDICESIMO ¶ La mia camera comunicava con quella
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la tua presenza nella mia vita... I nostri rapporti
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ma tu sei sempre mia moglie e io, te
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la colpa è stata mia». ¶ «Non dirò nulla di
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volte». Ella resisteva alla mia mano, pur senza svincolarsi
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la sua mano dalla mia, con un movimento sornione
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avanti e soprattutto la mia condotta mi apparivano in
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e non compromettere la mia libertà d’azione con
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le stavo spiegando la mia interpretazione dell’Odissea durante
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avvertendo qualche ironia nella mia voce, «molto psicologico... e
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Ma questa volta, con mia meraviglia, Rheingold non si
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era stato rivelato dalla mia reazione eccessiva. Così, dopo
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per un momento, la mia vita fu davvero in
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accolto la notizia della mia morte, e allora mi
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quasi maliziosa, toglieva alla mia esaltazione ogni carattere disinteressato
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disegno, il quadro della mia situazione presente si completò
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tutto: avevo esaminato la mia situazione fino in fondo
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annunziare al regista la mia decisione, davvero irremovibile questa
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Rheingold ad annunziargli la mia decisione. Con la stessa
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cui avrei attribuito la mia decisione ad una incompatibilità
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fosse venuto incontro alla mia fame. E questo consenso
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ambiguo una conferma della mia inesistenza. Dissi con voce
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quale ella accoglieva la mia rivelazione; e anche, in
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la meraviglia per questa mia visita a quell’ora
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comunicarle il risultato della mia riflessione». ¶ «E qual è
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Rheingold non accolse questa mia dichiarazione con sorpresa: evidentemente
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perché, mi irritò a mia volta. Non avevo pensato
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di Omero è la mia», egli disse con convinzione
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in avanti, «è la mia, Molteni». ¶ Non sapevo neppure
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piuttosto che sdegno, nella mia voce si esprimeva un
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dolore che era nella mia voce e, tutto ad
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non vuol fare la mia sceneggiatura oppure non vuol
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molto sollevato da questa mia proposta. Tuttavia insistette: «E
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po’ stupito da questa mia domanda, «lo conosco... sebbene
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me stesso e della mia vita come avrebbe dovuto
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in confronto con la mia effettiva impotenza. Tuttavia riuscii
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musica discreta, sentii la mia furia sbollire, pur restando
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aveva ribattuto che questa mia aspirazione non poteva essere
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non dovevi farlo». ¶ A mia volta mi irritai: «Ma
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rendi conto che la mia situazione non è più
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lo fai a causa mia, sei ancora in tempo
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cosa spregevole... ora questa mia decisione, oltre a tutto
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suo disprezzo ad una mia spregevolezza originaria, nativa, senza
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troppo tardi... io la mia idea su di te
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motivi, senza riferimenti alla mia condotta, come si è
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di casa... e siccome mia madre non mi vuole
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io resto qui». ¶ A mia volta mi infuriai: «Tu
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decisi: andai in camera mia e girai la chiave
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potuto offrirle con la mia condotta. Il disprezzo era
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mio vanto e la mia giustificazione. Io dovevo pensare
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dovere esercitare intrepidamente la mia intelligenza in presenza di
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sensazione scorante di una mia supposta, seppure non provata
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dunque poteva consistere questa mia spregevolezza? Invincibilmente, adesso, mi
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conto, aveva definito la mia posizione di fronte ad
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di Battista e quella mia. Ella può certo capire
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di levarsi fino alla mia interpretazione o meglio a
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Rheingold, e, finalmente, la mia che sentivo la sola
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del regista; infine la mia, senza dubbio la più
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più vera, derivava dalla mia aspirazione forse impotente ma
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andai a chiudermi nella mia stanza. Ma non avevo
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mi alzai, tornai nella mia stanza. Mi sentivo distratto
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caffé, e, quasi con mia meraviglia, perché mi sembrava
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mi sembrava che nella mia situazione non avrei potuto
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di giugno stava sulla mia testa, mi circondava di
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grazia muliebre. Consapevole della mia meraviglia, sorrideva e mi
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a tastoni. Ma la mia mano non incontrò che
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che si incurvava sulla mia testa. E vidi allora
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seduta a poppa della mia barca, non più ostile
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dell’allucinazione. ¶ Emilia, per mia fortuna, non mi riapparve