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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Guido Da Verona, I promessi sposi, 1930

concordanze di «mio»

nautoretestoannoconcordanza
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infatti è giusto, il mio tributo alle gloriose ceneri
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io gli mostro il mio biglietto da visita, reso
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costui?». ¶ Ma quando il mio professore d'italiano mi
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ed ella, udendo il mio proposito, mi guardò tramortita
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Certo non era il mio modo di sentire le
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ferire. ¶ Senza dubbio il mio cervello di scrittore educato
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il lato ironico del mio spirito, quel demone che
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si sian impressi nel mio spirito con quella evidenza
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tocco e penetrato il mio cuore, non ve n
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che abbia svegliato nel mio spirito quel non so
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Monza. Questa Signora, per mio conto, vale una dozzina
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romanzi, affermo che il mio collega Manzoni è un
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alcun torto, mentre, dal mio narrare invaghiti, molti andranno
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seppi tacere che, a mio modesto giudizio, la poesia
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schiena, diceva sempre: - «Il mio signor Conte Manzoni...» Sicché
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ne pensa lei del mio progetto, venerato signor Conte
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alla lontana. Guardò il mio cappotto rossastro, pregno del
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distanza dal parto del mio scombiccherato capo d'opera
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era in guerra. ¶ - Ah, mio caro amico, se lei
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intendo un poco? Il mio vecchio libraio, l'ultimo
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ne pensa? ¶ - Ah, signor mio, lei vorrebbe farmi parlare
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potrò far conoscere il mio modesto parere. Fosse pur
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tergiversazioni. Ma non è mio costume dir male de
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Oh, ma diamine, signor mio colendissimo... che razza di
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cucinarli, beninteso, a modo mio, così da far ridere
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manzoniani? ¶ - E perché no, mio caro amico? È ben
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umorista. ¶ - Lei dice, signor mio, qualcosa di molto profondo
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eccesso - nello scrivere il mio romanzo vedevo sopra tutto
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di qua, cioè nel mio, che in quello di
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libro. ¶ - Eja! eja! signor mio colendissimo! Lei dice bene
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donna... ¶ - Sorvoliamo, sorvoliamo, signor mio colendissimo!... - e la corda
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miei personaggi e col mio intreccio lei ha fatto
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tomba per abbracciare il mio collega Manzoni, o se
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è ancor una, signor mio riverito: quella che fa
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polvere? ¶ - Non lo credo, mio giovane amico; non lo
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signor don Rodrigo? ¶ - Il mio rispetto!... ¶ - La si spieghi
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mi prende, signor curato mio? - incalzava Perpetua col suo
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Cardinale - Arcivescovo, e, per mio conto, me ne laverei
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le salta in mente, mio bravo signor curato! ¶ - Piano
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ritardi? ¶ - Speriamo di no, mio buon Renzo. ¶ - E a
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mandare a monte il mio matrimonio? ¶ - Misericordia!... - esclamò con
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nozze. ¶ - Mistero dei misteri, mio buon Renzo! Il signor
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Lo sai bene, cocotino mio, che per me al
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e mi liberai dei mio segreto, raccontando subito... ¶ - A
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sposi promessi. ¶ - Fate a mio modo, Renzo. Andate a
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una bella ragazza del mio paese, alla quale discorrevo
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poter divenire cliente del mio studio, non è capace
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furiosamente. ¶ - Fate luogo al mio bull-dog inglese, che
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La diritta è del mio bassotto. ¶ - Co' vostri pari
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senz'aver gustato del mio vino, né un creditore
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Rodrigo. ¶ - Io dico, signor mio colendissimo, che il señor
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lei. In quanto al mio onore, io stesso, ed
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Signor curato, questo è mio marito.» Bisogna che il
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io, - rispose Tonio, - con mio fratello, che abbiam bisogno
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anche Gervaso il tonto. ¶ - Mio fratello, sor curato, che
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non aggiunse mai: è mio marito.» ¶ Intanto don Abbondio
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Lodi, ch'è il mio agente di cambio, con
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gli mormorò all'orecchio: ¶ - Mio bel vicario... la dolce
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amoruccio al tuo paesello, mio bel biondino? -insinuò la
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v'ha detto il mio nome? ¶ - Meno ciarle, e
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Tramaglino: come sa il mio nome, costui? ¶ - Fate il
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Ho fatto il dover mio, come ben può attestarlo
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A parlar da senno, mio buon Bortolo, non ho
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intorno, se no, con mio dispiacere, dovrò pregarti di
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chiamano Mimi... ma il mio nome è Lucia. ¶ - Come
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mia ottima salute, il mio stomaco di ferro, i
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ma per un amico mio, e forse vostro, che
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voi siete qui, nel mio castello, ed io, non
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acconsentite, a buttare il mio saio alle ortiche. ¶ - Buttiamolo
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Il piacere è tutto mio. ¶ - Se posso servirla in
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colpe che soffocai nel mio corpo e nel mio
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mio corpo e nel mio spirito mi hanno avvelenato
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ne sei liberato. Il mio mestiere nel mondo è
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metto in ispalla il mio trombone. ¶ - A proposito: perché
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quando si fa il mio mestiere di tiranno e
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ieri, e lassù nel mio castello, però consenziente. Questo
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non posso, con quel mio amico, far la figura
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poi dirò che il mio dovere l'avevo compiuto
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vita, figliuola mia. Il mio destriero ha rischiato le
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Vammi a prendere il mio Gillette! - disse l'Innominato
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pulire le scarpe al mio prossimo e di mondare
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stipendio mensile adeguato al mio grado di santità, affinché
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Poi disse: ¶ - Frugate nel mio seno... ma che niuno
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legittima? Che avverrebbe, signor mio colendissimo, delle oneste famiglie
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nasconderò più oltre il mio segreto. ¶ - Orsù, parla! ¶ - Mammina
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quarant'anni se il mio sogno, per il quale
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dirò io. mammina. Il mio grande sogno, il mio
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mio grande sogno, il mio pazzo amore, la mia
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poco, la circonferenza del mio didietro. - Lucia trasse un
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sei sempre stato il mio fido. ¶ - Sì, signore. ¶ - T
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non si direbbe. ¶ - Nespole, mio buon Renzo! ¶ - Sst! ¶ - Come
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dite piuttosto un macello, mio caro signor Rivolta! Da
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più fotogeniche, ma, per mio conto, non c'è
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Ma non è possibile mio bel signorino! - Si guardò
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nomino, sin d'ora, mio erede universale. ¶ - Obbligatissimo! ¶ - Non
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fatalità non volle... Amico mio, rinunziamo, vi prego, a
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nulla... È troppo! Il mio cuore si spezza!... Vi
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altri impegni... ¶ - No, amico mio; questa sera no. Ma
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a cuore aperto, amico mio... - Lucia si fece rossa
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il perché. Continuate, amico mio, a parlarmi della vostra
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mancherebbe altro! Ma il mio voto di verginità si
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è la casa del mio defunto consorte. ¶ I due
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voi ritenete che il mio onore sia salvo e
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vicina di campagna nel mio castello, dove sarà frattanto
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le volontà estreme del mio defunto prozio don Rodrigo
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argot». ¶ E diceva: - Il mio Renzo non è certo