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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

concordanze di «quel»

nautoretestoannoconcordanza
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passare tanti anni in quel buco, su quei pochi
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adesso lo sapevo, e quel tempo era passato. Me
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mi tornava in bocca quel sapore, sentivo lo schiocco
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le albere che segnavano quel filo d’acqua, e
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tempo non bevevo di quel vino? ¶ – Te l’ho
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lontano. Restava soltanto Nicoletto, quel nipote scemo che mi
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lui meritava il premio quel Nuto del Salto… ¶ – Nuto
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idea se avesse saputo quel che pensavo. Ma queste
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voleva sapere da me quel che si fa e
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che si fa e quel che si dice, ascoltava
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visto un’automobile investire quel bue? Perché non sapevo
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a considerarlo diverso da quel Nuto scavezzacollo e tanto
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coraggio e si levasse quel peso. Ho sempre visto
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sa meglio di me quel che è giusto. ¶ – No
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lei lo sapeva che quel cane arrabbiato che voleva
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frutti – quelle donne inferocite, quel ragazzo storpio. ¶ Chiesi a
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se c’era sempre quel nido dei fringuelli sull
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tutto aveva quell’odore, quel gusto, quel colore d
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quell’odore, quel gusto, quel colore d’allora. ¶ Gli
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cosí anche i conigli. ¶ – Quel tedesco, – dissi, – sarà stato
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Aveva quei calzoni e quel cappello inzaccherati, quasi celesti
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l’avevano poi rotto quel muro? ¶ Il Valino mi
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era un po’ come quel giardino della villa, pieno
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morto del tutto, perché quel tapino mi aveva capito
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cosa non mi perdono. Quel ragazzo… ¶ Eravamo arrivati al
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della casa e dargli quel piacere. Ma sapevo che
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bastimenti, – lui mi disse, quel giorno che ne parlavo
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Nuto, quando gli dissi quel che raccontavo al ragazzo
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disgraziato… ¶ – Che almeno sappia quel che perde. ¶ – Cosa vuoi
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le ragazze… Vuoi mettere quel che vuol dire conoscere
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spiegare a qualcuno che quel che cercavo era soltanto
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la nuora del Cola, quel tale che voleva vendermi
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posto. Non ero piú quel giovanotto che con la
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sassi della massicciata avevano quel colore bruciato dal treno
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continuavano a urlare, in quel mare grigio ch’era
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se non per restarci. Quel filo sottile della ferrata
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fosse una macchina o quel carretto dei messicani. Poi
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Accamparsi e dormire in quel deserto – donne e bambini
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donne e bambini – in quel deserto ch’era casa
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impiccare, qualche carogna comunista, quel Valerio, quel Pajetta, quel
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carogna comunista, quel Valerio, quel Pajetta, quel segretario di
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quel Valerio, quel Pajetta, quel segretario di Canelli. Ci
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le Figlie di Maria. Quel diavolo fece venire anche
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rossa bandiera… ¶ A me quel discorso non dispiacque. Cosí
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non dispiacque. Cosí sotto quel sole, sugli scalini della
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questa storia, in paese. Quel parroco era in gamba
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tutto in mano a quel prete. ¶ – Vuoi dire? Perché
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di altri preti… Perché quel deputato che ha parlato
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Dal giorno della liberazione – quel sospirato 25 aprile – tutto era
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Si capisce, in tutto quel quarantotto s’era fatto
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non c’erano piú. Quel che restava era come
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bestie. A me piaceva quel cortile cosí grande – ci
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ascoltare dietro la griglia quel che dicevano i passanti
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una vigna, quanti sacchi quel campo, quanto concime ci
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concime ci voleva per quel prato. Quando il massaro
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vita che faceva adesso quel Cinto. Suo padre gli
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la cinghia. ¶ Mi bastò quel poco che avevo sentito
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guardava la porta, faceva quel verso. Il saccone era
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aceto. Si capiva che quel verso lo faceva giorno
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fretta. Allora vi mando quel mastice. ¶ Scendendo il sentiero
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grembiale. Stava poco a quel banco. Era sempre disposto
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avrei preso anch’io quel treno per andare chi
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mi vergognai, e da quel giorno lasciai perdere le
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altra cosa che sentii quel giorno fu che a
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volta stava a sentire quel che dicevo di un
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per confondermi, ma in quel momento per darmi coraggio
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Lavori tanto, – mi disse quel giorno il sor Matteo
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c’è da fare quel traino… ¶ – Ha detto che
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gli diceva che lasciassero quel mestiere a chi era
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piú voglia di sapere quel che succede e soltanto
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Che ragazze, – mi disse quel tale. – Sono due donne
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nel cortile della Mora, quel pomeriggio d’agosto che
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nei cortili. Arrivava con quel berretto da ciclista e
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Ma stavo attento a quel che diceva la gente
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era una stupida, sapeva quel che voleva – solamente voleva
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detto, vedendola uscire con quel passo dal cancello della
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lisci e duri, da quel ventre biondo nutrito di
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pensai piú. Ma bastò quel fatto per aprirmi gli
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potessero. Si sapeva soltanto quel che dicevano Tommasino e
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certi servitori, perché tutto quel fianco della collina era
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Mora, di entrare in quel parco sotto i platani
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dalla sera al mattino. Quel giorno venne un grosso
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Ti ricordi che desti quel pugno… – Allora Arturo raccontava
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pugno… – Allora Arturo raccontava quel pugno. ¶ Le ragazze sospiravano
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e rispondeva che lei quel villano d’Arturo non
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le figlie andarono, e quel giorno venne la sarta
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le altre carrozze in quel cortile – vista da sotto
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padre è morto in quel modo tragico… ¶ – Però a
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credo, non ci credo… ¶ Quel maledetto ferro di Cirino
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di farsi sposare. Ma quel Matteo di Crevalcuore era
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cosa si dicessero con quel Cesarino, quel morto in
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dicessero con quel Cesarino, quel morto in piedi, non
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bene che le andasse, quel Cesarino doveva dividere con
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Irene ci soffriva, anche. Quel contino doveva essere peggio
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figlio del medico, a quel toscano, agli ufficiali, agli
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voleva andare per trovarci quel Matteo e fargli vedere
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potevi tornare, entrare in quel carrozzone delle tendine e
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Mora né a Crevalcuore quel Matteo si faceva vedere
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Silvia i segni di quel che faceva con Matteo
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che faceva con Matteo. Quel settembre quando ci mettemmo
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per non tirarlo su quel discorso che tanto era
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mangiare in cucina. Su quel discorso non tornava piú
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la mia vita se quel mattino nel cantiere di
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di essersi svegliato in quel momento, non si ricordava
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dovevano cercare nella cenere quel che restava delle donne
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era meglio che morisse quel giorno che il prete
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sentir messa a Canelli, quel Cesarino era partito per
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avrei preso anch’io quel treno, come Nuto. Nelle
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voleva ammazzare qualcuno, ma quel Lugli andò a trovarlo
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questo Lugli, nessuno sapeva quel che facesse a Canelli
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figurarmeli insieme e immaginare quel che si dicevano – come
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e andò giú. Da quel giorno restò mezzo secco
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sopra la colombaia. Io quel mattino m’ero lavato
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piú un servitore. Ma quel giorno avevo fretta e
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bandiera è nostra. ¶ In quel momento, sull’uscio arrivarono
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non ne venivano in quel cortile, sicuro. ¶ A quest
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adagio, ascoltando gli zoccoli. Quel coro dietro la chiesa
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il fico, e riconobbi quel sapore. ¶ – La madama della
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casa. Ma Irene con quel vagabondo… stentando come ha
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e mi accorgevo in quel momento che anche il
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stata la guerra. Lui quel giorno non era tranquillo