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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Italo Calvino, Fiabe italiane, 1956

concordanze di «mio»

nautoretestoannoconcordanza
1
1956
mai avrà da misurare mio fratello che non ha
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1956
andò dal contadino. – Cognato mio, disgrazia! Fratello tuo è
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1956
era questo ciabattino? ¶ – Un mio collega che hanno squartato
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1956
Parli! Sono felice! Amore mio! ¶ Passata la prima meraviglia
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1956
poveretta. ¶ – Perché? Hai stregato mio figlio, brutta strega, e
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1956
Papà, papà, ecco il mio fidanzato! Si chiama Re
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1956
papà, vieni che il mio fidanzato parla! ¶ Venne il
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1956
nella mia stanza col mio dispiacere e non voglio
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1956
altra casa: ci sta mio fratello: chiedi a lui
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1956
Turca-Cane, ¶ Risvegliati, Re mio, che ce ne andiamo
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1956
bello! Mettiteli indosso, fratello mio, che voglio vedere come
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1956
domandava: – Cos’hai, fratello mio? ¶ E lui: – Niente… ho
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1956
dovete mangiarle per amor mio. S’è sposata mia
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1956
a piangere gridando: – Fratello mio! Fratello mio! – Le dame
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1956
gridando: – Fratello mio! Fratello mio! – Le dame lo confortarono
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1956
Chi sa che, ungendo mio fratello con la stessa
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1956
l’ora in cui mio padre s’alza, prende
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1956
ora, – disse lei, – che mio padre s’alza e
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1956
L’ora in cui mio padre torna da teatro
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1956
L’ora in cui mio padre si mette a
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1956
L’ora in cui mio padre chiama per il
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1956
Quello che vuoi, marito mio. ¶ – Ogni sera, a Corte
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1956
buscarne, buscale per amor mio. ¶ La sera, di nuovo
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1956
Perché l’uccello è mio. ¶ – Il mio padrone mi
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1956
uccello è mio. ¶ – Il mio padrone mi disse che
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1956
perché l’uccello era mio. ¶ Il garzone disse tutti
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1956
riconobbe lo sposo. – Marito mio! – gli disse, – torna a
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1956
casa con me, marito mio! – e si mise a
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1956
diceva la poverina. – Marito mio accompagnami! – E l’uccello
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1956
vedova, – che adesso torna mio figlio e vi ammazza
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1956
disse la donna. – Aspetto mio figlio che è andato
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1956
State attento, perché se mio figlio se ne accorge
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1956
dal mondo? ¶ – Ma è mio figlio, – disse la vedova
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1956
gli disse la vedova. – Mio figlio è tornato, col
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1956
disse anche lei: «Questo mio figlio dev’essere un
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1956
basta che resti di mio figlio. ¶ Quando il sarto
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1956
poco. ¶ – L’onore è mio, – il giovane rispose. ¶ Entrato
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1956
T’ho riconosciuto: sei mio fratello! Questa è la
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1956
e i frutti nel mio giardino. ¶ – Io non ho
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1956
Come vi chiamate? ¶ – Col mio nome. ¶ – E dove state
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1956
Come vi chiamate? ¶ – Col mio nome, – e così via
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1956
Maestà? ¶ – Hai fatto che mio figlio si consuma per
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1956
guerra che fecero a mio marito! ¶ – Meschinella, avete ragione
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1956
mano, papà. – Addio figliuzzo mio. – Addio Pippina. – Addio mamma
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1956
che diceva: ¶ Ahimè, fratello mio, ahi Baldellone, ¶ Sepolto sei
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1956
e dire: ¶ Ahimè, fratello mio, ahi Baldellone, ¶ Sepolto sei
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1956
aveva detto: ¶ Ahimè, fratello mio, ahi Baldellone, ¶ quando il
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1956
vostri comandi, Maestà! ¶ – Alzati! Mio figlio s’è incapricciato
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1956
il perché. ¶ – Perché il mio ciuco butta danari. ¶ – E
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1956
mica detto niente al mio ciuco? ¶ – No, e che
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1956
Ntoni tuo! ¶ – Ah fuoco mio! Sei tornato, finalmente! Credevo
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1956
mamma tua, di’: «Tovagliolo mio, apparecchia tavola!» ¶ Il ragazzo
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1956
salvietta e disse: – Tovagliolo mio, apparecchia tavola! – E ne
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1956
Ah! – fece lui. – Ventre mio, fatti capanna! Adesso la
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1956
bene, poi disse: – Tovagliolo mio, sparecchia tavola! – e si
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1956
salvietta e disse: – Tovagliolo mio, apparecchia tavola! – e ne
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1956
cosa ne esce. Tovagliolo mio, apparecchia tavola! Tovagliolo mio
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1956
mio, apparecchia tavola! Tovagliolo mio, apparecchia tavola! ¶ Ma per
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1956
quanto lui ripetesse: – Tovagliolo mio, apparecchia tavola! – non ne
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1956
E come stai, bello mio? Cosa t’han fatto
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1956
disse il padre: – Figlio mio, a forza di risparmi
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1956
uscirò saprò il fatto mio, e mi basterà darmi
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1956
venuto a ripigliarmi il mio ragazzo, – disse il padre
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1956
padre, senza perder tempo: – Mio figlio è questo, sento
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1956
discorso al padre: – Tata mio, i cento ducati sono
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1956
Permettimi di mostrarmi nel mio vero aspetto, e ti
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1956
miei e l’uomo mio hanno da scialare!» Cogli
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1956
una stanza. ¶ – Uh, tata mio! – disse il figlio, – sapessi
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1956
i miei figli? ¶ – Signore mio, – disse la schiava, – sapesse
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1956
incantesimo io… A modo mio, vedrete… Vi prego, lasciatelo
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1956
fatta la volontà di mio padre. ¶ Così la Principessa
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1956
Re. ¶ – Così ha decretato mio padre, – disse il giovane
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1956
braccia al collo: – Fratello mio! – E il Re riconobbe
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1956
abbondante. ¶ – E se questo mio figlio non nascesse? ¶ – Avrai
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1956
debito, ricordati. Liombruno è mio. ¶ – Signorsì. Ma tra tredici
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1956
fai, ragazzo? – disse. ¶ – Aspetto mio padre. ¶ – Tu devi venire
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1956
me e sarai il mio sposo. ¶ Cominciò per Liombruno
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1956
disse al rubino: – Rubino mio, trasforma questa povera capanna
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1956
dentro. – Dove siamo? Marito mio, dove siamo? – esclamò la
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1956
al rubino: – Rubino, rubino mio, fa’ comparire qui la
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1956
ripeté al rubino: – Rubino mio, voglio che la Fata
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1956
le lenzuola. ¶ – O Scirocco mio bello! Tu mi devi
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1956
ragione: – Ma perché, fratello mio, non si sta bene
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1956
sarà segno di qualche mio gran malanno. ¶ Dopo queste
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1956
disse uno, – e questo mio compagno ne vuole una
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1956
qualche gran disgrazia a mio fratello Cannelora. Voglio andare
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1956
Benvenuto l’amico del mio sposo! – disse la Fata
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1956
abbracciò e gli disse: – Mio caro, tutti i nostri
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1956
mondo. Tu sarai il mio sposo. ¶ Poi chiamò un
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1956
l’amico diletto del mio sposo ed è anche
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1956
infilzato un fico sul mio fuso, venga su che
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1956
per l’anima del mio Filo d’Oro che
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1956
essere la mano di mio figlio. Ma la vedremo
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1956
sono le nozze di mio figlio. Tu terrai il
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1956
Tu che hai incantato mio figlio potrai avere un
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1956
fronte gridando: – Oh, figlio mio! – e Filomena diede subito
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1956
in mare e al mio posto ha messo sua
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1956
mare ¶ Ché il fratel mio Belmiel mi vuol parlare
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1956
sposo e portategli il mio ritratto. ¶ Il figlio del
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1956
Lo vuoi vedere, figlio mio, quel ritratto? ¶ – Ditegli che
101
1956
strugge in lagrime! ¶ – Figlio mio, – andò a dire la
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1956
in sposa a nome mio. ¶ I servitori andarono, coi
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1956
lei gli disse: – Marito mio, siete ancor giovane e
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1956
piano: – Domani va’ da mio padre, e digli che
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1956
muore? Ah? Povero figlio mio!» e sbottò in un
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1956
mi muore? ¶ – Ah! Povero mio nipote! ¶ – Ah! Povero figlio
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1956
nipote! ¶ – Ah! Povero figlio mio! ¶ E le due donne
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1956
è successo? ¶ – Ah! Marito mio, sapessi! Stiamo pensando che
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1956
la sposa: – Ah! Marito mio! Stiamo pensando che noi
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1956
mi toccherà perdere il mio tempo con questi mammalucchi
111
1956
gli disse quella. – Il mio uomo è morto, e
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1956
domani mattina, portamelo al mio palazzo –. E se ne
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1956
il sangue. ¶ – Eh, figlio mio, chi è bianca non
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1956
E il vecchierello: – Figlio mio, chi è bianca non
115
1956
date quella melagrana? Ho mio marito che sta per
116
1956
il Re, – e il mio Regno si perderà. ¶ – Se
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1956
in fondo: – Nipote, nipote mio! Chi t’ha portato
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1956
il giovane rispose: – Il mio padrino! ¶ – No, nipote mio
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1956
mio padrino! ¶ – No, nipote mio, – disse la nonna, – quello
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1956
Lei pensò: «È il mio cavaliere, quello che vedevo
121
1956
andarlo a dire a mio padre e a mia
122
1956
rispose la madre: – Figlio mio, mi restano solo dieci
123
1956
un’arte per conto mio. ¶ La madre gli diede
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1956
Favonio, vuoi essere il mio sposo? ¶ Il Favonio era
125
1956
traditrice della memoria di mio padre col moro vivo
126
1956
bene come dite, padre mio, – gli disse un giorno
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1956
mi fa morire! ¶ – Figlio mio, sei matto, – rispondeva la
128
1956
mi fa morire! ¶ – Figlio mio, prova ancora, – disse la
129
1956
A questo punto, figlio mio, non ti resta che
130
1956
quel miele? ¶ – Ih! Compare mio, che vuoi da me
131
1956
la volpe: – Uh! Compare mio, è così lontano! ¶ – Ma
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1956
gli disse: – Uh, compare mio, e cos’è stato
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1956
casa. ¶ – Ahi, ahi, compare mio, – gemeva la volpe, – come
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1956
la madre disse: – Marito mio, quello ci ridurrà certo
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1956
casa, gli disse: – Figlio mio, non puoi continuare a
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1956
fatto quel debito, marito mio; basta che quel diavolo
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1956
non possono essere che mio padre e mia madre
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1956
Re. Voglio tentare. ¶ – Figlio mio, – rispose il maggiordomo, – te
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1956
trovò un consigliere. – Figlio mio, vuoi sentire il consiglio
140
1956
vi mando un amico mio e tutto quel che
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1956
Mi manda l’amico mio perché mi carichiate. ¶ Tutti
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1956
Otranto) ¶ 127 ¶ Ari-ari, ciuco mio, butta danari! ¶ C’era
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1956
digli: «Ari-ari, ciuco mio, butta danari!» E il
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1956
disse: – Ari-ari, ciuco mio, butta danari! – E lui
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1956
così si chiamava). Intanto mio padre s’era fatto
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1956
e me lo meritavo. Mio padre faceva fare intanto
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1956
lì sul trono al mio fianco. Il paggio fu
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1956
portato al cospetto di mio padre: appena fu davanti
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1956
del momento, raccontai a mio padre il perché di
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1956
di quella sua vendetta. Mio padre, uomo severissimo, appena
151
1956
severissimo, appena intese il mio racconto, comandò che io
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1956
sposarvi, perché questo è mio marito, ed è vivo
153
1956
lui, è lui il mio sposo! – disse la maggiore
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1956
Dove siete capitato, signor mio… – disse, con una voce
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1956
Londra e vado da mio zio Re di Parigi
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1956
e tu far da mio servitore, cosicché il Re
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1956
E l’assassino: – Il mio servitore è capace di
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1956
zio, non piangete, il mio servitore dice che è
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1956
Re disse: – Fioravante, nipote mio, prendi questo assassino e
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1956
sposi. ¶ E Fioravante: – Se mio padre mi dà licenza
161
1956
corredo di sposo di mio figlio. ¶ Il figlio del
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1956
giovane. – Questo è il mio fratellino che è nato
163
1956
a conoscere un po’ mio nonno –. E la mamma
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1956
lui rispose. ¶ – Ah, caro mio! Ti ci vuole un
165
1956
il giovane, – salite sul mio cavallo, – e la prese
166
1956
Pagherei a sapere perché mio figlio se ne sta
167
1956
dubiti, Maestà, farò del mio meglio. ¶ Appena il Re
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1956
che farei tutto il mio meglio, – disse la ragazza
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1956
che vuole rovesciare il mio trono. Ho fatto mettere
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1956
appiccare il fuoco al mio palazzo! Per fortuna ce
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1956
metterla nel letto al mio posto e vedere se
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1956
sorta, escluso voi e mio padre –. (Padre chiamava il
173
1956
sul tavolo. ¶ – Bravo il mio Cecino! – disse la donna
174
1956
Macché solo. Discorrevo con mio figlio. ¶ – E dove l
175
1956
mia sorellina. Perdonate il mio ardire, ma mia sorella
176
1956
dei Pavoni. – Eccolo il mio sposo, – disse la ragazza
177
1956
canino. – È stato il mio compagno per tanto tempo
178
1956
la maggiore: – Venderò il mio gomitolo e ci compreremo
179
1956
giusto. Domani mettiti il mio abito, acconciati a mia
180
1956
avete visto passare il mio cestello? – e tutti le
181
1956
L’avete visto il mio cestello? ¶ – Vieni qua, – le
182
1956
cosa ci trovi nel mio letto? – Era un letto
183
1956
che aveva trovato il mio cestello, perché io le
184
1956
Avete visto passare il mio cestello? ¶ – Vieni qua che
185
1956
Quattordici disse: – Prenditi il mio padrone e tornatene all
186
1956
fai di bello, figlio mio? ¶ E lui: – Quel che
187
1956
trenta, facciamo trentuno: tata mio, fatemici provare anche a
188
1956
correte da Sua Maestà mio padre e ditegli che
189
1956
di mia figlia e mio erede. In quanto a
190
1956
un fiore? ¶ – Ah, figlio mio, sapessi, – disse la balia
191
1956
mare ¶ Ché il fratel mio Belmiel mi vuol parlare
192
1956
tradimento della balia, fratello mio, – e gli raccontò la
193
1956
liberatore mio e del mio popolo, – disse la Regina
194
1956
Regina. – Tu sarai il mio sposo e Re per
195
1956
Ero in carrozza con mio padre e mio fratello
196
1956
con mio padre e mio fratello, e a una
197
1956
di fortuna, visto che mio babbo m’ha lasciato
198
1956
dire la verità, il mio babbo non lo sapeva
199
1956
dietro la carrozza e mio babbo è partito. Adesso
200
1956
potrei rubarglielo e mandare mio figlio dalla Principessa», e
201
1956
non posso alloggiarti perché mio marito non vuole che
202
1956
me, e di diventare mio marito. ¶ – Aspetti a giudicarmi
203
1956
fece coraggio. ¶ – Allora il mio indovinello è questo, – disse
204
1956
mettessi d’accordo con mio padre per un accomodamento
205
1956
Ci andrai a nome mio, e te lo darà
206
1956
da vendere, però col mio padrone è meglio che
207
1956
meriti questo premio. Il mio segreto è questa bacchetta
208
1956
questa! – pensò. – Se no mio fratello non l’avrebbe
209
1956
bello, lo sceglierò per mio genero. ¶ I tre fratelli
210
1956
tappeti mi mancano! Nel mio palazzo c’è pieno
211
1956
che fa al caso mio! Quanto vi do? ¶ – Cento
212
1956
Presto: montate tutti sul mio tappeto. ¶ E il tappeto
213
1956
nulla in confronto del mio tappeto, perché per arrivare
214
1956
in tempo, solo il mio tappeto poteva servire, e
215
1956
di svago a quel mio bravo figlio. ¶ Andò dunque
216
1956
non dir nulla a mio padre, che io non
217
1956
darò per compagno il mio cacciatore, che sa il
218
1956
tu saresti stato il mio sposo. Ora dovrò andarmene
219
1956
non trovare pettini nel mio palazzo? O che le
220
1956
E cosa dirà il mio sposo, adesso? ¶ – Dovrà tenerti
221
1956
giorno gli disse: – Figlio mio, quella testa di bufala
222
1956
mi perdonate, ormai col mio sposo non c’è
223
1956
vieni con me nel mio palazzo. ¶ Vanno al palazzo
224
1956
voglio seminare a modo mio –. Pietro si mette a
225
1956
puoi considerarti come il mio vero figliolo, padrone di
226
1956
andrò alla villa di mio babbo per tenergli un
227
1956
che mi diede il mio sposo quando ci fidanzammo
228
1956
dimenticanza. Ma non è mio; è del cuoco. ¶ – Chiama
229
1956
lettera coi bolli di mio padre. E nella lettera
230
1956
erano un brutto segno! Mio padre sta per morire
231
1956
venite a trovarmi nel mio regno. Addio. Il bagno
232
1956
di dove siete? ¶ – Del mio paese. ¶ – E i vostri
233
1956
vostri genitori? ¶ – Sono il mio babbo e la mia
234
1956
vieni a stare nel mio palazzo. La Regina mia
235
1956
venuta, gli disse: – Figlio mio, è tempo che tu
236
1956
lasciatelo pure, perché è mio. ¶ – Come vostro? Se l
237
1956
carro, il carro è mio, e il vitello è
238
1956
Disse la Regina: – Il mio consiglio è questo. Il
239
1956
piangendo disse: – Povero il mio Giuseppe! A quest’ora
240
1956
Portogallo, – disse il giovane. – Mio padre e il suo
241
1956
Re di Danimarca. – Padre mio, vi supplico, mandate a
242
1956
piangere. – Vi prego, padre mio, – lei disse, – fatemi una
243
1956
Re di Danimarca è mio fratello. E ogni mese
244
1956
padre. ¶ – No, no, padre mio. ¶ – E allora, perché non
245
1956
non dire sciocchezze, figlio mio, – fece suo padre. ¶ – Sì
246
1956
Non lo so, padre mio, non lo so neanch
247
1956
piacere a diventare il mio vescovo? ¶ – Oh, magari, Maestà
248
1956
me alla capitale? Sarai mio amico. ¶ – Ahi, ahi, Maestà
249
1956
suo seguito: – Venite! Venite! Mio figlio è salvo! Mio
250
1956
Mio figlio è salvo! Mio figlio è salvo –. E
251
1956
dammi… ¶ – Che cosa, Maestà? ¶ – Mio figlio sta per morire
252
1956
con me, sarai il mio primo amico e il
253
1956
primo amico e il mio braccio destro: io sono
254
1956
c’è neanche nel mio piatto… ¶ – Eh, dev’essere
255
1956
che il palazzo del mio sposo sia messo sulla
256
1956
disse: – Comando che il mio palazzo stia laggiù dove
257
1956
moglie ed erediterai il mio regno. Basta che tu
258
1956
che tu sia il mio sposo! ¶ A tre a
259
1956
che ci vuole per mio figlio», si disse il
260
1956
suo padre. ¶ – Benvenuto, o mio figliolo bello, ¶ Che mercanzia
261
1956
preziosa fatto avete? ¶ – Padre mio, io vi porto un
262
1956
una pistola. ¶ – Fermati, figlio mio! – gridò il Re. – Saprai
263
1956
della Fata Alcina è mio padre. Ora io e
264
1956
l’omino. ¶ – Anche il mio cane muore di malinconia
265
1956
io il letto a mio fratello, – e tutti, credendo
266
1956
Se vi faccio entrare, mio marito mangerà anche voi
267
1956
prima che s’alzi mio marito! – Il gobbo ringraziò
268
1956
non ti mangerò, sarà mio danno. ¶ Al vedere la
269
1956
non ti mangerò, sarà mio danno. ¶ Al vedere la
270
1956
e la porterò da mio padre, che la riceverà
271
1956
lei, – ho già il mio sposo che m’aspetta
272
1956
sospirare: – Ma cos’avrà mio figlio contro di me
273
1956
il candeliere! ¶ – Ohi, che mio figlio è diventato matto
274
1956
faccio? La mando da mio fratello, che è quello
275
1956
farò un biglietto per mio fratello, quello che comanda
276
1956
m’ha lasciato il mio povero padre. ¶ – Volete venire
277
1956
io, riporto indietro il mio staio di quattrini, più
278
1956
l’Orco. ¶ – Eh, galantuomo mio, – disse il Priore, – se
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non sapete chi è mio marito! Tutti i cristiani
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il secondogenito disse: – Il mio fratello maggiore o è
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quella vita. – No, padre mio, – dissero, – alla vigna noi
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Tu hai preso il mio letto, temerario. Cosa fai
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stato. Questo giovane è mio legittimo marito. Ci perdoni
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restare senza figli al mio fianco? – Ma Andreino gli
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l’acqua che guarirà mio padre, se mai potrò
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come il vento. – Padre mio! – disse al Re: – siamo
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e tutto succede per mio castigo. Ma tu, Giovanni
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in trionfo. ¶ – Andreino, liberatore mio e del mio popolo
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figlio del Re. – Quando mio padre ti chiederà cosa
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giardino di cristallo del mio castello tutto di cristallo
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è dubbio; sarà re mio figlio minore e la
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lettere finché non torna mio padre. Non mi disturbate
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Avevo promesso metà del mio stato al medico che
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medico che avrebbe guarito mio figlio, tu sei una
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sei una donna, sposerai mio figlio e diventerai regina
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che un altro Re mio rivale voleva rapirla, mi
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onestamente e impedire al mio rivale di tessere i
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disse: – Tanto, male al mio povero figliolo non gliene
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altra ricompensa che il mio stemma, la mia bandiera
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mia bandiera e il mio giubbetto insanguinato! ¶ – Ecco il
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casa. – La sposa di mio figlio è vostra figlia
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fazzoletti di batista, dicendo: – Mio bel Crin, caro il
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bel Crin, caro il mio bel Crin, ti voglio
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Non posso alloggiarti, perché mio figlio è il Vento
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giovane: – Scappa, prima che mio figlio si levi, e
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si levi, e per mio ricordo prendi questa castagna
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Fulmine, e quando viene mio figlio, sei bell’andata
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dormire. ¶ – Scappa prima che mio figlio si ridesti, – le
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a dirgli: – Svegliati, sposo mio, svegliati! Ho tanto camminato
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me. Ma guarda che mio padre ti metterà una
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che ti dica che mio padre sta combinando di
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avete l’ordine da mio padre di portarmi a
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diceva: – Per salvare il mio padroncino darei la mia
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la mia vita! ¶ – Se mio padre è crudele, – disse
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in stalla, prendi il mio cavallo bianco, che ha
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mia moglie e il mio bambino e vado a
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che bel granchio! Papà mio, compramelo, compramelo, ti prego
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Principe: – Questo è il mio sposo, questo è il
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sposo, questo è il mio sposo! – e il Re
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gambe, dicendo: – Papà, papà mio, papà mio! ¶ Il padre
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Papà, papà mio, papà mio! ¶ Il padre era di
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casa con Sua Maestà mio padre, e una vecchia
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tavolino e conficcati nel mio petto. ¶ Il Re, da
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che sono tornato dal mio viaggio voglio fare otto
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può salvarlo è solo mio padre, – e presa carta
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cavalli al galoppo. – Papà mio, – gli dice la figlia
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mia mezza giacchetta, il mio pantalone, la mia scarpetta
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vadano nelle tasche di mio suocero». ¶ Dopo pranzo, conduce
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che per causa mia mio padre abbia a soffrire
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crudeltà, è tuttavia sempre mio padre e domando grazia
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venuto a prendermi il mio sposo. Stia tranquillo che
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che ho detto a mio padre che eri tanto
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da dirti una cosa. Mio padre è venuto a
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io sarei liberato dal mio incantesimo, e invece m
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e le dice: – Ora mio papà non ti condannerà
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il vecchio Re, – figlio mio, hai ragione; più bella
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Brutta Saracina, e il mio occhio si faceva – come
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aracnoidea dell’oggetto del mio studio; e non era
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insospettate che apparivano al mio sguardo. ¶ Ora, il viaggio
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che esiste. ¶ 2. Criteri del mio lavoro ¶ Il metodo di
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la natura ibrida del mio lavoro, che è anch
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s’innesta il lavoro mio, paragonabile come tipo d
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inconsueti. Questo era il mio programma di lavoro, che
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apprezzabili ai fini del mio libro.9 E poi, insomma
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insomma, non è il mio mestiere, è un lavoro
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m’auguro: che il mio libro serva a ravvivare
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campo. ¶ Ho orientato il mio lavoro verso due obiettivi
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inutilizzabile ai fini del mio lavoro. ¶ Per dialetti italiani
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Le designazioni geografiche del mio libro sono in certi
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e immagini. ¶ Eppure, il mio lavoro non poteva esser
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quella della legittimità del mio intervento sui testi. Certo
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m’auguro che il mio libro metta voglia a
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verboso, perfin prolisso… Il mio lavoro è consistito nel
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oscuri; e se nel mio libro non va scritto
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e la qualità del mio intervento, a seconda di
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quanto non appaia nel mio rifacimento, molto abbreviato, per
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Ho detto come il mio lavoro di trascrizione o
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anche agli effetti del mio lavoro, ma il libro
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ai quali va il mio ringraziamento più devoto: per
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nutrici. ¶ 9. Apposta per il mio libro, Giovanni Arpino ha
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leggende locali, che nel mio libro sarebbero sembrate completamente
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rinunciare a includerlo nel mio libro, perché – tolto il
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compresi nel materiale del mio lavoro: primo, perché quasi
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non serve per il mio lavoro: facendo raccontare per
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non è rappresentata nel mio libro. Parrà cosa assurda
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quello là è un mio uomo che ho comandato
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Sì, è questo il mio salvatore, – disse la figlia
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figlia, – è questo il mio sposo. ¶ Baciccin Tribordo raccontò
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fare il regalo al mio figlioccio. Ecco questa borsa
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a riprendere possesso del mio trono dopo un lungo
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andare a trovare il mio padrino, – e si mise
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Provate a mandarci il mio servitore, lui certo sarà
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mia volontà e il mio coraggio, – disse il giovane
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valoroso giovane, sei il mio figlioccio! Tu sposerai mia
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figlia ed erediterai il mio regno! – E così avvenne
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ogni disavventura per amor mio, ridiventerò uomo per sempre
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se ti dimenticherai il mio nome. Sarà lo stesso
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ma non scordarti il mio nome, se no il
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nome, se no il mio aiuto sarà stato inutile
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quando io torno dal mio terzo viaggio avrai filato
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se ti dimenticassi il mio nome, sarebbe meglio per
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e disse: – Ora, figlio mio, tu puoi andare dove
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prese a dirgli: – Mago mio caro, io so che
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ne venisse una a mio servizio? ¶ La madre l
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Non fa niente: è mio figlio che la vuole
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la Sapiente. Dite a mio padre che gli voglio
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punto del muro. – Padre mio, è questa la mia
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che questo è figlio mio ed è il Principino
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nata una femmina; e mio figlio quando verrà l
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il mercante disse: – Figlio mio, io mi faccio vecchio
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negozi, per succedere al mio vecchio padre. ¶ Il Re
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cencioso, ed esclamò: ¶ – Voi mio padre? Ve lo siete
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siete sognato! ¶ – Sì, figlio mio: sono io tuo padre
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vostra figlia e di mio figlio che l’avrebbe
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avevo detto, è quel mio figlio. ¶ Il Re fece
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fare un pontile dal mio balcone al vostro, con
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che li cerca? ¶ – Il mio padrone, – fa lui. – Con
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a voi che il mio servitore ha chiesto dei
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accompagno dalla moglie del mio padrone. ¶ Don Giovanni Misiranti
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regali più belli, sarà mio marito. ¶ – L’idea mi
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C’è tempo, padre mio! ¶ E il Re sempre
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torno, gli disse: – Padre mio, dovete mettervi in testa
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volete andare voi da mio fratello? Vi nomino Vicerè
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dice: – Figlioli, figlioli, il mio segretario era mia cognata
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qui andrebbe bene per mio Segretario, – e scrisse al
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tuo, e tu il mio, – e così fecero. ¶ Il
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con ansia. – Ah fratellino mio! – gridò. – E come cadde
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Non mi pota il mio padron. ¶ Il Bracciere, allora
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cosa. ¶ – E provate, compare mio! – disse Diavolozoppo. – Sapete cosa
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Mettetevi questi vestiti del mio povero marito, mentre i
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un mercante. Una volta mio padre mi mandò per
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io faccio il chitarraio, mio padre è chitarraio, mio
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mio padre è chitarraio, mio nonno è chitarraio, e
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chitarraio, e tutto il mio parentado è chitarraio». Il
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ritornare a casa da mio padre. ¶ La Signora aveva
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Dunque, Signora, una volta mio padre, mercante, mi diede
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io fui mandato da mio padre per mercanzia. A
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da sperare. ¶ – Oh, figlio mio, sta’ allegro, vieni con
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verità. Ti prendo a mio servizio. Io ho dodici
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faccio ora che viene mio figlio? Cosa gli dico
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disse: – Maestro, io ho mio padre ammalato di vecchiaia
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più scendere senza il mio permesso. ¶ – Ti sia concesso
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parlare col locandiere. ¶ – Caro mio, – gli fece, – ma ti
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come m’arrostisco! Figlio mio, va’ dal Maestro, parlagli
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viene, il cielo è mio, ¶ E tuonando e rituonando
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bambino dicendo: – Questo è mio figlio. Come farò ora
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tu, che quando torna mio marito trovi tutto in
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uno di loro: – Padre mio, il mio sposo sarà
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loro: – Padre mio, il mio sposo sarà quello –. Era
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subito a casa da mio babbo e da mia
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caverna e confida nel mio aiuto. ¶ Quando la colomba
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un abito come il mio. ¶ – Le sia subito fatto
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un anello uguale al mio. ¶ – Le sia subito fatto
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fermezza ti paleserò il mio segreto. Sappi che io
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dell’Imperatore Scorzone, e mio padre prima di morire
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e senza palesare il mio segreto ad anima viva
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palesare a nessuno il mio segreto. ¶ Il giovane salì
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tanto io che il mio compare abbiamo fatto fallimento
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d’una causa, per mio figlio che il mio
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mio figlio che il mio compare m’ha perso
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suo padre, dicendo: – Padre mio, accettate questo boccone, che
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Tu hai palesato il mio segreto! Così non mi
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buoi, ma senti, figlio mio: qua se ci vuoi
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farmi soltanto tu, Sole mio: dovresti tramontare a mezzanotte
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Re, – vuole comprare questo mio bambino? Magari per dodici
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mai entrata neanch’io. Mio marito me l’ha
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bambino e diceva: ¶ Se mio padre lo sapesse ¶ Che
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essere? E se fosse mio figlio? – e tanto disse
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siete la moglie di mio figlio? – fece la Regina
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figlio sempre cantando: ¶ Se mio padre lo sapesse ¶ Che
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e lui cantava: ¶ Se mio padre lo sapesse ¶ Che
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trovò che piangeva. – Papà mio, quel ragazzo mi piaceva
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chi è lo scialle? ¶ – Mio. ¶ – Me lo vendete? ¶ – Mai
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dirle: – Non ci badare, mio figlio è un tipo
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mammà, questa ladra nel mio letto? ¶ – Basta, figlio, con
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Regina. – Cara figliola, questo mio figlio è tuo marito
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la gatta, – come il mio è restare in casa
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venire con me il mio vitellino. ¶ – Perché ci tieni
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così cambiato. ¶ – Ora, padre mio, vuotate questo sacco di
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bacile ¶ Per il sangue mio gentile! ¶ E dal mare
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bacile ¶ Per il sangue mio gentile! ¶ E dal mare
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Guarda, Capitano, c’è mio marito là tra i
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Be’, dottore, ora sei mio genero. ¶ E il Reuzzo
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la porterà, avrà il mio Regno. ¶ I figli partirono
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hu, ¶ Traditore il fratello mio fu. ¶ Il pecoraio, sentendo
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zufolo faceva: ¶ O padre mio che in man mi
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hu, ¶ Traditore il fratello mio fu. ¶ – Oh, – disse il
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questo cantò: ¶ O fratel mio che afferrato mi avete
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a suonare: ¶ O fratel mio che ammazzato m’avete
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di hu ¶ Il traditore mio fosti tu. ¶ Il padre
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hu avete ammazzato il mio bambino! ¶ I due fratelli
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a suo padre: – Padre mio, perché io, così bella
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si ritirò gridando: – Padre mio, cosa m’hai detto
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a dire: ¶ Ahimè, sorcetto mio! ¶ Prima non ti volevo
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Voglio trovare il sorcetto mio: prima non lo volevo
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sempre ripetendo: – Ahimè, sorcetto mio… – finché non trovò l
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di lei. – Ahimè, sorcetto mio! – ripeteva. – Ahimè, sorcetto mio
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mio! – ripeteva. – Ahimè, sorcetto mio! – In quella cominciò a
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sempre ripeteva: ¶ Ahimè, sorcetto mio! ¶ Prima non ti volevo
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e disse: ¶ Ahimè, sorcetto mio! ¶ Prima non ti volevo
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Re. ¶ – Sacra Corona, il mio padrone vi manda questa
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pere, il Conte Pero, mio padrone, si permette di
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sarto, e disse: – Il mio padrone, il Conte Pero
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dicendo: – Il Conte Pero, mio padrone, vi manda questa
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volpe Giovannuzza disse: – Il mio padrone vuol portare la
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e pensava: «Neanche il mio palazzo è la metà
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tutti licenziati perché il mio padrone non voleva stabilire
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Bevete un po’ del mio vino, – e avvicinò un
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dice una. ¶ – Se il mio massaro mi dice una
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sempre gli diceva: ¶ Specchio mio bello giocondo ¶ Dimmi chi
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voleva vedere suo figlio. ¶ – Mio figlio ora dorme, – disse
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dettò questo testamento. – A mio figlio grande il primo
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che m’ha lasciato mio padre e vado per
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ma lui replicò: – Nossignora, mio padre il mattone m
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disse: «Ora vado da mio fratello piccolo, che certo
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Figlio! Che sciagura! Figlio mio! – Alle grida venne gente
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dato cento scudi al mio padrone, – pensò il servitore
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quei cento scudi, al mio padrone, – pensò il servitore
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dato cento scudi al mio padrone per il consiglio
500
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Mariaorsola in moglie. ¶ – Ragazzo mio, – disse l’uomo, – non