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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Italo Calvino, Fiabe italiane, 1956

concordanze di «ne»

nautoretestoannoconcordanza
1
1956
Da quel giorno se ne stettero insieme trionfanti, e
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1956
proprio ammodo: insomma se ne innamorò a morte. Le
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1956
non vi ci voglio te né lei. ¶ Lo
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1956
ci voglio né te lei. ¶ Lo sposalizio fu
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1956
schioppo, che non se ne separava mai, e s
6
1956
un muraglione senza porte finestre. Pietro prese a
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1956
bel giardino. Che cosa ne facciamo? ¶ La Maga, sentita
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1956
quei bastimenti. ¶ Di mesi ne passarono parecchi, prima che
9
1956
di quell’avaraccio –. Insomma, ne nacque un gran tumulto
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1956
un paolo a testa ne dava due. Ne nacque
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1956
testa ne dava due. Ne nacque un tumulto più
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1956
Pietro non riconobbe loro loro riconobbero Pietro. ¶ Dopo
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1956
invece di una moglie ne hai due, che fa
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1956
che fa? I Turchi ne hanno anche una dozzina
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1956
che figli maschi non ne aveva, ma solo tre
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1956
belle rocche per filare ne faremmo! ¶ – Alto là, Principessa
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1956
li avessimo a casa, ne faremmo chissà quanti fusi
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1956
Fanta-Ghirò era donna, ne era sicuro, ma partiva
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1956
senza che lui se ne fosse sincerato. ¶ Prima di
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1956
venuta e donna se ne va ¶ Ma riconosciuta il
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1956
ruga per ruga e ne vendette la pelle, tutta
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1956
gli piacque tanto che ne prese tre volte. Allora
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1956
tenerla con voi, e ne avrete ricompensa. Se, quando
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1956
tornavate entro dieci anni, ne facessimo quel che ci
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1956
una voce i contadini. ¶ Ne nacque un gran litigio
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1956
tuo da sposare ce ne sono tante; prendi servitori
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1956
volerne, al mondo non ne mancano. Ma belle e
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1956
come l’Uliva non ne ho mai incontrate. Cosicché
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1956
la testa a chi ne farà mai parola! ¶ Poi
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1956
delle mani mozze, che ne è stato? – E l
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1956
madre in nessun modo. Ne avrà abbastanza dei suoi
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1956
lino. Ditele che me ne faccia, ma presto, perché
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1956
faccia, ma presto, perché ne ho bisogno subito, camicie
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1956
venga alla mia presenza nuda né vestita, né
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1956
mia presenza né nuda vestita, né digiuna né
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1956
né nuda né vestita, digiuna né satolla, né
37
1956
né vestita, né digiuna satolla, né di giorno
38
1956
né digiuna né satolla, di giorno né di
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1956
satolla, né di giorno di notte, né a
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1956
giorno né di notte, a piedi né a
41
1956
notte, né a piedi a cavallo. Che obbedisca
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1956
rete (così non era nuda né vestita), mangia
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1956
non era né nuda vestita), mangia un lupino
44
1956
lupino (così non era digiuna né satolla), prende
45
1956
non era né digiuna satolla), prende la capra
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1956
no (così non era a piedi né a
47
1956
era né a piedi a cavallo) e conciata
48
1956
schiariva appena (non era di giorno né di
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1956
vide né a pranzo a cena; venne fuori
50
1956
sasso e che se ne sta così da parte
51
1956
ma senza poter parlare toccarla. E la mattina
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1956
Principessa, senza poter toccarla parlarle. ¶ I carcerati, quando
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1956
E le guardie se ne andarono a dormire, che
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1956
era sparito, e nessuno ne seppe mai più nulla
55
1956
senza ch’egli se ne accorgesse. All’ora stabilita
56
1956
smuovermi da questo proponimento: ricchezze, né divertimenti, né
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1956
questo proponimento: né ricchezze, divertimenti, né belle dame
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1956
né ricchezze, né divertimenti, belle dame! ¶ I fratelli
59
1956
la toglievano, e se ne partì. ¶ La nave fece
60
1956
e al suo posto ne misero un’altra uguale
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1956
riportiate il suo cuore. Ne va della vostra testa
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1956
il Re che se ne avvide fu ripreso dalla
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1956
il padre, che non ne voleva sapere, per farlo
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1956
che conta, – e se ne andò, salutandola con cortesia
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1956
sbeccò la pizza e ne buttò un cantuccio al
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1956
ammazza tre ¶ E tre ne ammazzan sei. ¶ Ma vedere
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1956
ammazza tre ¶ E tre ne ammazzan sei. ¶ Io sparai
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1956
con parole. ¶ Ho dormito in cielo né in
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1956
dormito né in cielo in terra, ¶ Indovinate voi
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1956
di morire, quel Bello, ne ha ammazzati tre, uhm
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1956
diventare sposa tua non ne ho proprio voglia. Se
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1956
aprono certi esseri smisurati, uomini né donne, brutti
73
1956
esseri smisurati, né uomini donne, brutti da far
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1956
disse: – Ragazzo, tu coraggio ne hai da vendere, però
75
1956
annunziarmi. ¶ Il Mago se ne stava sempre in panciolle
76
1956
e a frugare se ne trovava un’altra. Ma
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1956
giorni ma solo quando ne aveva bisogno; così non
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1956
Regno. ¶ – Macchie io non ne porto, – disse Menichino, – ma
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1956
incantesimo si perde che ne sarà di voi e
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1956
gattabuia incatenato: e non ne uscì che col prete
81
1956
fa per me! Quanto ne volete, galantuomo? ¶ – Cento scudi
82
1956
galantuomo? ¶ – Cento scudi tondi, uno di più né
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1956
né uno di più uno di meno, – disse
84
1956
un cannocchiale? ¶ – Che me ne faccio? – disse il Principe
85
1956
virtù di questi non ne ha mai visti? – disse
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1956
gridava: – Uva salamanna! Chi ne vuole? Compratela, l’uva
87
1956
d’uva salamanna, e ne mise uno tra le
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1956
No che non ce ne sono. Che novità vuoi
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1956
e fra tre se ne riparte per Pietroburgo. È
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1956
rubato senza che lei ne sapesse mai nulla. Prenda
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1956
lei agisce con senso ne avrà la sua fortuna
92
1956
come pipistrelli finché non ne restò in piedi nessuno
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1956
le botteghe della città ne siano rimaste senza? ¶ Ma
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1956
Re e digli che ne mangi il gheriglio, in
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1956
a quest’ora non ne sarebbe rimasto neanche un
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1956
che hai voluto. Te ne andasti via come un
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1956
potevo né farmi vedere parlare. ¶ Divennero le migliori
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1956
a domani, – e se ne andò. ¶ Stellina subito salì
99
1956
voleva sapere perché se ne voleva andare, ma lui
100
1956
appena lo vide se ne prese una cotta da
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1956
tagliarti mai la barba, i capelli, né le
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1956
barba, né i capelli, le unghie. D’altro
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1956
d’oro, e più ne tirava fuori più ne
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1956
ne tirava fuori più ne uscivano. ¶ Andò in una
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1956
moneta d’oro: così ne aveva sempre una processione
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1956
mi pare che ce ne sia di più della
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1956
apre il candeliere e ne esce fuori la bella
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1956
sua storia. Il Principe ne era già innamorato cotto
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1956
a bere finché ce ne stava. ¶ Poi cominciarono a
110
1956
nulla, prende e se ne va: era un tipo
111
1956
anche lui e se ne va. ¶ Il piccolo dormiva
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1956
quattrini, prese e se ne andò da questo fratello
113
1956
i fratelli e se ne andò. ¶ Gira gira, finalmente
114
1956
quel giovane, dove ve ne andate? ¶ – Per il mondo
115
1956
fece fagotto e se ne andò, lasciandoci lo staio
116
1956
di staia di quattrini ne ho tre, e ce
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1956
ho tre, e ce ne metto tre contro il
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1956
scodella del migliore; così ne ebbe abbastanza fino all
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1956
e tutto allegro se ne andò a lavorare un
120
1956
cosa volevi che me ne facessi d’una ciabatta
121
1956
disse l’Arciprete, – me ne ha fatte troppe; bisogna
122
1956
lavoro da darti non ne ho più. E così
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1956
quattrini e poi me ne vado. ¶ Così Pìrolo tornò
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1956
a discorrere. ¶ – Perché non ne portereste una anche a
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1956
tanti anni e non ne posso proprio più. Se
126
1956
che la biscia se ne accorga, e la fontana
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1956
tre retate di pesci, ne acchiappò tanti, che tornò
128
1956
e poi di pesca ne ebbe quanta ne volle
129
1956
pesca ne ebbe quanta ne volle nel solito stagno
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1956
il pesce o te ne farò pentire io. Inteso
131
1956
a badare a pianti a parole: corse a
132
1956
di casa e se ne va. Prima di partire
133
1956
se no il Drago ne avrà due da divorare
134
1956
che nessuno poté raggiungerlo vedere da che parte
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1956
lo schioppo, e se ne partì. Aveva già cacciato
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1956
vive e la grotta ne fu piena. I fratelli
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1956
tre fratelli non se ne fossero accorti. Le corsero
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1956
sarò più grande, se ne potrà riparlare. ¶ Ma dice
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1956
ma lei non se ne curò. ¶ Il padre andò
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1956
che gli piacevano e ne riempì una cassa, che
141
1956
di graziadidio. Fame non ne avevano molta, pure si
142
1956
in cuore e se ne tornò a casa piangendo
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1956
bene? ¶ – Sì che ve ne voglio, – lei rispose. ¶ – E
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1956
Mostro non si vide a pranzo né a
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1956
ed erano cadaveri. Se ne andò a dormire proprio
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1956
così grande che se ne parla ancora. ¶ (Trentino) ¶ 44 ¶ La
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1956
spiarlo. ¶ Il professore se ne stava fermo come un
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1956
ciocco, ad aspettare che ne caschi un altro. ¶ «Questo
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1956
si disse, e se ne stette sdraiato a bocca
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1956
lasciato la vita! Te ne darò ancora, ma tu
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1956
ebbe vista, chiese: – Quanto ne volete? ¶ – Noialtri ne vogliamo
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1956
Quanto ne volete? ¶ – Noialtri ne vogliamo settemila scudi! ¶ Così
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1956
per l’orgoglio che ne avrete, ¶ Non mi costa
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1956
avrete, ¶ Non mi costa un porto né un
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1956
costa né un porto un castello, ¶ Ma mai
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1956
lui. – Io non ho arte né parte! ¶ Ma
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1956
non ho né arte parte! ¶ Ma lei gli
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1956
Bene, le compriamo. Ma ne vogliamo delle altre. ¶ E
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1956
a bordo, ma non ne trovava mai. Un giorno
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1956
Di tutte queste ricchezze, ne viene metà a te
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1956
moglie, – disse il vecchio, – ne viene metà a te
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1956
Ministro. Poverino, lui non ne aveva colpa: a rubare
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1956
Alcina. La vecchia non ne sapeva niente, ma, siccome
164
1956
profondo che non se ne vedeva la fine. E
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1956
grande: – Di vangare non ne ho più voglia. Voglio
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1956
Salì sul fico e ne colse un bel paniere
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1956
e non so se ne ho abbastanza –. E continuò
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1956
mezzo disse: – Anch’io ne ho basta di vangare
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1956
padre: – Uff, questi fichi! Ne sono proprio stufa! ¶ E
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1956
Non posso. ¶ – Dimmi quanto ne vuoi. ¶ – Cento scudi. ¶ La
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1956
una. ¶ – Non posso. ¶ – Quanto ne vuoi? ¶ – Trecento scudi. ¶ Glieli
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1956
ha tre bei cani. ¶ – Ne vuoi comprare uno? ¶ – Quanto
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1956
a bastonarlo. ¶ – Che ce ne facciamo d’un cane
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1956
pecora sola! Figuriamoci se ne do via un’altra
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1956
non parliamone nemmeno. ¶ – Ora ne hai due: perché non
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1956
e gran personaggi non ne aveva mai conosciuti. Ciononostante
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1956
tante buone frittelle, e ne lasciò una padellata per
178
1956
buon profumino! E se ne assaggiassi una?» E una
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1956
La povera ragazza se ne stava lì a piangere
180
1956
La Luna, stavolta, non ne volle più sapere. Statua
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1956
figlio del Re, che ne rimase innamorato. La comprò
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1956
sono pieno e non ne mangio più. Questi che
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1956
che discorre come noialtri. ¶ – Ne avete di belle cose
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1956
e portarmela, se no ne andrà della tua testa
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1956
ce n’è quanta ne volete! ¶ Allora Tabagnino prese
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1956
finestra e gridò: – Me ne deve dare uno o
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1956
che alla povera Stellina ne faceva passare di tutti
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1956
scodella, e Stellina non ne poté più e se
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1956
poté più e se ne andò. Andò da una
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1956
domattina –. E così se ne andò. ¶ Stellina era rimasta
191
1956
era partito, disse: – Me ne vorrei andare un po
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1956
un incantesimo non potevo farmi vedere né parlare
193
1956
volte e non ve ne darò più altri! ¶ La
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1956
morto. Passarono tre giorni, ne passarono quattro, e la
195
1956
e nel parlare, che ne restò incantato. – Dimmi, cara
196
1956
ma non poteva andare avanti né indietro. I
197
1956
poteva andare né avanti indietro. I naviganti chiesero
198
1956
un figliolo, e non ne avevano. Un giorno, quel
199
1956
col cavallo di bronzo, ne vide uscire fuori Pomo
200
1956
generale, solo Scorzo se ne stava pensieroso in disparte
201
1956
e i genitori se ne accorsero. – Ma com’è
202
1956
chiesero. ¶ – Mah, io non ne so niente, – dice la
203
1956
la ragazza. ¶ – Come? Non ne sai niente? Chi è
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1956
e solo lei me ne ha rubato due! Adesso
205
1956
così, prese e se ne andò. ¶ Cammina e cammina
206
1956
che non ha babbo mamma, ma che se
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1956
noialtri che siamo Re ne abbiamo di così bella
208
1956
Eh, lasciala là, te ne faremo fare un’altra
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1956
donna con la barba? Ne va la dignità della
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1956
all’amore con te ne va della dignità della
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1956
scorticati, scimmie in tegame; ne hanno mangiato oggi e
212
1956
Non riderei nemmeno se ne andasse della mia vita
213
1956
vecchia, grinzosa, che se ne stava a lingua fuori
214
1956
di vino; la vecchia ne bevve un po’ e
215
1956
che la Principessa se ne innamorò e non vide
216
1956
all’altro mondo non ne faceva parola. Lo sposo
217
1956
delle domande ma non ne aveva il coraggio. Alla
218
1956
a me… ¶ – E ce ne sarebbe ancora da vedere
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1956
disse, – e soldi non ne abbiamo. ¶ – E come faccio
220
1956
il giorno, – e se ne andarono. ¶ La donnetta si
221
1956
il giorno –. E se ne andarono. ¶ «Ora vi faccio
222
1956
dal cortile e se ne vanno. Ma la vedova
223
1956
tanti ringraziamenti e se ne andò, ma a tutte
224
1956
vecchia non ci badò poco né tanto, perché
225
1956
ci badò né poco tanto, perché non credeva
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1956
alla fine, quando non ne poté più di fantasticare
227
1956
quel giovane che se ne veniva allegro a mani
228
1956
piccoli? ¶ – E come no? Ne ho sette o otto
229
1956
fine crudele, ma non ne meritava una migliore. ¶ (Trentino
230
1956
nella cripta e se ne tornarono alle loro tombe
231
1956
gigante. ¶ I morti se ne andarono e lasciarono il
232
1956
e il giovanotto se ne andò, col braccio di
233
1956
nel camino che gridavano: ¶ Ne abbiamo uccisi tanti, ¶ Ed
234
1956
ora tocca a te! ¶ Ne abbiamo uccisi tanti, ¶ Ed
235
1956
uno stregone, e tunfete! ne calò un secondo, e
236
1956
sul petto: e niente. Ne toccò un altro sulla
237
1956
mangiarono. Dopo cena se ne andarono tutte, con grandi
238
1956
con lui e se ne andarono di nuovo. E
239
1956
di morto e tanti ne venivano, tanti ne ammazzava
240
1956
tanti ne venivano, tanti ne ammazzava, e senza sforzo
241
1956
conosciuto i dodici fratelli; ne aveva solo sentito parlare
242
1956
il bosco di streghe ne era pieno. ¶ Uno dei
243
1956
pallida. I fratelli se ne accorsero e tanto le
244
1956
della ragazza e se ne innamorò. Le disse che
245
1956
orologio senza che me ne sia accorto, – pensa, – non
246
1956
Cric, il ladro se ne accorse e andò a
247
1956
non si poteva riconoscerlo saper nulla dei complici
248
1956
tanto tempo libero, se ne stavano per conto loro
249
1956
far vedere che se ne interessava, andò a farle
250
1956
Tanti saluti! – e se ne andò. Al Re disse
251
1956
si vergognò, poi se ne ricordò ancora e non
252
1956
Addio, allora, – e se ne andò. ¶ Appena la carrozza
253
1956
questi tre oggetti se ne andò. ¶ Dopo tre giorni
254
1956
Aperse la castagna e ne uscirono una gran quantità
255
1956
disperata, ruppe la noce. Ne uscirono dei bei vestiti
256
1956
la torcia e se ne andò. L’indomani, il
257
1956
Re del Sole. Nessuno ne sapeva niente, ma una
258
1956
quei due: – Sì, quando ne abbiamo riempito un carretto
259
1956
riempito un carretto, ce ne andiamo. ¶ I soldati si
260
1956
cane fedele e se ne andò alla ventura. Alla
261
1956
uscio, e della Giulia ne fece un boccone. ¶ Al
262
1956
campo dei ceci e ne raccolse una grembiulata. Tornò
263
1956
al campo di lupini, ne colse una grembiulata e
264
1956
sono una meraviglia, e ne faremo una scorpacciata. ¶ – Sì
265
1956
tornata a casa. Me ne farò una scorpacciata di
266
1956
soldo, che non sapeva leggere né scrivere, e
267
1956
non sapeva né leggere scrivere, e si chiamava
268
1956
prima volta che se ne vedevano, regalo d’un
269
1956
di bestie così non ne aveva mai viste né
270
1956
ne aveva mai viste sentite nominare. E disse
271
1956
subito la pancia e ne uscirono madre e figlia
272
1956
di non morire. ¶ – Finalmente! Ne ho fatto di giri
273
1956
vedere un po’ cosa ne è dei miei parenti
274
1956
che non lo voleva. Ne nacque un gran battibecco
275
1956
e le vecchie se ne andarono portandogli via il
276
1956
le tre Fate se ne andarono. ¶ Appena venne giorno
277
1956
appena il Re se ne uscì per i suoi
278
1956
piallate gliene do quante ne vuole, – e cominciò a
279
1956
Se grida, non se ne fa niente. ¶ Lei si
280
1956
cosa vuoi che me ne faccia di un granchio
281
1956
dei pesci e se ne stava delle ore seduta
282
1956
più, e subito se ne sentì innamorata. ¶ E vedendo
283
1956
che il padre se ne accorga. ¶ A casa, quando
284
1956
salvi: ma bada che ne passerai di tutti i
285
1956
ho capito, – e se ne andò. Passò davanti a
286
1956
piatto, perché non se ne accorgessero. Poi tornò a
287
1956
disse la vecchia, – me ne dia degli altri. ¶ La
288
1956
disse ancora: – Padroncina, me ne dà un altro po
289
1956
tavola il minestrone lei ne mangiava un piatto, ne
290
1956
ne mangiava un piatto, ne mangiava un secondo, ne
291
1956
ne mangiava un secondo, ne mangiava un terzo e
292
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di canapa e non ne ha ancora basta! Per
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tua, – disse, e se ne andò. ¶ La ragazza passava
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giù dalla grondaia, e ne venne fuori una vecchia
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era verso che se ne ricordasse neanche uno. ¶ Da
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fondo. Il capitano se ne accorse, e le domandò
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il giorno dopo non ne parliamo; più passavano i
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l’anima e nessuno ne sapeva più niente. I
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gli disse che non ne sapeva niente. Ma il
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la pancia del leone ne saettò fuori un cane
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la pancia al cane, ne volò via un’aquila
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tre mele che cantano: ne sai qualcosa? ¶ – No: ma
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tre mele che cantano: ne hai notizie? ¶ – No: ma
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gli disse che non ne sapeva niente, ma gli
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tagliò l’albero e ne fece tanta legna da
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alla madre. – Lascereste che ne venisse una a mio
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d’argento non ce ne sono: sta’ attenta, se
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vai con lui te ne potresti pentire. ¶ La figlia
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com’era venuto se ne andò. ¶ L’indomani mattina
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terza? – E così se ne tornò con la terza
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casa scarico. ¶ Quando se ne fu andato, la lavandaia
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svegliava non trovava più vacche né buoi, e
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trovava più né vacche buoi, e i compagni
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altro pesce aveva scarpe pantofole, in Sicilia ho
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tutte così lunghe che ne venne il proverbio: ¶ O
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Se non avessi fretta ¶ Ne berrei una scodelletta. ¶ A
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roba da mangiare se ne portò due. Quando sentì
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frutti non bastavano scale scalette. Vennero anche le
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Passò un cavallante e ne ebbe compassione; la fece
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foglie com’era. Lui ne riempì due corbe e
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Lui così fece, ma la Regina, né il
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ma né la Regina, il Re, né sua
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Regina, né il Re, sua sorella si sarebbero
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sorella, tanto cosa ce ne facciamo? – e comprarono i
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lui con l’asino ne portò subito una soma
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Corte. Gli chiesero quanto ne voleva e lui disse
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festa. Il Re se ne innamorò e innamorandosene s
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canapa in mano, se ne andò sul ciglio del
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sghignazzavano. Aperta la noce ne venne fuori una tela
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la sala del trono ne era invasa. – Ma questa
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aperse la cassettina e ne uscì un barboncino infiocchettato
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Trovò un vecchio che ne vendeva uno per poco
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figlia unica, senza fratelli sorelle e non aveva
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e così lei se ne andò sola per il
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morte, ma la Regina ne ebbe un po’ pietà
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e dodici, e se ne andarono da casa. Si
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non ci sono orchi streghe che bastino, da
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per me – e me ne rendevo ben conto – un
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scrivo questa prefazione e ne son fuori: riuscirò a
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e proprie o non ne ho trovate o erano
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radici in un terreno, ne ha tratto più succo
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in Toscana sono dialetti più né meno degli
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sono dialetti né più meno degli altri, diversi
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copiose e ben fatte ne esistono soprattutto di due
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ragione di bellezza che ne raccomandi la conservazione, ma
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delle storie senza tempo volto, di tra il
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avendone udite centinaia, non ne ricordano più una; e
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più una; e ve ne sono che, ricordandosene, non
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come in casa sua; può essere altrimenti di
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di trenta anni fa; la sua narrazione ha
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quello di camberieri; ma, Pietro ricognobbe loro, né
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né Pietro ricognobbe loro, loro ricognobban punto Pietro
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di raccontare senza fretta economia, zeppo di particolari
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i suoi molti opuscoli ne dedicò alcuni (nel 1873, 1875, 1893) alle
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i nomi dei narratori, sappiamo quali furono i
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che non ha conosciuto le vignette di Chiostri
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libri delle fate» Salani, la Biancaneve di Disney
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che ho visto non ne ho trovata una da
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poter dire versione-principe. Ne riporto due: una abruzzese
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di raccontare (contro chi ne rimproverasse il carattere profano
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cose, di re non ne hanno mai conosciuti, niente
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connettervi alcuna attribuzione regale, l’idea d’una
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del contadino senza terra lavoro c’è il
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studente a Curtatone e ne scrisse poi i ricordi
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fiabe che sapevano; naturalmente ne vengono dei riassuntini monchi
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di pubblicare; di fatto ne pubblicò nell’«Archivio» una
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in là non va dovrebbe voler andare. Ma
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i singoli motivi ce ne sono dei diffusissimi (e
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lo fu: non se ne hanno testimonianze precedenti. ¶ 53. Cfr
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si sente, e nessuno ne è potuto uscire altro
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sua ombra e se ne spaventò tanto che morì
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nave Baciccin Tribordo se ne stava sempre con le
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del Re non disse sì né no. – So
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non disse né sì no. – So io quel
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vuoi», tu di’: «Me ne basta solo uno», e
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danari per pagare non ne abbiamo. Però ogni volta
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altra. Non c’era casa né albero che
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c’era né casa albero che s’alzasse
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di candela, e se ne andò con la Fata
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era un giovane che ne voleva in moglie una
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la gente non se ne fidava. Così la maggiore
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voi, e non ve ne pentirete –. La presero a
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disse l’altro, – te ne do duemila. ¶ – E io
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gli disse lei. – Ce ne hai messo di tempo
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Re aspettò un giorno, ne aspettò due, ne aspettò
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giorno, ne aspettò due, ne aspettò tre, ma Cola
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non possa più andare avanti né indietro. ¶ – Ah
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più andare né avanti indietro. ¶ – Ah, sciagurata, – le
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poteva andare più avanti indietro. ¶ Il capitano si
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tutti per lei. Se ne riempì il grembiule, rifece
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sorelle: – Tiratemi! – E se ne tornò su fresca come
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belle cose? ¶ – Che ve ne importa? Domani mi calate
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hai bevuto? ¶ – Non sono pazza né ubriaca: calatemi
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Non sono né pazza ubriaca: calatemi –. E la
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su! – Ma, mentre se ne andava, il Reuzzo s
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vestiti. Ninetta invece se ne stava chiusa col suo
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non pensava a feste a balli. Il padre
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voialtri, che io non ne ho voglia. ¶ – Eh no
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Appena le sorelle se ne furono uscite, Ninetta si
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datteri! Andiamo! – e se ne andarono. Ninetta si volse
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mi vesto e me ne vado –. Si vestì, fece
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sue cose e se ne andò. ¶ Cammina, cammina, arrivò
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abbiamo tessuto –. E se ne andarono. ¶ Venne la mezzanotte
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insieme agli altri pani ne fece due bucellati, pieni
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il bucellato e se ne tornò a casa della
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figlia minore che non ne sapevano più poco né
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ne sapevano più poco tanto. Ma intanto il
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far la spesa se ne tolse la voglia, e
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e lo mangiò. Poi ne impastò uno così come
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mercante, la prima fata ne taglia uno: – Io fato
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devono essere. Se no ne va la tua testa
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vi lascio e me ne vado, ma non dubitate
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la madre; la ragazza ne provò tanto dolore che
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lei non esistevano più passeggio, né teatro, né
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esistevano più né passeggio, teatro, né divertimento. ¶ Il
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né passeggio, né teatro, divertimento. ¶ Il padre, che
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un collegio, e tu ne sarai padrona. Ti piace
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di gente che spogli che vesta, né di
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spogli né che vesta, di guardie dietro la
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Pentita? Se volete, ve ne do un altro! ¶ – Come
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richiudeva il trabocchetto, se ne passava a casa di
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la Sapiente! – e se ne innamorò. Mandò un ambasciatore
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Vi vorrei per moglie. ¶ – Ne ho gran piacere, Reuzzo
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la porta e se ne andò. ¶ Caterina spiegò al
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bosco. Noi, figli non ne abbiamo: è il Signore
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il giovane mercante, se ne innamorò. ¶ – Che hai figlia
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No, papà, non voglio gioielli né pietre preziose
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non voglio né gioielli pietre preziose: io voglio
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palazzo del Re se ne fecero fare uno cento
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gelsomino del Regno e ne fece fare un gran
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in un catino e ne avrò tanti baccelli… Di
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fave e vedrete quante ne verranno. Al quarto anno
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era uno che non ne aveva mai abbastanza. Andò
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li contò mentre se ne andavano. Mal gliene venne
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di danari, prendine quanti ne vuoi e vattene. ¶ L
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le tasche e se ne andò. Come uscì, andò
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danari vuoi e te ne vai! – Lui si riempì
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all’Inferno. ¶ Vedendo che l’uno né l
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che né l’uno l’altro fratello tornava
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solo non respirava più le batteva il cuore
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era pazzamente innamorato e ne aveva avuto due creature
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Cane vide Re Pipi ne restò incantata e si
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disse il vecchio, – ce ne vorrà prima che tu
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castagna e quello che ne uscirà mettiti a gridarlo
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Reginotta spezzò la castagna; ne uscì un telaio d
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Cane le chiese: – Quanto ne vuoi? ¶ – Non voglio danari
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Re mio, che ce ne andiamo! ¶ Ma Re Pipi
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e schiacciò la noce. Ne uscì un telaietto d
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e la chiamò. ¶ – Quanto ne vuoi? – disse la Turca
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la nocciola. La schiacciò: ne uscì un bel canestrino
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Cane l’indomani se ne accorse, si strappò i
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orba, che Dio ve ne renda merito. ¶ Il Re
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Le due donne se ne andarono benedicendolo, e il
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come una rosa. Se ne stava affacciata al balcone
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dissero che non se ne sapeva più nulla: era
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e si disperarono. – Due ne abbiamo perdute, – dicevano, piangendo
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avendo pochi soldi, se ne andò pel mondo in
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e a manca: nessuno ne sapeva niente. Allora una
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di rosso e se ne andò per il mondo
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nella paglia, senza svegliarsi smetterla di suonare il
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e solo io non ne devo fare! – Passò un
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e la Regina non ne potevano più di quella
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di danari e se ne andò dietro all’uccello
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oro? ¶ – Lasciatemi perdere, che ne ho abbastanza di pensieri
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a tentoni dicendo: – Che ne sarà di me, monca
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pietre agli uccelli, e ne prendeva. Alla sera, si
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vado a vedere se ne prendo qualcun altro. ¶ S
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e da bere non ne mancava mai. ¶ Un giorno
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se mio figlio se ne accorge, siamo morti tutti
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della comare leonessa, che ne ho bisogno per mia
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qualche uccello. ¶ Uccelli non ne vide volare neanche uno
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trovò più il granchio. Ne nacque una gran lite
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è meglio che ce ne andiamo –. E portò anche
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mai perché ogni mattino ne trovava una borsa piena
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la mia fortuna!», pensò; ne colse un po’ di
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cicorie bianche e tenere, ne portò subito una alla
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nome Cola, che se ne stava a bagno nel
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la poveretta, quando non ne poté più di gridare
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e la madre se ne disperò tanto che dopo
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Il Re, che non ne poteva più dalla curiosità
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senza badare a sparecchiare niente, disse a Mamma
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una scoppiettata, la mamma ne ebbe tanta rabbia che
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da togliersi l’appetito ne ha. Se ve ne
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ne ha. Se ve ne state quieti quieti io
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coi miei figli, che ne ho giusto sette come
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suoi fratelli. Appena se ne fu andata, Pulcino si
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son mangiati, – e se ne andò. Pulcino subito svegliò
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più i sette figli i sette bambini smarriti
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e mangiarli senza pane sale –. Si mise gli
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fecero ricchi. Pulcino se ne andò a Napoli e
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l’altro. Non sapevano che dire né che
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sapevano né che dire che fare. – Figli miei
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tante belle schiave. Ce ne compriamo una? ¶ – Eh, – disse
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guardò le schiave, e ne vide una vecchia, anzi
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busse, povera cristiana. – Quanto ne volete? – domandò a quello
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solito, i figli se ne andavano a teatro. Il
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che non ti perdono ti perdonerò mai. Avrai
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così triste? Perché te ne stai taciturna? ¶ – No, nulla
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le altre due sorelle ne avevano di eguali. ¶ – Io
500
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d’uccelli, che bastava ne gettasse una in terra