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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Marco Missiroli, Atti osceni in luogo privato, 2015

concordanze di «mio»

nautoretestoannoconcordanza
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La crepa fu questa. Mio padre che soffiava sul
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lasciato l’Italia perché mio padre era stato trasferito
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aperta. ¶ – Tutto bene, amore mio? – aveva chiesto mamma con
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vita. ¶ Dalla liberazione il mio carattere cambiò. Il battesimo
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era diversa e il mio nuovo spirito mi stava
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scelto con cura il mio migliore amico e non
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il campanello si precipitò mio padre, mamma rimase in
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questo la teoria di mio padre sarebbe stata capovolta
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smorfia di soddisfazione di mio padre e un silenzio
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tutti, quando fu il mio turno lei esclamò – E
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professore di Parigi. ¶ Il mio carattere docile nascondeva premeditazioni
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scassato. Come lui anche mio padre scardinava le detonazioni
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Tamburellò le dita sul mio ginocchio ogni volta che
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morta il giorno del mio compleanno. ¶ – Che altro, Grand
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avanti e trascinò il mio sgabello fino al suo
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seno. Premeva contro il mio sterno, più della mamma
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a giocare con mamma. Mio padre chiacchierava con Marie
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volevo starmene per conto mio, insistette e lo raggiunsi
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e mi trovai solo, mio padre stava andando verso
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suo secondo sigillo, e mio futuro patrimonio: la devozione
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mia testa, e il mio eros: Dio, l’utero
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soprattutto la rincorsa di mio padre verso sua moglie
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convinse a prendere il mio quaderno per annotarmi una
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momento che decise il mio destino a Deauville. ¶ Avevo
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di quella notte sul mio quaderno: Biblioteca Hôtel de
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quando riemerge va verso mio padre e lo abbraccia
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poi un comandamento di mio padre, il giorno della
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realtà. Il comandamento che mio padre mi diede a
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resto della storia. Dal mio banco vedevo i bobo
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scosso la prevedibilità del mio corpo: una peluria percettibile
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faticavano a ricordarsi il mio nome e a trovarmi
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mi sentii solo. Il mio esilio finì per mano
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suo sorriso sconfiggeva il mio sentirmi fuori posto. Le
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calmare i guaiti del mio vecchio cane con una
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tempo mi concentrai sul mio sperma e su Dio
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aveva messo in testa mio padre, prima fra tutte
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scura, e anche il mio cuore: presagiva violente rivoluzioni
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Libero suda molto. A mio padre questo incremento di
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sorpresa: sarei andato con mio padre alla semifinale del
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mesi ci raggiunse Emmanuel. ¶ Mio padre era venuto a
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a papà. Aprii il mio quaderno di Lupin e
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accaduto nelle architetture del mio eros. Dopo il seno
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bocca, il sedere, il mio spettro del­l’eccitazione
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persone che entravano salutavano mio padre. Mi presentò a
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piano anti-isolamento per mio padre e di boicottaggio
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io rimasi con il mio Camus stritolato nelle mani
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ero io, e il mio deserto dei Tartari rischiava
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russi. ¶ E Buzzati? Nel mio quaderno di Lupin, a
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L’invisibilità restava il mio segno. Suscitavo simpatie e
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anche io, fuori dal mio deserto dei Tartari, fuori
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ali ai piedi di mio padre, le ali ai
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paura. Era comunanza. Con mio padre, i suoi capelli
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qualcosa che occupava il mio spirito più della conoscenza
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mito. Poi accennammo a mio padre e lei si
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Antoine, dobbiamo cenare da mio zio. ¶ Tentai un sorriso
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Dopo che declinò il mio invito al cinema alzai
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al cinema alzai il mio livello di penetrazione sentimentale
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aveva mai rivelato. Il mio Antoine in bianco e
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mezzo, non ti dico mio papà. Il premio è
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volevo un mare nel mio finale di racconto. Marie
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cosa avrei fatto del mio avvenire. ¶ Lo comunicai a
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est quoi? Dove? ¶ – Il mio pene è incappucciato male
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fino all’estate del mio ultimo anno di liceo
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Dopo essermi accaparrato il mio Bac con 16/20 e les
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fissarono la data del mio intervento chirurgico: il 5 luglio
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Mi misi a piangere, mio padre aveva smesso di
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due mesi esatti al mio battesimo universitario. Quel giorno
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loden ed Emmanuel accanto. Mio padre era steso su
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senza dire niente, il mio papà gelido e calmo
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andai nell’appartamento di mio padre e cominciai a
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fare come conigli. Il mio amico non mi aveva
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madre si commosse, Il mio ometto di mondo lavoratore
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miseria, feci cadere il mio sul libro di Rodari
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aveva trovato il corpo. Mio padre aveva esalato l
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scritto Eraclito e il mio professore di diritto continuava
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es étonné. Amava il mio stupore, uno smarrimento che
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cominciato a perdere il mio candore, lì, dove mio
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mio candore, lì, dove mio padre era finito. ¶ L
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sapere il disordine del mio cuore. Ero in subbuglio
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amour, con pazienza amore mio, è solo l’inizio
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libido si appropriò del mio assetto neuronale, più della
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architettò la caduta del mio candore con dolcezza, e
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scomparsa che incorniciò il mio sabato del villaggio sessuale
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libri come Lettera al mio giudice umiliavano Maigret. Lunette
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afflosciò. Così inseguii il mio vigore senza barriere, con
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suo fratello nell’unico mio interesse calcistico. Così io
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mezzo aveva cambiato il mio cervello: la collusione sentimentale
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e tirai fuori il mio coniglio. Le mance. Le
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di ferie. Era il mio regalo di laurea per
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mi lasciarono passare. Il mio passepartout per la Grande
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al tavolino, trangugiai il mio Martini e mi godetti
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mi godetti lo spettacolo. ¶ Mio padre era stato un
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capitata, l’interruzione del mio candore. Adesso le stavo
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insegnato Con pazienza, amore mio. Tant pis, mon amour
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riaccompagnare da Antoine. Il mio amico non l’aveva
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prendeva quota e il mio vicino di posto si
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rosso. Non è il mio sangue, ma una Quattro
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della verginità persa, del mio lavoro ai Deux Magots
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si placò. ¶ Affidai il mio approdo karmico ai piedi
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le vie nascoste del mio quartiere fino al parco
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metri del viale. Il mio conatus si annidava nel
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segretaria mi indicò il mio posto: uno stanzino con
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Lasciandomi aveva dissolto il mio corredo in balìa della
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del Partito comunista di mio padre. Lunette l’aveva
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sul divano letto del mio monolocale resuscitando la carcassa
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resuscitando la carcassa del mio eros: la pensai con
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con Venere. ¶ Tentavo il mio volo, avevo ali stanche
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così seppi che il mio colibrì era ferito a
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due mesi dopo il mio arrivo in Italia. Passeggiavo
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da chi deteneva il mio codice originario. Mario e
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che dovevo tornare nel mio monolocale. ¶ – Per cosa? ¶ – Riflettere
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era il mese di mio padre: per l’imbrunire
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estrassi la tessera di mio padre. Gliela mostrai. ¶ Lorenzo
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già nelle gambe. ¶ Il mio serve&volley arrivò un
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si commosse, sei il mio ometto di mondo. Le
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e sullo stato del mio cuore, si limitò a
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Potrebbe fare al caso mio. ¶ Maneggiava la sensualità, inconsapevole
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stanza che sapeva di mio. La mia camera in
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che mi ha consigliato mio padre. ¶ Trovammo un silenzio
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signore dell’archivio, il mio modo di catapultare i
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il resto? –, trangugiai il mio Tegolino, – Il sesso della
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scritto: Antoine era il mio luogo emotivo, non lo
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l’avventura. ¶ Confidai il mio fermento a Palmiro Togliatti
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guardò storto. ¶ Presi il mio bastardino in braccio e
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Palmiro? Hai capito, amico mio? ¶ La lettera di Antoine
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ecco la verità. Il mio cuore non tratteneva. Sentivo
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permesso sulla soglia, il mio pouf diventò solo mio
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mio pouf diventò solo mio, come un bracciolo della
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frattempo mi accontentai del mio sollievo momentaneo e pensai
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calmarsi. Si aggrappò al mio braccio e io le
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Anteo a vedere il mio primo film in Italia
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Frida si aggrappò al mio collo, sussurrava Stai attento
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era mettere sottosopra il mio futuro da avvocato. Poi
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era rannicchiata contro il mio fianco, e io pensai
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allora era diventato il mio più grande alleato. ¶ – Tuo
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lato destro, appoggiato al mio cuscino, c’era un
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che si portava dietro. ¶ – Mio padre – disse lei senza
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Raccontai ai ragazzi del mio risveglio esistenziale dopo la
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sapremo di più. ¶ Dal mio rientro a Parigi qualcosa
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in febbraio per il mio compleanno. Accettò solo perché
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io non rispondevo, dal mio tavolo da campeggio ascoltavo
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faldoni tagliato fuori dal mio luogo emotivo. Un pomeriggio
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pari passo, sfogavo il mio nuovo esistenzialismo con masturbazioni
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accogliente Milano, contraddittoria al mio stesso modo. Con gli
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ossessione. Mamma raccontava che mio padre aveva cercato di
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presentavano, un brindisi in mio onore appena arrivato, la
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ricorda: l’università. Il mio terzo occhio vede che
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gli studenti erano il mio passato di polvere, mi
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il giorno prima del mio venticinquesimo compleanno. Mi aspettavano
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Sei più bello, ometto mio. Poi fu il turno
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penna. ¶ Il giorno del mio compleanno mi venne a
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atterrato avevo capito il mio viaggio con la morte
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io a trovare il mio grammofono? Le portavo i
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che sì, era il mio compleanno. Le avevo appoggiato
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donna così bella al mio fianco. Restammo in silenzio
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guardavo lo spiraglio del mio trauma. Restammo fermi, poi
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per averla io. Dal mio ritorno parigino mi ostinai
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America: lui arpionò il mio caos, e mi costrinse
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al parco Ravizza, il mio quadrato verde soffocato dal
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le scrivevo che il mio mattatoio, ne ero sicuro
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L’Équipe” fuori dal mio liceo, il volto spaurito
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settimana dopo. Affidai il mio tentativo di distrazione a
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ci fermammo sotto il mio portone perché in macchina
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dedicare a lei il mio autoerotismo. Avevo interrotto l
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capitava dalla morte di mio padre. Volle sapere di
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aveva spiegato che il mio obiettivo doveva essere farli
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sua cautela veniva dal mio stesso sentimento. ¶ Così ero
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osteria. A differenza del mio arrivo, però, ero pulito
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gentile e beveva dal mio bicchiere. ¶ Al Centro facemmo
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e mi allungò il mio, si sfilò le ballerine
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crollarono la mansuetudine che mio padre mi aveva lasciato
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con l’accendino. Il mio Palmiro dormiva. Le palpebre
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se fosse stato un mio amico, magari Philippe dei
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insegnamento tirasse fuori il mio Straniero meglio dell’avvocatura
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Meursault di Camus, il mio Straniero, non doveva essere
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era quel Café, il mio midollo, qualunque dettaglio le
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agrumi. Anna svelò qualche mio lato milanese e rispose
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le guardai bene: il mio primo amore e il
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primo amore e il mio amore presente, avevano la
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la Laide. Era il mio per Anna: incontinente, spesso
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Le raccontai qualcosa del mio ritorno in Italia. Biascicavo
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una presenza elemosinata nel mio disordine. Mi sforzai di
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Ognuna era stata il mio diario affinché Anna fosse
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pochette a pois che mio padre aveva indossato per
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la crema catalana. Capii mio padre solo allora, e
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di non badare al mio curioso istinto di sopravvivenza
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il pancione, sentivo il mio Vardaman scalciare, si acquietò
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volevo far assorbire al mio bambino queste bruttezze, lei
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lei rispondeva che anche mio figlio avrebbe voluto un
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Ero l’avversario del mio nome, prigioniero di rimozioni
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giorni dalla nascita di mio figlio trovai un post
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madre e quello di mio padre, e chissà cosa
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biscotti e riaprii il mio quaderno. E devo a
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giorno in cui nacque mio figlio. E quello era
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l’aria perplessa. Era mio figlio. La mia prima
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Petits-Hôtels per il mio compleanno, era il momento
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silenzio. ¶ Quando arrivò il mio turno di parlare, padre
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Libero. È tutto lì, mio ometto di mondo. ¶ Tornammo
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Lo protessi lì, il mio indianino, e sentii che
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cominciavo a essere il mio nome. ¶ Il pomeriggio dopo