Giovan Battista Marino, La sampogna, 1620

et egli ¶ con sollecito piè dietro le tenne. ¶ Qual

lino, ¶ come il bel piè trafitto ¶ di se stesso

mordace. ¶ Dal tergo al piè gli scende in abbandono

posato in terra il piè sinistro ¶ su la coscia

infelici porte ¶ torse il piè finalmente e pianse, e

natural fierezza, ¶ giaceagli a piè disteso. ¶ Il bavoso cinghiale

bramate e cerche ¶ col piè materno ricalcò passando. ¶ Degna

a lambirle il bel piè stendea la lingua; ¶ e

È forse Teti ¶ dai piè d'argento, ¶ ch'uscita

mi tengo apena in piè. ¶ Evoè. ¶ Chi mi spigne

ceppi di cristallo il piè d'argento; ¶ e l

la schiera seguace il piè ritenne. ¶ Avea ciascuna in

vaso. ¶ Sotto il bel piè ridea ¶ tutto il popol

sonnacchiosa testa, ¶ e 'n piè risorto ad emular le

il guardo. ¶ Magro il piè, breve l'unghia, ¶ ma

vince e confonde. A' piè d'Europa ¶ piega l

si stende. ¶ Sorge in piè poich'è carco, e

e come trita ¶ con piè securo i calli ¶ del

la lingua il bel piè candido e scalzo, ¶ con

verso Orione il destro piè distende, ¶ con l'altro

le mani e ne' piè spuntano in dita. ¶ Di

turchese intera. ¶ Copre il piè bianco un borsacchin cilestro

l'ossa ¶ dal grave piè de' corridori oscuri, ¶ tenta

serviran d'ancelle. A piè venirti ¶ vedrai superbi spirti

freno ¶ del suo limpido piè ritenne il corso, ¶ e

malgradito amante, ¶ torcendo il piè, precipitossi in fuga; ¶ e

o Dafni, che 'l piè bianco ¶ omai stanco ¶ non

non hai ¶ fermo il piè, sì come il core

d'aquila, ¶ accelerando il piè spedito e libero ¶ diessi

Le cosce e i piè di caprio, ¶ tra l

agile ¶ con quel caprigno piè, ch'a par d

umido ¶ tenacemente il vago piè s'abbarbica, ¶ le chiome

viva testa, ¶ che col piè si calpesta. ¶ Né più

treccia di lauro, a piè d'un faggio ¶ tra

bel rio, che con piè torto corre ¶ e fende

il fa geloso. ¶ Co' piè l'arena e con

coppia di veltri a piè gli spira, ¶ con lingue

lo sposo suo con piè veloce ¶ varca i paschi