Luigi Pulci, Morgante, 1483

ben servir da Dio n'avean buon merto; ¶ né

ebbe questo detto, se n'andòe ¶ tanto che truova

quello. ¶ Morgante in su 'n un prato il caval

ma per molti sentier n'andian cercando. ¶ Così sempre

cinsela, e poi se n'andava soletto ¶ là dove

E quel re Carador n'ha forse ottanta ¶ di

diletto, ¶ si riposorno intro 'n un ricco letto. ¶ Come

altro dir, ché piangendo n'andava. ¶ Orlando, poi che

granato; ¶ e in su 'n un poggio le pagane

Orlando, e in là n'andava tosto, ¶ e cominciò

che in sul campo n'andasse, ¶ se l'aütor

giunse al cimier che 'n su l'elmetto avea

misura; ¶ nostri compagni alcun n'è stato morto, ¶ che

famiglia ¶ mangiar, che forse n'avete bisogno, ¶ dismonterete, ed

aiutino, in prigion se n'andrà tosto, ¶ s'avessi

lo pregai ¶ che se n'andassi, e' non curò

bifolco, ¶ ma s'io n'ho due, andrà diritto

quel conte Orlando se n'andòe ¶ verso Levante, e

Rinaldo tanti quel dì n'affettava ¶ che in ogni

Poi, riposato, all'abate n'andava ¶ Rinaldo presto, e

terra rovinassi, ¶ ond'io n'ho quasi pagato lo

Ulivier con lui se n'accordava; ¶ tanto ch'usciron

chiamasi Carrara. ¶ Io ve n'avviso per compassïone ¶ ch

non cerco reame: ¶ io n'ho lasciati sette in

molto sonava. ¶ Il messaggier n'andò subitamente: ¶ al re

davante, ¶ e in su 'n un passo del bosco

piazza ¶ che 'l popol n'avea avuta maraviglia: ¶ di

alle sbarre del campo n'andorno. ¶ Rinaldo tanta allegrezza

Orlando presto e Morgante n'andorno ¶ dove aspettavan questi

E finalmente al palazzo n'andòe ¶ a Caradoro, e

bel paese: ¶ io te n'avviso, ch'io ti

ché so ch'alfin n'arai da molte bande

qualche tradimento. - ¶ Alla città n'andorno finalmente. ¶ Rinaldo immaginò

noi verremo. - ¶ E finalmente n'andorno al palagio. ¶ Rinaldo

cavasti, ¶ tanto che ancor n'arrossisco la guancia, ¶ e

me ne duole; ¶ io n'ho già gastigati più

sua figliuola, ¶ ch'io n'ho sentito anco io

con Dodon suo se n'andava ¶ e rimenollo a

So ch'al principio n'arò molti addosso, ¶ ma

còlta. ¶ Pur molti morti n'aveva davante, ¶ ché chi

E tanti morti dintorno n'aveva ¶ ch'ognun discosto

e più di cinquemila n'avea morti, ¶ ma ricevuto

sergozzoni: ¶ in dieci colpi n'uccise ben venti; ¶ e

giù posa: ¶ assai morti n'abbiàn per questo giorno

il suo camin tristo n'andava. ¶ Or chi avessi

a trar molte anime n'andassi. ¶ Disse la dama

da Caradoro, onde e' n'ha gran tormento, ¶ e

spesso avviene ¶ che molti n'hanno forata la pancia

ti potrai provar, se n'hai pur voglia; ¶ ma

sarai il primo, ¶ tanti n'ho morti già con

conviene, ¶ tanto che scritto n'è in più d

buono Avolio: ¶ tutti prigion n'andâr cheti come olio

cioè Orlando; ond'io n'ho gran dolore. - ¶ Lasciàn

gallo vide, in su 'n un arbor, grasso, ¶ e

a Caradoro, ond'io n'ho molto duolo. - ¶ Disse

in corte; ¶ or me n'avveggo e dolgomene a

oro quello. ¶ A Montalban n'andò con questo inganno

giù nel pozzo se n'è andata. ¶ Il lupo

Il messaggiero 'Astolfo se n'andòe ¶ e disse come

disse: - Presto alla porta n'andate, ¶ ché nuove gente

piacere e sollazzo ¶ tutti n'andorno a smontare al

l'altra baronia. ¶ Che n'hai tu fatto? Ha

La lancia in aria n'andò in mille pezzi

poca d'otta. ¶ Rinaldo n'avea già morti una

suo poter cavalca, ¶ e 'n qua e 'n là

e 'n qua e 'n là come un leon

pensi ognun quanti e' n'abbi schiacciati, ¶ che non

che per paura assai n'eran fuggiti ¶ a' padiglioni

ché chi l'uccise n'uccidrebbe cento. - ¶ Allora Erminïon

di fatto, ¶ ché nessun n'ho danneggiato né morto

però verso Parigi ce n'andiamo. - ¶ Erminïon rimase assai

è Baiardo mio? Che n'hai tu fatto? ¶ Questo

Montalban pien di sdegno n'andava ¶ e Ruïnatto indrieto

l'armi, concludea. ¶ Tesoretto n'andò presto a Orlando

il sapeva e molto n'era lieto, ¶ dicendo: «Orlando

fer lïone a Orlando n'andòe ¶ ed una zampa

a porre, ¶ parve che 'n terra cadessi una torre

risposta addrieto. ¶ Meredïana pur n'avea dolore; ¶ ma Ulivier

tedio: ¶ a Montalban se n'andava avvisarlo ¶ che consigliato

giorno ¶ iscognosciuti a Parigi n'andorno. ¶ E solean questi

e 'l duca Astolfo n'andaron di tratto; ¶ e

manda al piano: ¶ molti n'aveva cacciati per terra

l'aveva legato, ¶ e 'n testa gli avea messa

quasi ignun non se n'era avveduto; ¶ ma poi

ha molta possanza, ¶ molti n'uccide col brando pesante

sempre creduto ¶ e seguitato n'era amaro frutto. ¶ Preso

mitera a bendoni ¶ e 'n sul carro d'Astolfo

si trovando, al palagio n'andorno, ¶ e 'l conte

adorno ¶ la notte se n'andò celatamente, ¶ ed ogni

in mano. ¶ Dond'io n'ho tutto questo giorno

contumazia ¶ dal dì che 'n terra fusti annunzïata: ¶ non

scacciato da te me n'andròe ¶ a Montalbano e

con turbato ciglio ¶ che 'n corte più non lo

mentre in qua e 'n là s'andava a

fe' in terra, ¶ e 'n su la croce poneva

era, ¶ e per isdegno n'era ito in Baviera

Ricciardetto sùbito legassino ¶ e 'n sul fiume di Sena

appicca con esso: ¶ e 'n su 'n un braccio

esso: ¶ e 'n su 'n un braccio un colpo

amador, che non ve n'era pochi; ¶ tanti strambotti

divieto, ¶ e 'nverso Pagania n'andava forte ¶ con intenzion

arà morto, ¶ ond'io n'ho tanto dolor nel

di buona voglia, ¶ e 'n su lo scudo basso

gigante in qua e 'n là traballa; ¶ e fece

son certo ch'io n'andròe. - ¶ E così fece

la città poi se n'andaro, ¶ dov'era l

fore, ¶ e gran dolor n'avea, come è dovuto

notte, a letto se n'andaro. ¶ Orlando alla sua

Orlando alla sua camera n'è gito, ¶ e disarmossi

al conte Orlando se n'andòe ¶ alla prigione, ed

al nostro modo te n'andrebbe. ¶ Ma perch'io

salvo, e salvo te n'andrai; ¶ quando fia tempo

fatto Carlo; ¶ a lui n'andava, e così a

contento fia; ¶ e voi n'andiate presto in Pagania

veggio, ¶ combatterollo, e tu n'andrai col peggio. - ¶ Disse

alfin sanz'essi te n'andrai». ¶ Mentre che par

sapendo solver la quistione, ¶ n'andorno di concordia a

con questi due se n'andò sopra un ponte

è segreto, ¶ ch'io n'ho veduto a questa

Così Rinaldo, perché e' n'era sceso ¶ come colui

ma quel caval se n'andava umilmente. ¶ Fu la

terra, a un oste n'andorno, ¶ che tutto pien

vanto. - ¶ Così Rinaldo se n'andava a letto; ¶ e

e Baiardo. ¶ Rinaldo se n'andò verso il palazzo

madre e' padri, ognun n'era gaudente. ¶ Gran festa

per tutti i paesi n'andava ¶ subitamente messaggieri e

ricco e bello. ¶ E 'n pochi giorni volava la

sella, ¶ e così incontro n'andarno alla dama, ¶ Rinaldo

Giunse la donna, e 'n terra è dismontata: ¶ della

Rimontati a caval, tutti n'andorno ¶ nella città con

contenta in festa e 'n gioco. ¶ Nella seconda parte

primavera, ¶ e par che 'n verdi rami non s

gente ¶ il padiglione, e 'n camera si mette. ¶ E

E Chiarïella a Orlando n'andò presto ¶ e d

così inverso Orlando se n'andòe ¶ Rinaldo, e salutò

gran pena rizzossi. ¶ Non n'arebbe però voluti tre

era montato in su 'n un suo morello ¶ nato

hanno avuto spavento. ¶ E' n'ha già bastonati centinaia

era ardito e gagliardo, ¶ n'andò con lei, che

il pagano, ¶ che se n'avvide e prese un

opporsi alla ragione, ¶ Copardo n'andò preso al padiglione

fia tempo poi me n'avvisate, ¶ ch'io so

Copardo a Chiarïella sua n'è ito, ¶ ed ogni

al vento; ¶ poi se n'andò alla porta alla

la persona destra. - ¶ E 'n piazza lo gittò d

La novella al Soldan n'andò di volo; ¶ donde

e in giostre e 'n torniamenti a sprimentarsi. ¶ Poi

ch'a letto se n'andava, ¶ e non pareva

più desso? ¶ Ella se n'ha portati i pensier

fratel mio! ¶ Guarda se 'n sogno dicevi com'io

era ostinato; ¶ a Ulivier n'andava e Ricciardetto, ¶ e

donde ciascun di lor n'è sbigottito. ¶ Ma Ulivier

dell'oste del Soldan n'andorno; ¶ così Rinaldo sanza

se stessa gran dolor n'avea, ¶ dicendo: «Io ho

drento ben lavora, ¶ e 'n questo dì riman' vituperato

ma in Bambillona me n'andrei con loro. ¶ So

sera a posar se n'andorno ¶ rimbrottandosi insieme col

maravigliossi e gran dolor n'avea, ¶ ché riveder mai

Orlando s'accosta ¶ e 'n sull'elmetto gli diè

pastor che in su 'n un capperone ¶ certe vivande

non rivede. ¶ Questo pastor n'andò a una città

l Soldan della Mecche n'è signore. ¶ Ed ècci

più gagliardo: ¶ nella città n'andrai sùbito a quella

questo, al Soldan se n'andòe: ¶ - Voi non sapete

voltò il cavallo, ¶ ché 'n volto più non sofferia

tu sia andata ¶ e 'n pochi giorni qui sarai

fama insino al ciel n'andrà volando». ¶ Così di

apparecchia ¶ per riparare, e 'n tal modo s'aiuta

tronchi per l'aria n'andaro; ¶ ma la fanciulla

io maladico Amor che n'è cagione; ¶ io maladico

sospira, ¶ a Salicorno, che n'ebbe gran pena; ¶ e

al re dinanzi se n'andòe ¶ e disse brievemente

te mandato fia; ¶ e 'n questo modo andar ti

sì che per morta n'avean fatto il pianto

il pianto. ¶ La novella n'andò con gran furore

che cerro: ¶ alcuna volta n'uccide una frotta. ¶ Rinaldo

Chi fuggì prima, se n'andò col meglio, ¶ ch

mano. ¶ Alla prigion se n'andorno costoro. ¶ Come Ulivier

si ritrasse ognun che n'assaggiava. ¶ Ispinellon, come fedel

Soldan, con gran furor n'andorno: ¶ or qui le

col giustizier qui ve n'andrete vostro ¶ al padiglion

E tutti a tre n'andorno al padiglione. ¶ Ma

de' miei fratelli due n'avete morti, ¶ e Brunamonte

della città; ¶ verso Rinaldo n'andava affilato, ¶ ché di

campo in là presto n'andòe. ¶ A Salicorno par

i frate' sui, ¶ e 'n sulla groppa a l

molta stizza ¶ gridando: - Tu n'andrai con gli altri

un dì in su 'n un crocicchio, ¶ uscito d

a sedere in su 'n un sasso, ¶ tanto che

cervogia, e quando io n'ho, nel mosto, ¶ e

giù nello inferno: ¶ io n'ho settanta e sette

verno; ¶ pensa quanti io n'ho poi de' venïali

poi ch'io ve n'ho aggiunti. ¶ Un che

strani: ¶ della vergogna, io n'ho preso partito, ¶ e

cielo in peste e 'n fame e 'n guerra

e 'n fame e 'n guerra. ¶ E carità, limosina

alcun, che non se n'accorgea, ¶ se ne trovò

oste: - A dormir ce n'andremo; ¶ e domattina, com

mill'anni e' se n'andassi. ¶ Morgante andò a

che 'l Dormi se n'andò a letto. ¶ Come

di paglia. ¶ E poi n'andava al pagliaio a

come il Dormi se n'andò a dormire, ¶ ma

mazza tonda. ¶ Quanto piacer n'arà di questo Orlando

fonte, ¶ la sete se n'andrebbe al primo crollo

pilucca, ¶ sì che Margutte n'assaggiava appena; ¶ e disse

tu riderai, ¶ ch'io n'ho degli altri gastigati

ché del suo canto n'avea gran piacere. ¶ Mentre

canti, in suoni e 'n festa: ¶ ed or, come

alzò le gambe e 'n terra si dispiana. ¶ Quivi

del capo in su 'n sasso tondo ¶ tanto a

di due otri te n'hai fatto un sorso

Margutte in giù e 'n sù, di qua, di

e d'acqua presto n'empieva il cappello. ¶ Ma

verbo, ¶ Margutte, poi che 'n corpo te lo serbo

acqua, e poi se n'andò al fuoco. ¶ Margutte

dicevi, in detti e 'n fatti! ¶ Io credo che

chi e' sia, ¶ e 'n qual paese egli abbi

presto il battaglio, e 'n bocca gliele storse, ¶ e

io sia vivuta e 'n qual sentiere, ¶ e perché

per sé ritiene ¶ e 'n corbona metteva, come saggio

carne, in gozziviglia e 'n tresca; ¶ poi rimbeccava un

ché dè' pensar che n'appiatta Margutte; ¶ e quando

tanto però quant'io n'ho visto: ¶ tu nascesti

che in riso e 'n giuoco s'arrechi ogni

sì caro fratello, ¶ e 'n questo modo ne' boschi

poi in arabica e 'n caldea; ¶ poi fu recato

fracasso; ¶ e 'l polverio n'andò insino alle stelle

tutti inverso la piazza n'andorno. ¶ Era all'entrare

era salito in su 'n un torrïone, ¶ come è

e 'nverso Pagania presto n'è andato. ¶ Va discorrendo

e di questi giganti n'ha morto uno, ¶ che

dïavol non accenna; ¶ e 'n questo l'arbor si

tanto al conte Orlando n'è incresciuto ¶ che non

armate si fanno; ¶ e 'n verità che gli fu

tal che lo 'mperador n'ebbe paura, ¶ ché gli

fussi venìa domandando; ¶ e 'n su 'n un carro

domandando; ¶ e 'n su 'n un carro da quattro

è Durlindana, ¶ che tanti n'ha già morti de

ma quel che inteso n'ho dalla mia madre

parlando. ¶ E lungo tempo n'ho cercato invano ¶ di

Rinaldo: - In piazza ce n'andiamo, ¶ e tutta questa

suo certo nascose. ¶ Ma 'n piccol tempo il gran

greco che scilocco: ¶ e 'n questo modo finiva la

o quel ch'e' n'ha sentito. ¶ Il pastor

la versiera, ¶ e Satanasso n'arebbe paura ¶ e Tesifóne

quest'altro, ch'io n'ho voglia. - ¶ Rinaldo gli

Alcuna volta alla porta n'andorno: ¶ quivi persona non

magagna; ¶ salvo ch'io n'ho pure oggi veduto

arte tutta intera; ¶ e 'n certa parte sta di

so ch'io me n'andrei sanz'esso a

che sono in su 'n un prato ¶ e stanno

ha fatti stordire: ¶ quattro n'uccide di dieci pagani

non sanno. ¶ A Monaca n'andâr di compagnia, ¶ e

mai più forse non n'avea veduto, ¶ che terminò

un altro col brando n'uccide; ¶ e poi col

Astolfo armato alla terra n'andòe. ¶ L'oste gli

un mese. - ¶ Orlando se n'andava a suo vïaggio

ognun che 'l vide n'avea maraviglia, ¶ ché mai

questo Gallïano. ¶ Io me n'andrei a Rinaldo, e

che infino a Monaca n'è andata; ¶ ch'ogni

a udire, ¶ e maraviglia n'avea seco stesso; ¶ e

aver diletto; ¶ poi se n'andorno Orlando e lui

mezza notte ¶ del letto n'uscirei, dico ben caldo

la penitenzia, ¶ dond'io n'ho in me vergogna

questa tela fila, ¶ tu n'hai pien la scarsella

gran gente a Parigi n'è ito, ¶ com'io

fatto, ¶ tanto ch'io n'ho grande odio con

della terra uscito, ¶ e 'n certo bosco ove e

a questo bosco se n'andava, ¶ e molta gente

da soldar gente, ¶ io n'arò tanti che si

tu, Orlando, a Parigi n'andrai, ¶ per ispannar qui

a Dilïante in camera n'è ito ¶ e di

pure ir, Rinaldo se n'è ito: ¶ io vo

mise, ¶ come colui che n'ha forse un già

pace di qui ve n'andrete, ¶ ed anco le

tu hai detto, ¶ e 'n questo modo sarai commendato

sera a letto se n'andòe, ¶ e 'n questo

se n'andòe, ¶ e 'n questo modo l'accordo

la piazza armato se n'andava; ¶ ed Aldighier, che

che tanti e tanti n'avea divorati, ¶ e tratti

suto; ¶ ch'io me n'andavo ove si posa

i poltroni: ¶ con essa n'ho già desti più

a tua posta libero n'andrai. - ¶ Rispose l'Arpalista

cosa a Pontier se n'andò. ¶ Gano ha trovato

contendere: ¶ subitamente a trovarlo n'è ito; ¶ tanto che

mille oche in su 'n un torso; ¶ e se

un Dilïante, ¶ che me n'aveva tenuta favella ¶ sempre

si movessi. ¶ L'Arpalista n'andava imburiassato ¶ che la

gisse. ¶ Ognun di lor n'è molto sbigottito: ¶ non

pace la terra e 'n dovizia. - ¶ E fece apparecchiar

dì ch'io me n'andrò sotterra ¶ non sentirò

tornato». ¶ Rinaldo al campo n'è venuto armato. ¶ Disse

Rinaldo pel deserto se n'andava. ¶ Aveva il sol

teco. - ¶ Rispose Fuligatto: - Tu n'andrai ¶ s'io ti

ammazzati? - ¶ Ma Fuligatto se n'accorse presto, ¶ e disse

come pazzo a Rinaldo n'andava, ¶ e con la

vendetta. - ¶ Disse Rinaldo: - Come n'hai tu fretta! ¶ E

spazio; ¶ e Fuligatto assai n'avea distrutti, ¶ tanto che

che de' pesci io n'empierò la rete, ¶ tanto

vende, ¶ ma qui non n'arrecò tanto che basti

malvagio, o Scarïotto, ¶ tu n'hai pur fatte più

e sdegno! ¶ Io me n'andrò, così vecchio, in

quel dì che tu n'avesti sdegno ¶ e tanto

fummo in un punto n'andorno. ¶ Questi non furon

il fiume correa: ¶ tanti n'uccide di quel popol

Marsilio vuole. ¶ Tu te n'andrai con Gano a

acciò che quel se n'andassi onorato, ¶ ché così

tutti inverso del campo n'andorno. ¶ Venne Antea incontro

e insino a qui n'avea buona speranza, ¶ se

Gan con gran corte n'è ito ¶ al bel

se non che tanto n'aveva ritratto ¶ che gli

così inverso una fonte n'andorno. ¶ Posti a sedere

e disse: «Tante te n'ho fatte omai, ¶ Cristo

vaticini, aüruspi, che ve n'era ¶ gran copia allora

l'anima in Ciel n'andò felice. ¶ Orlando in

vollon soggiornare, ¶ Rinaldo se n'andò verso l'occaso

giorno un cimitero, ¶ tanti n'uccise per la sua

E poi cantando ce n'andren satolli. - ¶ In questo

In questo, in su 'n un prato è apparito

il sommo Giove non n'arebbe cura ¶ se fussi

che posson venire! ¶ Quanti n'uccide la speranza e

Roma, e poi non n'ebbe copia. ¶ E Gano

è ito ¶ in su 'n un monte, e Guottibuoffi

e in sul monte n'andorno; ¶ e come e

ho tanto, ch'io n'avea sospetto. ¶ Non m

detto ¶ che invero Astolfo n'aveva difetto; ¶ tanto che

colpo di Malducco ¶ se n'andò quasi in sul

tanto ch'a Giove n'andò sù il rimbombo

quella sopravvesta. ¶ Noi ce n'andremo ora io e

intanto ¶ e rassettar, ché n'aveva bisogno; ¶ e poi

dipignere ¶ che il popol n'ebbe un tempo espettazione

ché Marte credo paura n'avea, ¶ e Giuppitèr alla

tratto 'Astolfo, non se n'avvedendo, ¶ che la spada

che in terra se n'andòe cadavero, ¶ ché il

vide ficcarsi ¶ in su 'n un sasso che sotterra

l'anime ciuffa: ¶ e' n'avean sempre un mazzo

Baiardo e Ricciardetto ¶ che n'uccison quel dì ben

detto. ¶ Pensa che Orlando n'uccise una fila, ¶ ed

volta là a Gerusalemme, ¶ n'uccise il dì quanti

Benedetto Dei, ¶ e' se n'andranno in qualche buco

altro caval, ché ce n'avanza. - ¶ E Ricciardetto a

Orlando percosse ¶ in su 'n un sasso Durlindana bella

l testo: ¶ io me n'andrò con un mio

Terigi, e poi se n'andò in cielo. ¶ Carlo

emisperio incerto. ¶ E' se n'andò pure all'altro

porta ¶ che disse: - Tu n'andrai fra gli altri

e' cognobbe in su 'n una bilancia ¶ aver la

porri, ¶ ch'ogni cosa n'andava a saccomanno, ¶ ed

aria calpesti, ¶ poi ve n'andiate nello inferno a

ché so che tu n'hai in punto tuttavia

Galafro, il padre mio, n'avea sospetto, ¶ e sempre

che tanto nel Ciel n'è fatto stima, ¶ ch

stima, ¶ ch'io me n'andrò con l'una

legge de' cristiani: ¶ Carlo n'andò collo essercito a

de' Pulci. ¶ Io me n'andrò con la barchetta

gigante ¶ convien che se n'appicchi qualche sprazza, ¶ sì

altra fiamma. ¶ Noi ce n'andrem per le famose

e Delo, ¶ poi se n'andrà come Quirino in