Egisto Roggero, Il Giglio, 1898

a tutta la scena, mormorò: ¶ — Ed ora, Domenico.... fate

verso la sorella. ¶ Essa mormorò: ¶ — Egli... ha pianto, per

abbassò la testa. ¶ Silvia mormorò ancora, nascondendo il volto

sollecitudine. ¶ — Sì..., fallo entrare – mormorò don Paolo, senza muoversi

mai amato mia madre!... – mormorò sordamente il giovane. Un

Eribaldo era un poeta – mormorò Piero. ¶ — Eribaldo fu un

fe’ trasalir il fratello, mormorò nella sua preghiera: ¶ — Benedicici

a quella di Piero, mormorò qualcosa sul volto del

delle nostre rispettive suore? – mormorò Vico all’orecchio di

la guardò sorpreso e mormorò: ¶ — Come volete, Fiora. ¶ E

bellissima. ¶ — Come siete bella! – mormorò Piero convinto. ¶ Ella gli

Ella gli sorrise. ¶ — Baciami – mormorò. ¶ Il giovane si alzò

È così bello, qua!... – mormorò Fiora. ¶ — Ma come avete

questo lettuccio di verde!... – mormorò lei, bambinescamente, giocherellando con

sentite? – disse sottovoce. ¶ — Sì – mormorò Fiora. ¶ Difatti la voce

siete pazza, Fiora, oggi! – mormorò egli quasi in collera

alzò. ¶ — Ancora un bacio – mormorò ridendo. ¶ Piero la baciò

Santo? – fece ella. ¶ — Sì – mormorò Piero. ¶ — Bene, pregatelo che

tutto inutile... ¶ — Lo sapevo – mormorò Piero, sordamente. ¶ — Pensa, Piero

contro di sè. ¶ — No – mormorò veemente – no, tu non

allontanò disgustato. ¶ — Anche lui – mormorò. ¶ Silvia lo attendeva al

una mano. ¶ — Coraggio, Silvia – mormorò con tenerezza – sai, ho

Vico. ¶ — Sii prudente, Piero – mormorò. ¶ — Oh, non temere. ¶ — Non

salì alla gola, e mormorò calmo: ¶ — Sì. ¶ Vico battè

ira e di veleno, mormorò fra i denti: ¶ — Oh