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Giordano Bruno, Il candelaio, 1582

concordanze di «mio»

nautoretestoannoconcordanza
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1582
a chi dedicarrò il mio Candelaio? a chi, o
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ch’io intitoli il mio bel paranimfo, il mio
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mio bel paranimfo, il mio bon corifeo? a chi
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del campo dell’animo mio, che, dopo aver attrite
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pur troppo invidioso del mio bene, per farvi vedere
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medesmo caos, che il mio amore, con qualche proprio
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far contemplar l’animo mio a molti, e fargli
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del core, un cuor mio, mio bene, mia vita
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core, un cuor mio, mio bene, mia vita, mia
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ch’ha chiavi del mio cuore, e mia nemica
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avete, m[esser] Bonifacio mio? piangete la mia pena
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pena? ¶ Bonifacio Ed il mio martire ancora. Veggo ben
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essendo estinta, il cuor mio è rimasto facile ad
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ch’io finisca il mio discorso, e poi dite
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Bonifacio Or, essendo nel mio cor cessata quella fiamma
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occasion di discuoprirvi il mio. Penso che voi ancora
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dictati, li quali nel mio almo minervale gimnasio, excerpendoli
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excerpendoli dall’acumine del mio Marte, ti ho fatti
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eruditionum mearum, receptaculo del mio dottrinal seme, ne te
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vostra maestà, onorabilissimo Signor mio. ¶ Manfurio Questo mi par
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Giov. Dispauterio, seguito dal mio preceptore Aloisio Antonio Sidecino
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bella etimologia! è di mio proprio Marte or ora
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notarla maioribus literis nel mio propriarum elucubrationum libro. Nulla
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o gentil Signora, il mio core, ¶ E me hai
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mel credi, guarda al mio colore. ¶ Che si non
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cosa buona, dal canto mio; attendete pur voi a
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gran cosa il fatto mio. Tutti, chi da cqua
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S. non rimedia al mio male, io son morto
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per vostro che per mio dire. ¶ Cencio E però
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dannate. La faccia di mio marito assomiglia ad uno
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poca stima fate di mio Marte e di mia
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vi credo, essendo voi mio maestro, e per farvi
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altri negocii circa il mio ludo literario. Ego quoque
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e senzeverata. O ben mio, si non fussemo in
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grave tuono: “Pazienza, fratel mio: vedi ch’io non
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questo tenore: — Dunque, cor mio, tu vuoi ch’io
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cubiculario. Dirò al padre mio spirituale, che tu mi
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Barra Ben venuto, cor mio, onde venite, dov’andate
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freschi, si dal canto mio aspectassero effetto de le
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mi trovo: interim, il mio garzone tornarà da prendere
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alcuna, adesso. Ecco un mio amico col quale ho
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ecco m[esser] Bonifacio mio padrone. Misser, siamo cqui
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O bel responso! Or, mio Pollula, ut eo redeat
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sextine, altri di octave; mio è il numero perfecto
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de furi. Però, amico mio, sta’ in cervello per
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Hoc non latet il mio Mecenate di cui li
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Mi vuol battere il mio padrone, a me, povero
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che non è punto mio servo né familiare, ma
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Or che dirà il mio Mecena? Io gli risponderò
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Siate ben venuto, Messer mio. Noi siamo ne la
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la B. A. BA, mio padre me die’ per
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quando eravate con il mio discepolo Pollula. ¶ Sanguino Io
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fuoco ed io al mio. ¶ Bartolomeo Io al fuoco
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botteca di Consalvo il mio garzone per certa polvere
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che: “M[esser] Bonifacio mio, cor mio, viscere dell
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esser] Bonifacio mio, cor mio, viscere dell’anima mia
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viscere dell’anima mia, mio fuoco, mio amore, mia
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anima mia, mio fuoco, mio amore, mia fiamma, mio
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mio amore, mia fiamma, mio ardore!” Vi giuro che
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pietà: — “Ahi, messer Bonifacio mio, chi me ti toglie
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lo negarai. Ahi, cuor mio impiagato!” ¶ Bonifacio È possibile
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la qual, mercé del mio intenso amore, sempre me
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vita mia dell’amor mio? ¶ Lucia Voi sapete che
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vedete quell’affumato di mio marito, ditegli ch’io
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quando questo zarrabuino di mio marito non avea tanto
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Che cosa avete, Bartolomeo mio? ¶ Bartolomeo E tu sei
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di cuoio, — con il mio pileo, la mia toga
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forma conclusionis detto: — Amico mio, si sono entrati per
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comedia. Allora dirrò: “Cor mio, vita mia, non cridate
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sarremo uditi! Perdonami, cor mio, ché questo è per
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Carubina Allor dirrò: “Cor mio bello, mia dolce piaga
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dolce piaga, anima del mio core, comportami, ti priego
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priego, questo eccesso! il mio troppo amare, il mio
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mio troppo amare, il mio esser troppo scaldata n
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e dirgli: “O ben mio, mio tanto desiderato, o
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dirgli: “O ben mio, mio tanto desiderato, o speranza
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Hai parlato del fatto mio a madonna Carubina? ¶ Lucia
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il quale non è mio proprio. ¶ Sanguino Olà, famegli
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Menatemi in casa del mio ospite, presso gli Vergini
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che, messer Gio. Bernardo mio,... ¶ Bonifacio Ricordatevi ch’io
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da esser gionto al mio bene, he he he
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ha ha ha ha, mio bene, quel petto di
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dunque, voi sarrete il mio ordinario, per certa opera
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a presso voi questo mio scrigno, dove sono le
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pensi mal dal canto mio, tu pensi una gran
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aggiuto, aggiuto, ché uccide mio padron co’ pugni! ¶ Consalvo
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sciagure mai vengon sole. — Mio padrone, per primo male
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zaffi, che han menato mio padrone prigione insieme con
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esser] Bartolomeo? che disgrazia! Mio figlio, dimmi un’altra
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cavarrò io da questo mio socio”. “Sì, sì”, disse
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Carubina Fatelo per amor mio, m[esser] Gio. Bernardo
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Carubina Misser Giov. Bernardo mio, ti priego per l
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priego per l’onor mio. ¶ Gioan Bernardo Signora, sarrà
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verità! — questo stravestito è mio marito, m[esser] Bonifacio
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apprendere questo scelerato di mio marito? ¶ Gioan Bernardo Signore
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Sarrò ubedientissima, secondo il mio devere. ¶ Bonifacio Vi accorgerrete
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Gioan Bernardo Vedi, ben mio, che gran torto fa
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Gioan Bernardo Farrete, cor mio, quel che conviene, quando
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in terra. Voglio, ben mio, che sappiate che questi
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abbiate pietà di questo mio core tanto profonda ed
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conceduto, giamai nel petto mio scintilla d’altro amore
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vostra; ma, dal canto mio, non è possibile senza
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possibile senza pregiudizio del mio onore. ¶ Gioan Bernardo Vita
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altro poco. ¶ Scarramuré Signor mio, quel tanto che noi
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ascolti prima. ¶ Bonifacio Signor mio, per amor de Dio
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Sai bene che il mio ufficio è solo di
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Ti priego, parla a mio proposito. Che hai da
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meno in Vicaria, per mio bel piacere, ma perché
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V.S., signor Capitano mio, uh, uh, uh. ¶ Sanguino
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esser] Bonifacio. ¶ Bonifacio Signor mio, eccome cqua, tutto in
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priego, m[esser] Scaramuré mio. ¶ Scarramuré Io lo guidarrò
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Bernardo Tanto che, figliol mio, tornando al proposito, è
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Gioan Bernardo O figlio mio, quanto parli bene, quanto
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a don Paulino: “Padre mio, gli peccati di oggi
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Corcovizzo Or ora, Messer mio. ¶ Scarramuré Questo è Corcovizzo
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Lascia guidar il fatto mio a me. ¶ Sanguino Siate
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ch’avete dell’amor mio? Avete studiato, e, come
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faurire ed aggiutare, con mio pregiudizio, questa pessima conscienza
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che ha abusato del mio nome ed intenzione, parlando
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accomodar giamai, dal canto mio; anzi, dopo che la
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Scarramuré M[esser] Gioanbernardo mio, quello che io ho
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m[esser] Gio. Bernardo mio? Perdonatime, vi priego per
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m[esser] Gio. Bernardo mio: io ancor vi priego
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M[esser] Gio. Bernardo mio, io mi offero obligato
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sarrà svergognatissimo. L’onor mio è in vostra mano
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mercé io ho il mio onore: si me fate
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m[esser] Gio. Bernardo mio, e moglie mia, perdonatime
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biscappa e forse il mio onore, per quel che
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e per l’onor mio che vi va per
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di bona voglia, Signor mio. ¶ Scarramuré Andiamo. Che sia
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con me tu, figlio mio, perché starremo insieme, mentre
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notte a voi, Ascanio mio. ¶ Ascanio Bona notte e
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distingue? chi per nome mio proprio m’appella? ¶ Ascanio
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ritrovarmi al fine del mio esser tragico supposito, si