Francesco Biamonti, L'angelo di Avrigue, 1983

sulla sofferenza ineluttabile. ¶ Chi nel passato aveva creduto in

persino allegri. ¶ – Sono passato nel «carruggio vecchio», – disse Gregorio

loro pensione. Si tolse nel salutarli il suo berretto

in un vicolo) e nel riattraversare la piazza vide

di un tempo, eccessivi nel bene e nel male

eccessivi nel bene e nel male, sepolti in sacrestia

prete pregava; lo accompagnava, nel passaggio, fin dove e

sasso. ¶ Un falco girava nel cielo, si spingeva fin

ad oriente. Vi scendevano nel pomeriggio ombre precoci. ¶ Pensando

scuri. Gli ulivi mormoravano nel vento notturno, la luna

risvegliò avanti l’alba. ¶ Nel vano della finestra si

sciogliersi nell’eterno e nel nulla. ¶ Guardò Ester, ascoltò

ombra oltre il ritano, nel querceto. ¶ Egli salí al

un alaterno si protendevano nel vuoto. Camminò su quell

Jean-Pierre si stampò nel cielo sereno: il febbrile

fragili rami. ¶ Guardò giú nel precipizio, buttò una pietra

morte ma forse già nel suo alone: mozziconi di

di sterpi e forse nel suicidio non s’aggrappa

stranamente calmo quel mattino. ¶ Nel locale il solito gruppo

falta. ¶ Il giovane rientrò nel gruppo. ¶ – Le ha parlato

verso occidente e finí nel vallone sotto le rocce

Martine e Laurence entrarono nel bungalow. ¶ Le finestre non

finestre non avevano persiane. Nel buio baluginava una mimosa

cielo. ¶ Il crinale vibrò nel sole, come un maroso

che ho visto io nel quaranta. ¶ – Che cosa avrà

mattino: era sempre venuto nel pomeriggio o di sera

pace. ¶ Continuava a piangere nel sole delle undici: Jean

per la bocca serrata nel cipiglio era detto «il

dito della mano levata, nel comando della Resurrezione, era

angelo eretto sopra brillavano nel sole, fra le passere

quella «inglese». Ormai sparita nel ritano che graffia il

mente sua madre, e nel sole e trascinata nei

canzone (c’era musica nel suo cervello quest’oggi

Pierre... ¶ Non arrivavano clienti nel bar. C’era davvero

Poi la donna entrò nel bar ed egli le

in quel rumore, e nel contempo pensava agli anni

una scala a chiocciola. Nel fumo di tabacco uno

aria leale si perdeva nel suo io come in

sa niente. Si perde nel vago. ¶ – Mi dispiace. ¶ Si

in riva al mare. Nel mezzo del fiume scendeva

alto. Nessuno camminò piú nel sogno. ¶ Egli si risvegliò

mare: due rami lattiginosi nel cielo che si espande

seduta sul letto, avvolta nel plaid; assai bella, con

penombra e si ritrovarono nel chiarore della campagna. ¶ – Dove

eccesso di azzurro, che nel suo eccesso era cupo

les terrasses, – lei disse nel suo francese un po

una vertigine? ¶ Il sole nel centro della valle, sopra

lontano sembrano grano maturato nel cielo. ¶ In casa Maria

ritorno dalla stazione, camminando nel buio delle fasce ne

E che donna trovò nel bar! Una donna cosí

marinaio, assediare dal sogno. Nel nuvolo, nella neve o

una morte, a leggere nel libro di un muto

La collina era irruvidita nel lungo tramonto. La notte

verde cupo ammuffito. ¶ Mandava nel silenzio della stalla lo

mare nebuloso e vitreo nel contempo. ¶ Riguadagnò piú a

tocco e un fruscio nel torrente lo fecero pensare

stato lo stesso che nel trentotto-trentanove li aveva

Annunciata scese un carro nel ricordo con stridio di

navigando: ripassava il mare, nel lampo dei ricordi, per

sul cammino della memoria, nel suo triste appuntamento con

Piè parlava e ghignava nel contempo. – Secondo me vivono

vecchi là allineati e nel paese vasi di fiori

Quello che c’è nel paese io lo vedo

quel gruppo nazista assediato nel bunker e carico di

bis. L’aveva portata nel diciotto il maestro Giordana

aveva il secondo posto nel registro vecchio, il terzo

registro vecchio, il terzo nel registro nuovo che nessuno

carico di brividi, specie nel folto degli ulivi. Allungò

sul sentiero, dove piovigginava nel vento. ¶ E come l

cespuglio rosso oro. Lí nel vento e nel freddo

Lí nel vento e nel freddo lei rivelava un

riparo e mormora sempre nel vento serale. L’osteria

delle querce già librato nel volo crepuscolare. ¶ Pioveva piano

cane. Il guinzaglio infilato nel braccio, andava svelto come

di Ester?... Non andava nel nevischio, ma nei cammini

tipi che hai ospitato nel bungalow. Quanti sono? una

e lontana (la luna nel cielo diurno) calare dietro

piedi e si spogliava nel barlume della luna, di

Ma dove stava andando? Nel vallone della Comba no

secco, solo aria tremula nel «desert de la bluiour

desert de la bluiour». ¶ Nel bar c’era piú

era a Villafranca quando? ¶ – Nel quarantacinque, appena tornato dalla

conflitto. Il priore era nel maquis e aveva salvato

borbottava di rocce spettrali nel sole. ¶ Il monaco disse

dire). L’aveva sentita nel locale piú malfamato di

piú malfamato di Barcellona. Nel Barrio Chino. Tra un

gli occhi come allucinati nel fumo. Ad ogni numero

quale spense la lampada nel paralume, lei gli cercò

disse, – abbiamo fumato troppo. ¶ Nel riquadro buio sopra la

della chiesa per infilarsi nel carruggio della Posta. ¶ Forse

mandorlo in fiore. Tremolava nel cielo terso. ¶ Da Edoardo

Edoardo guardò, poi disse: ¶ – Nel ricordo era tutto piú

dita nodose una sigaretta. ¶ – Nel giugno del quaranta qui

incappucciate. Tenevo un binocolo nel telo e guardavo nelle

sfociò col suo gregge nel sole dell’altro serro

Laurence si stava spogliando nel raggio della veilleuse. Il

che ogni marinaio ha nel cuore. ¶ Salí le scalette

testa del magaglio, ondulando nel chinarsi, senza spostare i

Gregorio prese la chiave nel buco del ramo col

sul tavolo due limoni, nel sole polveroso. Una farfalla

valigia vuota sul letto, nel lungo fosso del giaciglio