Matilde Serao, Addio, amore!, 1890

che le tintinnavano: ¶ - Madonna mia, Madonna mia - diceva fra

tintinnavano: ¶ - Madonna mia, Madonna mia - diceva fra sè, angosciata

Io ti adoro, anima mia diletta. ¶ - Se mi vuoi

tranquilla... ¶ - Ti adoro, creatura mia cara... ¶ - Promettimi che non

Dias aveva ragione, Anna mia. Io non posso sposarti

i suoi fremiti. ¶ - Anna mia, pensa bene. Le nostre

paese. Tu sei la mia patria. ¶ - Fuggire, una fanciulla

non gli altri. ¶ - La mia famiglia sei tu: portami

io possa avere la mia fortuna. Portami via. ¶ - E

ti preoccupi? E la mia? Onorata, stimata, amata, io

non vi è parola mia che non sia menzogna

qui, avendo abbandonato la mia stanza, durante il sonno

durante il sonno di mia sorella, sono fuori della

sorella, sono fuori della mia casa, di notte, insieme

dalle speranze di Anna. ¶ - Mia sorella è peggiore di

era insopportabile, accanto a mia sorella che possedeva il

con te, che la mia fortuna sarebbe bastata alla

proclamata la libertà della mia persona, e ho trovato

quando la violenza della mia passione per te, amore

salotto, parlare quietamente con mia sorella Laura, quasi nulla

butto via tutta la mia vita, per un sogno

non hanno accompagnato la mia adolescenza? Per chi debbo

in cui riceverai la mia lettera, venerdì, lascia la

scoprano? Ti meraviglia questa mia lucidezza di mente, questa

questa l'ultima lettera mia che tu ricevi. Perchè

sono fuggita di casa mia. ¶ - No, Anna - mormorò lui

che sei tutta la mia luce, mi è parso

vedi la ragione della mia condotta, mi disprezzerai, mi

questo amore.... Oh anima mia, anima mia diletta, tu

Oh anima mia, anima mia diletta, tu vuoi dunque

se ti parlavo, la mia voce faceva scintillare di

Io son fuggita dalla mia casa, dalla mia famiglia

dalla mia casa, dalla mia famiglia, da dieci ore

uomo onesto, ecco la mia colpa... ¶ - Non ti conosco

detto... ¶ - Non vi agitate, mia cara, parleremo poi - disse

giudico, Anna. ¶ - Laura, Laura mia... ¶ - Quietati, Anna. ¶ Il tono

ne prego. ¶ - Non posso, mia cara. Dovete prima convenire

Ognuno ama come può, mia cara - ribattè Cesare, glacialmente

tutta la vita. Cara mia, quello è un martire

le sue. ¶ - State meglio, mia cara? ¶ - Grazie, molto meglio

di questa affettuosa difesa, mia cara! - esclamò, ridendo, Cesare

il suo parere. ¶ - Nella mia qualità di centenario, resto

non è questa la mia opinione. ¶ - Voi avete un

delle ragazze non contano, mia cara. Siete molto intelligente

d'insistere su ciò, mia cara - disse Cesare Dias

contato i giorni della mia assenza. Io v'intendo

Non conoscete la vita, mia cara. Un matrimonio d

possibile. ¶ - Ah no, poi, mia cara: queste disgraziate ambasciate

tutore, ma avrei preferito, mia cara, che Francesco Acquaviva

tratto, perchè aveva capito. ¶ - Mia cara, voi avete dunque

una fuga da casa, mia cara, niente altro che

altro, non vi sposerebbe, mia cara. È duro, è

mai... Voi sorridete della mia parola mai, è vero

giuocato così follemente la mia vita... ma non sapevo

gran parte dell'anima mia è inconscia di quello

tardi per riparare alla mia infelicità e a quella

per farmi perdonare la mia mancanza di forze; quando

Quando siete vicino, ogni mia fiducia in me stessa

Io ripenso la vita mia passata - giustamente e crudelmente

Pompei - il primo della mia vera vita! - io aveva

regolavano, forse sregolavano la mia esistenza; esse crollarono, esse

distrutte, esse sparvero dalla mia anima, per sempre, da

e che l'anima mia vuole venire dietro la

e balda fede della mia gioventù; e temo di

non mi lasciate alla mia debolezza, alla mia fragilità

alla mia debolezza, alla mia fragilità, non mi togliete

lasciate che l'anima mia cammini accanto alla vostra

leva per sorreggere la mia esistenza. Amico, amico, amico

all'immensa altezza della mia idea amorosa, che ne

ho deturpata tutta la mia giovinezza, cercando di soffiar

odiare me stessa, la mia cieca fede, la mia

mia cieca fede, la mia cieca ostinazione, la mia

mia cieca ostinazione, la mia folle superbia, tutta la

folle superbia, tutta la mia pazza illusione. Non posso

vergogna, ma è stato mia decadenza d'anima. E

delle cose umane alla mia anima. Adesso... io non

lontano, dunque: e la mia vita è stata assai

innanzi di nuovo alla mia sorte, che non era

anche io abbia la mia parte di gioia, poichè

miei occhi, che la mia voce, che la genuflessione

parole, dove l'anima mia si genufletteva, non vi

nelle impressioni, solitaria nella mia collera e nelle mie

isdegno. Ma attraverso la mia alterigia, la mia ostinazione

la mia alterigia, la mia ostinazione e la mia

mia ostinazione e la mia debolezza, è passata la

riarsa nella sera della mia fuga, tornando da Pompei

Dopo... tutta l'anima mia, trasformata, non poteva che

silenziosa: ma la passione mia preferirà l'ombra. Io

ne dolgo, e la mia disperazione soltanto m'induce

siete stato testimone della mia miserabile tragedia; voi mi

d'amore: attraverso la mia anima, un ciclone morale

spiegarvi la ragione della mia umiltà, per farvi vedere

sua mano carezzevole sulla mia fronte? Ah, voi siete

lo stato dell'anima mia. ¶ "Voi avete, adesso, la

adesso, la misura della mia passione e sapete perchè

amare: voi conoscete la mia assoluta sfiducia in me

mortificate, lasciatemi solitariamente alla mia passione, ricordatevi che una

di soffrire, perchè la mia sofferenza m'inebria. Ah

soffro, la colpa è mia; e non può consolarmene

una volta. ¶ - E perchè, mia cara, procurarvi tale tortura

Non mi raccontate nulla, mia cara, io intendo, io

io ho scritto la mia sentenza di morte. ¶ VII

altre parole umane: Madonna mia, mamma mia. Ella balbettava

umane: Madonna mia, mamma mia. Ella balbettava in se

eravate, che siete la mia luce! Invano. Qui, ho

delle giornate a pregare mia madre e la Madonna

La follia è stata mia. Convengo di essere squilibrata

miglior soluzione? ¶ - Quale? ¶ - La mia morte. Ah, che riposo

dare una ragione della mia scomparsa, a mia sorella

della mia scomparsa, a mia sorella, a voi, a

mano che stringeva la mia, mi ha dato un

facciamo questi discorsi? La mia anima si assopiva in

che so tutto! La mia immensa speranza è decaduta

ho visto fiammeggiare la mia sentenza, in caratteri di

permesso di unire la mia debole e combattuta giovinezza

chiedeva compenso, trascorrrere la mia vita, sino all'ultimo

pur di finire la mia esistenza vicino a voi

le benedette anime di mia madre e di mio

bene che porto a mia sorella Laura, per il

di me e della mia freddezza? ¶ - No, non mi

vostra vita e della mia. ¶ - Voi mi lascerete partire

gelosa: non vedrete la mia gelosia, mai. Volete ch

vita. ¶ - Siate dunque la mia sposa e la mia

mia sposa e la mia amica - egli disse risolutamente

passionale donna che sei, mia cara, se non detestassi

vengono a trovar te, mia cara. ¶ - Ti mariterai anche

vostro ritorno, cara signora mia... ¶ In verità, se le

da me? ¶ - Niente, signora mia, niente - rispose egli subito

più. Ma conservo la mia opinione: un giorno, mi

io mi guadagnerò la mia parte di paradiso. Andiamo

Ma tu vuoi la mia disperazione, Dias? Non vedi

Così. Porto meco la mia infelicità. ¶ - Credevate che Sorrento

Anna, non per causa mia, per un altro: eppure

Io abito ufficialmente con mia madre, a via Tribunali

di famiglia. Ma la mia casa vera, è al

servo, ricordatevi che la mia giornata passa, aspettandovi. ¶ - Ma

come voi... Gitterei la mia vita. ¶ - Vedete! Ma dimenticate

non volesse salutarlo. ¶ - Marchesa mia, avete una nipote veramente

Taci, taci, tu sei mia sorella, tu sei una

pudore, tu, figlia di mia madre: tu hai straziato

amore durerà quanto la mia vita, Laura. ¶ - Ed il

come il tuo, la mia anima è inebbriata di

affascinato me. ¶ - Oh Madonna mia, Madonna mia, io debbo

Oh Madonna mia, Madonna mia, io debbo uccidermi, dunque

vita, Laura, Laura, sorella mia! Vedi, tu mi hai

mattina, vieni in camera mia - Anna". ¶ Chiuse la letterina

giuro sulla memoria di mia madre - gridò ella - che

vecchio, resto a casa mia. ¶ - Io te ne prego

di più che la mia virtù: e io fuggo

Io voglio separarmi da mia sorella, ecco tutto. ¶ - E

rispose tranquillamente. ¶ - Oh Madonna mia! - ella disse, sottovoce, vacillando

in che consiste la mia... infamia, non avete voi

avete consumata molta della mia pazienza. ¶ - Ma Laura nulla

t'ha detto? ¶ - Nulla, mia cara signora. ¶ - E dove

tu osi burlarti della mia collera! Tu vorresti esser

io ti annoio, la mia voce ti dà fastidio

può farmi deviare dalla mia strada: io non ti

sera, fra te e mia sorella! Sotto i miei

mi ha fatto Laura, mia sorella! ¶ E buttata sulla

ti ho dato la mia gioventù, la mia bellezza

la mia gioventù, la mia bellezza, tutto il mio

mio cuore, tutta la mia anima, che ti adoro

hai il segreto della mia esistenza? Hai dimenticato questo

il mio amore, la mia felicità: e il terribile

soffri di dilatazione cerebrale, mia cara. Non si trattava

labbra, Cesare. ¶ - È la mia consuetudine: nè l'ho

è assai cambiato. ¶ - È mia sorella, Cesare! ¶ - Questo è

Acquaviva, quella! Dinanzi alla mia collera, dinanzi alla mia

mia collera, dinanzi alla mia disperazione, l'altra infame

ti adorerà sempre; è mia sorella, ha al cuore

una laidezza mediocre, e mia sorella diventa una volgare

l'amore colpevole di mia sorella, il tuo capriccio

tuo capriccio, e la mia disperazione, tutto nel fango

d'aver dato la mia mano a un cadavere

di aver unita la mia vita a una mummia

si dovrà mai avere, mia sorella, la creatura purissima

figura di castità della mia casa! Ma hai tu

favorito così amabilmente la mia definizione, permettete che io

che sei, un vigliacco! ¶ - Mia cara, voi siete una

intendendo. ¶ - Siete una seccatrice, mia cara. ¶ E veramente, l

come voi... ¶ - Avresti preferito mia sorella? - ella chiese, esasperata

mi hai tradita con mia sorella! ¶ - Signora Dias, voi

vi ho tradita, affatto, mia cara. Tutto quel che

io stessa, con la mia stessa volontà, in una

una infamia simile alla mia, perdonami! ¶ Egli, forse, sentì

pazzo. ¶ - Tu sei la mia adorata, l'adorata sovra

vi tortura? Povera amica mia, voi siete venuta qui